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1. Aran di Gylville

Aran amava i piaceri della solitudine.

A essere onesti, le piaceva anche andare al fiume con Vik e Theresa, i suoi compagni di classe da sempre, correre con Alba sulle colline a Sud di Gylville, tra i prati suddivisi in geometrie lineari e le coltivazioni di fiori, i campi di granturco e i lunghi filari dove producevano il Barbato, il miglior vino rosso del mondo. Mentre se ne stava lì, da sola, a godersi quel pomeriggio di sole invernale che finiva rapidamente, cercava di ricordare il momento in cui le cose per lei erano cambiate. Da qualche tempo qualcosa dentro di lei era sbocciato, una sensazione, come un leggero mormorio ovattato che cercava in tutti modi di dirle qualcosa. Lo percepiva distintamente ogni volta che si avvicinava un temporale, o quando, passeggiando con Theresa sull'argine del fiume, avvertiva una profonda attrazione per lo scorrere delle acque, un movimento che per lei era quasi ipnotico.

Quelle giornate di inizio Dicembre erano insolitamente fredde, anche per quella stagione, un altro fenomeno che rendeva quell'Inverno diverso dagli altri.

Aveva già dato da mangiare agli animali nella stalla, pulito le grondaie e rimesso in funzione la macina. Ora, dopo aver mangiato, attendeva il crepuscolo, seduta sul suo ceppo preferito, dove, qualche anno prima, assieme a Theresa aveva inciso un cuore con le loro iniziali, per sigillare la loro amicizia per sempre. Di fronte a se aveva la campagna, quelle distese infinite di alberi ed erba, con le colline in lontananza che si perdevano nella nebbia, ora ricoperte dalla brina gelata e da un leggero velo di neve.

Se ne stava così, immobile, assorta nella contemplazione dei minuscoli granelli di neve che danzavano radi e leggeri attorno a lei.

A giorni sarebbe arrivato il verdetto della Commissione, ma Aran non aveva dubbi in merito a quale sarebbe stato il responso.

Il pensiero le fece affiorare una lacrima.

"Dai andiamo, non puoi dirmi che stai bene con questo freddo. Non preferiresti startene al calduccio di fronte al camino?"

Si annunciò Ray, seguito da una saltellante Alba, una meticcia pezzata di otto anni.

Aran aveva ancora lo sguardo perso, lontano, tra la neve e il ghiaccio, nel placido scorrere delle acque scure del fiume. Aveva sentito le parole di suo fratello, ma voleva godersi ancora un po' quel momento.

"Si è congelata Alba, hai visto? Te l'avevo detto che come Fluyr non vale niente"

"Non sono una Fluyr. Non ancora, almeno" replicò Aran di getto.

Ray, col naso rosso e le mani infilate sotto le ascelle, saltellava per scaldarsi, bardato di lana da testa a piedi, e Alba lo imitava saltellandogli attorno.

"Davvero? Te ne stai qui senza nemmeno la sciarpa, al gelo, senza battere ciglio. Non serve un pezzo di carta della Commissione. Solo un Fluyr col cuore di ghiaccio potrebbe resistere così tanto a queste temperature"

Solo in quel momento Aran sentì un brivido di freddo scenderle lungo la schiena. Ormai, la magia era andata.

"Finiscila"

"Proprio così, Alba, una fredda maga dell'Acqua senza sentimenti" Alba fissò il ragazzo, piegando un po' la testa a sinistra.

"Piantala – irruppe Aran spazientita prima di scendere dal ceppo – Non sono ancora una maga e tu sei proprio infantile" concluse dando una carezza ad Alba e correndo assieme a lei verso casa.

Ray sorrise e le corse dietro.

Il giorno seguente era l'ultima Domenica prima della festa di Fine Anno. Si era svegliata tardi, fuori la neve copriva il giardino e il vialetto di casa, che suo padre Harry aveva già quasi finito di spazzare. Gylville si preparava alla Festa come ogni Inverno, con gli addetti, appositamente nominati dal sindaco, che avevano già montato il grande capannone nella piazza centrale e si apprestavano ad allestire il resto della scenografia. Aran aveva promesso ai suoi amici di trovarsi lì nel pomeriggio.

Suo fratello era quello mattiniero, sempre pieno di energie, a disposizione di tutti, come la maggior parte dei Petyr. Aran si ritrovò a fare colazione dopo tutti quanti, con la sua tazza di latte e miele e il pane caldo.

Si ritrovò a fissare i raggi del sole che facevano brillare il manto bianco sul balcone della cucina. Era giunto il momento. Aveva concluso le scuole medie con ottimi voti, aveva passato qualche mese ad aiutare suo padre e suo fratello alla fattoria e ora, inevitabile, era giunto il futuro. Suo padre passò a darle un bacio sulla fronte in velocità prima di uscire a controllare il bestiame. Aran Avrebbe voluto essere come lui, un umano-a-tutti-gli-effetti, senza quel peso addosso proprio della magia, e la consapevolezza di ciò che la aspettava.

La magia portava solo disgrazie.

Rimasta sola in cucina, dopo aver controllato che anche suo fratello Ray fosse effettivamente uscito, fissò la tazza con il fondo di latte. Dopo aver preso un profondo respiro, allungò la mano lasciandola sospesa sopra la tazza, pregando che, almeno stavolta, non succedesse nulla.

Si concentrò, solo per pochi secondi. Percepì il profumo del liquido bianco, l'umidità leggera sulle pareti interne delle scodella, come una sottile patina sulle dita, visualizzò quel cerchio candido, immobile.

Il latte cominciò a vorticare, innalzandosi verso il bordo come un sottile vermicello, inseguendo il movimento lieve delle sue dita.

"Maledizione" commentò Aran delusa.

"Aran sono arrivati" la chiamò il padre da fuori.

Aran interruppe l'incantesimo, guardando costernata il fondo di latte che tornava a depositarsi nella tazza. Raggiunse Harry di corsa, dandosi una sistemata alla meglio e nascondendo la sua frustrazione. Il padre stava intrattenendo il loro ospite alla fine del vialetto del giardino, avvolti nell'aria fredda di quell'ennesima giornata di sole invernale. Si avvicinò con passo deciso, allungando una mano per le presentazioni.

"Aran, ti presento Baldimur Hipps, Valutatore del Consiglio dei Maghi" Aran stava quasi per ritirare la mano.

Magari se sono scortese sarò scartata e potrò rimanere, pensava. Pensiero stupido, da ragazzina, si ricredette quasi subito.

Baldimur, basso e rotondo, purtroppo sembrava essere la persona più gioviale che Aran avesse mai visto.

"Sono lieto di annunciarvi – dichiarò l'ometto con la formula classica che leggeva da una pergamena – Che Aran Trumbol, figlia di Silvie Grell e Harry Trumbol, ha affrontato il test di valutazione del potenziale magico con successo e il risultato ha decretato che nel suo sangue scorre un potenziale magico sufficiente per essere ammessa a studiare a Crocevia del Mago. Il suddetto potenziale magico, in particolare, è risultato compatibile con la magia Elementale dei Fluyr.

Pertanto, con questa comunicazione ufficiale e con l'autorizzazione dell'Alto Consiglio, dichiaro Aran ufficialmente iscritta alla suddetta Scuola Superiore di Magia"

Ray e il padre erano al settimo cielo. Aran sospirò.

"Questo resta a me, mentre vi consegno questo – stava proseguendo Baldimur allungandole una pergamena – E' il lascia passare per essere ammessa alla scuola, da presentare agli addetti ... Beh, tuo fratello sa come si fa. Ora, se volete scusarmi, devo andare a dare altre buone notizie" concluse sorridendo come un vero idiota.

Appena superato il cancello alla fine del vialetto, ripiegò velocemente il foglio con i risultati del test di Aran e li consegnò al piccolo ometto tuttofare che lo seguiva in religioso silenzio e faceva da comodino ambulante, per farsi consegnare un'altra pergamena arrotolata e continuare il giro.

Harry era talmente felice che si mise a preparare una torta. Ray, con la promessa che avrebbe aiutato suo padre a non combinare il suo solito disastro in cucina, intuì immediatamente che Aran non stava facendo i salti di gioia, e le ricordò che si doveva incontrare con i suoi amici. Aran pensò all'ammissione per tutto il tragitto.

Nella piazza avevano già montato il tendone e acceso le fiaccole, approntato le cucine e allestito i palchetti al coperto per la musica. Ogni sera ci sarebbe stata una festa, che sarebbe durata fino alle prime ore del mattino, tra canti, danze e leccornie varie. Quel pomeriggio c'era già aria di festa. Si ritrovarono seduti sugli scalini del municipio, ad osservare gli umani-a-tutti-gli-effetti che allestivano il piazzale per la serata.

"Ehi, come mai quel muso lungo?" chiese Vik quando s'incontrarono, mentre si molleggiava sulle punte con le dita infilate nella zazzera di folti capelli neri che aveva in testa. Theresa, invece, era rimasta in silenzio, gli occhi grandi e chiari, ricolmi di preoccupazione, puntati sulla sua amica, in attesa di risposte.

"Ho ricevuto il responso della Commissione – ammise infine Aran senza emozione – Fluyr"

Entrambe i suoi amici saltarono in aria a braccia tese, facendole subito mille complimenti. Vik era quasi sicuro che possedesse il potenziale magico sufficiente per entrare alla scuola dei maghi.

"Sarà esaltante, diventerai una maga dell'Acqua"

"Già, proprio come mia madre" sussurrò Aran infilandosi le mani in tasca. Theresa assestò una gomitata all'amico, che solo in quel momento intuì cosa potesse passare per la testa ad Aran. L'amica prese posto sugli scalini accanto a lei, stringendosi le ginocchia al petto.

"Io sto ancora aspettando il responso" disse Theresa tutto d'un fiato, soffiando via il lungo ciuffo di capelli castani dalla faccia.

"Hai qualche aspettativa?"

"Mentalista, credo. Infyr o Psycher, non saprei. Sicuramente non Olos" concluse sorridendo.

Calò il silenzio.

A quindici anni non c'erano molte alternative nel Sud del regno. Se non si aveva un potenziale magico per entrare a Crocevia del Mago si rimaneva lì a lavorare, nei campi, per la maggior parte di loro, o nelle miniere, se non andava bene. Una cosa sicura era che, a quell'età, una risposta positiva alla domanda se si possedesse o meno un potenziale sufficiente per essere ammessi alla scuola doveva essere sicura, avere delle fondate incertezze a riguardo non andava per niente bene.

"Vedrai che ammetteranno anche te" cercò di tranquillizzarla Aran. Theresa sorrise. Vik, dopo essere stato ripreso dall'amica, era andato a racimolare un po' di frutta secca dalla baracca dello zio, ed era tornato con un mucchietto di salatini per ognuno di loro.

"E' solo per tua madre che non vuoi andare o c'è altro che ti preoccupa?"

Aran guardava alla vita tranquilla che scorreva nel loro borgo, lontano dalla capitale, dai ricchi possidenti del nord, dall'opulenza e dalla frenesia della vita di città. Nessuno di loro avrebbe mai combinato niente di importante nelle loro vite e niente di rilevante sarebbe mai successo.

Non ci sarebbe stata magia nelle loro esistenze.

Aran guardava i loro volti, i loro sorrisi.

Era una vita tanto disprezzabile?

"La magia porta solo guai" si limitò a commentare.

"Secondo me la stai prendendo troppo sul serio" commentò Vik, l'unico che aveva già finito il suo mucchietto di salatini. La seconda gomitata di Theresa, però, non sortì l'effetto sperato.

"Ahia, perché? Lo so che non è un argomento piacevole, ma insomma, abbiamo fatto tutti il test – protestò Vik massaggiandosi la spalla – Senti Aran, mi dispiace che per te la questione sia più complicata, ma a Crocevia del Mago imparerai un sacco di cose interessanti, conoscerai gente con capacità straordinarie. Il grande Maestro Olos, Salazar Mikeas, ha insegnato lì per dodici anni e ha ricevuto la cattedra di Incantesimi Avanzati quando ne aveva solo ventitre"

"Salazar Mikeas? – lo interruppe Theresa – Quello che ha creato l'Elisir dell'Eterna Fortuna?"

"Proprio lui"

Ad Aran girava la testa.

"Ma di cosa state parlando?"

"Come fai a non saperlo? L'Elisir dell'Eterna Fortuna, uno dei sette Manufatti Unici banditi dal Consiglio dei Maghi. Tutti vorrebbero riuscire a crearne una fiala"

Aran scosse la testa, infastidita. Si alzò in piedi di scatto.

"Io non voglio creare pozioni o fare incantesimi. Voglio stare qui, con Ray, a coltivare i campi e ad allevare il bestiame"

Questa volta fu Vik ad alzarsi infastidito.

"Ma falla finita. Nessuno vuole rimanere in questo schifo di posto"

Le ragazze videro Vik allontanarsi a grandi passi verso l'altro lato della piazza, in direzione di casa sua. Aran era quasi sicura di averlo offeso, in qualche modo, ma non sapeva come.

"E' stato scartato – spiegò infine Theresa – era quasi sicuro di essere un Evner, se lo sentiva"

Aran rivolse di nuovo lo sguardo verso Vik, che ormai si era confuso nella folla.

"Si me lo aveva detto, ma non pensavo ci tenesse così tanto"

"Non tutti odiano la magia, Aran. Suo fratello maggiore era stato scartato due anni fa. Nessuno nella sua famiglia è riuscito a entrare a Crocevia del Mago" la rimbeccò l'amica.

Aran si sentì stupida, in colpa, anche se per lei non era la stessa cosa. La maggior parte delle persone sperava di diventare un mago, di rientrare in quella ristretta percentuale di popolazione che possedeva abbastanza magia nel proprio sangue per poter migliorare le proprie condizioni di vita.

Si girò verso l'amica, confusa.

"Non so cosa pensare – ammise infine – So che è un onore poter essere ammessi a Crocevia del Mago, ma ho paura" Theresa sorrise, quel sorriso timido e genuino che aveva da quando erano compagne di banco alle elementari.

"Sarai una grande maga" disse infine l'amica, tenendole la mano.

"Vuoi venire a casa mia, festeggiamo? Mio padre ha fatto una torta. Fortunatamente Ray gli sta dando una mano"

"Certo, passiamo a prendere Vik prima"

Ormai si era fatto buio.

Trovarono Vik a casa sua, ancora imbronciato. In realtà si era già pentito di essersene andato di fretta per puro orgoglio, ma, per la stessa questione d'orgoglio, aveva deciso di non tornare sui suoi passi. Ora, con le sue amiche che erano venute a cercarlo, si sentiva un po' un imbecille, come ci tenne a sottolineare la madre quando ebbe un quadro più esaustivo dell'accaduto.

Per fortuna di tutti, l'offerta di una fetta di torta cucinata dalle mani di Ray mise fine alla questione.

La strada sterrata che portava da casa di Vik a casa di Aran era immersa nel buio della campagna, sotto un manto di stelle visibile da un orizzonte all'altro. Il battibecco di qualche ora prima ormai era dimenticato, e i tre procedevano in riga, ridendo e scherzando come se non fosse successo nulla.

Un brivido scosse Aran.

Si voltò di scatto.

Qualcosa, una specie di sussurro portato dal vento, aveva attirato la sua attenzione. Di fronte a lei aveva solo la strada di terra congelata appena percorsa, ricoperta da un sottile strato di neve, con le loro orme disordinatamente allineate. A sinistra un campo a maggese, a destra un fosso in secca e pieno di sterpaglie e un filare di rovi alti un paio di metri. Il resto del panorama era immerso nel silenzioso buio della notte.

Nulla più.

Fece qualche passo, tornando per la strada da dov'era venuta. C'era qualcuno, o qualcosa, una presenza celata dall'oscurità e dalla magia, lo sentiva, come percepiva le particelle d'acqua mentre produceva un incantesimo. Sentì Theresa che la chiamava. Era una voce lontana, ovattata.

"Aran, stai bene?"

Theresa la teneva per un braccio, la fissava coi suoi occhi grandi e verdi.

Aran si sentiva stordita, incapace di parlare, fissava a sua volta la sua amica senza riuscire a spiegarsi l'accaduto.

"Si, sto bene. Ho ... visto qualcosa"

"Cosa?" chiese Vik incuriosito, il quale, nel frattempo, aveva tirato fuori un lecca lecca da chissà dove. Aran non ne era sicura, non era nemmeno sicura di aver visto qualcosa.

"No, niente. Andiamo"

Ray fu felice di accogliere gli amici della sorella, specialmente Theresa, che lo guardava sempre con occhi sognanti ogni volta che si incontravano. Come la maggior parte dei maghi elementali della Terra, Ray riusciva sempre a mettere il sorriso alle persone che incontrava.

Dopo averli fatti accomodare, si prodigò subito per portare loro dei bicchieri di latte e una bella fetta di torta al cioccolato. Quando tornò da loro, il Petyr non aveva più il sorriso stampato in viso e, quando Aran chiese spiegazioni, vide che alla torta mancava una fetta. Anche Harry non era molto soddisfatto dell'accaduto.

"L'ha mangiata Alba?" chiese Aran stupita.

"E così che parli di tua sorella quando non ci sono?" Aran si voltò di scatto e, sulla porta del soggiorno, vide infine Vesper, pugni sui fianchi e quel sorrisetto malizioso sempre affilato. Aran corse a salutarla, saltandole addosso senza minimamente frenare lo slancio.

"Quando sei tornata?" chiese Aran squittendo dalla felicità.

"Qualche ora fa. Ho saputo la notizia, sarai mia acerrima nemica" disse con finto tono di sfida. Aran, non riuscendo ad afferrare il significato di quelle parole, ammutolì. Ray raggiunse con calma le sorelle.

"Sei un'aspirante Flamer, Vesper, non sei ancora una maga, non darti troppe arie, e comunque la torta era per Aran" la rimbeccò. Vesper diede una sferzata con la folta coda bionda.

"Era lì, sul bancone in cucina, fumante, cosa avrei dovuto fare? 'e comunque la torta era per Aran' – ripetè facendo il verso al fratello – come siete noiosi voi Petyr" Ray scosse la testa e si avviò verso la cucina per scaldare una tazza di latte alla nuova arrivata.

Aran, nel frattempo, era completamente assorta nell'osservare la sorella. Vesper era partita per il suo secondo anno a Crocevia del Mago l'anno precedente e, da quel momento, non l'aveva più vista. Fu stupita di notare come la sorella stesse già mutando. La sua pelle era leggermente scurita verso un colore più intenso, come se si stesse lentamente abbronzando, i capelli avevano completamente cambiato colore, passando dal castano a un biondo acceso.

"Stai già mutando" disse Aran ad occhi sbarrati.

"Certo, perché sei così stupita? Sono una Flamer molto potente, nonostante quello che qualcuno ha da ridire. Oh, ma abbiamo ospiti" disse raggiungendo il padre e gli altri due ragazzi. Vik se ne stava in silenzio, perso nella timidezza e intento a contemplare quanto il nuovo colore di capelli della sorella di Aran le stesse davvero bene.

Vesper tenne la maggior parte della conversazione, raccontando gli aneddoti più divertenti e strani che gli erano capitati a Crocevia del Mago. I ragazzi pendevano tutti dalle sue labbra, ed essere al centro dell'attenzione mandava i Flamer in estasi.

"Allora – concluse il suo racconto Vesper – chi di voi poppanti verrà a Crocevia del Mago con me e mia sorella l'anno prossimo?"

"Vesper" la riprese Harry.

Il padre ce la metteva tutta nel cercare di insegnare l'educazione ai figli, e se con un Petyr e una Fluyr l'operazione era risultata relativamente semplice, educare una Flamer al rispetto verso gli altri era una battaglia che poteva durare un'intera esistenza. Vik distolse lo sguardo e fece finta di nulla, fu Theresa a parlare.

"Rimango in corsa solo io" ammise in fine la ragazza con un sorriso tirato.

"Uh, devi ancora ricevere i risultati? Cosa ti aspetti? Ti prego non dirmi Mentalista"

Theresa non seppe cosa rispondere.

"Ma il tuo moroso non è un Mentalista Infyr?"

Se avesse potuto, Vesper avrebbe letteralmente incenerito suo fratello, il quale, a braccia incrociate, la guardava con aria di sfida e un ghigno soddisfatto.

"E' proprio per quello che non sopporto i Mentalisti"

"Tu hai un ragazzo?" chiese Harry stupito.

"Si, papà, ho un ragazzo, te l'ho detto anche l'anno scorso"

"Ma non dovresti essere innamorata di lui?"

"Certo che lo sono – replicò Vesper alla sorella – Infatti è l'eccezione che conferma la regola"

"Ed è una cosa seria?" chiese Vik col coraggio della disperazione.

"Si, Vesper, dicci, è una cosa seria?" Puntualizzò il padre incrociando le braccia.

"Ma ve li fate gli affari vostri?" protestò la Flamer incrociando le braccia al petto.

Risero, tutti assieme. 

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