TRENTASETTE
A pezzi, frammentato in miliardi di microelementi che vagavano tra pensieri confusi, nello spazio, tra i resti del suo cuore ridotto in briciole.
Troppe emozioni, troppe delusioni, tutto troppo e sempre tutto insieme.
Abel riusciva a stento a domandarsi ancora come fosse in grado di sopravvivere a tutto quello. Si stupiva di non aver ancora subito un crollo psicologico, di continuare a scegliere di andare avanti, anziché strisciare ai piedi di Magda implorandola di mettere il loro astio da parte, e di graziarlo con un sonno eterno.
-Stai bene?- domandò Florian e lui scosse la testa.
Accarezzò il profilo del vampiro in punta di dita, le sopracciglia nere, folte, dal disegno elegante, le ciglia lunghe - e gli sfuggì un sorriso nel vederle tremare.
-Possiamo fare qualcosa per te?- chiese Reik.
Florian abbassò lo sguardo e lui scese con il proprio tocco sul suo naso, sul prolabio. Premette un polpastrello sulle sue labbra e Florian lo baciò. Gli prese il mento in una mano e si alzò sulle punte dei piedi, avvicinandosi ancora di più al suo viso.
Voleva un altro bacio.
-Voglio solo voi-
Reik pesava sulle sue spalle, le braccia incrociate sul suo petto, stretto a lui come un naufrago aggrappato a uno scoglio. Stava in piedi, la cosa lo preoccupava un po', non sapendo fino in fondo quanto fosse migliorato nelle sue condizioni fisiche. -Sei sicuro? Hai subito un duro colpo...-
-Il mio fisico reggerà-
-Ne sei sicuro?- insistette.
-Reik- lo interruppe Florian. -Amore. Se dice che può farcela, ce la farà-
L'uomo aggrottò la fronte. -Non è in forma-
-Non lo sono io, non lo sei tu, non lo è lui-
-Questa casa sta diventando un lazzaretto- sbottò Abel.
Florian ridacchiò e quel suono cristallino stimolò una piccola capriola di piacere al suo cuore.
-Guariremo- disse il vampiro, accarezzando una guancia di Reik, fissandolo negli occhi con uno sguardo rassicurante.
Abel sarebbe rimasto in quella posizione, lì, immobile, anche per sempre, ma non aveva idea di quanto questo fosse fattibile.
Scese con le proprie carezze sulle garze che ricoprivano le ferite di Florian, poggiò una mano appena sotto il suo gomito fasciato.
Il contrasto dei colori che caratterizzavano le loro pelli, così accostate tra di loro, catturò la sua attenzione come una malia, stregandolo, facendogli battere il cuore a un ritmo fuori dal normale.
Deglutì e accarezzò le vene che si riuscivano a indovinare sotto pelle, arrivando così alla sua mano dalle dita sottili, ma grande, accogliente. Intrecciò le dita alle sue, con l'altra si aggrappò a un polso di Reik.
-Va bene- mormorò il poliziotto, con un sospiro, e Abel sorrise soddisfatto.
Suo padre avrebbe potuto dire tutto quello che voleva contro di loro.
I dubbi avrebbero potuto instillare paure, complessi, incubi dentro la sua mente, all'infinito.
Ma io li amo.
Si mise in ginocchio, le mani all'altezza della cintola dei pantaloni di Florian. Quella posizione gli causò una comprensione all'addome che gli diede parecchio fastidio, ma non era davvero dolorosa, quindi decise di infischiarsene e ignorarla.
Aprì il bottone, giù la cerniera. Deglutì e si umettò le labbra. Abbassò pantaloni e slip sulle sue cosce, liberando il suo sesso e lo prese in bocca.
Su e giù.
Si sentì pervadere dal suo sapore, si diffuse sulle papille gustative, nella bocca, dentro la gola. Si espanse in ogni fibra del suo essere, annientando la percezione di ciò che lo circondava.
Niente più dolore alla pancia, niente più Saul e cazzate varie.
Solo Florian, il sapore di Florian, il corpo di Florian.
Percepì la presenza di Reik accanto a sé, sul pavimento, la sua lingua che gli vezzeggiava un lobo, facendolo rabbrividire. Aprì gli occhi, cercando lo sguardo del suo amante, lo udì gemere e poi finalmente il vampiro instaurò un contatto visivo con lui. Sentiva le mani di Reik dappertutto: sulle spalle, sulle braccia, sulle cosce e tra le cosce. La sua lingua che ridisegnava i contorni di un suo orecchio, il suo respiro dentro la testa, tra le tempie, incastrato tra i battiti del cuore e dentro le vene, a mischiarsi con il sangue che si stava facendo sempre più bollente.
-Abel- sussurrò Florian con voce gutturale, mordendosi le labbra carnose e le zanne baluginarono sotto i riflessi della luce artificiale che illuminava la stanza.
Strinse in una mano una ciocca dei suoi capelli, imponendogli un ritmo più serrato. Abel si sentì soffocare e annientare. Reik intromise una mano nei suoi boxer, stimolandolo con estrema delicatezza, e lui ansimò, completamente senza fiato. Avrebbe dovuto interrompersi, ma continuò finché proprio non resistette più.
-Piano- sussurrò il mannaro in un suo orecchio, mentre Abel si lasciava sfuggire un gemito di piacere e cadeva in avanti, facendo perno sulle mani.
La pancia protestò e imprecò. Scosse la testa, percepì le dita di Florian di nuovo tra i capelli, la sua bocca sulla propria, la lingua in cerca della sua, i suoi respiri che risucchiavano i suoi in un vortice di emozioni febbricitanti.
Reik gli tolse i vestiti, interrompendo le attenzioni di Florian, lo fece stendere tra di loro, incombendo con il suo corpo su di lui. Era da troppo tempo che non godeva di un visione del genere e, di riflesso, venne sorpreso da una squisita tensione al basso ventre.
Altra fitta di dolore, altra imprecazione.
Reik sorrise malizioso e si girò verso Florian e lo baciò. Abel deglutì sonoramente, rimase spettatore passivo del loro bacio, delle loro carezze, dei loro respiri pieni passione. Florian morse il labbro inferiore di Reik, facendolo ansimare per lo stupore, e lo spinse al fianco di Abel, scese sul suo collo, cominciando a mordere piano, a succhiare e leccare.
Abel rabbrividì, riscuotendosi dal tepore di quella visione, percependo una mano del vampiro tra le gambe, il gelido tocco sulla pelle bollente dell'interno coscia, poi più giù, e sollevò d'istinto il bacino, andando incontro ai suoi movimenti. Accolse le sue dita con un urlo strozzato e sgranò gli occhi, riscoprendo quella sensazione stranissima, ma deliziosa, che solo il tocco di Florian era in grado di suscitargli.
Riaprì gli occhi, che neanche si era accorto di aver chiuso, scoprendo il vampiro incombere su di sé. Accarezzò le sue braccia nerborute, i muscoli tesi sotto pelle, assaporando la tensione del suo corpo tramite le dita, mentre lui lo possedeva lentamente, facendosi strada nel suo corpo con una dolcezza disarmante.
Abel si morse un labbro e chiuse di nuovo gli occhi, accogliendo il suo sesso e il dolore.
-Respira- la voce di Reik era una melodia delicata, soffice e inebriante, che pareva guidarlo in quel mare di emozioni ruggenti.
Florian iniziò a muoversi e Abel si aggrappò alle sue spalle, si protese contro di lui il più possibile. Gli morse un lobo e spinse il suo volto contro un lato del proprio collo, in un chiaro invito che il vampiro, però, accolse solo con un bacio sulla sua pelle. Si tirò a sedere in modo repentino, e Abel si lasciò sfuggire un altro urlo di piacere misto a dolore. Si prese un paio di secondi per riprendersi - la pancia pulsava, il cuore pulsava, le tempie pulsavano - ogni fibra del suo corpo urlava. Fece perno sulle ginocchia, imponendo il proprio ritmo alla loro unione. Allungò un braccio in cerca di Reik e si calmò subito nel sentire le sue dita intrecciarsi alle proprie. Lo tirò verso di sé, lasciò la bocca di Florian per quella di Reik, tornò a stendersi e il vampiro abbandonò il suo corpo per fare posto all'altro.
Abel tremò, mentre i capelli gli si incollavano sulla fronte, i muscoli si contraevano a un ritmo sempre più intenso, il sangue pompava nelle orecchie. Reclinò il capo, esponendosi completamente ai suoi amanti, sentendosi per la prima volta in vita sua libero, libero davvero.
-Così...- sussurrò, spingendosi contro il suo amante, aiutandolo a imporsi su di lui, sempre con un occhio di riguardo, un tarlo fisso tra i pensieri per via della sua salute fisica, ma la passione sembrava aver colmato il corpo del mannaro di un'adrenalina inesauribile, di una forza tale che gli faceva perfino temere di poter essere annientato dalla sua foga.
Ansimò contro la sua bocca, impossibilitato a baciarlo, senza fiato, con i polmoni che bruciavano per la mancanza d'aria. Le guance e le tempie bollenti; tremava in preda a spasmi di piacere, assecondando i suoi movimenti sempre più profondi, intesi e pieni.
Si girò verso Florian e Reik scivolò alle sue spalle, scendendo con una mano tra le sue gambe, aumentando la sua confusione mentale con quella squisita doppia stimolazione. Abel si sentì annegare nella bocca del vampiro, i sensi intorpiditi dal piacere, la ragione nascosta in fondo al tunnel della passione cavalcante, che lo stava conducendo velocemente al punto di non ritorno. Florian lo morse, Abel urlò e l'orgasmo li travolse come un'onda, sommergendo ogni altra cosa.
•
Aprì gli occhi.
Il buio che lo circondava era così inteso e totale che pareva una massa melmosa che imbrigliava i suoi arti, il suo intero corpo al suolo. Sapeva di essere impossibilitato a muoversi, ma non ricordava perché.
Percepiva nell'aria un odore particolare, sapeva di fumo, nebbia, sangue.
Batté le palpebre, ma rimase completamente all'oscuro di quello che lo circondava: a stento riusciva a scorgere il profilo del proprio naso.
Una tensione crescente gli riempì il petto, incastrandogli i respiri tra le corde vocali.
Allungò una mano verso sinistra, in cerca di Florian, in cerca di conforto. Stese tutto il braccio, ma non trovò nessuno. Il suo cuore perse un battito.
Cercò Reik, ma anche alla sua destra scoprì il vuoto.
Si tirò a sedere.
Una luce flebile parve muoversi poco distante da lui, illuminando parzialmente lo spazio davanti a sé, le dita dei suoi piedi - che scoprì nudi, imbrattati di qualcosa che gli ricordava la terra umida.
Aggrottò la fronte.
Non si trattava di un cattivo scherzo della mente, c'era davvero una luce davanti a lui che stava lentamente prendendo consistenza e forma.
Un fumo verde che si trascinava in avanti come il passo selvaggio di una bestia pronta all'attacco.
Deglutì sonoramente. Il cuore prese a battergli tra le tempie. Il fumo si fece più denso e scuro del buio che lo circondava, ammantato da quell'insolito alone verde.
Prima individuò le zampe, fornite di artigli affilati e arcuati, che incidevano sul pavimento producendo un rumore sinistro.
Iniziò a indietreggiare.
Il respiro si mozzò in gola.
Davanti al suo viso si materializzò il muso di un essere dalle orbite vuote, le narici enormi, le zanne sporgenti, macchiate di sangue. Il suo ringhio - basso, profondo - si riverberò nel petto di Abel, come la promessa di una fine terribile, pronta a strappargli il cuore dal petto.
Si sentì raggelare, il mostro scattò in avanti, spalancando le fauci.
Urlò.
Si svegliò.
Era consapevole di essersi svegliato, ma l'incubo era stato così vivido da fargli temere di aver vissuto davvero quei minuti di panico e terrore.
Si portò una mano all'altezza del cuore, ansimando, sentendosi madido di sudore.
-Amore- sussurrò Reik, poggiando una mano su un suo polso, e lui sussultò.
-Abel- lo chiamò Florian, tentando di abbracciarlo da dietro, ma lo respinse, sentendosi confuso, stordito.
Il vampiro accese l'abat jour dal suo lato e sedette poggiando le spalle contro la testiera, fissandolo con un'intensità mozzafiato.
Chi era la bestia?
Perché aveva tentato di ucciderlo?
Cosa significava?
Abel scosse la testa. -Era solo un incubo- mormorò.
Allora perché mi sento così?
Si scoprì in modo repentino, e si pietrificò nel fissarsi le gambe. Dalle ginocchia in giù la sua pelle era coperta da macchie di terra, granelli erano incastrati tra le dita dei suoi piedi.
-Cosa...- sussurrò Reik, e sembrava sconvolto quasi più di lui da quella scoperta.
Che tutto quello avesse a che fare con Saul, Cassius e Hauke?
Hauke. Perché Saul non vuole che io vada in ospedale?
Si passò le mani sul viso, sospirando. -Ho bisogno di caffè- disse.
Florian si mosse subito al suo fianco, neanche fosse stato attaccato a una molla. Uscì dalla stanza, sparì per qualche minuto, mentre Reik lo tempestava di domande dal tono dolcissimo, accarezzandogli le spalle. Si godette il conforto del suo tocco, ma rimase in silenzio, con i pensieri che urlavano nella testa - sembrava che stessero facendo a gara per darsi una voce, ma lui continuava a sentirsi confuso, a fissarsi le gambe, a non capire che diavolo stava succedendo.
Florian rientrò nella stanza reggendo tra le mani una tazza. L'aroma di caffè giunse con prepotenza fino alle sue narici, destandolo dallo shock.
-Devo chiamare John- disse e allungò un braccio in direzione del vampiro.
Afferrò la tazza e la avvicinò alle labbra, sentendosi annegare di nuovo nei pensieri, stordito dal fumo bollente che gli accarezzava il viso. Mosse le dita dei piedi sul lenzuolo, lasciando macchie marroni sul tessuto candido.
Bevve un sorso di caffè.
-John?- chiese Reik.
Annuì. -John- ribadì.
Gli occhi che non riuscivano a distrarsi dall'immagine delle sue stesse gambe imbrattate di terra.
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