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TRE

Ad Abel non piaceva proprio l'idea che Reik e Florian si fossero messi a discutere, alle sue spalle, ragionando sui suoi bisogni sessuali, come se fosse una bambolina da decidere con chi dovesse "giocare".

Era certo di essere ancora in grado di scegliere da solo con chi "giocare".

Quell'idea gli suscitava un fastidio quasi fisico, un prurito al centro delle spalle, sul collo, sulla nuca. Non si toccava per alleviarlo perché temeva davvero che si sarebbe grattato con una tale irruenza da rischiare di farsi male.

Non gli dispiaceva che i suoi coinquilini fossero diventati amici - si stava già abituando persino all'idea che Florian potesse essersi innamorato di Reik per via dei sentimenti che lui nutriva per il poliziotto. Ma non gli piaceva proprio che scommettessero sulla sua vita, che lo spingessero verso determinate scelte senza neanche consultarlo - era quello che sempre aveva fatto suo padre con lui e con tutti gli altri membri del Clan. Uno dei tanti motivi per cui aveva sviluppato una certa intolleranza nell'essere il figlio di Saul Lorenz.

Gli si mozzò il respiro in gola percependo le labbra di Florian sul suo petto. Gli leccò una porzione di pelle e poi strinse delicatamente un suo capezzolo tra i denti, tirando verso il basso.

Abel si morse le labbra e mugugnò qualcosa privo di senso: sarebbe potuto essere un gemito, un lamento, un'imprecazione. Si sentiva troppo confuso, spaesato, e in balia di tensioni di ogni tipo. Una lotta di emozioni contrastanti che si muovevano sotto la sua pelle, quasi con il disperato desiderio di traboccare all'esterno. Era la sua forza di volontà a tenere tutto sotto la superficie, a impedire che il caos dentro di lui si tramutasse in parole, gesti, urla.

C'era Florian - ormai, come spesso accadeva - a distrarlo, a placare la sua confusione. Era la prima volta in assoluto che ci riusciva utilizzando mezzi decisamente sensuali, ma il risultato si stava dimostrando identico ai precedenti.

Florian era in grado di annullare il tempo, di mitigare le interferenze spiacevoli. Ogni volta che lo toccava, che lo fissava negli occhi, si sentiva avvolgere dal manto caldo della sua gentilezza e sembrava che davvero, ogni pensiero angoscioso diventasse di colpo privo di rilevanza, qualcosa di poco conto, di trascurabile.

Ansimò mentre Florian continuava a esplorarlo, scoprilo. Sollevò le braccia verso di lui e gli accarezzò la testa, scivolando con le dita tra i suoi morbidi ricci, con i pollici scese sulla fronte, ridisegnando i lineamenti del suo viso, fino agli zigomi affilati. Il naso dritto, che accarezzò con un indice fino al prolabio, fermandosi sulla sensuale v del labbro superiore. Accostò la bocca alla sua e lo morse, tirando verso di sé la carne morbida, per poi intrufolarsi con la lingua dentro la sua bocca. Con le mani scese sulle sue ampie spalle, lasciandosi circondare interamente dal suo corpo.

Amava il corpo maschile - e forse in questo suo amore risiedeva anche un pizzico di narcisismo.
Non che gli importasse granché.

Soprattutto non gli importò affatto dei possibili risvolti psicologici che sarebbero potuti scaturire da quell'esperienza, almeno, non nell'istante in cui il vampiro iniziò a farsi strada nel suo corpo.

Abel protese il bacino e gli andò incontro, agevolando la penetrazione, mentre Florian gli pizzicava una porzione di collo con i denti. Si spinse d'improvviso dentro di lui, con foga, facendolo urlare, rendendo la loro unione completa. Abel si aggrappò alle sue spalle e puntellò i piedi, mentre le dita si contraevano da sole, tutti i muscoli, l'intero suo corpo pareva prendere vita propria, assecondando i movimenti del suo amante, sentendosi come catturato all'interno di una malia.

Florian gli passò un braccio intorno alla vita e capolse le loro posizioni. Abel ansimò pesantemente, chinandosi in avanti, ponendosi a cavalcioni sopra di lui. Si concesse un paio di istanti per riprendere fiato, poi prese a muoversi a un ritmo sostenuto, sentendosi trapassare da parte a parte da brividi di puro piacere.

Elettrizzanti, le spinte di Florian erano elettrizzanti, stimolavano il suo essere come scosse di vita all'interno di un corpo rimasto troppo a lungo sopito.

Si morse un labbro e tremò e il vampiro riprese controllo del loro amplesso, spingendosi contro di lui, artigliandogli i fianchi.

-Oh mio Dio!- gemette Abel e si morse i dorsi delle mani, tremando, cadendo di lato, mentre l'altro tornava a sovrastarlo e lo bloccava sotto di sé, possedendolo con un'urgenza sempre maggiore.

Prese a stimolare il suo sesso, puntando gli occhi nei suoi, fino a quando Abel serrò le palpebre istintivamente, urlò e reclinò il capo all'indietro, sopraffatto dall'orgasmo.

Sfinito, appagato come di certo non si era sentito l'ultima volta in cui aveva fatto sesso.

Nascose il viso dietro le palme delle mani, tremando ancora e ancora.

-Stai bene?-

Gentile pure dopo una scopata.

Perché non poteva semplicemente mandare tutto il genere maschile a 'fanculo e innamorarsi perdutamente di Florian?
Se avesse potuto scegliere era certo che avrebbe scelto lui.
E non solo perché era un amante favoloso.

Scosse la testa, ma poi ci ripensò e annuì, riaprì gli occhi e accarezzò con lo sguardo il suo corpo, tentando di fuggire dai suoi occhi pieni di confusione e preoccupazione.

-Non sei venuto- notò e l'altro si lasciò sfuggire un sorriso imbarazzato.

-Va bene così-

-No, non credo proprio-

-Abel...-

-Non mi piace-

-Cosa?-

-Questa tua completa abnegazione nei miei confronti-

Florian sospirò irato e si allontanò da lui, lasciandosi cadere sulla schiena. -Ne abbiamo già ampiamente parlato-

-E io l'ho accettato, sto cercando di accettarlo. Ma questo non posso accettarlo-

-È solo sesso-

-Nella mia classifica personale, il sesso è una delle cose più importanti. Non tollero che il mio amante rimanga insoddisfatto. Soprattutto se tengo al mio amante-

Florian aggrottò la fronte e si sollevò su un gomito, fissandolo con un certo scetticismo.

-Va bene. Sei così. Ma non sei il mio schiavo, non sei il mio burattino. Non posso sopportare che la gente tratti me come un oggetto, mi è intollerabile pensare di fare io una cosa del genere-

Il vampiro gli accarezzò una guancia mentre la sua espressione si faceva sempre più incerta, sul punto di sgretolarsi. -Nel mio Regno...- iniziò col dire e la sua voce si incrinò appena, con grande sgomento di Abel che, prima d'allora, non aveva mai scorto una tale fragilità in lui. -Esistiamo solo per un fine: assicurare una discendenza alle lamia. Nascono solo femmine. Per questo veniamo creati, solo per questo-

Forse, dopotutto, nemmeno lui accetta fino in fondo di essere quello ch'è.

Abel lo baciò con dolcezza e maledisse mentalmente Magda, la Regina in questione. Erano stati amici un tempo, lui e lei, perché lei era stata una delle poche persone di cui si era davvero fidato, una delle poche che era riuscita a tradirlo in modo sottile, con una tale maestria da averlo tratto in inganno sulle sue vere intenzioni fino alla fine.

Fino a quando non aveva capito che no, non avrebbe mai salvato la vita del suo Reik, nonostante l'affetto che professava nei suoi confronti, nonostante sapesse benissimo quali erano i suoi sentimenti nei confronti di Reik. Nonostante si fosse sempre professata una creatura dall'intelligenza superiore - soprattutto rispetto a quella dei licantropi.
Avrebbe lasciato morire Reik, continuando a fingere di non poter fare assolutamente nulla per lui - nonostante fosse una delle guaritrici più rinomate tra i non-umani - e soltanto perché Reik era un mannaro.
E lei detestava, dava la caccia e uccideva i mannari.

-Non fai più parte del Regno- mormorò Abel con un sospiro, rammentando al suo amante la decisione che aveva preso mesi prima, rinnegando la sua Regina, scegliendo di restare al suo fianco.

Florian sorrise triste. Abel aveva sviluppato - già da tempo - una forma di irritazione istantanea nello scorgere, nelle persone che gli erano più vicine, questa forma di sorriso. Come una malattia che si diffondeva e contagiava chiunque stesse troppo a lungo a contatto con lui, come se questi diventassero non più in grado di sorridere con gioia per colpa sua.

Una cosa assolutamente intollerabile.

-Sii te stesso- gli soffiò sulla pelle, accarezzandola con le labbra e il respiro, mentre scendeva lentamente dal petto alla sua pancia, spingendolo a stendersi di nuovo sulla schiena. Florian lo fissò di nuovo confuso e Abel sorrise imbarazzato. -Ma...-

-Ma?-

-Ma ricordati che non fai più parte del Regno. Adesso appartieni a me, non sei un oggetto, non sei un burattino. Sei mio. Sei Florian. Sensuale, bellissimo. Gentile. Premuroso, leale, intelligente. Non permettere a nessuno, nemmeno a me, di calpestare in alcun modo il tuo essere-

Florian gli prese il volto tra le mani, con riconoscenza. Abel gliene strinse una e ne baciò il palmo. Poi si liberò della sua presa e scese sul suo addome, leccando la pelle tesa sotto l'ombelico, facendosi strada sempre più giù, finché non prese il suo sesso tra le labbra.

Florian si lasciò sfuggire un gemito che alle sue orecchie risuonò come una musica estremamente sensuale. I muscoli del viso si tesero sotto pelle, mentre stimolava il suo amante e sollevava lo sguardo a incontrare il suo, sentendosi annegare nei suoi occhi neri, colmi di una passione febbricitante.

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