VENTISEI
-È assurdo-
L'Ispettore Baker lanciò la cicca di sigaretta sul marciapiede e la spense con la punta di una scarpa, con rabbia, accanendosi su di essa con eccessiva forza.
Abel roteò gli occhi e si lasciò andare contro Reik, poggiando le spalle al suo petto, in cerca di conforto. L'ispettore li fissò in tralice, con fare decisamente minaccioso, ma non disse nulla. Forse non aveva ancora compreso come il loro rapporto si era evoluto a sua insaputa – oppure aveva tirato le somme, da bravo poliziotto, e trovato le giuste risposte, ma preferiva tenerle per sé.
Non che ad Abel importasse granché, dopotutto, ancor di meno gli importava conoscere l'opinione di Baker sulla relazione che aveva instaurato con Reik.
-Non possiamo fare altrimenti- disse, per l'ennesima volta. Avevano già avuto quella stessa conversazione un numero imbarazzante di volte e Abel era stanco di ripetersi. ‐E lui mi fa da stampella- aggiunse, più che altro per essere sicuro che l'ispettore non si facesse distrarre troppo da cose che no, non erano assolutamente di sua competenza.
-Credete davvero che i criminali siano così idioti?-
-Idioti no. Ma, se come sospettiamo, gli omicidi sono opera di qualcuno che sta cercando di incastrare altri...-
-Tanto vale far ammazzare qualcun altro?- lo interruppe l'ispettore con sarcasmo. -Senza contare che in quelle condizioni, se le cose dovessero mettersi male, sicuro tu ci faresti ammazzare-
Abel aggrottò la fronte. -Riesco a stare benissimo in piedi-
-Poco fa zoppicavi e stavi soltanto camminando. Se dovessi correre?-
-Evocherò qualche unicorno-
Baker gli riservò un'occhiataccia alla quale lui rispose con una smorfia. Reik gli poggiò una mano al centro delle spalle. Salì in una lenta carezza verso l'alto, fino a stringergli una spalla e lui si morse un labbro, tentando di tenere a freno la lingua. Baker aggrottò la fronte e, anche quella volta, tacque, distogliendo lo sguardo da loro. Abel era rimasto basito nell'apprendere che l'ispettore fosse a conoscenza della vera natura del suo partner, ma lo stupore si era dissolto presto quando aveva rammentato che, dopotutto, lo stesso Reik sapeva tutto del collega. Tra di loro non c'erano segreti e il fatto che il caro, vecchio John coprisse Reik con gli altri colleghi, con il Commissario Krause, improvvisamente non gli era più parso poi così assurdo.
-È incredibile, ma ragiona bene per essere un semplice umano- disse Hauke e sorrise a metà, portandosi la sigaretta tra le labbra.
L'ispettore lo fissò con sguardo truce, ma il licantropo non si fece assolutamente scalfire dalla sua velata e silenziosa minaccia.
Ad Abel sarebbe piaciuto urlare e mandarli tutti a farsi fottere, e il non poterlo fare gli stava stimolando un fastidioso prurito alle mani.
Entrambe le mani.
Se avesse iniziato a grattarsi le palme era quasi certo che avrebbe finito per scorticarsele fino alle ossa.
-Io sono un poliziotto-
-C'è troppo testosterone in giro. Troppi ormoni impazziti e pochi neuroni- sbottò Abel.
-Disse quello che a momenti si fa scopare davanti a tutti dal suo amante- tuonò Hauke.
-So che la cosa ti farebbe immensamente piacere, ma per sfogare le tue perversioni represse dovrai implorare di farti sbattere dall'ispettore, perché ti assicuro che io sono ancora troppo incazzato con te per poterti accontentare- ribatté.
-Finitela- sussurrò Krista, comparendo nel vicolo al fianco dell'ispettore.
L'uomo sussultò e fece un passo di lato, allontanandosi istintivamente da lei. La lamia scosse la testa, guardandolo con un'arroganza dal sapore derisorio, mentre alle sue spalle, arrancando, spuntava anche Gideon. Il vampiro si portò una mano alla gola, mentre allungava l'altra verso di lei, ma la donna lo fulminò con lo sguardo e lui parve farsi piccolo.
-State ancora litigando- notò Abel.
-Sempre. E mai-
-Non ti seguo-
-Meglio- esclamò lei con un sorriso.
Aggrottò ancora la fronte, mentre il desiderio di urlare si faceva sempre più impellente.
-Stiamo perdendo tempo- disse Hauke, gettando anche lui la sigaretta al suolo, facendola finire al fianco della cicca dell'ispettore, vicinissima a un angolo di un cassonetto dell'immondizia stracolmo.
Abel rabbrividì e si accorse che aveva iniziato a nevicare soltanto quando un paio di soffici e impalpabili fiocchi di neve si depositarono sui dorsi delle sue mani, sciogliendosi sulla sua pelle. Rammentò l'incontro metafisico con Gesche, il caldo, le sue parole – per lui, ancora – prive di senso.
Era stato bello rivederla.
Era stato terribile.
Doloroso.
Struggente.
Quell'incontro gli aveva suscitato così tante emozioni contrastanti da averlo lasciato in preda a una costante sensazione di nausea. A forza di oscillare tra così tanti sentimenti strani, incomprensibili, ambigui, si sentiva costantemente sul punto di vomitare – proprio come se si trovasse in balia di una nave in tempesta.
-Finché non tornano i vostri due amici, non possiamo fare niente- borbottò l'ispettore e si accese un'altra sigaretta, spegnendo i pensieri tortuosi di Abel, andando avanti e indietro tra il cassonetto e il muro di fronte che sbarrava una parte del vicolo.
Dall'altro lato il vicolo si affacciava su un'ampia e trafficata strada, con alberi spogli di foglie, rinsecchiti e scuri, carichi di neve e abbelliti da luminarie. Decine di auto passavano da lì, fendendo l'aria con rombi di motore e clacson. Voci e passi. Risate. Qualcuno stava parlando con un tono di voce eccessivamente alto, abbastanza alto da arrivare fino a loro, impedendogli però di comprendere la forma delle parole che pronunciava.
Natale era vicino.
Abel lo aveva quasi dimenticato. Se non fosse stato per il numero spropositato di mercatini e di luminarie con cui era stato infestato Idstein, gli sarebbe proprio sfuggito di mente.
Esattamente di fronte all'ingresso del vicolo senza uscita in cui si trovavano, sorgeva un'imponente e grigia struttura, alla quale si accedeva salendo una scalinata. Abel ricordava bene il giorno in cui aveva calcato quei gradini, con il cuore in gola, scortato proprio dai due poliziotti che, adesso, stavano con lui dall'altra parte della barricata. La Stazione di Polizia.
-È strano che Florian e Roberto non siano ancora tornati- disse Krista, spezzando il silenzio innaturale che li aveva ammutoliti.
Probabilmente, stiamo pensando tutti la stessa cosa.
-Saranno qui a momenti- disse Gideon e Abel non ne era proprio sicuro, ma forse quella era la prima volta in assoluto in cui udiva la sua voce.
-Ci sono pochi agenti in Stazione. Si teme una sommossa, delle proteste violente davanti il Bundeskanzleramt. In quasi tutte le Stazioni il personale è stato ridotto all'osso, molti agenti sono stati mandati a Berlino perché si teme davvero qualcosa di apocalittico- disse Reik. -Tra creature sovrannaturali ed essere umani incazzati, c'è il rischio che scoppi una guerra in attesa dell'esito del voto...-
-Vuoi anche fornire loro una mappa dei punti in cui sono stati dislocati i nostri colleghi in borghese intorno al Bundeskanzleramt?- lo interruppe Baker.
Reik sospirò mesto. -Stavo soltanto cercando di spiegare che per i vampiri non dovrebbe essere un problema fare quello che abbiamo concordato. La Stazione è quasi deserta-
-A eccezione del Commissario Krause e degli agenti impiegati in qualche caso. È quasi deserta, ma non è deserta- ribatté il suo partner.
-Eccoli- li interruppe Krista e Abel trasse un sospiro di sollievo nel vederli attraversare la strada nella loro direzione.
Baker scosse la testa e voltò le spalle alla strada. Era diffidente. Incazzato. In poche parole, gli rodeva il culo perché si trovava lì, con loro. Quando Reik lo aveva contattato e invitato in casa sua con la scusa di avere bisogno di aiuto perché stava male, l'uomo non si era fatto pregare ed era arrivato in pompa magna, in tempo record e con le braccia cariche di buste che contenevano alimenti e medicine. Abel si era sentito in colpa per averlo fatto preoccupare tanto per il suo partner, nonostante, in quel momento, fosse ancora abbastanza rincoglionito a causa dei postumi dovuti all'incontro avuto con Gesche. Pure Reik – ne era certo – si era sentito una merda per averlo ingannato, ma non avevano potuto fare altrimenti.
Magda era stata quella che, meno di tutti, si era fatta impressionare dalla situazione e aveva coinvolto Baker in quella storia con pochi, semplici, terrificanti parole: Se non vuoi che anche tuo figlio finisca nel mirino dell'A.S.S.S., ti conviene cambiare partito – e tanto era bastato per far sì che l'uomo decidesse di seguirli in tutto quel casino.
-Per fortuna sono vivi...- borbottò Hauke con tono sarcastico, riferendosi a Florian e Roberto, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Krista.
-Le tue battute sono squallide-
-Sempre meglio le mie battute squallide che la verità, no? Visto che abbiamo qui, niente di meno che l'ispettore a capo dell'indagine che... toh! Non aveva accesso a tutta la documentazione completa sul caso-
-Sì, questo è strano- disse Florian, storcendo il naso.
-Ve l'abbiamo già spiegato...- tentò di dire Reik, ma il suo partner lo prevenne.
Baker alzò una mano nella sua direzione, intimandogli di tacere. -Questo caso coinvolge troppe persone. Nessuno può sapere tutto, sarebbe troppo pericoloso-
-Non ha senso- ribatté Krista.
-Soltanto perché non siete abituati ad avere a che fare con l'A.S.S.S.-
-Come no!- lo interruppe Hauke.
-No. Ve lo posso assicurare. Io sono il poliziotto a capo dell'indagine? Così come un'immagine pubblicitaria di un prodotto che acquisti, scarti e scopri non essere esattamente come da immagine-
-Quindi...-
-A me spettano le rogne. Indagare. Scoprire la verità, però, è tutta una questione riservata a quei becchini dell'A.S.S.S.-
-Dovresti evitare di apostrofarli così, John...-
-Krause non sente, Krause non rompe i coglioni. E poi lo sanno tutti che le divise che quegli idioti sfoggiano con tanto orgoglio, li fanno sembrare dei cazzo di becchini-
-Seminano e raccolgono morte, non è poi un parallelismo così fuoriluogo- mormorò Krista e la sua espressione si fece cupa.
Abel sospirò e si mosse sui piedi, tentando di alleggerire la pressione del proprio peso sulle gambe, a turno. Non voleva darla vinta all'ispettore, ma sì, la ferita alla gamba sinistra gli faceva abbastanza male anche da fermo, tanto da fargli augurare di trovare il prima possibile una buona scusa per sedersi, distendersi, svenire in orizzontale da qualche parte. -Che avete trovato?- chiese rivolgendosi direttamente a Florian e Roberto, tentando di concludere il prima possibile quella faccenda.
Florian sorrise e scoprì abbastanza i denti affinché potessero intravedersi le punte acuminate dei suoi canini. Aprì il trench che indossava, soltanto da un lato, rivelando una busta gialla incastrata nella cintola dei pantaloni.
-Come cazzo...- esclamò l'Ispettore Baker, sgranando gli occhi.
-Bene. Possiamo togliere le tende, allora, che mi si sta ghiacciando il culo- sbottò Abel e, stranamente, tutti si scoprirono d'accordo con lui.
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