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NEW LIFE // NUOVA VITA

Sento la testa pesante e gli occhi non si decidono ad aprirsi, alzo una mano e li massaggio, finalmente si aprono, subito i miei pensieri mi portano al ragazzo misterioso di ieri sera, alle sue parole, ma ecco che Lee -come abitudine degli ultimi due mesi- si insinua nella mia mente.

Sapevo fosse una presa in giro o semplicemente stavo sognando. Mi copro la faccia con il cuscino e do un urlo fortissimo, lo scanso con un colpo e guardo verso il comodino alla ricerca del cellulare, ma per mia sfortuna non trovo nè il cellulare né il solito comodino bianco. Mi metto seduta in mezzo al letto e ispeziono ogni dettaglio della stanza, il letto singolo e piccolo, le lenzuola rosa confetto, l'armadio a due ante di fronte a me e alcuni poster di James Dean attaccati alla parete.

Aspetta, perché diamine ho dei poster di James Dean? Niente è più come prima, ne il letto, ne l'armadio, neanche le lenzuola. Le scosto in modo brusco e scendo camminando per la stanza a me sconosciuta, questa non è la mia stanza! Cosa diamine sta succedendo? Presa dal panico inizio ad urlare come una matta.

«Mamma» apro la porta della stanza e scendo giù per le scale «Papà» nessuno mi risponde «Tae, Nam» arrivo fino in cucina e sento l'ansia invadermi, dove sono tutti? Guardo la casa e ammiro il modo in cui è arredata, vecchio stile, davvero vecchio stile.

Un piccolo televisore appoggiato sul bancone della cucina bianco e verde, un tavolo rotondo bianco con due sedie e il divano in pelle un po' scolorito. D'un tratto sento un botto vicino alla porta d'entrata, con fare lento mi avvicino e la apro e sul tappetino marrone trovo un giornale, prima di raccoglierlo mi guardo intorno, sono in una strada a me sconosciuta e alla mia destra c'è una casa simile alla mia ma con un giardino molto più curato.

Raccolgo il giornale e rientro chiudendo la porta alle mie spalle. Mi siedo su una delle due sedie e getto il giornale sul tavolo, sbuffo e non so perché ma ho paura a leggere cosa ci sia scritto sopra, conto fino a tre e punto i miei occhi sulla data: 24 Settembre 1956.
La leggo altre due volte prima di iniziare ad urlare come una matta.

«Cosa cazzo vuol dire 1956?» Mi passo le mani tra i capelli e corro di sopra rifugiandomi in camera, tutto questo deve essere solo un brutto incubo, ora mi rimetto a letto e poi quando mi sveglio mi ritrovo nella mia vecchia stanza con Taehyung pronto a dire una delle sue cose insensate.

Mi stendo sul letto e chiudo gli occhi, passano alcuni minuti e li riapro ma sono ancora in questa fottuta casa di merda. Decido di cambiare strategia, apro il piccolo armadio posto davanti a me e vedo cosa posso indossare, meglio uscire e andare a casa, una volta lì prenderò a schiaffi Tae, sono sicura sia stata una sua idea.

Ma nell'armadio trovo solo abiti anni 50, ma è uno scherzo? Prendo dei pantaloni grigi ad alta vita e una maglia rossa sopra, be' dopotutto la moda anni 50 è tornata in voga, quindi nulla che io non abbia già indossato.

Mi precipito fino ad uscire fuori di casa, mi incammino per le strade e guardo i cartelli provando a capire dove sono, ma i miei occhi si distraggono da grandi insegne mai viste nella mia città, sono così vecchie e non è l'unica cosa strana, le persone sono vestite tutte in modo strano, le ragazze hanno vestiti ampi e i ragazzi hanno tutti quell'orribile gelatina tra i capelli.

Ok Sun, probabilmente è solo un sogno, quindi goditelo finché puoi.

Cammino ancora riconoscendo alcuni posti della mia città, riconosco che sia Seoul, ma è così diversa, non ci sono grattacieli, non ci sono grandi palazzi, non c'è nulla del genere, punto i miei occhi su una caffetteria, si chiama Sully coffe, le mura sono verdi e gialli, con passo spedito entro in esso e ci sono divanetti rossi e bianchi, mi siedo su uno di essi e dopo neanche qualche minuto una signora sulla quarantina con una strana acconciatura e con del trucco troppo accentuato mi si avvicina.

«Benvenuta al Sully coffe, cosa posso portarti?» Chiede masticando un chewingum.

«Ehm, io non lo so» faccio un piccolo risolino in imbarazzo, lei mi guarda annoiata.

«Avete dei frullati?»

«Ma che domanda stupida -alza gli occhi al cielo- certo che li abbiamo» davvero gentile.

«Ok, me ne porti uno a fragola» lei annota e si allontana da me, io nel frattempo mi guardo in giro, dalla porta d'ingresso vedo entrare un gruppo di ragazzi, tutti vestiti nello stesso modo, jeans chiaro, maglia bianca e giubbotto di pelle, hanno quasi tutti i capelli buttati all'indietro con della gelatina e nella tasca posteriore dei jeans un pettine.

Be' devo ammettere che ho una fantasia davvero ottima, non avevo mai fatto un sogno così dettagliato prima di adesso. Ammiro i ragazzi mentre si siedono sui divanetti davanti a me, due di loro si accomodano sugli schienali, mentre gli altri due si siedono in modo corretto appoggiando le braccia sullo schienale.

Una ragazza con i capelli biondi legati in una coda alta e con la divisa si avvicina a loro «Cosa vi porto ragazzi?»

«Un frullato a cioccolato» dice uno dei ragazzi seduto composto, poi si aggiusta i capelli senza gelatina e punta i suoi occhi nei miei, non distolgo lo sguardo, ammiro i suoi occhi scuri e vedo che anche lui fa lo stesso, solo passando il suo sguardo su tutta la mia figura.

Decido di spostare i miei occhi da lui solo quando sento la ragazza lamentarsi, così concentro la mia attenzione su di lei «Jungkook lasciami in pace.»

«Andiamo Lucy, so che ti piace quando mi comporto così» uno dei ragazzi è sceso dallo schienale e le sta accarezzando la coscia, mente lei prova ad allontanarlo, nessuno fa niente, neanche i suoi amici, semplicemente li ignorano. Con una rabbia incontrollabile mi alzo dal mio posto avvicinandomi a loro, dopotutto sono sempre nel mio sogno.

«Ehi, lasciala in pace» mi alzo sulle punte per guardalo bene in viso -dato che prima non sono riuscita a vederlo, era seduto di spalle- non appena si volta verso me incastra i suoi occhi nocciola nei miei e subito compare un ghigno divertito sul suo viso.

«Chi sei? La paladina delle cameriere?» Sorride come se avesse fatto la battuta del secolo.

«Mio Dio quanto squallore» lo guardo disgustata «Non voglio ripetermi, quindi lasciala in pace» lui sta per ribattere ma poi abbassa il capo, mi da una spallata e si allontana da noi, sorrido felice, non credevo sarebbe stato così facile, mi giro per vederlo ritornare al suo posto con la coda tra le gambe e solo allora capisco perché lui non abbia reagito, dietro di me c'è il suo amico, il tipo con cui ci è stato quella specie di scambio di sguardi, stanno parlando e gli ordina di sedersi. Mi giro verso la ragazza e la trovo a fissarmi con un sorriso.

«Tutto bene?» le chiedo gentilmente.

«Sì, grazie a te» sorride ancora e guardandola bene noto che non è di qui, i suoi tratti facciali sono molto diversi. «Comunque io sono Lucy.»

«Sun.»

«Hai avuto fegato ad affrontare Jungkook, tutti sanno quanto può essere odioso, ma nessuno fa niente.»

«Tranquilla, sono nel mio sogno. Sono io a decidere come vanno le cose qui» dico soddisfatta prima di uscire dal caffè.

Sento l'aria fresca invadermi il viso ma non appena sto per allontanarmi sento qualcuno bloccarmi per il braccio, mi giro e il tipo dagli occhi magnetici è di fronte a me.

Guardo lui e poi la sua mano sul mio braccio, subito la scosta e la passa dietro al capo quasi in imbarazzo.

«Volevo chiederti scusa per il mio amico, alcune volte sa essere davvero cafone» davvero mi sta chiedendo scusa per il suo amico?

«Perché mi fai tu le scuse? Lui non sa farle? Non sa come si dice la parola scusa?»

«Più o meno -sorride appena- in realtà lui non sa dire tante cose» il sorriso si espande e il suo viso si illumina. Certo che nei miei sogni incontro gran fighi.

«Ok» riprendo a camminare.

«Aspetta» mi ferma ancora e sinceramente ora mi sta rompendo le palle «Posso sapere come ti chiami?»

«Sun.»

«Piacere di conoscerti Sun, io sono Jimin» sorride sfiorandosi le labbra con i denti.

«Va bene, anche se nessuno te l'ha chiesto» il ragazzo o meglio dire "Jimin" sorride ancora mettendo una mano nella tasca dei jeans.

«Io dovrei andare "Jimin"» enfatizzo sul suo nome.

«Spero di rivederti» gli sento dire nonostante io abbia ripreso a camminare.

«Non credo ci rivedremo, conto di svegliarmi il prima possibile» lui mi guarda confuso ma io rido avviandomi al punto di partenza.

Ripercorro le stesse strade, solo questa volta all'indietro fino ad arrivare alla casa in cui mi sono svegliata, ma una volta fuori la porta mi rendo conto di non avere con me le chiavi.

«Cazzo» sbuffo e faccio il giro della casa nella speranza di trovare una finestra aperta o magari una porta sul retro ma non trovo nessuna delle due cose, arrabbiata do un pugno vicino alla porta ma come risultato ho solo le mie nocche arrossate.

«Sun, tutto bene?» Una voce femminile mi fa girare di scatto, una signora anziana, con i capelli bianchi e un bastone si avvicina a me a passo lento.

«Lei mi conosce?»

«Sun tesoro, va tutto bene?» Ripete ed io sbuffo.

«Sì, va tutto alla perfezione» urlo alzando le mani in aria «Ora può rispondere alla mia domanda? Mi conosce?»

«Sun, siamo vicine di casa da anni ormai» ma cosa dice?

«Giusto -fingo di ricordare- Credo di aver dimenticato le chiavi in casa e non so come rientrare.»

«Vedi sotto quella piccola piantina» indica una pianta accanto alla porta d'ingresso, la guardo con sguardo interrogativo ma decido lo stesso di fare come mi dice, alzo la pianta e sotto di essa c'è una chiave. Ma come?

«Hai sempre una chiave di riserva, spesso dimentichi le chiavi in casa quando esci» sorride divertita.

Bene, sono stupida anche nei miei sogni.

«La ringrazio...» ovviamente mi fermo non sapendo il suo nome.

«Sun, sicuro che vada tutto bene?»

«Sì, sicurissimo» la saluto con un cenno della mano ed entro in casa chiudendo la porta alle mie spalle. Già stanca di tutto ciò mi siedo per terra appoggiando la schiena alla porta, perché diamine non mi sveglio? E se non fosse un sogno, se tutto questo fosse reale?

Ma come può essere possibile? Sono davvero negli anni 50? Qualcuno bussa in modo brusco alla mia porta, sobbalzo per lo spavento e mi alzo aprendola ma dietro non c'è nessuno.

«Sono qui» una voce alle mie spalle per poco non mi fa venire un infarto e quando mi volto e trovo lo stesso ragazzo della sera prima guardarmi con un sorriso, svengo. È inevitabile, cado di getto a terra e i miei occhi si chiudono.

🐣🐣🐣

SCIAO!

Allora, ecco a voi il secondo capitolo, dal prossimo capitolo la storia prenderà vita, sono consapevole che questi due capitoli non sono statoi un granché, onestamente questo non mi è piaciuto per nulla ma ok.

Sono entrati in scena altri personaggi, per la precisione Jungkook e Jimin. Gli altri due ancora non si sono presentati invece. Be' neanche Jk si è presentato ma dettagli.

Comunque spero che la storia sia almeno un po' leggibile, onestamente a me fa stranissimo scrivere sui Bangtan, eppure sui 5SOS la cosa mi è venuta abbastanza naturale. Sono strana ok.

A fine capitolo si è rifatto vivo il ragazzo misterioso, nel prossimo capitolo capiremo più o meno chi sia e cosa sia successo.

Il capitolo terzo è già scritto, devo solo fare qualche correzione e poi vedo se postarlo anche.

Se vi va fatemi sapere come vi pare sta storia, un bacione immenso a tutte.

Instagram: iamsaravincenti

I Purple You💜

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