IS A NOT A DREAM // NON È UN SOGNO
Una mano mi sfiora il capo, la sento mentre si insinua tra i miei capelli e li accarezza dolcemente, inevitabilmente sorrido «Lee» bofonchio con il cuore che accelera.
«Veramente mi chiamo Jin il magnifico, ma se ti piace di più il nome Lee fai pure» la voce che parla è a me sconosciuta, apro gli occhi e davanti a me c'è il tipo di ieri sera.
«Cosa cazzo fai tu qui? E perché diamine mi stavi accarezzando?» lui si allontana da me e lo vedo passarsi una mano sulla giacca rosa lisciando delle grinze inesistenti.
«Sono venuto da te per parlarti e tu sei svenuta» ecco che mi torna tutto in mente, ma quindi non era un sogno? Tutto questo sta succedendo realmente? Sono nello stesso letto di questa mattina, mi alzo e con passo spedito scendo di sotto con il tipo strambo dietro di me.
«Voglio delle spiegazioni» mi siedo e scosto l'altra sedia indicandogliela.
«Ieri ti ho chiesto se volevi essere aiutata e tu hai detto di sì, cosa c'è che non va?» butta i capelli biondi all'indietro e accavalla le gambe incastrando quel marrone scuro nei miei occhi.
«Dovevi semplicemente farmi dimenticare di Lee» urlo come un'isterica.
«E non l'ho fatto?»
«No» sbottò alzandomi «Mi ricordo di Lee, della nostra storia e del suo cazzo di comportamento» lui si passa una mano sotto al mento confuso.
«E poi perché diamine mi trovo negli anni 50?» urlo ancora scuotendolo bruscamente.
«Aish, attenta al mio vestito» mi guarda male, mi concentro sul suo abbigliamento, un pantalone elegante rosa pastello, una camicia viola con sopra una giacca dello stesso colore dei pantaloni.
«Ma come cazzo sei vestito?»
Lui abbassa i suoi occhi sui suoi abiti «Questa è alta moda!» si volta dall'altro lato fingendosi offeso.
Che qualcuno mi aiuti.
«Vuoi dirmi perché cazzo mi trovo negli anni cinquanta? È tutto vero?»
«Ok Sun, siediti e respira. Ti spiegherò ogni cosa per filo e per segno» esasperata decido di fare come mi dice, lui prende la sedia e la posiziona davanti a me e si siede.
«Ieri mattina mi sono alzato, ho fatto una doccia e ho indossato uno dei miei abiti chic, non so se ricordi l'abito di ieri sera» mi guarda con un sorriso.
Ma è coglione o cosa? «Eri vestito esattamente come oggi» sbuffa e prosegue la sua storia.
«Comunque, sono andato dal mio capo e lui mi ha detto che era da tanto che non facevo una magia, che era da troppo tempo che non realizzavo un desiderio per qualcuno, ma sai nell'ultimo periodo sono stato un po' male, alcune persone sono entrate in casa mia e mi hanno derubato, svaligiando il mio armadio e rubando tutti i miei favolosi abiti...»
«... chi cazzo ruba dello schifo del genere?» lo interrompo con uno sbuffo e indico i suoi abiti, lui mi guarda ancora male ma non ribatte.
«Quindi... dicevo, stavo passando un brutto periodo...»
«... senti mago dei miei stivali puoi arrivare al punto?»
«Il punto è... che volevo aiutarti, volevo portarti indietro nel tempo, a qualche mese prima che tu conoscessi Lee e volevo darti l'opportunità di riscrivere i tuoi ultimi anni.»
«Ok, ma io ricordo ancora Lee e cosa più importante sono negli anni cinquanta» urlo e lui si tappa le orecchie.
«Lo so, credo di aver sbagliato qualcosa» mi guarda stranito.
«Stai scherzando vero?»
«No, non so come sia successo ma probabilmente avrò sbagliato l'ultima parola» dice pensieroso.
«Io ti uccido» urlo gettandomi su di lui e facendolo cadere dalla sedia.
🧚♂️
Jin il magnifico mago sfigato è ancora disteso per terra in modo rannicchiato, con le gambe tirate al petto, io lo sto guardando annoiata «La smetti di fare tutte queste scene? Non ti ho fatto nulla» sbuffo.
Mi sono lasciata sopraffare dalla rabbia e quindi ho agito d'istinto ma lui sta davvero facendo l'esagerato.
«Mi hai strappato una ciocca di capelli» urla con un capello invisibile tra le mani.
Intendevo esattamente questo quando ho detto che stesse esagerando.
«Tu mi hai mandata negli anni cinquanta» ribatto puntandogli un dito contro.
Si alza da terra e si aggiusta la giacca, cammina fino a fermarsi davanti a me e mi guarda pensieroso «Cosa stai pensando?» mi chiede con gli occhi socchiusi.
«Che non fa nulla, tutti possono sbagliare. Quindi sei perdonato» ride mostrando davvero un bel sorriso e poi si getta su di me abbracciandomi ma io lo rigetto all'indietro «Non toccarmi» urlo.
Mi guarda sbarrando gli occhi e si allontana «Ora rimandami indietro.»
«Come?» inizia a balbettare e si avvia verso la porta d'entrata.
«Riportami indietro» ripeto. Gli sento dire qualcosa sottovoce ma non capisco «Che hai detto?» lui ripete ciò che ha detto prima ma sempre con voce bassa.
«Jin alza questa cazzo di voce.»
«Non so come riportarti indietro -guarda ovunque tranne che me- non conosco l'incantesimo» gli corro incontro e sono pronta a staccargli -questa volta per davvero- i capelli dal cranio, ma lui preparato apre la porta d'ingresso ed esce e io da stupida ci sbatto con la testa vicino.
Ma porca miseria, mi massaggio la fronte sicuramente arrossata.
«Sun, calmati ti prego» gli sento dire spaventato da dietro la porta.
«Sei un uomo morto» urlo provando ad aprirla ma lui la tira dall'altro lato. Urlo il suo nome ma non risponde più, affranta mi getto a terra e scoppio a piangere, come torno a casa, come faccio a ritornare dai miei genitori, dai miei fratelli?!
Jin compare davanti a me e si siede nella mia stessa posizione «Come sei entrato?» chiedo tra i singhiozzi.
«Sono Jin il magnifico» dice ovvio.
«Giusto, il magnifico mago di merda, precisiamolo» lui ride e passa una mano sul mio viso.
«Sun, mi dispiace. Ma ti prometto che ti farò ritornare a casa, farò il possibile.»
Sono pronta a ripetergli che lui non può fare nulla perché fa schifo come mago ma non c'è più, è andato via lasciandomi da sola in un mondo che non conosco, in un anno non mio.
🧚♂️
Il giorno dopo mi sveglio con la consapevolezza di non essere a casa mia, ma soprattutto con la consapevolezza di non essere in un sogno, semplicemente sono negli anni cinquanta perché un mago sfigato ha provato a fare un incantesimo che non gli è riuscito.
Esco di casa e decido di ritornare alla caffettiera del giorno prima, li troverò Lucy e potrò chiederle di aiutarmi ad ambientarmi in questa Seoul per nulla familiare.
Arrivo in dieci minuti ed entro accomodandomi, Lucy non appena nota la mia presenza mi si avvicina con un sorriso a trentadue denti «Sun» urla e si siede di fronte a me «Come stai?»
«Bene, grazie. Tu come stai? Quel tizio ti ha dato più fastidio?» chiedo con uno sguardo indagatore.
Non mi è piaciuto per nulla il comportamento del ragazzo di ieri nei suoi confronti, era cafone e superiore, e le persone così non fanno per me.
«No tranquilla, anche se tra me e Jungkook è sempre così.»
«In che senso?» alzo un sopracciglio curiosa.
«Il giorno prima ci odiamo e quello dopo ci amiamo» sorride ma io sono solo confusa «Stiamo insieme.»
Per poco non mi strozzo con la mia stessa saliva, ma se stanno insieme allora perché ieri si è comportata in quel modo?
«Scusa se state insieme perché ieri mi hai permesso di difenderti?» dal tuo ragazzo coglione aggiungerei, ma mi trattengo.
«Perché mi ha fatto piacere, neanche mi conoscevi e hai preso le mie difese.»
Ma di che cazzo sta parlando? Avrei potuto avviare una discussione con un perfetto sconosciuto solo perché a lei ha fatto piacere? Ma che problemi ha?
Decido di non rispondere alle sue parole poco sensate per me «Cosa prendi?» chiede capendo che la sto ignorando.
«Veramente non sono qui per prendere qualcosa. Be' ecco, io mi chiedevo, siccome sono nuova da queste parti, mi chiedevo se dopo il turno ti andasse di mostrarmi la città» ma perché ho balbettato in questo modo.
«Sì -urla felice- ne sarei onorata. Tra mezz'ora finisco il mio turno, mi aspetti qui?»
«Certo, nel frattempo gradirei un frullato a fragola» dato che mi tocca aspettare, lei annuisce e va via.
Pensare che ieri sono andata via senza bere il mio frullato e senza pagarlo, credevo facesse parte tutto del mio sogno.
Durante l'attesa vedo arrivare tre dei ragazzi di ieri, esattamente come il giorno prima Jungkook e l'altro tipo di cui non conosco ancora il nome si siedono sugli schienali dei divanetti mentre quel Jimin si avvicina al jukebox e fa partire una canzone, la riconosco subito nonostante io non sia di questi anni. Stand By me dei The Drifters.
Mio padre me l'avrà fatta sentire un milione di volte, è un appassionato di musica. Al ricordo di mio padre mi rattristo, sono qui da solo un giorno e già la mia famiglia mi manca tantissimo.
Vengo riportata alla realtà dal rumore dei passi di Jimin che si avvicina al mio tavolo e si siede di fronte a me, si passa una mano tra i capelli chiari, credo abbia una fissa per i suoi capelli, anche ieri si passava spesso le mani tra essi, mi guarda puntando il suo sguardo su di me e mi perdo a guardare i suoi occhi, ammetto che sono molto belli, sono così scuri e profondi.
Scuri e profondi? Ma che razza di pensieri sto facendo?
«Non avevi detto che non ci saremmo più incontrati?» la sua voce esce bassa ma udibile.
«Lo so, ma dovrò restare qui per un po' di tempo... purtroppo» abbasso la voce sull'ultima parola ma credo mi abbia sentito lo stesso.
«Guarda che Seoul è molto bella, sono sicuro che ti piacerà.»
«Ho i miei dubbi» ovviamente non per il posto ma per l'anno.
«Be' io invece ti assicuro che quando dovrai andartene non vorrai più farlo» appoggia le mani sul tavolo intrecciandole.
«Non ne sarei così sicuro» lui sorride e i suoi occhi si chiudono in due fessure scomparendo alla mia vista, è davvero molto carino.
La musica continua a risuonare nella piccola caffetteria e dalle labbra di Jimin escono le parole della canzone mentre i suoi occhi sono fissi su di me.
Le ripete con voce bassa, come se volesse farsi sentire solo da me, sento il mio cuore accelerare e per un breve istante Lee sembra svanire dai miei pensieri ma il tutto viene interrotto da una Lucy isterica che si avvicina a noi.
«Sun, io ho finito. Possiamo anche andare» annuisco e mi alzo guardando ancora un attimo Jimin che intanto ha abbassato lo sguardo e si passa una mano -ancora- tra i capelli. Ma prima di varcare la soglia del locale veniamo bloccate da quel Jungkook.
«Lucy piccola, dove vai senza me?» alza una mano e la passa sul viso di quest'ultima.
«Porto a fare un giro a Sun, è nuova del posto» cosa cazzo vuol dire 'porto a fare un giro' che sono un cane?
«Davvero un'ottima idea» le appoggia un braccio sulle spalle e la conduce fuori, io intanto resto immobile non sapendo cosa fare.
«Andiamo o vuoi restare imbambolata qui?» finalmente il terzo componente parla, la sua voce è bassa e roca, mi guarda con un espressione seria sul viso e io lo guardo nello stesso modo, ma nonostante ciò lo seguo fuori dalla caffetteria e solo una volta all'esterno mi rendo conto che con noi c'è anche Jimin.
«Lui comunque è Yoongi» parla Jimin per lui, ha i capelli scuri e proprio come Jimin sono senza gelatina, sono felice che non abbia quella stupida brillantina, gli occhi sono scuri e inespressivi.
Camminiamo non so per quanto tempo, Lucy e quel Jungkook sono molto più avanti di noi e stanno camminando abbracciati mentre io sono solo con sti due, non mi fido onestamente, non li conosco, non so che tipo di persone sono ma soprattutto non so come erano le persone negli anni cinquanta.
«Allora Sun, da dove vieni?» chiede Yoongi in modo annoiato.
Ma se ti annoia così tanto perché chiederlo, vorrei urlargli ma evito.
Ora cosa dico? «Dall'Australia» ma che cazzo ho detto?
«Davvero? -Jimin mi guarda confuso- non sembri australiana.»
Giustamente, sono più coreana di loro due messi insieme.
«E come mai vi siete trasferiti qui?» Continua Yoongi sempre con lo stesso tono.
«Veramente io sono nata qui -dico per rispondere alle parole di Jimin- ma da piccola con i miei genitori mi sono trasferita in Australia e ora crescendo ho deciso di venire a visitare la mia città di nascita. Sono venuta da sola.»
«La tua famiglia è rimasta lì?» ma porca miseria quante domande.
Perché mi nominano la mia famiglia, nonostante siano un branco di matti mi mancano da morire «Sì, sono rimasti lì» dico con voce bassa.
Yoongi più annoiato di prima decide di chiudere la nostra conversazione, accelera di poco il passo e lo vedo affiancare Lucy e Jungkook. Probabilmente mi ha trovato noiosa.
Jimin intanto è rimasto al mio fianco, sposto i miei occhi su di lui e lo vedo mentre prende una sigaretta e la porta alle labbra, guardo il suo abbigliamento, ed è lo stesso di ieri solo la maglia cambia, oggi è grigia. Mi guardo in giro e mi sento così a disagio.
«Che palle, guardano sempre film» sento Jimin sbraitare sottovoce, guardo dove vanno i ragazzi e li vedo entrare in un drive-in. Noi li seguiamo senza spiaccicare parola. Prendono dei popcorn mentre io decido di appoggiarmi al muro. Sulla pellicola stanno già trasmettendo un film, i ragazzi entrano dentro ma restano infondo, sedendosi su dei muretti.
Jimin con lo sguardo mi sprona a fare lo stesso, ma decido di restare in piedi.
«Sun» Jungkook fa scattare la lingua sotto al palato pronunciando il mio nome «Che ne dici di parlarci un po' di te?» alle sue parole tutti puntano i loro occhi su di me.
«Onestamente? -lo guardo alzando un sopracciglio- mi stai sulle palle, quindi non darmi confidenza, grazie» mia madre, a differenza delle altre madri, mi ha sempre detto di non dire ogni cosa che penso, ma mi è difficile, io non riesco a fingere. Se qualcuno mi sta sul cazzo lo dico e se qualcuno invece mi è simpatico lo do a capire. Sono fatta così.
Forse è stato anche il mio essere schietta a far stufare Lee? Dannazione, perché sto pensando a lui adesso.
Jungkook attira la mia attenzione, lo vedo stringere la mascella e scendere dal muretto con un saltello, si avvicina a me fino a fermarsi ad un palmo dal mio viso «Senti ragazzina...»
«...Jungkook torna al tuo posto» Jimin non gli lascia finire la frase, si posiziona alla mia destra e lo guarda con sfida.
Torna a cuccia cagnolino.
«Jimin, ma fai sul serio? Hai sentito come mi ha parlato?» sgrana gli occhi.
«Ognuno è libero di dire ciò che vuole.»
«Parole sante» urlo alzando le mani in aria. Lucy sorride divertita e si avvicina al suo 'fidanzato' «Jungkook smettila di fare il gradasso su» sembra una madre che richiama il proprio figlio. Lui sbuffa ma ritorna al suo posto, mentre io mi volto verso il biondo al mio fianco.
«Potresti anche smetterla di difendermi sempre, sono capace di farlo da sola.»
«Ne sono sicuro» mi sorride e io alzo gli occhi al cielo, si sposta di qualche passo e si siede su un muretto e mi invita a fare lo stesso, mi accomodo al suo fianco e punto i miei occhi sul film, è in bianco e nero, a dire il vero non mi concentro molto su di esso, non conosco gli attori e da così lontano non si sente neanche molto bene.
«Venite spesso qui?» chiedo provando a fare conversazione.
«Sì, Jungkook e Lucy sono fissati per questo posto» sbuffa e accende un'altra sigaretta, ma si rende conto che l'ha finita neanche cinque minuti fa?
«Fumi troppo» dico senza riflettere, lui alza un sopracciglio e caccia fuori il fumo.
«Non così tanto» dice facendo un occhiolino.
Che faccia quello che vuole, tanto fa male a lui mica a me. «A te non piace venire qui?» ritorno al discorso di prima, sta sbuffando da quando siamo entrati.
«Mi piacciono i film, ma non mi piace passare tutte le serate qui.»
«Dove ti piacerebbe andare?» chiedo di getto, non so perché mi sto facendo i cazzi suoi.
«Mi piace visitare la mia città, ci sono così tante cose belle da vedere. Ricordo una sera, mentre loro erano qui a vedere qualche stupido film e a pomiciare, io mi sono allontanato e sono andato in un luogo mai visto prima. Non c'era nessuno, non c'era rumore di macchine o il chiacchiericcio delle persone, ma solo pace e silenzio.»
Mi incanto a guardare il suo viso mentre parla, il modo in cui muove le labbra carnose, i suoi occhi puntati verso il cielo e le sue piccole mani che gesticolano ad ogni cosa che dice.
«Mi ricordo che alzai il capo e mi lasciai rapire dal cielo blu e dalle stelle, da stupido ricordo che diedi un nome a quelle più visibili -ridacchia in imbarazzo- dopo quel giorno ci torno spesso, è diventato il mio posto tranquillo, quando sono lì posso essere sereno e non pensare niente più. Nessuno ne è a conoscenza» non appena finisce di parlare porta i suoi occhi su di me e poi li abbassa con il viso un po' arrossato.
«Be' prima nessuno ne era a conoscenza, ora tu lo sai» è meravigliato da se stesso.
«Che ne dici di mostrarmi questo tuo posto un giorno?» una voce femminile riecheggia nell'aria e capisco di essere stata io a fare la domanda solo dopo che lui mi guarda confuso.
Ma cosa mi è preso.
«Un giorno magari, quando ti conoscerò meglio, quando sarò sicuro che tu ci sarai. Solo allora ti porterò a visitare tutte le cose belle che amo di Seoul» le sue parole mi entrano dentro 'quando sarò sicuro che tu ci sarai', abbasso il capo afflitta, io già so che mai conoscerò quei luoghi, ma nonostante la cosa mi faccia sentire triste il pensiero di casa mia mi porta ancora più giù il morale.
«Non credo ci sarò sempre Jimin -ammetto- ma promettimi che prima di andarmene mi porterai a vedere almeno uno dei tuoi posti speciali» gli chiedo con voce supplicante, il ragazzo si volta di scatto verso me. È sorpreso dalla mia proposta, e lo capisco, lo sono anche io. Ci conosciamo da qualche ora, lui non sa niente di me e viceversa, ma il modo in cui mi ha raccontato di quel posto mi ha fatto desiderare di conoscerlo.
«Non sono un tipo che fa promesse, soprattutto a una persona che conosco a malapena -fa un piccolo sorriso e io mi gratto il capo in imbarazzo- ma qualcosa mi spinge a fidarmi di te, nonostante ti conosco da così poco tempo, nonostante non so nulla di te, qualcosa di inspiegabile mi spinge verso te. Quindi ok, ti prometto che ti porterò in quel posto un giorno» sorrido come una bambina e sto per ribattere ma una voce familiare mi fa distogliere il mio sguardo da lui.
«Sun» Jin il mago si avvicina a noi correndo «Ho girato tutta Seoul per trovarti, finalmente sei qui» si ferma davanti a noi col fiatone, come sempre indossa uno dei suoi completi orribili. Questa volta è giallo, davvero mi chiedo perché diamine si vesta in modo così sgargiante.
Penso che sia un tipo a cui piace ricevere attenzione, probabilmente gli piace che tutti gli occhi siano su di lui, ma forse non capisce che vestendosi così le persone lo guardano solo per deriderlo o almeno è quello che faccio io.
«Che diamine hai addosso?» chiedo schifata.
«Un vestito» dice ovvio con affanno.
«Jin smettila di avere il fiatone, si e no avrai corso per due metri.»
«Non sono abituato all'attività fisica.»
Non lo sopporto.
«Si vede» lo indico mentre si mantiene lo stomaco, lo vedo ricomporsi e aggiustarsi la giacca giallo ocra. Un vero orrore.
Jimin intanto ci guarda confusi, mi ero dimenticata della sua presenza «Oh giusto» mi batto una mano sulla fronte «Lui è Jin il mago sfigato che mi ha mandata indietro nel tempo.»
«Che?» chiede Jimin ancora più confuso.
«Voleva dire che io sono suo cugino Jin» sorride il mago da quattro soldi allungando una mano verso il biondo, lui gliela stringe incerto e poi vedo Jin puntare i suoi occhi verso gli altri.
«Salve, io sono Jin il magnifico» si presenta in modo altezzoso.
Non l'ha detto sul serio, non posso credere che sia così ridicolo. I ragazzi lo guardando confusi mentre Jimin sussurra al mio orecchio «Ma cos'ha ai piedi?» abbasso i miei occhi sui stivali di Jin, sono rosa e a punta con dei brillantini luccicosi sopra, sono tentata di prenderlo a sberle. Ma da dove cazzo le prende questa cagate?
🧚♂️🧚♂️🧚♂️
SCIAO!
Ho aggiornato finalmente, spero che questo capitolo sia di vostro gradimento.
Credo che la storia stia prendendo finalmente forma. Il tipo che ha incontrato Sun è un mago, che per sbaglio l'ha portata indietro nel tempo fino agli anni cinquanta.
Non ho molto da dire onestamente, ma spero solo che questo capitolo vi sia piaciuto.
Sun e Jimin hanno avuto una conversazione profonda? No? Direi di sì. E niente, lui nonostante la conosca da un giorno si sente attratto da lei ma non solo per la sua bellezza.
Vi dico subito che Jin è il mio personaggio preferito, lo adoro, è unico e mi piace un casino.
Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate, se la storia è leggibile o se fa caigare. Ve ne sarei grata.
Instagram: iamsaravincenti
I Purple You💜
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