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capitolo 13 Aiden

Aiden

Prima le toglierei quel vestito blu, scoprirei che sotto è nuda, con estremo piacere, poi la farei accomodare su quella panca in legno, sotto l’enorme dipinto di chissà chi.
Non mi intendo di quadri e neanche mi interessa farlo, mi piacerebbe di gran lunga iniziare a studiare lei e il suo corpo.
Per farlo, inizierei a passare la mia lingua su ogni centimetro della sua pelle olivastra, partirei dalla caviglia, risalirei fino al suo interno coscia, continuando a mantenere i suoi occhi intrappolati dai miei, arrivato al suo succulento…

«Aiden, allora? Ti ho chiesto se hai qualche idea sul servizio fotografico.»
Chloe deve sempre rovinare i miei sogni ad occhi aperti, è una spina nel fianco quella ragazza.
I miei occhi chiari si posano su Violet che non ha fatto altro che illustrarci i vari quadri che ci interessano, ma io non ho prestato molta attenzione alle sue parole, bensì ai suoi gesti delicati, alle sue espressioni entusiaste, al suo corpo nascosto in quel vestito, stretto sul seno e largo dalla vita in giù.
Ho lasciato l’onere a Chloe e Andrea per essere professionali, visto che sono arrivati non appena è terminato il teatrino di seduzione fintamente disinteressato che il caro fiorellino aveva inscenato al piano di sopra e nell’ascensore.

«Oh, sì, ho diverse idee, soprattutto su come utilizzare quelle panche.»
Me ne frego se i miei pensieri siano trasparenti agli occhi di tutti, mi interessa che lo siano per lei, e a giudicare dalle sue guance che si colorano fortemente di porpora credo proprio che abbia immaginato cosa volessi insinuare, cosa stessi pensando. Credo sia chiaro anche per i miei amici visto che Andrea si schiarisce la gola e l’italiana sposta lo sguardo da me a Violet insistentemente, con sospetto.

Non c’è bisogno di precisare che sia stata lei ad iniziare questa sfida di seduzione fra noi, io l’ho solo tacitamente accettata, ho già iniziato la partita.
È talmente in imbarazzo che avrei quasi voglia di abbracciarla.

«Allora, le borse sono dieci, non abbiamo tutti i quadri qui, ma sei di questi si trovano proprio in questa galleria, siamo abbastanza fortunati.»
Andrea cerca di sviare il discorso in zone più sicure.

Il rumore fastidioso di tacchi che quasi stridono su questo parquet, fanno girare tutti e quattro, una donna sulla sessantina con un tubino verde si avvicina sorridente  a noi.
«Cari signori, benvenuti, sono la responsabile del Met, per noi è un piacere ospitare una tale iniziativa che avvicinerà la gente all’arte e alla nostra galleria.»
Noto subito come Violet si sistemi in presenza di questa donna assumendo timorosamente un aspetto molto più formale, sistema i capelli dietro le orecchie e liscia il suo vestito come se volesse sembrare più in ordine.

«  Signor Stewart, è davvero un enorme piacere conoscerla di persona, ammiro i suoi lavori.»
La mano della donna si tende verso di me ed io con riluttanza la stringo nella mia.
Non ricambio il suo entusiasmo oppure il suo finto sorriso, immagino cosa voglia dirmi quando mi chiede un colloquio privato nel suo ufficio.
Ammetto che è da un po’ che alcune gallerie, dopo la prima ed unica mostra alla quale io abbia partecipato insieme ad altri fotografi, mi stiano inseguendo per propormi di mostrare altri miei lavori, ma ho sempre rifiutato.
Io non ho mai avuto nessun interesse a mostrare i miei scatti al mondo, immortalo dei momenti che mi suscitano qualche tipo di emozione, tutto qui, e li tengo per me.
Quello fu un raro caso in cui accettai perché mi convinse Susanne e poi, era una mostra i cui ricavati andavano in beneficienza ad un’associazione che si occupava di aiutare chi affronta la guerra nei paesi poveri.

«Ho trovato i suoi lavori di Kabul semplicemente perfetti.»
Quel luccichio che vi leggo negli occhi mi irrita, soprattutto quando si parla di alcuni posti.
«Se intende che quei poveri bambini  privati della propria infanzia e tutte quelle donne spente dagli abusi di quei maiali, che meriterebbero di morire, siano realtà atroci, sì, mi trova d’accordo con lei.»
Mi volto e vado verso la sala adiacente fingendo interesse per i quadri esposti, ripensare a certe scene, ad alcune situazioni a cui ho assistito impotente, mi fa salire la bile in gola.
Purtroppo molti non sanno cosa si deve affrontare per la caparbietà e l’avidità di gente senza cuore che scatena guerre senza curarsi di innocenti, la cui colpa è solo quella di essere nati nella parte del mondo sbagliata.

Esposi in quella mostra quegli scatti solo per sensibilizzare la gente, soprattutto quella ricca , diedi altri scatti ai telegiornali più famosi senza voler nulla in cambio, ma solo per far aprire gli occhi ai più fortunati, a coloro che si lamentano di non aver l’ultimo modello di macchina o di telefono.

Violet mi si affianca mentre osservo un quadro, credo di Picasso, deve trattarsi per forza di lui perché la figura che vedo sembra aver avuto un incidente e devono aver  ricostruito il povero disgraziato mettendo insieme i pezzi a casaccio.
«La direttrice sembra avere molta stima di te.»
«Non fidarti, è solo un’altra che vuole accaparrarsi i miei scatti per farne soldi per sé, non perché sia davvero interessata a ciò che significano, o interessata a farne qualcosa di buono.»
Nessuno dei due distoglie lo sguardo dalla tela appesa al muro davanti a noi. Forse sono brusco, ma non ho mai giudicato il mio lavoro un metodo per fare soldi, a meno chè non si trattasse di fotografare appunto oche vestite che si atteggiano con abiti o gioielli costosi.

«Non sapevo fossi un famoso fotografo, il famigerato Aiden Stewart.»
Faccio spallucce.
«Non mi sono mai considerato o attribuito tutto questo talento come dicono in giro.»
Inizio a camminare a passo molto lento in questa piccola sala, ammirando con finta attenzione i vari quadri, con Violet a seguito.
«Non mi sono mai interessata molto al mondo della fotografia, se non sporadicamente per alcune mostre che abbiamo avuto qui, ma ho visto alcune tue opere, mi viene in mente solo la parola... travolgente.»
La guardo di sbieco, cercando di non mostrare il reale interesse che ho nel sapere cosa ne pensi.
«Perché?»
Continuo a passeggiare cambiando sala, qui ricordo sia esposto un quadro che ci interessa per il servizio fotografico.
«Perché catturi l’anima, l’essenza, il dolore o la gioia, ricordo di aver pianto di fronte ad un tuo scatto e di essermi sentita fortunata e allo stesso tempo colpevole di avere quella fortuna.»

I miei passi si bloccano e ruoto tutto il busto verso di lei, i suoi occhi sono rivolti al pavimento e le mani strette in due pugni, anche ora mi sembra molto fragile.

Apprezzo molto le sue parole e so per certo che sia sincera, non potrebbe essere altrimenti, è talmente trasparente tutto ciò che prova, sul suo volto, nel linguaggio del suo corpo, nei suoi occhi, appena alza il viso , ed è proprio questo che volevo suscitare con i miei scatti condivisi con il mondo.
«Grazie.»
Mi sfugge istintivamente dalle labbra.
Resto aggrappato alle emozioni che colorano i suoi occhi di un caldo e profondo marrone, illuminato da sfumature che sembrano quasi dorati.
Mi rendo conto di essere molto forte perché, anche se a malapena, evito di sfiorare il suo viso o a fiondarmi sulle sue labbra.

«Eccovi qui.»
La direttrice, seguita dai miei amici, ci raggiungono spezzando qualunque connessione si fosse creata fra noi.
«Dovremmo scegliere le modelle e parlare di come sia meglio procedere, di sicuro fotograferemo le borse insieme ai quadri, poi…»
Interrompo Chloe che sta esponendo alla direttrice i piani, ma mi ritrovo a metterle i bastoni fra le ruote.
«Voglio una sola modella per questo servizio fotografico.»
Esclamo risoluto.

«Va bene, non ci sono problemi, sarà più facile lavorare con una sola modella.»

I miei occhi sono sempre posati sulla mora che cerca di evitare il mio sguardo e mi chiedo del perché, forse per via delle vibrazioni che ci circondano ogni volta, forse per via della connessione di poc’anzi, forse turba anche a lei starmi così vicina e non potermi toccare.
«Voglio lei.»
Mi basta solo un piccolo cenno del capo verso sinistra.

Tutti gli occhi sono d’apprima rivolti verso il sottoscritto per poi spostarsi verso il mio piccolo fiorellino.
Sembra quasi tremare nel momento in cui si rende colto che mi stia riferendo proprio a lei, sbalordita sgrana gli occhi e si irrigidisce.
Questa ragazza mi intriga sempre di più, ed io,voglio scoprire ogni suo segreto, ogni sua sfumatura, dovrei chiedermi il perché, ma per adesso mi limito a seguire i miei istinti e soddisfarli.

Oh sì, voglio soddisfare ogni mio desiderio se riguarda lei.

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