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Capitolo 21

Quella mattina, Nicole ci impiegò molto per alzarsi dal letto. Si sentiva leggera come se il suo corpo potesse fluttuare. Non si sentiva le gambe e quando poggiò i piedi sul pavimento fu colpita da una forte scossa gelida alle piante dei piedi. Pensò che visto che faceva freddo avrebbe potuto dormire mezz'ora in più come aveva detto il giorno prima le aveva detto Megan ma le chiacchiere degli altri al piano di sotto la costrinsero a scendere. La giornata era appena iniziata per loro a iniziare anche per lei.

Megan era già partita a fianco di Deanna che continuava a guardarsi intorno.

"Non è troppo pericoloso andare in giro da sole? Avremmo dovuto aspettare gli altri" osservò mentre Deanna caricava il fucile.

"Siamo armate" rispose Deanna concentrata sulla sua arma.

"Una spada e un fucile" si girò verso di lei "siamo proprio armate fino ai denti"

"Ce ne sono pochi e con te che fai la spadaccina, siamo al sicuro no?" continuò a maneggiare il fucile indicando la strada.

"Tu stai scaricando la responsabilità su di me. Dammi cinque minuti e saremo due zombie in un'ora"

Questa volta Deanna la guardò "ci vuole così tanto?"

"Immagina un batterio che entra nell'organismo, deve avere il tempo" Megan mosse le mani nell'aria

"Tu non sai niente di queste cose vero?" le domandò Deanna. Megan rise divertita.

"Non devi fingere" disse Deanna

"Di che parli?" le chiese Megan

"Quando andiamo a caccia con gli altri, sei diversa. Ora sei rilassata ma con gli altri sei agitata"

"Per questo siamo sole?"

"Si, volevo aiutarti a riprendere il controllo. Tu non sei abituata ad andare a caccia, sei sensibile e non sei molto adatta a questa attività"

"Non cominciare con la storia della ragazza del college"

"Non è necessario andare al college per avere paura".

Megan rimase in silenzio, continuò a guardare avanti.

"Tu non hai paura" disse Megan.

"Non necessariamente" rispose Deanna alzando le spalle.

"Cosa vuoi dire?"

"Non è mai facile capire cosa ci fa paura" sintetizzò con il fucile in spalla. "Ho passato troppo tempo ad avere paura e ora tutto ciò che mi spaventava non c'è più"

"Cosa ti spaventava?"

"Vediamo. La mia famiglia, la paura di non essere accettata in casa. Avevo paura di non trovare una persona che non pensasse fosse colpa mia. Tutti nel nostro quartiere sapevano che avevo delle certe preferenze. Perfino il prete delle volte veniva a casa nostra" Deanna si fermò come se quello che stava per dire fosse troppo pesante da rivivere nella propria mente

"E poi?" chiese spinta dalla curiosità Megan.

"Veniva quando non c'era mio padre. Mia madre lo invitava a casa per convincere mio padre a mandarmi in un ospedale psichiatrico o qualcosa del genere. Mi volevano lontana dal loro sangue. Non volevano che la gente pensasse che un frutto del loro perfetto albero fosse una figlia cresciuta male, una donna lesbica"

"Per questo te ne sei andata" concluse Megan.

"Si". Deanna guardò per terra e continuò a fare così per tutto il tragitto fino a casa.

"Come hai fatto a sopportare tutto questo?" le domandò Megan che in quel momento ne aveva bisogno più che mai

Deanna la guardò per qualche momento e poi disse "è una cosa stupida"

"A questo punto voglio saperla lo stesso"

"Io tenevo un diario, l'ho sempre fatto da quando ho scoperto di essere lesbica"

Megan annuì e si promise di farlo.

Mentre Megan e Deanna erano via, Nicole si sentì al sicuro perché quel giorno in casa c'erano anche gli altri. Restò con loro a parlare di tutto pur di evitare Dolly che se ne stava seduta in una poltrona più lontana di loro. Probabilmente loro sapevano che lei era strana ma era a lei e alla sua amica che non volevano dirlo. Qualche minuto dopo, Markus che era seduto sulle scale la chiamò, lei gli rispose con un sorriso e lo raggiunse.

"Eccoti"

"Eccomi" rise lei.

"Lo so è tutto molto stupido"

"Non se mi hai chiamata per una ragione" lo corresse. Lui si alzò e le chiese di accompagnarlo a fumarsi una sigaretta.

L'aria puzzava maledettamente di fumo, Nicole non era per niente abituata a questo tipo di odore.

"Ti da fastidio?" domandò lui inalando il fumo, Nicole rise imbarazzata "Scusami, non sono abituata"

"Non è colpa tua" rispose lui sorridendole dolcemente "ora la spengo" fece per spegnere la sigaretta ma Nicole gli toccò il braccio "Continua pure, non voglio che tu smetta di fare qualcosa che appartiene ancora alla tua vecchia vita".

"Sei gentile" osservò lui e rivolse lo sguardo oltre i boschi. La potente barriera naturale che li separava dal resto del mondo, un disastro.

"Siamo molto fortunate ad essere vostre ospiti. Non so cosa ci sarebbe successo se avessimo continuato a viaggiare"

"Le scorte si sarebbero esaurite a un certo punto, e probabilmente avreste trovato in giro qualcuno di pericoloso. Meglio ancora saresti uno di loro" Nicole annuì lentamente e rassegnandosi a quello che era il suo nuovo presente poggiò la testa sulla spalla di Markus, chiuse gli occhi e pensò "sono al sicuro qui".

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