Capitolo 14
Dopo la morte dei suoi genitori, era tutto cambiato. La sua vita in poco tempo era finita tra le mani della nonna e l'appartamento dei suoi genitori venduto. Gli zii trascorrevano la maggior parte del loro tempo a lavorare, quindi si erano offerti di pagarle le lezioni di scherma cercando di contribuire al benessere della nipote rimasta senza genitori. Il resto venne da sè. Per andare a vivere con la nonna fu costretta a trasferirsi e quindi a farsi nuovi amici. Gli insegnanti della nuova scuola e il resto della famiglia le avevano lasciato un paio di settimane di lutto senza andare a scuola, fu lì che iniziarono i problemi. Durante il primo quadrimestre decise di ribellarsi alla nuova vita con l'anziana parente, finì nell'ufficio della preside che denunciava il suo scarso impegno sui libri.
La preside estrasse delicatamente la pagella dell'anno scolastico precedente e quella dell'anno corrente. Le unghie colorate e fresche di manicure crearono un forte contrasto con il bianco puro dei fogli.
"Bene, questa è la pagella dell'anno scorso. Quando abbiamo ricevuto la vostra domanda di ammissione siamo rimasti colpiti dall'eccellenza dei suoi voti" la poggiò sulla scrivania
"Poi" estrasse l'altra "qui già nel primo quadrimestre, un calo improvviso. Mi sembra di stare confrontando le pagelle di due persone completamente diverse"
"Capisco" intervenì la nonna. Megan continuò a fare scena muta.
"Lo sto riferendo alla persona sbagliata. Megan, ci faresti il favore di spiegarci qual'è il motivo? Le ragioni potrebbero essere diverse. C'è qualcuno che ti da fastidio qui a scuola? Con noi puoi parlare, siamo qui apposta"
Megan sospirò, strinse i pugni sulle gambe "posso chiederle se ha figli?"
La donna arricciò il naso leggermente irritata "no, vivo da sola".
"So che voi insegnanti tenete tanto alla sanità fisica e psicologica di noi studenti" aggiunse Megan
"Esattamente" rispose questa
"Se in questa scuola è presente uno psicologo, allora,sa che se provate a chiedere a un'adolescente qual'è il suo problema non ve lo rivelerà così facilmente, in più è un periodo complicato per noi ragazzi"
"Come ti sei permessa? Chiedi subito scusa alla preside"
"Mi scusi"
"Abbiamo finito" concluse la preside e le accompagnò alla porta.
l punto era che tutti si aspettavano che lei accettasse tutto in poco tempo senza nemmeno digerirlo.
In pubblico era sempre raggiante, ma nessuno sapeva che anche se alla veglia e ai funerali non aveva pianto riempiva il cuscino del suo letto di piccole dosi lacrime ogni sera. Dopo un breve periodo, quelle lacrime decisero di trasformarsi in un buco nero all'interno del suo stomaco. Quando conobbe Nicole, quel buco non smise di esistere bensì si rimpicciolì fino a diventare invisibile. Ogni tanto quando le capitava di sentirsi triste si chiedeva se fosse colpa di quel buchino che reclamava la sua esistenza come se lo sentisse urlare "Hei stronza! Sono ancora qui, pensi sia tutto finito?".
Da quel momento capì che senza l'aiuto dei genitori avrebbe dovuto fare tutto da sola. Ci pensò ancora, a nove anni di distanza dalla morte dei suoi.
Mentre Nicole era seduta da sola a piangere sul divano, Megan si trovava nel retro della casa in giardino ad allenarsi con Deanna. Sebbene si trovassero all'ombra, era l'umidità a farle sudare.
"Come sta procedendo secondo te? Sono due settimane che ci alleniamo insieme"
"È troppo presto per dirlo. Dovresti prendere più confidenza con le varie tecniche" le rispose mentre si asciugavano il sudore con degli asciugamani. Megan le porse uno sguardo interrogatorio
"Stai iniziando a progredire con la lotta, ma per andare a caccia con gli altri dovresti sapere usare una pistola o un fucile. Non abbiamo molte munizioni e se decidessimo di allenarci qui attireremmo l'attenzione del mondo là fuori, ma noi questo non lo vogliamo vero?".
Megan si limitò ad annuire con il capo rassegnata, quando Deanna alzò le sopracciglia "credo di avere un'idea".
"Sono tutta orecchi" rispose Megan curiosa.
"Che sport facevi da piccola?" le domandò Deanna
Megan si fece scappare una risatina nostalgica al riaffiorare dei ricordi "Ho fatto scherma fino a 17 anni"
"Ah" rispose sorpresa Deanna "potresti allenarti con una spada, ma dovresti essere bravissima. Quando esci là fuori sono in tanti e se non hai una buona mano potresti diventare il loro pasto"
"Che c'è?" domandò Megan seccata
"Non so, non ti ci vedo molto, sai a praticare scherma..."
Megan annuì delusa
"Che c'è ti sei offesa??" le chiese Deanna
"No, assolutamente" mentì Megan
"Non ci credo" insistette "è solo che non sembri il tipo di persona che decide di brandire una spada. Però non ti devi offendere, ognuno ha i propri talenti"
"Scusami, che impressione ti do?" domandò Megan incuriosita
"Fammi pensare" si accarezzò il mento imitando una posa pensierosa "ragazza del college. Una di quelle sempre perfette, l'unico errore che commettono è usare l'ammorbidente sbagliato"
"Bella merda. Adesso capisco perché la mia vita sentimentale fa così schifo" rise Megan, fece una pausa "ad ogni modo sappi che non sono così stupida anche se lo sembro"
"Non ho mai detto che fossi stupida. Non lo sei per forza solo se divori libri"
"Come fai a dire queste cose?" Megan la guardò negli occhi stranita, notò qualcosa e volle conoscerlo.
"Piuttosto, qual' è la tua storia? Una roba tipo sono una ragazza tosta e la mia storia è troppo noiosa per essere scritta oppure non te la racconto per darti fastidio?"
"Mi stai sfidando" mormorò Deanna
"Dopotutto sono una ragazza del college, e anche se utilizzo l'ammorbidente sbagliato so come far parlare le persone" sorrise.
Deanna annuì "va bene, hai vinto. La mia storia non è noiosa, è solo fottutamente incasinata"
"Stupiscimi".
"Bene. Sono nata a San Diego, seconda di tre figlie. Sono sempre stata la figlia ribelle, naturalmente. Mia madre era la moglie di un ricco imprenditore, lo scopo della sua vita era trovare un uomo per la primogenita e cercare di mettere me in riga. A lei piaceva anche fare tutte le cose che fanno le ragazze del college dopo essersi sposate con un uomo di grande stile come club del libro, volontariato e altre cose pallosissime."
"Quindi tu mi stai paragonando a tua madre. Non mi sembra che tu l'abbia mai apprezzata davvero se parli così di lei"
"Fammi arrivare al punto. Quando ho compiuto quindici anni ho iniziato a uscire con le ragazze e mia madre ha iniziato a sospettare qualcosa perché le poche volte in cui mi obbligava a uscire con lei non guardavo i ragazzi. Si lamentava perché mia sorella maggiore Daisy era riuscita a trovare un uomo piuttosto importante a diciannove anni e se l'era anche sposato. Io non portavo mai nessuno a casa. Una sera quando mio padre è tornato a casa dal lavoro sono andata in camera mia per fare finta di dormire e li ho sentiti parlare del fatto che io non fossi come le altre due figlie. Ho deciso poi di prendere a casa da sola a diciott'anni e andavo a trovare i miei solo durante le feste. Hai presente quando ti senti esclusa del tutto dall'ambiente dove sei nata? E vedere i tuoi parenti che ti guardano in modo strano rispetto ai tuoi fratelli? Fa davvero male cazzo. Per alcuni anni ho pensato di essere io quella sbagliata ma non era così. Loro volevano che io fossi dannatamente perfetta, che sposassi un uomo di chiesa, sfornassi quattro figli e fingessi orgasmi. Capisci?". Dopo aver raccontato ciò, Megan non fu impressionata dalla tristezza che si portava dietro quanto al fatto che mentre la raccontava, invece di scoppiare a piangere come avrebbe fatto lei parlando della morte dei suoi genitori, lei era riuscita a non piangere e a non avere gli occhi lucidi. Fu questo particolare che le fece capire quanto lei avesse sofferto. Il suo buco nello stomaco si era trasformato in un puntino più piccolo del suo e ne era ammirata.
"Mi dispiace. Sembra ti abbiano consumata" riuscì a pronunciare solo queste parole
"Diciamo che da una parte è così" rispose Deanna dopo qualche secondo senza dire nulla.
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