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Capitolo 13


Dopo che Nicole si era abituata alla nuova normalità, tantissime cose erano cambiate. Se prima, viaggiando, si trovava sempre in compagnia di Megan ora poteva vederla solo durante i pasti e nei momenti morti. Da qualche settimana si allenava con Deanna, e, a quanto pareva, l'allenamento era più impegnativo di quanto immaginava. Lei non aveva problemi con il gruppo o con la casa, ma ogni tanto provava nostalgia per la sua vecchia vita. Quella fuga, l'aveva prima fatta pensare a una gita tra amiche, ma poi quei corpi e la morte della madre le avevano fatto capire la verità. Non sarebbe più tornata a casa sua, non avrebbe più frequentato l'università. L'immagine della donna indipendente con una carriera brillante svanì in un secondo nella sua mente. Ora il suo posto era la cucina. Doveva piacere agli altri, perché altrimenti non sarebbe sopravvissuta. Qualcosa attirò la sua attenzione: rumore di passi. Era Marcus, e stava camminando verso di lei. Si fermò all'entrata della cucina.

"Ciao" la salutò discretamente, le mani nelle tasche dei Jeans

"Ehi" gli rispose.

"Sono venuto a dirti che Bradley è in camera sua. Sta poco bene, dice di avere il mal di testa. Ora sta riposando e non credo che oggi riuscirà ad aiutarti in cucina"

"Tranquillo, è meglio che riposi. Qui posso fare tranquillamente da sola"

Lui sorrise sereno

"Pensavi che mi sarei lamentata?" domandò lei ridendo

"Oh no. Solo non avrei voluto che mi avvelenassi il cibo per questo" scherzò lui.

"Nessun problema. Anzi, se vuoi prima di partire con gli altri a caccia posso prepararle qualcosa"

"Si sarebbe grandioso, grazie". Si congedò sorridente.

A Nicole dispiacque. Erano giorni che non riusciva a parlare con Megan e questo non le piaceva. Aveva bisogno di parlare con qualcuno. Decise di prendersi una pausa, si sedette sul divano in soggiorno e chiuse gli occhi: immaginò la sua casa, quella dov'era nata. Rivide il biglietto di sua madre sul tavolo, il lavello con i piatti da lavare in cucina, l'alba fuori dalla porta. Lei era stanca, ma ciò non la preoccupava. Lei correva e l'aria le rinfrescava il viso. Ma il paradiso durò poco: iniziò a sentire qualcosa di strano nell'aria, si tolse gli auricolari, i muscoli tesi. La terra vibrava, i suoi piedi tremavano. Un urlo faceva muovere il terreno "Nicole! Torna a casa!" pianti. La voce continuava a rompere il terreno, alzò la testa. Sua madre stava davanti a lei "Nicole" le porse la mano "torna a casa, torna da me" Nicole sorrise. La terra continuava a rompersi, non poté fare altro che allontanarsi spaventata e smarrita. Sua madre si arrabbiò all'improvviso, si fece rossa in volto. Le gambe si spezzarono, la madre si guardò mentre inceneriva piano piano lanciandi grida di dolore e poi si rivolse alla figlia "è colpa tua! È tutta colpa tua!". All'improvviso si ritrasformò, divenne come l'aveva vista prima di morire. Alla madre mancò la voce, il sangue le colava dai denti digrignati, delle voci presero il suo posto sussurrando come stessero pregando a bassa voce "tu! Tuuuuuuuuuu".

Nicole aprì gli occhi con un sussulto, iniziò a piangere, si coprì la bocca singhiozzando. Si guardò attorno, nessuno l'avrebbe vista piangere. Era sola.

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