Capitolo 5
I'm your dream, make you real
I'm your eyes when you must steal
I'm your pain when you can't feel
Sad but true
I'm your dream, mind astray
I'm your eyes while you're away
I'm your pain while you repay
You know it's sad but true
Sad but true, Metallica
Il vento le scompigliava i capelli, e Al se ne stava rigida con le gambe attorcigliate al bacino di Larah, che faceva scattare quella moto come se le seguissero dei demoni.
E forse era proprio così...
Al girò il volto e puntò lo sguardo su Wayland che sulla sua moto nera, sfrecciava al suo fianco. Gli occhi del lupo non l'abbandonavano mai, ed anche se andavano ad una velocità davvero poco consona, Al li sentiva fissi su di se.
Dopo aver svoltato innumerevoli curve, preso multe ad ogni semaforo mancato, si ritrovarono in una strada più sterrata rispetto a quelle del centro.
Con una frenata perfetta Larah si fermò davanti ad una villetta di mattoni rossi.
Al si guardò in giro e notò subito la vicinanza al bosco, un richiamo continuo per lei.
"Perché non mi accompagni a casa?" sussurrò Al.
Adesso che l'adrenalina della fuga e della battaglia stava scemando, si rendeva perfettamente conto di essere in compagnia di un branco di scatenati, e il peggiore era il loro Alpha.
"Entra" come appunto la voce di Wayland gli arrivò dritta e inflessibile.
Era un ordine...
"Io non prendo ordini da te. Larah per favore accompagnami a casa."
"No, Larah. Vai dentro. "
Larah come un cucciolo con il padrone abbassò la testa, e almeno ebbe la decenza di lanciarle uno sguardo dispiaciuto.
"Ti aspetto dentro allora" a mò di saluto.
Col cazzo! Al incrociò le braccia e si scagliò come una furia.
"Riportami a casa, ora!"
"Io non prendo ordini da te," la scimmiottò lui.
"Sono seria Way."
"Per te è Wayland" puntualizzò lui.
Al lo squadrò dalla testa ai piedi con un sopracciglio inarcato.
"Entra adesso, dobbiamo parlare."
"Lasciami subito... lasciami!" gridò Al cercando di divincolarsi dalla presa di quel pazzo.
Ancora richiamò i suoi poteri, e ancora non si presentarono.
Tutto quello non faceva altro che spaventarla. Mai, mai nella sua vita aveva fallito così.
C'era qualcosa di strano.
Colta da quel pensiero strattonò a forza la sua mano, spingendolo, e si fiondò all'interno.
"Se entro è per capirci qualcosa per me, non per te. Quindi levati quel cazzo di sorriso vittorioso dalla faccia."
Wayland fece spallucce e la seguì, non degnandola neanche di una risposta.
Si ritrovò così nella combriccola più strana in cui Al fosse mai capitata.
Wayland con le braccia incrociate appoggiato al camino, Ed e Larah che si guardavano di sottecchi persi nei loro pensieri.
E quell'altro ragazzo di cui Al aveva appena scoperto il nome: Ray. A quanto pareva mancava un nome all'appello, Fatima, che era sua sorella.
"Quindi siete in cinque?" domandò Al.
"Si. Siamo un branco molto chiuso, ci facciamo gli affari nostri. Sono i guai che vengono da noi..." spiegò Larah per scusarsi.
"Non volevamo portare un tale casino all'università. Ci hanno attaccati mentre stavamo andando via" continuò a spiegare.
Al nel frattempo girovagava avanti e indietro per la stanza, cercando di capire.
"Sicuro di non avere nemici?" s'informò
"Sicuro" confermò Ray con un'alzata di spalle.
Ray era un bel ragazzo, il tipico maschio-lupo anche lui. Aveva i capelli neri acconciati in un ciuffo, occhi scuri e anche lui come il suo Alpha era alto e muscoloso.
Avevano tutti lo stesso tatuaggio, quindi Al pensò di averci azzeccato pensando che fosse il simbolo del branco.
"Anche il vostro Alpha?" domandò ancora Al con tono allusivo, lanciando di sottecchi un'occhiata proprio a quell'ultimo.
Sentitosi chiamato in causa e non incline alla calma Way si avvicinò lentamente. Si fermò davvero troppo vicino, per gli standard di Al che fece un passo indietro, e "Per me lo sono tutti."
"Cosa?" chiese Al che fissandolo si era praticamente scordata la domanda che aveva posto poco prima.
"Sono tutti miei nemici, non conta questa domanda per me" fece spallucce.
Ma che razza di risposta era?
Alzò in mento in segno di sfida in risposta.
"Sono da tre anni lì, non è mai capitato nulla. E poi vi incrocio due volte e succede in entrambe il finimondo..."
"Tre" puntualizzò Way.
"...Prima al buco e poi all'università. Mi sembra chiaro che dovete mettere un po' le vostre cose a posto prima di presentarvi fra gli umani. Lo sapete che non devono mai sospettare di noi."
"E Kam?" chiese Way aggrottando le sopracciglia.
"Kam non sa di me." La fissarono tutti stupiti in quella stanza.
"Nessuno sa di te?" domandò Ed curioso.
"Non gli umani. O almeno fino ad oggi. Dovrò inventare una super-bugia per giustificare la mia fuga improvvisa ."
"E come fai ad allenarti? Sei molto forte" chiese Larah guardandola adorante.
Poi si schiarì la voce poiché tutti la guardarono interrogativi.
"No sul serio ragazzi... avete mai visto una cosa del genere? Quanti ne eravamo in tutto? Più di dieci. Ci ha soffocati tutti in un secondo" tutti tranne uno.
E quello fece tornare ad Al i dubbi sull'Alpha.
"Mi alleno con la mia famiglia," iniziò a spiegare.
"Con mia sorella Sam e mia cugina il più delle volte. Non so proprio come ho fatto a fare quello che ho fatto oggi. Ero lì e..."
"...ma certo che lo sai" la interruppe Way. "Stai mentendo, lo vedo."
"Non è vero!" Si difese lei.
Si guardarono e qualcosa passò tra i due, una richiesta tacita e accettata.
- Non smascherarmi, non lo farò. -
"Allora il tuo elemento è l'aria?" chiese con interesse Ed.
Al annuì solamente.
"Ed anche un po' l'acqua. Mia sorella come me, e mia cugina solo l'acqua."
Non sapeva esattamente perché stesse spiegando tutto quello ad un branco di lupi, ma qualcosa la portava a fidarsi.
A fidarsi di tutti loro, tranne di Way ovviamente.
"Quindi siete, come si dice aspetta... dei diamanti?" chiese ancora Ed. La strega annuì per l'ennesima volta.
"La mia famiglia da sempre pratica la magia, abbiamo quasi tutti il dono. Mia mamma controlla l'aria."
"E tuo padre?" chiese Larah.
"Mio padre purtroppo è morto quando io e mia sorella eravamo molto piccole. Tranquilli, nessuna storia strappalacrime, abbiamo vissuto benissimo da sole" e il suo sguardò si addolcì mentre parlava della famiglia. "Però lui era un grande stregone, controllava il fuoco e un po' l'aria" terminò la sua storia.
Per minuti interi calò il silenzio, le venne offerto un bicchiere d'acqua che bevve con calma, persa nei suoi pensieri.
Poté soffermarsi sui dettagli di quella casa. Le pareti erano rosse e spoglie forse non ancora adornate per mancanza di tempo.
Un divano dello stesso colore era posizionato di fronte al camino che era il protagonista assoluto dell'ambiente.
Il tavolo rettangolare di fronte a lei era anch'esso di legno e alle sue spalle si estendeva un corridoio che presumeva portasse alle stanze dei ragazzi.
Vicino al camino c'erano delle scale, simili a come le aveva a casa sua.
Tutto sommato era una gran bella casa, tipicamente rustica, proprio come piaceva a lei.
Il suo sguardo però ogni tanto veniva richiamato da quella figura misteriosa che l'attraeva come nient'altro aveva mai fatto.
Nemmeno il bosco stesso.
Girando d'improvviso il capo, la scoprì fissarlo pensierosa, e lui accigliò in risposta. E come se la sua storia avesse tolto un velo tra di loro, Way fece un gesto del capo a Ray che iniziò a parlare.
"Noi invece siamo qui da poco. Abbiamo sentito il richiamo di questa terra perché prima vivevamo in una contea a tanti chilometri da qui. C'è chi tra noi l'ha addirittura sognata" confessò con un sorriso.
"Siamo un branco particolare in realtà. Way qui presente..." e lo indicò, " non è un Alpha normale. Per spiegartela in gergo non lupesco, lui è..."
"L'Alpha degli Alpha." Concluse Way con voce roca fissandola.
Cos'era una minaccia la sua?
Neanche un Alpha degli Alpha poteva spaventarla, era meglio che se lo ficcasse in quella testa bacata.
Gli diede le spalle e avvertì un leggero ringhio. Lo stesso che aveva scosso l'intero buco quella sera.
"Quindi noi non siamo normali Beta, siamo molto più forti, più veloci. Siamo ancor più forti di un normale Alpha. Quindi immagino sia questo il motivo degli attacchi."
"Si.." si accodò Ed. "Sicuramente venendo qui abbiamo pestato l'ego di qualcuno che si sente minacciato adesso dalla nostra comparsa."
Quindi era quello il motivo, Way e il suo branco.
C'erano ovviamente tante cose ancora che Al non capiva, come il motivo vero del perché avessero abbandonato la loro terra per andare in un'altra sconosciuta e ostile.
Però almeno poteva dare finalmente una risposta, seppur scarsa, alla sua mancanza di reazioni magiche.
Mentre scuoteva il capo cercando di risolvere quella situazione Al si alzò di scatto come scottata, andò spedita da Way e lo tirò da parte.
"Possiamo parlare un attimo? In privato" chiarì.
Odio
Io sono il tuo odio,
Sono il tuo odio quando cerchi l'amore,
Paga,
Paga il prezzo
Paga, per la bellezza del nulla
Hey io sono la tua vita
io sono colui che ti ha portato qui.
Hey io sono la tua vita
E non me ne importa più
Sad but true, Metallica
Al davanti e Way alle costole si diressero all'esterno.
Per precauzione Al alzò una barriera d'aria spessa per non permettere al super-udito degli altri di ascoltare.
"C'è qualcosa che non va" esordì.
"Si lo so" confermò lui.
"Lo sai?" chiese sorpresa.
Way annuì, e allungò una mano come per toccarla, ma lei fece un passo indietro.
Mai si era sentita così vulnerabile in presenza di qualcun altro.
"Quindi te ne sei accorto?" chiese con voce dura.
"Che i tuoi poteri non funzionano con me? Si. Ma non impaurirti, nessuna strega o stregone riuscirebbe a toccarmi."
Ma io non sono una strega normale pensò Al, io sono un diamante.
"Qui la cosa strana è un'altra" chiarì lui. "Sono io che perdo i miei poteri con te."
E a quella confessione Al spalancò gli occhi.
Che significava?
Scosse la testa per capirci qualcosa ma ancora una volta Way tentò di toccarla e lei lo lasciò fare. L'accarezzò il volto socchiudendo gli occhi, e... stop!
Cosa stava succedendo?
"Che fai?" domandò lei. La voce che tremolava un po'.
Si vergognò per quello, e abbassando lo sguardo fece un passo indietro interrompendo il contatto.
Lui strinse la stessa mano in pugno e si girò infuriato.
"Non lo so. Sul serio non lo so..." quasi gridò.
"Ho sognato quest'isola, ho sognato te, e quando ti ho conosciuta non riuscivo a sentirti" disse frustato.
"Sentirmi?"
"Si sentirti. Mai, mai mi è successo di non riuscir ad udire una persona da lontano, eppure, in quella classe, tutto ciò che dicevi non mi arrivava" spiegò tastandosi l'orecchio.
"Per un po' ho pensato fossi muta, ma poi ti vedevo rispondere alla tua amica, ho sentito la tua voce da vicino. I miei artigli," e li tirò fuori facendola arretrare sbigottita, "non possono toccarti. E di questo me ne sono accorto la sera della festa, quando ti ho portata via." La guardò minaccioso, "cosa mi hai fatto?" sussurrò infine.
Ah lei?! Quella era bella, davvero bella. L'alpha degli Alpha non riusciva ad ammazzarla con i suoi super artigli, e lei non poteva ammazzare lui con i suoi poteri. Gran bella barzelletta. Ma come ci era finita lì dentro?
"Io cosa ti ho fatto?" urlò lei.
E fu come se qualcuno rompesse il bianco dentro di lei. Sul serio, lo sentì chiaramente il lato oscuro prendere il sopravvento.
"Tu ti presenti nella mia città, ti presenti alla festa e ti comporti da cavernicolo quale sei. Poi ti ritrovo fare a pezzi dei lupi nella MIA università.
Dall'inizio ho scoperto di non poterti fermare come voglio, che neanche la mia barriera d'aria funziona con te.
Poi scopro che sei l'Alpha più forte in circolazione, e allora mi rilasso pensando sia questa la soluzione.
Poi mi dici queste cose come se fossi io, io il problema. Ma il problema sei tu!" prese un respiro.
"Tu sei venuto qui non invitato, tu hai portato il caos nella mia quotidianità, e poi mi sputi in faccia queste stronzate?
Come se io ti avessi pensato?
Come se io potevo sprecare il mio tempo a farti qualche cazzo di maleficio?!
Scendi dal tuo cazzo di piedistallo lupo che non sei niente, niente per me!".
I capelli le danzarono attorno come se fossero impazziti, le finestre della casa tremarono, gli alberi nel bosco si piegarono verso di lei, e ormai i ragazzi del branco erano accorsi fuori correndo.
Se li sentiva addosso tutti quegli occhi, e per questo chiuse i suoi per calmarsi.
Non voleva, non POTEVA dare spettacolo.
Ma Way...lui, Dio, la portava dalla serenità alla rabbia in mezzo secondo.
E quando chiuse gli occhi, e il tempo riprese il suo essere, se le sentì addosso quelle mani.
Way si spinse di fronte a lei e le mise le mani sulle spalle come per calmarla. La tenne stretta, infilò le mani nei suoi capelli e poi appoggiò la fronte contro la sua. Le sussurrò qualcosa nel frattempo che lei non riuscì a captare bene, vedeva solo le sue labbra muoversi.
E poi come se il suo respiro sul volto fosse stato un balsamo per la sua rabbia si calmò del tutto. Restarono così per minuti interi, occhi negli occhi, smeraldo fuso insieme.
Poi Al si allontanò facendo cadere le sue mani nel vuoto, si girò decisa verso Larah, "accompagnami a casa."
La lupa non se lo fece ripetere due volte e contro i ringhi dell'Alpha, prese le chiavi della moto.
E dopo un "Ciao ragazzi"
"Ciao Larah, state attente!" sfrecciarono via, via da quella casa.
Al sfrecciò, per l'ennesima volta, via da lui.
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