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Capitolo 4

Hai tutta l'aria di avere tutta l'aria che mi manca.




Arrivarono e passarono tre giorni di completa quiete e benessere.
Al si sentiva al meglio, e no! non perché per tre giorni non aveva sentito un ringhio neanche nei sogni, si convinse.
Ma solo perché finalmente si era dedicata alla cura dei suoi poteri, che erano ritornati in sé il giorno seguente "la catastrofe".
Così la definiva nella sua mente.

In quei tre giorni aveva avuto modo di riflettere per bene, e dedurre che il caos creato nel Lower fosse dipeso da loro, da esseri sovrannaturali. Lo sparo un po' l'aveva inquietata e le faceva credere che si trattasse di cacciatori.

Solo i cacciatori di lupi sparano. Un altro branco non avrebbe attaccato di fronte gli umani in piena festa. Avrebbero aspettato il momento giusto, e soprattutto avrebbero usato altre tipi di armi.

Bocche, pugni, artigli e quant'altro.

Quindi i cacciatori erano venuti in un venerdì come un altro, in cerca di rogne dal branco di Way.

Perché?  

Le domande erano tante, la curiosità ancora di più, ma per una volta, decise di non poter lasciarla vagare.
Anche e soprattutto perché più volte si era ripromessa di starne fuori.  

Al di là di quei strambi pensieri, si dedicò anche a se stessa, allo studio, a mettersi in pari con dei libri sulla magia antica.

Sam ne aveva letti altri tre, o meglio li aveva divorati, e Al cercava di tenersi al passo con la sorella.

Tutto sommato, quel week-end passò velocemente e si ritrovò a varcare le soglie dell'università con un sorriso enorme sulle labbra, quella mattina.

Le università, a Rockport, erano soltanto due. I giovani si ammassavano in quegli edifici, desiderosi di crearsi un'istruzione adeguata. Quella che frequentava Al era una struttura in mattoni, tanto antica quanto l'isolotto stesso, si diceva. Somigliava a quei castelli medievali con tanto di torrette, che adesso erano adibite ad aule. L'orgoglio dei professori e studenti dell'Università di Rockport Est, era la biblioteca. Occupava l'intero piano sotterraneo e vantava libri di ogni genere. Qualcuno, si ricordò Al, si era anche perso tra quei scaffali polverosi.

Aveva preso appuntamento con Kam e Ty che infatti l'aspettavano in fondo alle scale voltati di spalle.
Subito notò con dispiacere che continuavano a tenersi a distanza. Ty lanciava sempre occhiate  in direzione dell'amica ma sempre di soppiatto.
Non riusciva proprio a dichiararsi data la forte timidezza del suo carattere.

Più volte Al l'aveva spinto ad essere intraprendente, gli lanciava allusioni, ma il ragazzo sembrava non capirle.

Kam dal canto suo aspettava che il suo bel ranocchio la baciasse e si trasformasse in principe, così da poter vivere insieme felici e contenti.

Sorrise all'ingenuità dell'amica, Dio l'adorava. Era praticamente il suo opposto e forse proprio per questo erano così unite.

Una romantica, l'altra scettica. Una rose, l'altra spine. Una bianco, l'altra nero.  

"Buongiorno ragazzi" biascicò.

"Al sbrigati, se non riusciamo ad entrare in quella maledetta biblioteca resteremo fuori oggi. Dai su..." urlò Kam, e la trascinò giù stritolandole una mano.

Corsero per una rampa intera di scale, e solo con il fiatone frenarono davanti al ragazzo della biblioteca.

"Ciao ragazzi, tre posti?"
Annuirono ansimando, Ty sembrava addirittura cianotico.

Il bibliotecario annuì con un sorriso sarcastico lanciando un'occhiata penetrante ad Al, "siete fortunati. Gli ultimi tre, prego" e allargò un braccio come lasciapassare.

"Grazie mille..."
"Finn. Mi chiamo Finn" aggiunse guardando Al.
"Okay allora grazie mille Finn. A dopo, credo." disse Al sorpassandolo.

Si sedettero ad una scrivania di legno, e guardandosi attorno potettero constatare che effettivamente era l'ultima. 

I tavoli erano posizionati a distanza di sicurezza l'uno dall'altro e posti di fronte agli enormi scaffali stracolmi di libri.
I cartelloni con l'indirizzo di ricerca della materia, svettavano tra uno scomparto e un altro.

Al ringraziò mentalmente chiunque si fosse occupato di tracciare delle linee guida da seguire in quel labirinto, era soltanto grazie a quelle che persone sbadate come lei non si perdevano lì dentro.

Appoggiarono con forza i loro zaini, quasi a saggiarne il territorio e sbuffarono all'unisono.

Già stanchi di prima mattina, "Ah, che bel buongiorno" esclamò Kam, e le risate divertite in risposta furono d'obbligo.

Una serie di "Shhhh, silenzio!" "Silenzio ragazzi" li zittirono anche se Al continuò a lanciare occhiate omicide in giro.

Aveva appena corso una maratona, si era impadronita dell'ultima scrivania, poteva ridere un po' grazie tante!

Ty si offrì di andare a prendere i libri dai reparti e così le due amiche rimasero sole.

Al non lo lasciò neanche girare l'angolo che indagò "Allora?"

"Allora cosa?" Kam si finse disinteressata giocherellando con le penne.

"Vi siete baciati?" Kam la guardò come se fosse una pazza evasa dal manicomio nuda.

"Ma dico sei impazzita?" strillò.

Al le tappò la bocca con una mano spalancando gli occhi.

"Vuoi che ci caccino? E poi cosa ho detto di male? Ero solo curiosa".

"No, niente del genere. Sembrava più sfacciato, soprattutto quando abbiamo ballato, ma niente. Per un attimo ti giuro Al..." e sospirò "per un attimo ho pensato mi baciasse. Che sciocca che sono."

Abbassò la testa ma Al fu lesta ad alzarle il mento con due dita e la fissò negli occhi cercando di trasmettergli tutti il suo appoggio.

"Non lo dire neanche. Tu non sei sciocca. Lui è sciocco. Non sa quello che si sta perdendo, tu sei fantastica Kam sul serio."

Si interruppe vedendo con la coda dell'occhio Ty tornare, come sempre ignaro di tutto.
Ty le passò i suoi libri e così Al si chiuse nel suo mondo.

***

Passarono molte ore, andarono a mangiare un boccone e poi subito di ritorno per paura di perdere il posto.
Studiarono tanto, addirittura un paio di volte Finn, il bibliotecario, si era avvicinato e aveva chiesto:" ragazzi tutto bene? Non vi si è fuso ancora il cervello?".

No, tutto sommato Al si sentiva ancora bene, stanca ma bene. Si stropicciò gli occhi e guardandosi intorno, constatò di essere rimasti soli lì.
Concentrata com'era stata, non aveva neanche notato che tutti gli studenti se n'erano andati lasciando quel posto praticamente vuoto. Eppure l'eco che adesso faceva anche un minimo rumore sarebbe dovuto essere un segnale.

Fuori il sole era sicuramente quasi del tutto calato.

"Ragazzi volete qualcosa? Vado a prendermi un caffè alle macchinette." O meglio - la salvezza degli studenti -

"Si grazie Al uno anche per me, lungo" disse Kam mentre si strofinava la fronte.

Ty era da un pezzo che aveva indossato gli occhiali per la stanchezza e la fece sorridere quando disse "Se vuoi vado io."

"No tranquillo davvero, voglio sgranchirmi le gambe. Va bene anche per te?" e Ty guardò Kam.

Come se un filo tra di loro fosse passato Ty sorrise e "no grazie, ne prendo un po' da lei." Con un'alzata di spalle Al si diresse al piano superiore.

Venne fermata sulla porta da Finn che "te ne vai?" domandò con tono ansioso.

"No. Prendo solo del caffè" e sorrise.

"Posso farti compagnia se vuoi, mi sto annoiando a morte qui" e indicò il corridoio vuoto.

Stava per acconsentire quando le arrivò spedito un suono ovattato. Immediatamente i lampadari sul soffitto traballarono e il pavimento tremò.

  L'istinto l'avvertì subito che qualcosa di strano stava per avvenire.

Finn si impaurì e mentre tentava di portarla al riparo urlava "Vieni, è un terremoto! Dai."
Al lo spinse all'interno della biblioteca, chiuse a chiave e respirando affannosamente ordinò "vai dai miei amici. Sono da soli... va da loro" nel frattempo stava già correndo su per le scale.

Più si avvicinava alla fonte del rumore più si rendeva conto che non c'era un'anima viva neanche ai piani superiori.

Ma quanto era tardi?

Lo spettacolo che le si parò davanti la fece spalancare gli occhi.

L'intero branco che aveva conosciuto stava combattendo al centro esatto del corridoio del piano terra.

Nell'università! Per Diana! Ma che stava succedendo?

I loro ringhi erano così forti da crepare le pareti.
Lo sguardo si spostò da Larah che da sola stava affrontando due uomini a Ed che aiutava un altro ragazzo nelle grinfie di due donne.

Si sentivano corpi che collidevano, ossa che si rompevano nel peggiore dei suoni ed Al per un secondo chiuse gli occhi.

Ma non poteva restare lì impalata, non poteva lasciare che smantellassero la sua università, con Kam dentro tra l'altro.

Con un forte sospiro riaprì gli occhi e si accorse subito della porta prima chiusa e adesso spalancata in fondo a tutto il corridoio.

Lì se ne stava Wayland, scuro in volto, che senza nemmeno trasformarsi stava combattendo contro quattro lupi insieme.

Si muoveva agile, pugno dopo pugno, calcio dopo calcio, e niente, niente le sembrava così naturale come guardare quel ragazzo nel SUO elemento.

E fu come se l'avesse chiamato, Way si girò verso di lei e la fissò stupito.
"Vattene" urlò tutto ad un tratto furioso.

Un grido di dolore proveniente da Larah la portò a fare l'ultima cosa che si era aspettata di fare salendo quelle scale.

Puntando il suo sguardo su Wayland alzò le braccia e chiuse le mani in due pugni. Richiamò a sé tutta l'aria presente che adesso sentiva scorrere dentro di lei. 

Subito tutti i lupi tranne uno smisero di combattere, tutti tranne Lui.

Ad uno ad uno caddero come un castello di carte al vento, nel frattempo Al continuò a camminare spedita, con l'aria a riempirle le vene, verso la fonte del suo immediato malessere.

Passò accanto a Larah, adesso in ginocchio per mancanza d'aria, e le ridonò l'ossigeno con l'indice, indicandola. Così fece per i restanti membri del Suo branco, fino ad arrestarsi di fronte l'Alpha.

"Ma che cazzo state facendo?" gli urlò e presa dalla furia tentò di soffocare anche lui, ma ancora una volta l'aria la tradì.

Gli arrivò ad un palmo dal volto e continuò ad urlare:" combattere qui dentro? Ma siete forse impazziti? Di sotto ci sono degli umani, capisci... umani" e gesticolò tutta la sua rabbia.

"Ci hanno attaccati" la voce di Way era dura come l'acciaio, come lui.

"Attaccati? " domandò Al aggrottando le sopracciglia.
"Chi? e perché?" Way la prese per le spalle, ma lei subito si divincolò "non toccarmi."

Si ritrovò spinta al muro, da una massa di muscoli, ad un soffio da quegli occhi e quelle labbra che l'avevano già irritata parecchio.

Al prese un respiro e con una rotazione del polso provò ancora a soffocarlo ma con l'acqua quella volta.

E ancora non funzionò.

Delusa gli sbuffò in faccia.
"Lasciami, dannazione!" ma Way sembrava divertito.

La teneva così, bloccata solo con il proprio corpo e Al sentiva ogni curva e vedeva ogni dettaglio del suo volto.

La soffiò sul viso come un gatto, e con una calma glaciale le disse "se fai la brava te lo spiego."

"Giuro su Dio, che se non mi lasci subito uccido tutto il tuo dannato branco" lo minacciò.

Il controllo ormai l'aveva perduto e l'arroganza di quel lupo non faceva che peggiorare il suo stato d'animo, già precario.

I capelli impazziti le danzavano attorno creando una coltre tra loro due e il resto. Le mani si chiudevano senza alcun consenso, e lo specchio dentro di lei, che avrebbe dovuto mantenerla calma, si era  frantumato.

"Non lo faresti mai" sussurrò lui guardandola dall'alto della sua stazza.

"Tu non mi conosci" affermò convinta.

Con un movimento della mano tutto il suo branco tranne Larah diventò cianotico.
Annaspavano in cerca d'aria, ancora una volta in ginocchio.

I secondi si susseguirono così, occhi negli occhi. Il lupo quasi la sfidava ad andare fino in fondo e Al pensò che il lupo non la conosceva abbastanza.

Come ogni volta che compiva una brutta azione Al se ne stava lì, come fuori dal suo corpo, a sorridere in un modo che non le apparteneva.

Un singulto spaventato proveniente da Larah fece scattare i campanelli d'allarme nella testa del ragazzo. La lasciò andare sbalordito. Non appena si sentì libera Al interruppe la magia.

Subito sentì la mancanza di quelle mani su di se, quelle mani che ora tremavano.

Way girò il viso di scatto verso le scale, "la tua amica sta salendo".

Al fu colta dal panico più assoluto.
Dieci lupi o giù di li erano immobili a terra, altri cinque erano lì con lei.

Come uscirne?

"Tu vai" affermò Al. "Ora" impose.

Chiuse gli occhi tentando di riprendere la concentrazione persa.
Alzò gradualmente le braccia facendo levitare i corpi di quei lupi svenuti, sopra le loro teste. Prese una piccola rincorsa e lanciandoli verso destra, schiantò tutte le finestre.

Un rumore assordante di vetri rotti seguì quel momento.
Tappandosi le orecchie guardò i lupi incoscienti ora ammassati nel giardino dell'università e una scossa di adrenalina la fece fare un mezzo sorrisetto.

Sentì dei passi veloci salire le scale.

Adesso era in trappola lei però.

Si guardò a destra e a sinistra e poi si sentì chiamare dall'esterno.

"Al sbrigati!" era Larah, su una motocicletta rossa.

Non ci pensò due volte, non poteva farsi scoprire, e corse.
Corse, saltò i gradini d'entrata, le aiuole e balzò in sella dietro di lei.
In un misto di rombo e fumo Larah mise in moto e diede gas.

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