Epilogo-parte prima
Mi sentii persa.
Tutto il coraggio, dimostrato poco prima, mi venne a mancare.
Corsi verso di loro, urlando con la voce rotta dall' emozione:
"Gabriel, no!
Io e te eravamo destinati a stare insieme!
Gabriel!".
Poi, nascosi la testa fra le braccia, sussurrando, questa volta, con rassegnazione:
"Gabriel... ".
E mi lasciai cadere, abbattuta, sul selciato delle rovine, testimonianza degli splendori di quell'antico castello.
Accasciandomi, a mia volta, sulle rovine di quello che sarebbe potuto essere il mio splendido amore.
Sarebbero rimaste, anche per me, solo loro...
"Le rovine...".
Come uniche testimoni del mio breve, eppure intensissimo, perduto amore.
Mentre assistevamo alla scena dell'epilogo di quell' incredibile, quanto reale storia che ci aveva coinvolto, Juan si voltò verso di me e mi fissò intensamente, come se dovesse, in un solo istante, decidere del mio e del proprio destino.
Si inginocchiò accanto a me, che ero ancora in terra, e sfiorandomi, con le labbra, i capelli, inebriandosi del mio profumo, mi sussurrò:
"Non saprai mai quanto bene ti ho voluto, quanto bene ti voglio.
Non potrei mai sopportare di vederti vivere una vita infelice.".
Sentì la mia disperazione fondersi con la propria, sentì che aumentava sempre di più e decise di liberarmi.
Era sempre stato così con Juan.
Non c'era mai stato bisogno di parole.
Lui mi capiva come nessun altro riusciva a fare.
E, semplicemente...
Scelse.
Tenne dentro di sé, solo per sé, tutto il dolore.
Il suo.
Ed anche il mio.
Mi prese la mano, stringendola, delicatamente, come si può fare quando si ha tra le mani una rosa, una piuma, per paura di sciuparne la bellezza.
Di inquinarne il candore.
Poi, la strinse più forte, dicendomi, con voce sommessa ed incredibilmente calda:
"Non preoccuparti Angie, nulla è infinito.".
E, sciogliendo quel contatto , si alzò di scatto e corse come impazzito, perché solo questo era quella folle corsa, non dettata dalla razionalità, ma solo dal suo cuore, dalla sua anima.
Raggiunse le due entità, che, ancora lottavano fra di loro.
Afferrò per le spalle Gabriel e lo spinse lontano dalla Voragine, sotto la luce piena del sole.
Quindi, senza dare importanza alla ragione, lasciò agire, per lui, il coraggio...
...e l'amore.
Abbracciò con forza Isadora, decretando la sua e la propria condanna, mentre pronunciava la formula in latino:
" Accipe nigrum nigrius nigro
et coniuga bonum eo
ut irritum faciat ipsum ".
Ed, infine, guardandomi teneramente, per un' ultima volta, mi ricordò, con tutto l'amore e l'intensità di cui era capace:
" Angie...
Nihil est infinitum.".
E sparì, inghiottito dalla Voragine Nera, avvolto dalla nuvola oscura del Caos.
Dallo spazio delle illusioni: A seguire la seconda e ultima parte.
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