Ed il momento di dimostrare la mia spavalderia sarebbe arrivato di lì a poco.

Ero giunta alla resa dei conti.

Sarei stata in grado di essere una Linam ?

Non ne ero più certa, come quando, il giorno prima, lo avevo urlato ad Isadora, con orgoglio.

Ma, a me, sembrava fosse passato un secolo da allora.

Ed erano, invece, trascorse solo poche ore.

Troppi sentimenti contrastanti si erano alternati in me tra dolori, paure, insicurezze, ricordi, ma anche amori inespressi, confessati solo a me stessa.

Non sapevo, ora, come avrei reagito di fronte al pericolo.

Non mi conoscevo abbastanza bene.

Eppure, già due volte, ero riuscita a tener testa ad Isadora.

Ma, con mio grande stupore, questo, al momento, non era tra le priorità dei miei pensieri.

Prepotentemente, ora, la mia mente era occupata solo da Gabriel.

Mi sorpresi a pensare a che cosa sarebbe stata la mia vita senza di lui.

Senza dubbio un abisso senza fine.

Né più né meno come quello dove il suo senso del dovere ed il suo coraggio lo avrebbero spinto.

Quale la differenza ?

Anche i miei occhi non avrebbero più visto la luce, la luce dei suoi stupendi occhi chiari.

Come un uccello cieco che sbanda, scontrandosi e ferendosi contro le rocce aguzze, errando per un cielo buio e vuoto.

Senza avere punti di riferimento, sballottato dalle raffiche del maestrale.

Non avrei mai più potuto osservare il sole nello stesso modo.

Avrei odiato il suo calore, in quanto l' unico calore che desideravo era quello, che avevo sentito fra le sue braccia.

Non avrei più potuto amare la luna nello stesso modo, perché avrebbe fatto riaffiorare, in me, il ricordo della sera, in cui i suoi raggi si erano posati su di lui, illuminando i suoi capelli biondi.

E, per quanto imponessi a me stessa di essere forte, il pensiero di doverlo lasciar andare mi uccideva.

Avrei voluto andare io stessa nella Voragine Nera.

Lontana dal mondo al quale appartenevo, per vivere nel suo.

Una volta, Gabriel mi aveva spiegato che solo all'interno del baratro oscuro, avremmo potuto, nuovamente, toccarci.

La materia stessa avrebbe avuto un altro significato.

In quanto, nella sua dimensione, ci sarebbe stato un punto di incontro tra creature umane ed entità.

Pensai che avremmo potuto avere, di nuovo, la possibilità di accarezzarci, di abbracciarci, come nel bosco.

Aveva detto che, fin dal momento, in cui l'ombra della eclissi sarebbe stata proiettata sulla terra, si sarebbe potuto verificare un contatto tra le Creature del Bene e del Male e gli abitanti della terra.

Almeno, avrei avuto il modo di salutarlo, di stringerlo, sulla macchia scura della luna, prima di vederlo inabissarsi.

Per sempre.

E mi sentii attratta da questo.

Progettai che, prima di vederlo combattere con Isadora, mi sarei portata al centro dell' oscurità e lo avrei aspettato.

Anche io, come mi aveva scritto nel suo biglietto, lo avrei aspettato per tutta la vita, se fosse stato necessario.

Ed, istintivamente, presi quella lettera fra le mani.

La rilessi e la tenni stretta.

Mi resi conto che era l' unico ricordo che avevo di lui.

Realizzai che mi rimaneva ben poco del mio primo, disperato e dolcissimo amore.

Riposi con cura il biglietto in tasca.

Avendo cura di non stropicciarlo.

Non volevo assolutamente separarmene.

Non avevo voglia di rimetterlo nello zaino, lontano da me.

Dopo l'inesorabile scontro con Isadora, non avrebbe avuto più senso quella frase:

" Ti aspetterò tutta la vita, se necessario... ".

Non avrebbe avuto più senso nulla.

Stavo per perdere tutto.

Non sarei più stata insieme a lui.

Dallo spazio delle illusioni: Un capitolo interamente introspettivo questo. Un dialogo interiore di Angie, con la consapevolezza di dover, ancora una volta, dire addio ad una persona cara, con tutta la frustrazione ed il dolore che il distacco comporta, proprio perché indipendente dalla propria volontà.