17 ~ In trappola
L'ambiente principale della caverna di Aracne si sviluppava in uno spazio circolare, dal soffitto a volta pendevano lampadari in ferro battuto, sulle quali braccia brulicavano migliaia di ragni luminosi come lampadine.
Stella, dietro Aracne, manteneva una distanza di sicurezza, timorosa di urtare l'infinita quantità di pupazzetti che popolavano ogni superficie del mobilio attorno.
«Hai una passione per l'Uomo Ragno, vedo,» azzardò a dire.
«Ah, oh, sì, sì, non ci fare caso. Non è nulla di serio. Solo che mi sento lusingata da questa moda,» rispose la padrona di caverna, ma Stella non capì molto. "Questa mi pare una nerd sfegatata di Spiderman."
«Bene, siate le benvenute e maledette nella mia piccola casetta!» esclamò appena raggiunto il centro della stanza a cupola.
«Grazie?» domandarono in coro Stella e Darlina.
Il fumo che proveniva a mo' di ciminiera da una delle sette stanze distribuite attorno, richiamò l'attenzione di Darlina. «Bisogna fare attenzione!» disse indicando la fumea. «È pericoloso lasciare incustodito il fuoco.»
Aracne, quasi disturbata per l'interruzione dei convenevoli che voleva recitare, disse: «oh, che barba, anche stasera popcorn e patatine...»
«Ma nemmeno per sogno! Se mi dai il permesso, ci penso io a preparare qualcosa per la cena.»
«Se proprio ti va,» disse l'altra incurante. Darlina si affrettò a imboccare la via della cucina, e Ina e Rosalia, incuriosite dalla disponibilità della Chimera, la seguirono ridacchiando.
Stella aveva approfittato di quei pochi secondi per approfondire la visuale della casa di Aracne. Tra i divani in velluto beige posti a semicerchio, campeggiavano schermi ultrapiatti con consolle videogiochi. Intorno, frammezzati dalle sette porte che aveva contato, c'erano scaffali carichi di fumetti di ogni genere. E poi torme di modellini e action figures di eroi Marvel, ricoperti di ragnatele, popolavano ogni vetrina e superficie piana.
«Allora, vieni, andiamo a sederci in salotto,» invitò Aracne, facendo strada a Stella tra colonnine lignee occupate da altri pupazzetti di Spiderman. «A quanto ho capito, sei anche tu una studiosa. Di cosa ti occupi?»
Stella sfiorò il divano e una densa nuvola di polvere la fece tossire come una fumatrice turca. I serpenti, sofferenti pure loro, le si arrotolarono sulla testa. «Sì, mi occupo di divulgare la storia delle civiltà antiche,» spiegò a voce secca, «trovo utile mantenere vivo l'interesse per la storia dell'uomo attraverso i secoli.»
«Certo, certo, interessante,» liquidò con sufficienza Aracne, accavallando le gambe sul divano, le braccia incrociate dietro la nuca. «Io guardo al presente, a me piace anche la storia, che credi,» sospirò incrociando gli occhi con quelli lacrimosi di Stella, che stava annaspando nella polvere. "Credo di aver capito il senso dell'annuncio sul cartello che ho buttato in mare."
«Vedi un po' la storia odierna,» proseguì a chiosare con fervore Aracne, «ci sono milioni di giovani che osannano gli eroi Marvel, senza rendersi conto che stanno in vero adorando gli dei dell'Olimpo!» rivelò come fosse la scoperta del secolo.
«Ma dici sul serio?» domandò Stella, per non rimanere del tutto passiva al monologo dell'invasata.
«Sicuro! Prendi ad esempio il più celebre di tutti: Supermen! È forte come Ercole, vola come Ermes, lancia raggi caloriferi come fa Apollo col sole, soffia il vento come Eolo, eh! È non è una maschera bella e buona delle divinità olimpiche?»
Stella non aveva mai riflettuto su certe assonanze, e non poté dirsi di non esserne sorpresa. Provò a gettonare un paio di personaggi, tanto per saggiare l'acume di Aracne. «E anche Spiderman si trova nella lista_»
«SICURAMENTE!» tuonò scattando in piedi più gasata che mai. «Spiderman è stato creato in tutto e per tutto, prendendo spunto da me medesima stessa, tale e quasi uguale!» disse orgogliosa. «Lancia ragnatele dalle mani,» disse allungando un dito dal quale polpastrello schizzò fuori una ragnatela tessuta a mo'di pizzo, che ricadde sul tavolino davanti a Stella.
«Notevole,» commentò Stella, avvinta dal senso artistico di Aracne. «Sembra uno di quei centrini che costano un occhio,» aggiunse, «dovresti farli di lino oppure in seta,» sorrise della facezia nella quale si stava perdendo.
«E poi cammina su per i muri con la stessa agilità di un ragno,» disse ancora l'altra, mentre già era arrivata a passeggiare sul soffitto a volta, inarcando la schiena per non perdere il contatto visivo con l'ospite. Non sembrava curarsi dei ragni della capigliatura che stavano facendo i trapezisti con le ragnatele, pur di non staccarsi dalla testa della padrona. «Per non parlare dell'agilità,» aggiunse staccandosi di colpo dal soffitto e cadendo sul pavimento con triplo carpiato avvitato. Stella la applaudì d'impulso e Aracne si coprì le guance arrossite, e ricadde sul divano alzando nuvole di polvere così dense che per pochi secondi era scomparsa. Stella si coprì gli occhi e la bocca per non soffocare. Nel frattempo i ragni vorticarono frenetici attorno al capo di Aracne prima di riadagiarsi su di esso.
Stella sputacchiò. Aveva la bocca secca dalla polvere. «No, qui, c'è bisogno di una pulizia con i fiocchi,» convenne. «A costo di diventare colf sottopagate a ore...» bofonchiò male, e Aracne travisò.
«Uah! Wonder Woman!» fece eco distorto, «è palese, troppo anche, giacché non è un mistero che sia una Amazzone votata ad Artemide, e addirittura figlia di Zeus,» ridacchiò ancora Aracne, ora con le ginocchia raccolte tra le braccia e un gruppo di ragnetti che circolavano indisturbati sulle spalle. «Su, dimmene un'altra? Ti dirò a quale divinità è ispirata,» il sorriso divertito.
"Ma è come avere a che fare con una adolescente sciatta, indisciplinata e completamente assorta nel suo mondo di fantasia!"
«Non vorrei abusare troppo della tua ospitalità,» disse, sperando di recuperare Darlina e uscire da quella caverna polverosa seduta stante. «Ma noi eravamo venute solo perché abbiamo bisogno del nostro amico Sabato, che sta insieme a Calipso_»
«Aaa! Lascia perdere il tuo amico, almeno fino a quando la padrona di casa non trova un altro uomo col quale trascorrere del tempo, non correrà pericoli. Ma ci vorranno anni. Abbiamo tutto il tempo per starcene in divina pace tra noi,» sostenne sorridente Aracne, ansiosa di proseguire l'argomento supereroi Marvel.
Con lo sguardo vagante tra le cianfrusaglie impolverate attorno, Stella pensò di essere caduta in una sorta di trappola. Aracne non avrebbe lasciato andare le ospiti tanto facilmente. «E Aquaman?»
Gli occhi e la bocca di Aracne si dilatarono lentamente prima di esplodere in una fragorosa risata. «Ah, no, a questa proprio non rispondo, è peggio che sparare alla croce Rossa,» sbatté le braccia e le gambe smuovendo altri chili di polvere. Al che Stella non ci vide più dal fastidio. Scattò in piedi.
«Ah no! Assolutamente no! Non voglio rimanere un secondo di più in un posto tanto polveroso!»
Aracne, colta di sorpresa, puntò il dito contro la Medusa. «Che intenzioni hai?»
«Lo vedrai, zozzona!» Puntò lo sguardo sulla frangia serpentesca, «Ragazzi! C'è qualcuno che può darmi una mano a pulire velocemente questo schifo di posto?»
Due serpenti, un mocassino d'acqua e un serpente marino bocca gialla, strisciarono a spirale lungo le braccia protese della Medusa, e dalle loro fauci scaturirono fresche nuvole insaponate che si propagarono per tutto l'ambiente inglobandolo completamente.
«Ah, no! Smettila! Smettila subito!» ordinò Aracne, le braccia a proteggersi il viso.
Stella non ci pensò proprio a interrompere le pulizie. Camminò in lungo e in largo lungo tutta la spelonca, distribuendo vapore acqueo facendo sciogliere polvere, ragnatele e ogni genere di sporcizia. Quando la nebbia si dissipò, ogni mobile, sedia, tavolo, vetrina, scaffali e ninnoli da nerd brillavano e profumavano di brezza marina.
«Oh! Ben fatto ragazzi!» disse in fine Stella, lasciando liberi i serpenti di tornare al loro posto sulla chioma. Si mise le mani sui fianchi e si rivolse alla padrona della spelonca.
«Ma come fai a vivere immersa nella polvere! Dico io! Non è proprio modo di stare al mondo!» sbraitò la Medusa, avanzando verso Aracne che si stava raggomitolando sul divano. Lo sguardo colpevole. Abbracciò un cuscino per fare scudo alla sfuriata dell'altra, ma lo respinse non gradendo l'odore di pulito.
«Che schifo,» sussurrò. «Ma cos'è questo nuovo odore,» piagnucolò.
«Si chiama sapone!» la informò Stella, e avrebbe aggiunto altro se Darlina, seguita da Ina e Rosalia con tra le mani fumanti piatti imbanditi, non avesse fatto la sua comparsa.
«Avete preparato la tavola?» domandò gioiosa la Chimera, e Aracne colse la palla al balzo per sottrarsi al rimprovero della Medusa. Si alzò e con un gesto delle braccia indicò il tavolo più elegante, e subito un tappeto di ragni lo ricoprì completamente, portando via ogni oggetto che lo popolava. Al termine si misero a tessere una raffinata tovaglia di pizzo puncetto valsesiano in una manciata di secondi.
«Ecco, la tavola, è apparecchiata,» cinguettò Aracne, mentre con altro gesto mandava via il tappeto di ragni servitori.
«È roba sicura?» domandò Stella appena sedutasi, mal celando sospetto legittimato dal precedente stato d'incuria igienica della spelonca.
«Oh, non fare la brontolona come al solito,» liquidò rapida Darlina posando in centro tavola una pirofila fumante. «Non sono cieca come credi, avevo notato anch'io la sporcizia che c'era in questa caverna. E sono sicura che è opera tua tutto questo profumo di deodorante per la casa. Sappi che la cucina, di là, oltre a essere molto ben fornita, è pulitissima già di suo. Prima di chiudere ho arruolato queste due belle bimbe - indicò Ina e Rosalia - per risistemare tutto in ordine,» terminò di disporre i vassoi e i piatti.
Ina e Rosalia sembravano in modalità bimbe naturali. Stella però non si fidò di quei visini. Le seguì con lo sguardo mentre recuperavano le stoviglie da un mobiletto vicino alla colonna più vicina. Erano troppo allegre e spensierate. Puntò di nuovo Darlina.
«Tutto a posto, vecchia ciabatta?»
«Chiamami di nuovo così senza motivo, e la ciabatta te la faccio ingoiare, giraffa anoressica!» La rispostaccia rasserenò Stella, che non si curò d'aver suscitato risate gratuite a Rosalia, Ina e Aracne. Sì, anche la padrona di caverna si trattenne il ventre dal troppo ridere. Sembrava ilarità genuina.
Seduti a tavola, in perfetto orario di cena, l'atmosfera tornò a essere vivacizzata dall'argomento degli eroi Marvel ispirati alle divinità greche. Aracne non mollava la presa. Era posseduta dal sacro fuoco dei nerds.
Darlina si adoperava a sporzionare la moussaka, cucinata in quantità industriale.
«Mi sono arrangiata con quello che c'era,» rispose alla domanda sorpresa di Stella, che trovò squisita la pietanza. Anche le bimbe, col muso impiastricciato di sugo erano estasiate dalla prelibatezza. A vederle così, Stella stentava a credere ciò di cui erano state capaci di fare fuori in spiaggia. Darlina aveva intuito che, avendo l'aspetto di bambine, se le trattava di conseguenza, quelle due stavano al gioco, smettendo di minacciare morte ogni secondo.
«Allora, c'è altro che ti viene in mente?» domandò a bocca piena Aracne, alludendo al suo discorso preferito.
«Fammi pensare,» biascicò Stella. «La Vedova Nera!»
Aracne ci pensò su. «Mossa astuta. L'hanno presa da mia figlia,» disse indicandola. «Vedovinanerina, è la mia guardia del corpo. Non usa le armi moderne, ma sa come usare qualunque cosa a disposizione come tale,» sorrise alla piccola che rivoltò gli occhi al soffitto.
«Oh, ti prego mamma, ancora con questa storia,» sospirò, «non se ne può più. Ti prego signora vecchia Medusa, non le dare corda altrimenti non la finisce più,» disse affranta.
La vecchia signora Medusa invece considerò opportuno proseguire col tema degli eroi di carta, e per questo ringraziò mentalmente i discorsi di suo figlio Andrea, anche lui amante dell'universo Marvel, seppur di un livello inferiore rispetto ad Aracne.
«E per finire,» annunciò Darlina, «il dolce! Una bella cassata siciliana in onore di Rosalia,» sorrise alla piccola che si nascose la faccia con le manine.
«Grazie,» sussurrò sorridente.
Stella iniziò a percepire una strana sensazione di oppressione. Non era una costrizione fisica, piuttosto mentale. Voltò lo sguardo a destra e a manca. L'ambiente gli sembrava familiare, pur convinta che non ci era mai stata prima. Inquadrò Darlina. La trovò a suo agio a scimmiottare la nonnina che racconta storielle alle mocciose infernali. Poi fissò Aracne, soffermandosi sulle ciglia, che or ora scoprì essere fatte di sottili zampe di ragni che vibravano in continuazione.
«Esistono diversi modi per intrappolare le prede, non è così?»
«Oh, te ne sei accorta,» constatò Aracne, mentre gustava la sua parte di cassata, mantenendo il mento appoggiato sul dorso della mano sinistra il cui gomito era in equilibrio sul tavolo. Sorrise. «Non ti preoccupare, tra un po' non ricorderai nemmeno come ti chiami,» assicurò.
«Darlina,» ansimò. Nella mente l'immagine di Sabato era nebulosa. «DARLINA!» gridò e l'altra interruppe la conversazione con le bimbe per darle ascolto.
«Che, c'è? Sei sempre agitata! Ti verranno le rughe così, o... altre rughe, così,» sghignazzò.
«Alzati, andiamo! Dobbiamo cercare...» non ricordò il nome dell'amico.
«Chi? Che vuoi?» indagò Darlina, incurante delle occhiate divertite delle bimbe, complici dell'astuta Aracne.
«Dobbiamo cercare una persona!»
«E chi mai dovremmo metterci a cercare?» Darlina non ricordava già da un pezzo il motivo per il quale era approdata assieme all'amica sull'isola di Gozzo. Stella fece forza con la mente. Cercò di aprire quelli che lei definiva cassetti della memoria. Lo sforzo si rifletté sui tendini delle braccia, le unghie reagirono diventando artigli di bronzo che si conficcarono nel legno del tavolo. Non si aprì nessun cassetto della memoria. Chiuse gli occhi, e quando li aprì vide un cobra egiziano tra i suoi occhi e il viso divertito di Aracne. Il serpente era fastidioso. Disegnava nell'aria un otto rovesciato. Stella seguì il movimento per un po', prima di ritrarre gli artigli, sbattere gli occhi e mettere fine a qualunque cosa stesse facendo il suo serpente. Lo indirizzò con garbo con una mano verso il resto della chioma serpentesca, e ne approfittò per accarezzare il resto della nidiata.
«Qualcosa non va cara?» disse Aracne, il tono mellifluo.
«Oh, è che adoro quello che ho per la testa,» sorrise alla gentilezza dell'altra. «Allora, di cosa stavamo parlando?» domandò, dividendo l'attenzione tra Aracne e Darlina, che stava facendo giocare le bimbe con la capretta e il leoncino. Assottigliò gli occhi, poi si decise a dire: «è interessante lo studio comparativo tra gli eroi inventati e quelli realmente esistiti. E stavo pensando, a tal proposito, non c'è molto spazio per i personaggi femminili. Tranne forse per Wonder women... forse anche Catwoman, la cui interpretazione di Julie Newmar l'ha resa iconica nel cinema,» chiosò come una dama cortese, e Aracne ghignò, soddisfatta d'aver intrappolato nel suo mondo di fantasia nientemeno che la Medusa in persona.
«Uh, sì, non c'è dubbio che le quote rosa sono esigue anche nel mondo fantastico,» convenne Aracne. «Tuttavia, se dobbiamo dirla tutta, con Catwoman andiamo su gusti esotici, essendo stata presa di tutto punto da Bastet, la dea gatta egizia,» sospirò. «Credo non esista nessun supereroe che non abbia almeno una caratteristica delle vere divinità.»
Stella non sopportava più quel vuoto discorso. Inscenò uno sbadiglio, giacché erano già le undici di sera passate e senza capire come, lei insieme a Darlina e alle bimbe, si trovavano sedute sul divano. "Qualunque cosa sia l'effetto della trappola di Aracne è molto potente," convenne Stella. Vedere poi come Darlina era del tutto soggiogata, capì che la situazione stava precipitando di minuto in minuto. «Credo sia meglio andare a cercare un luogo dove dormire,» disse gentile ad Aracne. L'altra le sorrise. Gli occhi dalle molteplici pupille brillarono freddi.
«Uh, non me lo perdonerei mai se vi mandassi via nel cuore della notte,» ribatté Aracne, la voce untuosa, la bocca umida. «Qui ci sono tante stanze, per voi ho riservato la migliore,» rassicurò, risucchiando un rivolo di saliva filiforme sfuggito da un lato della bocca. «Su, vieni con me, ti accompagno io.» Senza attendere il consenso, aiutò la Medusa ad alzarsi dal divano con cura.
«La mia amica? Vorrei averla vicina,» sospirò sbadigliando.
«Ma sicuro, non è bene tenere separate le vivand_ hem, gli ospiti.» Fece in cenno a Ina e Rosalia di pilotare la Chimera nella stessa direzione.
Passo dopo passo, Stella vide svanire il mobilio con tutte le cianfrusaglie Marvel. La nicchia dentro cui Aracne l'aveva condotta era angusta, poco illuminata da grappoli di ragni luminosi affissi sulla bassa volta rocciosa. In mezzo allo spazio c'erano soltanto due blocchi di pietra a forma di altare.
«Rosalia cosa c'entra con te e Ina? È anche lei una creatura ellenica?» soffiò lenta ogni parola, ma Aracne, vittoriosa, soddisfò l'ultima curiosità di Stella.
«La piccola è un'anima che ho imprigionato e regalato a mia figlia per il suo compleanno,» ridacchiò. «A tenerla in vita sono le tre rose del deserto che tiene appese sulla collanina; e a trattenerla qui è il sottile filo di ragnatela che ho annodato al suo piccolo cuore,» ghignò malevole. Stella ondeggiò la testa. Sembrava non riuscire a tenerla in equilibrio.
«Ma adesso riposa, sei stanca,» il tono untuoso scivolò nell'aria pesante. Stella si lasciò aiutare a distendersi, dal momento che Darlina era già prona sull'altare affianco.
«Hai intenzione di mangiarci?» domandò retorica, pensando con l'ultimo frammento di lucidità alle tre rose del deserto, che ricordò essere necessarie per tornare a essere umani, quando e se la storia nella quale lei e i suoi amici erano stati trascinati fosse terminata in un modo o nell'altro. Ma più di ogni altra ragione, era il pensiero dell'anima innocente di Rosalia. Per qualche ragione sentiva di doverla aiutare a staccarsi da Aracne e dalla figlia. Sentiva che la piccola era stata ingannata e intrappolata nella subdola tela mentale di Aracne.
«La cena è stata squisita, la tua amica ha doti notevoli in cucina, ma per quanto possa essere stata speciale, io e mia figlia ci nutriamo di carne umana,» chiosò languida, impose una mano lungo il corpo steso di Stella e un fitto reticolato di ragnatela lo rinchiuse in un bozzolo perlaceo. Lo stesso fece con Darlina. Poi con una scusa mandò via Rosalia, rimanendo sola con Ina.
Aracne socchiuse gli occhi, si chinò sul bozzolo, allargò le fauci dalle quali si protesero pelose chele di ragno. Lo stesso fece Ina, a cavalcioni sul bozzolo di Darlina.
«Figlia mia, finalmente il pasto principale,» disse.
« Buon appetito!» esclamò la piccola demone.
«AAAAAARG!»
Il grido improvviso distolse Ina dal proposito di azzannare Darlina. Si voltò verso la madre, che stava china e impietrita, a un soffio dal collo di Stella. Un lungo artiglio di bronzo brillava in tutta la sua lunghezza, fino alla punta conficcata sotto il mento di Aracne. L'origine dell'artiglio era il bozzolo, sotto cui la mano di Stella era mobile.
«Come hai fatto?» biascicò Aracne, rimasta ancora ferma, cosciente di non poter compiere alcun movimento, pena la decapitazione istantanea.
«Se mi freghi una seconda volta, la colpa è mia,» ghignò la Medusa.
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