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Capitolo 7

Non ho mai provato una sensazione del genere.

La mia mano è diventata un blocco di ghiaccio, mi sento completamente svuotata da ogni energia e non riesco a tenere gli occhi aperti per più di due secondi perché vengo aggredita da spaventose vertigini.

In più, credo di essere finita da qualche parte nel passato di Liam quando lui ancora non mi conosceva, anche se...

Il capitano è identico a quando l'ho lasciato nella mia epoca.

Se mi trovassi davvero nel passato, lui dovrebbe essere più giovane, giusto?

E poi...

Chi è Ian?

Il mio Liam non mi ha parlato di un suo amico con questo nome.

《Tranquilla, Liv. Siamo quasi arrivati.》La sua voce calda e gentile si fa strada fra le nebbie del freddo e del dolore che mi pervade.

《Dove?》gli chiedo con un filo di voce.

Non mi piace sentirmi così indifesa.

《Al Centro. Ti ricordi? L'hai nominato prima...》

Mi piace la voce di Ian, davvero, ma non quando mi tratta come una bambina o una malata.

《Certo che... me lo ricordo...》Cerco i assumere un tono stizzito e scontroso, ma l'effetto viene rovinato dal mio respiro flebile.《Non ho... l'amnesia... Sono... infetta... l'hai detto tu... però... Non mi hai detto... da cosa...》

È questa la cosa che mi terrorizza di più.

Cosa può avermi infettata?

Non ho visto nulla di strano su quel masso, a parte...

《Il muschio!》esclamo, quasi gridando, alzandomi di scatto dal sedile.

In preda alla foga della scoperta, mi sono drizzata di colpo, spalancando gli occhi, in maniera quasi allucinata, e noto un sacco di particolari: ci troviamo in macchina, anche se non so come ci sono arrivata, Ian guida con una mano perché con l'altra stringe la mia, ma, soprattutto, riconosco la strada.

L'ho percorsa con Liam.

《Ma... È Londra!》esclamo, un po' stupidamente, prima di ricadere scompostamente sul sedile.

《Te l'ho detto, ma...》Avverto lo sguardo, la preoccupazione, di Ian su di me come una carezza lieve che riesce a lenire un poco la mia pena.《Non agitarti. D'accordo. Mi hai fatto prendere un colpo!》

《Tu non capisci...》Scuoto la testa, frustrata da tutta la situazione.《Io non dovrei... Questo non è il mio... posto... Io...》

Percepisco la mente svanire e il buio farsi più fitto e denso, inghiottendomi piano piano come se fossi una preda troppo grossa.

In mezzo al silenzio e all'oscurità, mi giungono poche ma inquietanti parole.

《Nemmeno il mio.》

Non so se le ho immaginate oppure se Ian le ha pronunciate davvero, però...

Alla fine non è così importante.

**********************************

Bip-bip!

Bip-bip!

Un rumore insistente mi risveglia dal torpore. Non apro gli occhi: è un'operazione troppo difficoltosa e io sono davvero esausta.

《È viva?》domanda una voce familiare, che non riesco a collocare nella mia memoria.

《Certo che è viva!》esclama, irritato, Ian.

Dopo qualche istante, odo un rumore simile ad un fruscio e poi uno scricchiolare come se qualcuno avesse avvicinato una sedia scalcagnata al mio letto.

Letto?

Muovo lentamente le dita e scopro effettivamente di trovarmi adagiata su un letto, un po' scomodo a dire il vero, ma profuma di pulito al contrario del mio giaciglio triassico.

《Liv? Mi senti?》

Ian mi parla dolcemente, con la stessa voce gentile che ha utilizzato nel vicolo: dev'essere bravissimo ad interrogare la gente.

Piano, quasi controvoglia, sollevo le palpebre, però mi serve qualche minuto per riuscire a mettere a fuoco l'ambiente in cui mi trovo.

《Salve, Bella Addormentata》mi saluta Ian con un sorrisetto di sollievo, anche se la sua fronte è ancora corrugata dalla preoccupazione.

Lascio che il mio sguardo vaghi per la stanza, ma non trovo nulla di interessante su cui soffermarmi: è una camera spoglia, con pareti bianchissime e senza finestre.

《Dove sono?》domando con una voce terribile, graffiandomi la gola.

Avverto l'impellente bisogno di bere tanto da dimenticare l'altra persona presente nella stanza.

《Acqua... Acqua...》richiedo con insistenza, ma l'espressione di Ian si fa triste e lui scuote la testa, addolorato.

Ma che sta succedendo?

《Credo che dovresti dirglielo... Insomma io lo vorrei... Anzi, ripensandoci io non lo vorrei sapere, ma lei...》Una voce impacciata, confusa e tremendamente familiare si intromette e le lacrime rispuntano nei miei occhi come se non mi avessero mai abbandonata.

《Connor...》mormoro il suo nome con tristezza e dolore.

Ian mi guarda sconvolto, si gira chiamando il ragazzo e poi torna a studiare la mia espressione.

Però non ci faccio caso, non quando nel mio campo visivo entra lui.

Come Liam, anche Connor è identico a come l'avevo lasciato: capelli in disordine, occhi scuri ed espressivi, onnipresente pizzetto, ma...

《I colori...》sussurro, abbassando lo sguardo sulla sua maglietta bianca.《Ti mancano... i colori...》

Connor mi scruta preoccupato e molto confuso o terrorizzato. Non capisco molto bene ciò che pensa perché la vista comincia ad offuscarsi un'altra volta.

《La conosci, Genietto?》gli domanda Ian mentre io richiudo gli occhi.

Ho parlato pochissimo e sono già stanchissima.

Cosa diavolo mi sta succedendo?

《No. Non l'ho mai vista prima.》La risposta di Connor mi fa male al cuore tanto quanto quella di Liam, anzi forse di più.

Possibile che nemmeno lui mi conosca?

Sembra quasi che io non esista.

《Liv...》Sento la voce di Ian più vicina a me, probabilmente ha accostato la sua bocca al mio orecchio.《Lo so che sei spaventata, che hai tante domande e tanta confusione in testa però... Sei malata. Un fungo ti ha infettato e ora rischi di venire fagocitata da esso.》

A quelle parole trattengo il fiato, terrorizzata dalla sua spiegazione.

Come può un fungo... mangiarmi?

《Ma che... dici?》

Facendo leva sulle poche forze che possiedo, apro nuovamente gli occhi e cerco di guardarmi la mano dove mi è comparsa la puntura. Rimango sconvolta quando il mio sguardo si posa su di essa: la mia mano, anzi il mio braccio, è scuro, pare quasi di pietra, ed è gelido, non avverto, infatti, nulla dal gomito in giù.

《Oddio! Cosa...?!》tento di alzarmi per controllare meglio, ma due forti mani mi prendono per le spalle e mi riadagiano sul letto.

《Te l'ho detto: sei infetta.》La voce di Ian è ferale e così... inesorabile che non mi resta altro da fare che piangere.

Sono sopravvissuta al Triassico solo per morire mangiata da un fungo.

L'ironia, purtroppo, non supera il terrore.

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