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Capitolo 62

Il tragitto verso la nostra misteriosa destinazione si rivela più breve del previsto.

Infatti, da quando ho chiamato Connor, facendolo cadere nella trappola ordita dal Rettore, a quando l'uomo ci ha ordinato di salire a bordo di un anonimo SUV, saranno passati poco più di venti minuti.

Non so dire che fine abbiano fatto gli Homunculus e, vigliaccamente, non lo voglio nemmeno sapere.

Scocco un'occhiata al Rettore Jefferson e mi chiedo, non per la prima volta, chi sia in realtà. Connor e  Ian, fortunatamente incolume, sono seduti dietro a noi, trincerati in un silenzio tombale.

《Non ha esaurito le sue domande, vero?》L'uomo, che credevo di conoscere, mi rivolge un breve sorriso, soddisfatto dalla porta che hanno preso gli eventi, prima di uscire dal parcheggio sotterraneo del Centro.

《No. In effetti, ne avrei ancora qualcuna...》rispondo, sinceramente, stringendo fra le mani il Manufatto.

Avevamo perso le tracce di quest'oggetto quando Kevin l'aveva rubato dal mio Centro, ma ora so qual è stato il suo destino: l'uomo l'ha consegnato al Rettore, il quale ha pensato bene di nasconderlo nell'ultimo posto in cui l'avremmo cercato, ossia un universo parallelo.

《Allora me ne faccia una...》Mi concede il nostro carceriere, svoltando a destra e imboccando una strada che non riconosco.

《Il Manufatto... A cosa serve?》

Pongo la prima domanda che mi viene in mente, anche se non è quella che realmente vorrei fare.

《Non ha nessuna teoria in merito? Mi delude, professoressa...》commenta, sarcastico, lui, scalando le marce.

《So che all'interno si può vedere una mappa di tutti i varchi esistenti in ogni tempo: passato, presente e futuro. Però ne ignoro il funzionamento così come il nome del suo creatore.》Riassumo in poche e concise parole ciò che ho elaborato assieme al mio Connor, evitando di menzionare il fatto che la mappature dei buchi dimensionali è cambiata.

《In buona parte, ha ragione...》Mi elargisce il Rettore, rallentando la corsa dell'auto.《Il Manufatto mi ha aiutato molto. Una volta compreso il suo funzionamento si può ottenere tutto. Ma le rivelo una cosa: nemmeno io conosco il nome del suo inventore. Doveva essere una persona geniale, però...》

Il tempo delle chiacchiere è terminato: il SUV ferma la sua corsa accanto a una saracinesca, un po' malridotta, di quella che sembra una fabbrica abbandonata.

《È ora di scendere》annuncia Jefferson, smontando dal veicolo.

Io e i ragazzi ci scambiamo un rapido sguardo e poi lo imitiamo: Ian e Connor si posizionano affianco a me, uno a destra e l'altro a sinistra.

Il Rettore scuote la testa, quasi fosse esasperato, dopo trae una piccola chiave dalla tasca dei pantaloni e apre il lucchetto che tiene serrata la saracinesca.

《Alzatela》ordina ai miei compagni, che, irritati, eseguono il comando senza fiatare.

L'uomo, invece, si ferma accanto a me e mi porge il braccio in un gesto d'altri tempi: ci impiego qualche secondo a decidermi, ma, alla fine, lo accetto.

Meglio non fare arrabbiare il capobranco degli Homunculus.

《Dove siamo?》gli domando mentre entriamo nell'edificio.

L'interno di quella specie di fabbrica è  buio, un poco umido, e il mio naso percepisce in odore strano come se ci vivesse un animale selvatico.

《Un posto come un altro》risponde con noncuranza il Rettore, facendomi da guida in quest'oscurità profonda.《Un attimo che accendo le luci e... Voilà!》

I neon per un attimo mi accecano, tanto che devo chiudere gli occhi, ma poi riesco a rimettere a fuoco l'ambiente in cui ci troviamo e capisco a chi appartiene quell'odore che ho percepito entrando.

Siamo in una specie d'immenso garage con, alla mia destra, infinite rampe di scale metalliche che portano in cima all'edificio, e, alla mia sinistra, una postazione che mi ricorda quella di Kelly al Centro, piena di monitor.

Come sentinelle che vigilano su tutto questo, scorgo alcuni Dimorphodon: dinosauri volanti dotati di potenti mascelle e artigli perfetti per cacciare e sventrare.

《Come vedete, non potete scappare. Nel malaugurato caso voleste tentare, i miei cuccioli vi riduranno a brandelli.》Il Rettore sorride a tutti noi per poi rivolgersi solo a Connor.《Geniale ragazzo mio, mi daresti una mano?》

Vedo la paura negli occhi del giovane mentre l'uomo continua a sorridere affabilmente. Io e Ian facciamo un passo avanti, frapponendoci fra i due.

《Cosa vuole da lui?》domanda il mio compagno, con voce dura e fredda.

《Il coraggioso Ian...》commenta Jefferson, incrociando le braccia al petto.《Che fine hanno fatto i tuoi amici? Lo vorresti sapere?》

Non capisco di cosa stia parlando, anche se ne ho una vaga idea, però so che sta provocando Ian, sperando in una sua reazione violenta.

Quest'uomo mi fa sempre più schifo...

《Cosa. Vuole. Da. Connor.》Ripeto la domanda, scandendo le parole mentre poso una mano sul braccio del mio compagno: lo sento vibrare di rabbia a stento contenuta, ma, per fortuna, non reagisce.

Gli occhi del Rettore scivolano su di me, liberando Ian, e ne sono più che felice.

《Ho bisogno del suo aiuto per distruggere il mondo, ovviamente》mi risponde in tono asciutto lui, sciogliendo la presa e puntando l'indice verso l'alto.《Per azionare il Cannone mi serve una persona che si occupi dei comandi a quella postazione mentre io sistemo le cose lassù. Ora vi è tutto più chiaro?》

Un poco...

《Perché vuole distruggere il mondo?》gli chiedo ancora, tentando di guadagnare tempo per cercare una soluzione che ci tiri fuori dai guai.

Per quanto io possa pensarci, però, non riesco a partorire nessun piano o strategia. La mia mente è una lavagna bianca: tutto si sta svolgendo troppo velocemente tanto che mi sembra di essere all'interno di un tornado di proporzioni epiche.

《Vedrà che se ci riflette, riuscirà a trovare la risposta da sola, professoressa.》Le sue criptiche parole non fanno che acuire il terrore che già provo eppure non lascio la mia posizione: per avere Connor deve passare sul mio cadavere.

《D'accordo. L'aiuterò.》

La voce del ragazzo, leggermente tremante ma dotata di una volontà immensa, rompe la situazione di stallo che si è venuta a creare.

Io e Ian lo fissiamo scioccati ma Connor non ci degna di un sguardo.

《Che devo fare?》

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