Capitolo 57
Dopo la rivelazione di Connor, la stanza piomba in un silenzio denso di angoscia e timore.
《Ho una domanda...》Parlo in tono stanco e leggermente confuso.《Come siamo arrivati alla fine del mondo?》
Forse, ripensandoci, dovrei mostrare un po' più di partecipazione e sgomento però...
Sono reduce da una commozione cerebrale, non so che fine abbia fatto Randall, la donna che amo è dispersa chissà dove e chissà quando: le mie reazioni rallentate sono più che giustificate.
Il ragazzo sospira pesantemente prima di iniziare a spiegarmi tutto.
《Ti ricordi della biblioteca e del varco vero?》A un mio cenno affermativo, prosegue, cercando di essere chiaro, il che è quasi impossibile per Connor.《Bene. Allora... Il tuo cucciolo è stato rinchiuso nel serraglio. Il signor Smith non ha voluto sentire ragioni, tu eri k.o. e io non sapevo che fare.》
Apro bocca per protestare, ma la richiudo subito: dopotutto Randall è più al sicuro in una gabbia che al mio fianco, di questi tempi.
《Mentre dormivi, diciamo, le anomalie spazio-temporali sono come impazzite.》Il ragazzo si passa una mano fra i capelli, scompigliandoli ancora di più, e sbuffa stancamente.《Continuano ad aprirsi a un ritmo serrato, tanto che non riusciamo a contenere tutte le dino-incursioni. Ah, fra l'altro, il signor Smith mi ha procurato quel cristallo sai? Per fortuna gli hai scritto un messaggio prima di... Beh, lo sai...》Abbassa gli occhi imbarazzato, anche se non ne ha alcun motivo.《La cosa importante è che sono riuscito a mettere insieme una specie di Chiudi Varco. Lo so, non è un nome molto originale ma rende l'idea. Cosa stavo dicendo? Ah, sì. Le anomalie. Ecco, loro... Stanno stracciando il tessuto spazio-temporale e se non la smetteranno la Terra intera verrà cancellata dall'universo.》
Rimango in silenzio a riflettere su ciò che mi ha detto, cercando di mettere un po' di ordine fra le informazioni, eppure non provo paura o terrore.
Io non provo nulla, a parte il cieco desiderio di ritrovare Liv.
Mi sento... vuoto.
Mi porto una mano al petto, massaggiandolo lievemente, ma non serve a nulla: rimango sospeso in questa sorta di dimensione priva di emozioni e sentimenti.
《D'accordo.》Prende atto della situazione con un veloce cenno d'assenso.《Portami dei vestiti e andiamo a vedere che succede.》
Percepisco gli occhi di Connor scrutarmi e cercare di capirmi, però, poi si alza e si dirige alla porta senza commentare in alcun modo.
《I vestiti sono in una busta accanto al letto. Immaginavo non volessi rimanere a letto quindi ho già provveduto a tutto, solo... Sbrigati!》
Detto ciò esce e si chiude la porta alle spalle con un leggero rumore.
Non ha accesso la luce e di questo gliene sono immensamente grato.
Con un gesto deciso, mi sfilo la flebo dal braccio e lo serro per fermare la piccola stilla scarlatta che minaccia di scivolare e macchiare le lenzuola candide. Dopo mi metto a sedere un po' meglio e getto le gambe fuori dal letto: come previsto mi hanno lasciato solo i boxer.
L'ospedale ha il dovere di incenerire tutti i vestiti che presume essere infetti o che appartengono ad agenti che hanno attraversato i buchi dimensionali.
Una precauzione giustificata visto il lavoro che facciamo: non vorrei mai che un virus preistorico dilagasse a Londra.
Poggio i piedi sul gelido pavimento, prendo un paio di respiro profondo dopodiché provo ad alzarmi. Quasi subito un'ondata di vertigini e nausea mi assale, ma riesco a resistere, stringendo i denti e serrando gli occhi.
Quando credo che il peggio sia passato, sollevo nuovamente le palpebre e mi metto alacremente al lavoro: recupero la busta coi vestiti, pantaloni e maglietta neri, e li indosso. Non faccio nemmeno in tempo a domandarmi dove siano le scarpe che le mie dita sfiorano un paio di stivali: li calzo velocemente e sono pronto a entrare in azione.
Conosco l'ambiente a menadito quindi la penombra nella quale mi muovo non mi reca alcun fastidio. Raggiungo la porta e la spalanco, rimanendo sull'uscio un po' confuso.
《Ma non è l'ospedale...》mormoro, prendendo atto del mio errore di valutazione.
《Il signor Smith non voleva che tu stessi là quindi ha provveduto ad allestire una specie di ospedale da campo qui al Centro》mi spiega Connor, avvicinandosi a me.
Ora che lo posso vedere bene, grazie alle luci al neon che rischiarano il corridoio e mi procurano un leggero fastidio, noto con disappunto che indossa abiti normali, grigi, una cosa davvero insolita per lui.
La situazione dev'essere grave perché Connor abbia rinunciato ai suoi improbabili accostamenti colorati.
《Perché? Non si fida?》domando, mentre ci avviamo verso l'ascensore.
《Mmhh... A parte il fatto che penso non si fidi di nessuno, crede che ci sia una talpa al Centro...》mi rivela il ragazzo con un sussurro, anche se siamo da soli.《Secondo lui, Kevin non lavorava da solo. Infatti dopo la... scomparsa della prof, le anomalie non si sono più aperte per un certo periodo, ricordi? Beh, dice che qualcuno le può manovrare. Lo so, sembra una cosa fantascientifica però... Il Manufatto non è mai stato trovato dopo che è stato rubato. Ora, per quanto io ami i complotti, non so quanto credito dare a Smitty...》
Smitty?
《Ah, che rimanga fra noi. Ma "signor Smith" è davvero troppo formale, soprattutto dopo tutto quello che abbiamo passato...》Mi spiega Connor, interpretando correttamente il mio sguardo confuso.《Fra l'altro, sembri un pirata con quella benda. Sai, in testa.》Gesticola con le dita e noto che tremano leggermente.
《Ne usciremo. Fidati di me.》Cerco di imprimere alla mie parole una certa dose di sicurezza e autorità, ma non so quanto riesco nel mio intento.
《Mi fido. Certo che fido. Ovvio che mi fido. Sei Capitan America. Beh, Capitan Londra tuttalpiù visto che non siamo in America. Comunque...》
Gli tappo la bocca con una mano, un po' per evitare che infartui di fronte a me, un po' perché sto avvertendo un inizio di ma di testa.
《Connor. Respira.》Gli ordino con voce ferma. Lui esegue e io mi allontano di nuovo.《D'ora in poi niente caffè per te. E non si discute.》
《Uffa... Ne ho prese solo dieci tazze. O forse dodici... Sono stressato sai?》mugugna indispettito, entrando in ascensore, che, finalmente, è arrivato.
《Forza! Andiamo a salvare il mondo!》esclamo, premendo il pulsante per salire, con un peso sul cuore e l'incertezza nell'animo.
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