Capitolo 55
Dobbiamo aspettare la domenica sera per mettere in atto il nostro piano. Dico nostro perché io ho lanciato l'idea, ma tutta la preparazione è ricaduta sulle spalle di Ian.
Abbiamo trascorso il resto della settimana rincorrendo un branco di Pachycephalosaurus wyomingensis, innocui erbivori dotati di crani dalla cupola spessa. La loro strada si era incrociata con quella di un altro branco proveniente da un altro varco e così...
Meglio non pensare a quanti danni possono fare una ventina di litigiosi erbivori.
《Liv. È ora.》
La voce di Ian è calda e gentile come sempre, anche se il suo atteggiamento nei miei confronti è cambiato in maniera quasi impercettibile. Non potevo aspettarmi diversamente dopo la confessione di quel pomeriggio al caffè.
Trattengo a stento un sospiro e mi alzo dal divano, dove ho passato l'ultima mezz'ora a riflettere su tutto e niente. Recupero gli stivali che l'uomo mi ha procurato e li calzo: aderiscono al mio polpaccio come una seconda pelle, ma sono leggerissimi e non intralciano per nulla i miei movimenti.
《Un prototipo del Centro》risponde Ian, senza che io ponga domande. Alzo lo sguardo e lo trovo intento a fissarmi.《Che c'è? Immagino ti stessi chiedendo in quale negozio ero passato...》Scrolla le spalle con noncuranza per poi controllare la pistola.
《Credi che ci servirà?》gli domando, prendendo la giacca di pelle dal bracciolo del divano e indossandola. Per ultima cosa, mi lego i lunghi capelli corvini in una folta coda così che non mi intralcino stanotte, durante il furto.
Il furto...
Non posso nemmeno pensare che stiamo per rubare una proprietà governativa altrimenti potrei cambiare idea e mandare tutto a monte.
《Non si sa mai. Ho un brutto presentimento. E poi... Non esco mai senza pistola.》
La risposta di Ian non mi rassicura affatto, anche perché pure io ho una brutta sensazione: avverto nell'aria che sta per succedere qualcosa.
Qualcosa di veramente terribile.
《Connor si ricorda la sua parte?》domando ancora, raggiungendo l'uomo sulla soglia della porta dell'appartamento.
《Lo spero》borbotta lui, uscendo di casa e controllando il corridoio come se si aspettasse un attacco.《Lo sai com'è fatto... Potrebbe ricordarsela oppure improvvisare.》
Già...
So com'è fatto Connor...
Reprimo un sospiro di tristezza e seguo Ian, pregando che davvero il ragazzo non si sia dimenticato di sbloccare l'ascensore.
Una cosa che non credevo possibile, ma che la signora Smith aveva installato come mistura cautelativa.
Dopo le 20 gli ascensori del Centro non possono raggiungere determinati piani e, ovviamente, il piano che ci interessa è tagliato fuori.
Connor ha promesso di eludere il sistema di sicurezza, che ha creato in collaborazione con Zeke, membro del Centro che devo ancora incontrare, e di farci arrivare al piano in cui si trova il Manufatto.
Il tragitto in auto è relativamente breve, forse perché sto pensando a un sacco di cose tutte assieme e non mi rendo conto dello scorrere del tempo. Fatto sta che, quando riporto la mente alla realtà, io e Ian ci troviamo nel garage del Centro.
Il silenzio è assordante, inframmezzato dal battito tumultuoso del mio cuore e il regolare respiro del mio compagno.
《Andiamo.》Mi dice a bassa voce, anche se mi pare ovvio che ci siamo solamente io e lui in questo garage.
Ian smonta dall'auto e controlla i dintorni. Noto la smorfia di disappunto che gli increspa le labbra solo perché lo sto fissando altrimenti non mi sarei accorta del suo nervosismo.
《Sei teso. Cos'hai visto che io non riesco a vedere?》gli chiedo, mantenendo anch'io la voce bassa e iniziando a guardarmi in giro.
Il garage mi sembra davvero deserto.
I molteplici SUV neri appaiono come carcasse di animali mentre le fredde luci al neon si riflettono sulle lamiere.
《Nulla.》L'uomo scrolla le spalle con noncuranza e chiude la portiera con un leggero scatto.
Insoddisfatta dalla risposta, lo imito e mi metto a camminare al suo fianco mentre ci dirigiamo verso l'ascensore.
《Dimmi che succede.》
La mia non è una richiesta bensì un ordine.
Siamo una squadra e lui non può nascondermi le cose, anche se, effettivamente, continua a farlo: non mi ha parlato del suo passato e della sua vita prima del Centro come ho, invece, fatto io.
Ma non è questa la cosa importante.
Non voglio certo forzarlo a confidarmi fatti che, ovviamente, non vuole rammentare.
Però, pretendo che sia sincero su ciò che ci aspetta.
《Non lo so》mi risponde Ian, dopo un attimo di riflessione. Preme il pulsante per richiamare l'ascensore e si guarda nuovamente in giro.《Te l'ho detto: ho una brutta sensazione. Tutto qui.》
Rifletto sulle sue parole durante tutta la salita verso il piano che ci interessa e non riesco a tranquillizzarmi. Le percezioni dell'uomo coincidono con le mie: non dovremmo essere qui.
Piantala, Liv!
Indietro non si torna!
《Siamo nel posto giusto?》domanda il mio compagno di furto quando l'ascensore giunge a destinazione con un leggero trillo.
Le porte metalliche si spalancano sul corridoio che ci porterà al Manufatto e io annuisco, con un veloce cenno della testa.
《Sinceramente non sono mai salito quassù, ma credo che ci siano laboratori...》Mi rivela Ian, uscendo dalla relativa sicurezza dell'ascensore e guardandosi in giro con circospezione mista a curiosità.《Pare che la via sia libera. Vieni.》
Cerco di rallentare il battito del mio cuore, ma non ottengo risultati molto soddisfacenti quindi rinuncio. Mi porto al fianco di Ian e lui mi fa cenno di fargli strada.
Camminiamo spediti e decisi verso l'ufficio in cui è conservato il Manufatto, tanto che arriviamo nel giro di pochi minuti.
Stavolta la porta è chiusa, però non ci perdiamo d'animo: il mio compagno accosta un orecchio a essa e scuote la testa in segno di diniego.
Non ha udito voci.
Alzo il pollice in segno di approvazione e lui abbassa lentamente la maniglia, portandosi una mano alla pistola.
L'aria è così senza di tensione che si può tagliare con un coltello: i miei occhi fissano lo spiraglio di luce che si fa, via via, più grande finché non mi accorgo che Ian si era sbagliato.
L'ufficio non è vuoto: seduto alla scrivania vedo l'ultima persona al mondo che pensavo di trovarmi di fronte.
《Buonasera, professoressa Baxter.》
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro