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Capitolo 49

Cammino velocemente e cerco di mantenere il silenzio: Ian e Connor mi stanno offrendo un diversivo e io non posso vanificare i loro sforzi.

Attraverso la biblioteca senza incontrare alcun dilofosauro e raggiungo una porta, che stranamente non è chiusa a chiave.

La cosa mi pare sospetta, però, relego questo piccolo dettaglio in un angolino del mio cervello: devo trovare il varco.

Il rumore dei proiettili cessa per qualche istante per poi ricominciare, anche se in maniera più sporadica, e io non so come interpretare questo fatto.

Che Ian stia finendo le munizioni?

Che i dilofosauri siano troppi?

Basta!

Non posso pensare a queste cose!

Con uno sforzo sovrumano, bandisco questi pensieri dalla mia mente e riporto l'attenzione sulla porta: innocua ma così spaventosa da farmi correre un brivido gelido sulla pelle.

Allungo una mano e stringo in pugno la maniglia per un attimo prima di spingerla verso il basso e aprire cautamente l'uscio.

Una corrente d'aria tiepida mi scompiglia leggermente i capelli sciolti e un odore strano, fuori posto, giunge alle mie narici. Un seminterrato dovrebbe puzzare di chiuso e muffa, questo, invece, profuma di foresta e libertà.

Questo vuol dire che sono nel posto giusto...

Inghiottisco saliva mista a incertezza e poso il piede sul primo gradino prima di perdere il coraggio: un campanello d'allarme mi risuona nella testa, rendendomi molto nervosa.

Non fare la stupida, Liv!

Poggio una mano sul corrimano in metallo e comincio la discesa. Percorro una decina di gradini prima di raggiungere la meta: il seminterrato consiste di un enorme spazio colmo di scaffali e libri messi alla rinfusa con qualche scatolone sparso qua e là sul pavimento.

La cosa positiva in tutta la faccenda è che non mi serve una torcia: le luci del varco sono sfolgoranti e illuminano l'ambiente tenebroso.

Devo avanzare fino al centro del seminterrato prima di poter vedere il buco dimensionale in tutto il suo splendore. Rimango in ammirazione per un lungo attimo mentre i ricordi si affastellano nella mia testa come le tessere di un domino.

《Che sia quello giusto?》mormoro, rompendo il silenzio denso di aspettativa che mi circonda.

C'è un solo modo per scoprirlo...

Avanzo lentamente in direzione del varco finché non assaporo il suo calore e chiudo gli occhi quando lo oltrepasso.

Una miriade di odori diversi mi aggredisce il naso, facendomelo storcere un pochino. Sollevo le palpebre per capire dove mi trovo e, come prima cosa, vedo un albero.

Altissimo e frondoso, crea una grande ombra che smorza le luci del varco. Controllo i dintorni, ma non vedo nulla di significativo: so in che epoca sono, grazie ai dilofosauri che infestano la biblioteca, però, vorrei provare a cercare un altro varco che possa condurmi a casa.

Grazie ai numerosi tentativi falliti, sono giunta a una conclusione: non esistono strade dirette per tornare alla mia realtà. Devo per forza attraversare il passato, o il futuro, e provare ogni varco disponibile.

Non esistono altre soluzioni al mio problema.

《Gambe in spalla, allora...》borbotto, appoggiando la mano alla ruvida corteccia dell'albero davanti a me.

Lancio una breve occhiata al varco, spaventoso e invitante, che mi collega alla realtà di Ian, e poi mi incammino nella direzione opposta.

Mi sono dimenticata come fosse avanzare in una foresta sconosciuta, circondata da suoni di animali preistorici. La prima volta che sono capitata in un posto del genere è stato a causa di uno smilodonte: il primo caso a cui ho lavorato con Liam.

Già...

Liam...

Chissà cosa starà facendo in questo momento.

Chissà se mi starà cercando oppure...

E se si fosse rassegnato?

Se mi avesse data per morta e fosse andato avanti con la sua vita?

Sicuramente, non lo biasimerei. Anzi, una parte di me, spera che il capitano sia felice e continuo a proteggere il mondo come ha sempre fatto.

Ma un'altra parte, quella più egoista, invece, spera che Liam mi stia cercando con preoccupazione e angoscia.

All'improvviso sento un rumore che non ha nulla a che fare con i latrati che riempiono la foresta.

Un suono così fuori posto che mi vengono i brividi.

Ma quella...

La voce di Liam.

Io ho sentito la voce del mio capitano.

Non posso sbagliarmi.

Mi blocco al centro della piccola radura in cui mi trovo e compio un giro su me stessa per controllare i dintorni.

Nulla.

Non vedo nulla.

Eppure...

《Liam!!》grido a pieni polmoni, anche se capisco, fin da subito, che si tratta di una pessima idea.

Infatti quasi subito odo in risposta al mio urlo un fiero ruggito: non proprio quello che mi aspettavo.

Dannazione!

Mi sento lacerata: vorrei perlustrare quella maledetta foresta in lungo e in largo per capire se ciò che ho sentito è stato solamente frutto della mia immaginazione oppure se quel suono, quella flebile voce, appartiene sul serio al mio capitano.

Ma non posso.

La mia imprudenza è stata fatale.

La foresta si ammutolisce di colpo, tanto che persino il vento cessa di scompigliarmi i lunghi capelli corvini come se il predatore in agguato fra gli alberi impaurisse la natura intera.

Devo tornare indietro...

Però ho trovato la conferma alla mia ipotesi, anche se, in confronto alla sofferenza che provo in questo momento, rappresenta una ben magra consolazione.

Uno scossone al terreno mi fa trasalire, facendomi ripiombare nella dura realtà: ora devo scappare.

Non aspetto che il predatore si palesi davanti a me e mi metto a correre nella direzione opposta, ritornando sui miei passi.

I rami bassi, che prima ho scostato da me con attenzione, ora mi frustano le gambe, impigliandosi nei pantaloni e lacerandoli malamente.

Ciò nonostante, non permetto a me stessa di pensare o rallentare: salto radici sporgenti, evito rami bassi, oltrepasso cespugli ornati da sgargianti fiori, probabilmente velenosi.

Finché non raggiungo il punto di partenza.

Il varco è ancora aperto, sembra quasi che mi stia aspettando per riportarmi da Ian e Connor.

Solo quando lo vedo di fronte a me, mi fermo, col cuore in tumulto e il respiro affannoso.

Non faccio nemmeno in tempo a pensare che un braccio robusto mi circonda il collo, stringendolo fino a farmi perdere i sensi.

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