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Capitolo 46

La porta in vecchio stile è stata inchiodata con alcune assi, ormai ricoperte di graffiti.

《Dimmi se arriva qualcuno》ordino a Connor per poi appoggiare il fucile a terra.

Appoggio un piede al centro del portone, afferro una tavola di legno e tiro con tutte le mie forze. Ci vogliono solamente due strattoni prima che ceda con un sonoro schiocco.

Udendo quel rumore, il ragazzo si volta un istante verso di me per dopo tornare al suo ruolo di palo.

Cinque minuti e libero la porta. Altri due e la apro, scassinando la serratura con molta facilità.

《Fatto!》Annuncio al mio compagno, recuperando il fucile e lanciando una veloce occhiata ai dintorni.

Non scorgo nessuno eppure provo una strana sensazione, come se stesse per accadere qualcosa di brutto.

Sto diventando paranoico...

Scrollo le spalle ed entro per primo all'interno dell'edificio. Appena gli do il via libera, Connor si precipita al riparo da occhi indiscreti e chiude la porta, con un gesto secco.

Gli scocco un'occhiataccia per il rumore che ha fatto e lui si mostra contrito, tanto che abbassa la testa, afflitto.

《Procediamo con cautela. Stai sempre vicino a me e tieni gli occhi aperti. Dobbiamo trovare il varco, ma dobbiamo anche fare attenzione a possibili incursioni.》Parlo rapidamente, a voce bassa, mentre i miei occhi ispezionano l'atrio.

La biblioteca dev'essere chiusa da parecchio tempo visto lo spesso strato di polvere che ricopre la scrivania davanti a noi, sulla sinistra.

Avanzo a passi lenti, col fucile spianato, ringraziando la torcia che ho fatto incorporare qualche anno fa all'arma. Una delle poche volte in cui il signor Smith ha approvato un'idea scaturita dai suoi sottoposti.

Avverto la presenza di Connor alle mie spalle, ma null'altro. L'edificio sembra deserto e tranquillo, il luogo ideale per un'imboscata.

Giunti alla scrivania ci fermiamo per controllare se troviamo tracce del passaggio di persone oppure di animali.

Interrogo Connor con lo sguardo, però lui scuote la testa in segno di diniego: nessun indizio.

Allora procediamo verso gli scaffali, che una volta dovevano essere ingombri di volumi, mentre ora sono solamente scheletri di un luogo ormai abbandonato.

《Dov'è il varco?》mi domanda il ragazzo, muovendo appena la bocca.

Sono fiero di lui: percepisco la sua paura strisciarmi sulla pelle eppure è qui, al mio fianco, con una piccola torcia in mano e gli occhi attenti per captare qualsiasi cosa fuori posto.

Gli rispondo puntando l'indice in direzione del pavimento: Kelly mi ha detto che il buco dimensionale si trova nel deposito sotterraneo.

Avanziamo nell'oscurità, rapidamente ma senza produrre alcun rumore, fino a raggiungere una porta metallica che presumo conduca al piano inferiore.

《Occhi aperti》raccomando a Connor prima di mettermi il fucile in spalla e scassinare anche questa serratura.

Click!

Il suono metallico risuona nel silenzio. Io e il ragazzo tratteniamo il respiro per un attimo, ma non succede nulla.

Dovrei essere contento di quest'operazione priva di intoppi eppure...

Non riesco a togliermi di dosso questa strana sensazione.

《Scendiamo?》La domanda di Connor, un sussurro nelle tenebre, mi riscuote e passo all'azione.

《Sì. Scendiamo.》

Imbraccio il fucile e la luce della torcia fende l'oscurità con facilità. Rimango sul primo gradino a riflettere: vorrei prendere Connor e andarmene.

Non sono mai fuggito davanti al pericolo.

Che mi sta succedendo?

《Liam. Liam.》

Avverto il terrore intridere la voce di Connor e questo riesce a farmi abbandonare tutti i dubbi e le incertezze.

《Ci sono. Seguimi.》

Lo sento deglutire mentre mi segue, fiducioso che io lo proteggerò da qualsiasi cosa ci imbatteremo.

Prendo un respiro profondo e mi immergo in quel lato di me, freddo e calcolatore che mi sono creato ai tempi dell'esercito.

La discesa è breve e tranquilla, infatti giungiamo a destinazione sani e salvi.

Il sotterraneo della biblioteca consiste in un enorme locale pieno di scaffali, identico al piano di sopra, solamente grande il doppio o forse il triplo.

《Guarda...》sussurra Connor, puntando il dito verso destra dove scorgo in leggero chiarore.

《Il varco...》mormoro, ammirando quel gioco di luci che solamente un evento del genere può creare.

Camminiamo in direzione del luccichio, continuando a tenere la guardia alzata, pronti a scattare al minimo rumore. Però riusciamo a raggiungere la meta senza alcun problema.

Il varco è davanti a noi, fra due scaffali ingombri di scatoloni, splendente e odioso come sempre. Lo studio per qualche istante prima di prendere una decisione.

《Connor. Io vado》annuncio al ragazzo che si è seduto a terra per controllare i dati sul suo fidato computer portatile.

《Vai? Come vai? Dove vai?》mi domanda a raffica finché non realizza la portata delle mie parole.《Oh, cavolo...》

Già...

《Ti lascio questa.》Recupero la pistola dal fodero agganciato alla caviglia e mi accovaccio affianco al ragazzo.《Qui c'è la sicura. Così si toglie.》Gli mostro come fare, due volte, con gesti lenti.《Basta solo che punti e premi il grilletto. Non mirare a bersagli piccoli come la testa, ma punta al petto: è più probabile che tu riesca a procurare danni seri. Hai solamente sei colpi quindi spara solamente quando hai la certezza di raggiungere il bersaglio. Tutto chiaro?》

Gli occhi di Connor sono grandi e sgranati mentre passa lo sguardo da me alla pistola, però la prende in mano, anche se incerto e la stringe al petto.

《Tornerai vero?》mi chiede con un filo di voce, quasi temendo la mia risposta.

《Certo, Genietto. Altrimenti tu che faresti?》sogghigno e gli scompiglio la zazzera scura che si ritrova, capendo all'improvviso la natura del rapporto fra lui e Liv.

Anche se a prima vista, Connor appare come un giovane distratto e ironico, nasconde profonde ferite che sono difficili da sanare. Comprendo perché la dolce professoressa si sia presa a cuore le sorti di questo ragazzo.

《Sta attento, capitano!》Mi saluta lui, guardandomi mentre attraverso il varco lucente.

Serro gli occhi per un momento, accecato dalle sfolgoranti luci, poi li riapro e mi ritrovo in una specie di radura, circondata da alberi con il tronco chiaro e sottile, molto diversi da quelli dei tempi moderni.

Un sfruscio attira la mia attenzione.

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