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Capitolo 42

《È impossibile... Non può essere il Manufatto...》

Sono scioccata eppure le mie dita stanno sfiorando la superficie liscia di quell'oggetto da chissà quanto tempo.

Razionalmente capisco che esiste perché lo sto toccando, però...

L'ultima volta che ho visto il Manufatto era nelle mani di Kevin e lui si stava preparando per annientare l'umanità.

Possibile che vivesse qui?

In questa realtà?

Ringrazio il cielo di essermi seduta a terra perché altrimenti sarei già svenuta. Mi rigiro il caleidoscopio fra le mani e decido di guardarci dentro.

Forse solo per curiosità, forse perché spero in un indizio su ciò che sta accadendo.

Mi porto la parte col vetrino all'altezza dell'occhio destro, serrando il sinistro, e mi ritrovo, con la mente, catapultata nell'archivio del Centro, il giorno della morte di Nina.

Un groviglio di emozioni mi chiude la gola mentre le linee temporali si dipanano davanti al mio sguardo ammirato e attento.

C'è qualcosa di diverso...

Aggrotto la fronte, cercando di capire cos'è cambiato dall'ultima volta che ho guardato all'interno del Manufatto e la risposta mi è subito chiara.

I puntini luminosi, quelli che pulsano seguendo il ritmo del mio provato cuore, sono aumentati in maniera significativa.

Se davvero rappresentano le anomalie, i varchi spazio-temporali che il Centro si affanna per tener sotto controllo, vuol dire che le incursioni di animali preistorici si sono acuite. E se la situazione continua così, presto le epoche collasseranno una sull'altra, distruggendo la realtà come la conosciamo.

Mi allontano di scatto dal Manufatto, come se fosse tutta colpa sua, e mi chiedo chi l'abbia costruito. È un oggetto talmente singolare e orribile che solo una mente perversa e malvagia avrebbe potuto idearlo.

Ma non è questa la cosa più importante in questo momento.

《Cosa faccio?》Chiedo a me stessa, sperando in una risposta chiara e decisa, che, ovviamente, non arriva.

Non mi mai sentita più confusa come in questo istante.

Dovrei portar via il Manufatto per studiarlo con tutta calma, però, facendo così metterei in allarme chiunque lo possegga ora.

D'altra parte, potrei lasciarlo qui e scoprire a chi appartiene quest'ufficio: sarebbe l'opzione più sicura da perseguire.

Farò così!

Le scelte che ho a disposizione non mi piacciono eppure ho dovuto prendere una decisione: rimetto a posto l'oggetto, cercando di sistemarlo nella stessa posizione in cui l'ho trovato.

Dopodiché recupero la penna, mi alzo e la faccio cadere nel portapenne assieme alle altre.

Mi allontano di un paio di passi dalla scrivania, che contiene chissà quanti altri segreti, e constato che ho fatto davvero un ottimo lavoro: nessuno si accorgerà che qualcuno ha frugato nell'ufficio.

Ora è meglio se esco da qui...

Raggiungo la porta e controllo che il corridoio sia ancora libero. Mi volto, lanciando un'ultima occhiata alla stanza, e poi esco, posizionando la porta come l'ho trovata, ossia leggermente socchiusa.

Cammino a passo spedito, avvolta dalla strana sensazione di essere controllata, ma quando mi giro, e lo faccio molte volte prima di giungere all'ascensore, non vedo anima viva.

Ovviamente...

Sono troppo agitata e mi immagino le cose...

Schiaccio il pulsante per la chiamata e odo un sommesso vocio: volto la testa sia a sinistra che a destra eppure non compare nessuno.

Mentre attendo l'ascensore, le voci si fanno più forti e capisco che si tratta di due uomini che discutono all'interno di una stanza lì accanto.

Ti prego, fa che non escano...

Continuo a fissare i numeri luminosi che aumentano, però, l'ascensore non arriva.

Muoviti!

Muoviti!

Muoviti!

Quando sto per perdere le speranze, finalmente, sento il trillo che annuncia l'arrivo del tanto agognato ascensore. Non appena metto un piede all'interno dell'abitacolo, odo il rumore di una porta che si apre, cigolando leggermente.

《Ehi! Aspetta! Scendiamo anche noi!》esclama una voce maschile che mi suona familiare, anche se pare una cosa impossibile.

Non rispondo in alcun modo e pigio freneticamente il bottone che mi porterà al garage.

Le porte metalliche si chiudono giusto in tempo, però il mio sguardo s'incrocia con quello di un uomo, di cui riesco a scorgere solamente le iridi, nere come ossidiana, prima che l'ascensore mi strappi da quel piano colmo di arcani.

Quando vedo i numeri correre a ritroso, tiro un grandissimo sospiro di sollievo mentre l'enormità della scoperta cade sulle mie spalle con la potenza di un uragano.

Ancora una volta le certezze che possiedo vengono spazzate via da una realtà ben più complicata e incredibile.

Appoggio la schiena alla fredda parete di metallo e mi lascio scivolare a terra. Mi porto le gambe al petto e rimango immobile finché la discesa non si conclude.

《Liv! Stai bene? Che succede?》mi domanda una voce preoccupata.

Alzo lo sguardo e trovo Ian intento a fissarmi. Realizzo che le porte si sono aperte sul garage, ma non me ne sono nemmeno resa conto presa com'ero a riflettere sul Manufatto, su Kevin, sul Centro e su come è cambiata la mia vita da quel lontano giorno di pioggia.

Scuoto la testa, incapace di spiegare a quell'uomo gentile e protettivo il motivo della mia espressione desolata.

Lui non commenta e si siede accanto a me, cingendomi le spalle con un braccio.

《Se è per Liam che sei preoccupata, puoi evitare di stare così male. Ha sette vite come i gatti e non sarà un morsetto a farlo andare in pensione anticipata》mi dice in tono basso ma sicuro.《Se, invece, riguarda la situazione in cui ti trovi... Non posso offrirti altro che il mio aiuto e il mio conforto. Siamo nella stessa barca, Liv, solo che io, a differenza tua, sono giunto qui volontariamente.》

Sentendo quelle parole, mi giro verso di lui, interessata a scoprire di più su quell'uomo venuto da lontano, senza rendermi conto che siamo troppo vicini.

I nostri sguardi s'incrociano e io mi perdo nei suoi occhi caldi, color nocciola. Vorrei dirgli tutto ciò che ho scoperto e tutto ciò che gli ho taciuto però...

Come  posso condividere con Ian tutti i risvolti della mia vita?

Lo conosco da così poco tempo eppure già mi affido a lui come mi affiderei al mio migliore amico.

Lentamente il suo sguardo scende sulle mie labbra e le mie palpebre si abbassano di loro volontà.

Un respiro fresco, dal vago aroma di menta, danza sulle mia pelle e...

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