Capitolo 37
Ma quanto grande è questa dannatissima scuola?!
Mi sembrano ore che corro con due lupi preistorici alle calcagna, invece sono passati solamente dieci minuti.
《Zeke!!》Grido all'indirizzo di quel maledetto che starà ridendo di me dietro allo schermo del suo computer.
《Fra una decina di metri dovresti scorgere il capanno》mi avvisa lui, con una calma quasi surreale.
Quell'uomo è un vero enigma per me.
Non abbiamo legato, ma ci rispettiamo e ci aiutiamo a vicenda, solo che...
Volto un poco la testa e cerco con lo sguardo le belve: mi tallonano, infaticabili, con la bava alla bocca e le zanne snudate.
L'istituto possiede un parco davvero immenso. Mi sono allontanato dalla scuola, tanto che ormai la vedo a stento, eppure il capanno per attuare la mia trappola non spunta fuori.
Mi sembra di immergermi in un folto bosco. Il prato, finemente rasato, infatti, ha lasciato spazio ad una grande macchia verde costellata di querce e larici.
Per seminare le creature devo zigzagare fra gli alberi, cercando di non spiaccicarti su qualche tronco.
Il fiato è regolare così come il battito del cuore. L'allenamento a cui sono stato sottoposto ha dato i suoi frutti: potrei correre per altre due ore senza sentire la minima fatica.
Però, ora come ora, ho altri pensieri in testa.
Liv.
Liam.
Connor.
Missione.
Anche se, probabilmente, non in quest'ordine.
Che disastro...
L'incontro con la splendida donna proveniente da un'altra realtà mi ha incasinato il cervello, facendomi relegare la missione all'ultimo posto delle mie priorità.
《Lo vedi?》La voce di Zeke risuona nelle mie orecchie, prepotente e fredda.
《Mmhh..》Evito di rispondere: preferisco non dire parolacce.
Mia madre si rivolterebbe nella tomba.
Una radice molesta si frappone tra me e la salvezza.
Inciampo perché mi sono girato a controllare i lupetti e così mi ritrovo lungo disteso sopra una distesa di foglie e fango.
La caduta mi intontisce un poco, ma ho la prontezza di riflessi necessaria per girarmi sulla schiena e sfoderare la pistola.
Appena in tempo dato che una belva balza su di me quando mi vede a terra, indifeso.
Fregato!
Premo il grilletto e gli piazzo una pallottola nel collo muscoloso e una in una spalla, ma il lupo non si ferma.
Con un movimento rapido, inserisco nuovamente la sicura e piazzo l'arma fra la mia gola e le zanne della bestia.
Le zampe, robuste e dotate di artigli smussati, sono poggiate ai lati della mia testa e affondano nel morbido terreno.
Il lupo serra le mascelle e sento la pistola scricchiolare sinistramente: il mio momentaneo scudo non durerà a lungo.
Che faccio?
《Ehi! Lupacchiotto!》
Una voce familiare rompe il silenzio colmo della promessa di morte che aleggia nel bosco intorno a me.
《Perché non te la prendi con me?》urla ancora Connor.
Che intenzioni ha quell'idiota?
Avverto l'indecisione della belva mentre soppesa le sue scelte: una preda difficile da uccidere oppure l'altra che vuole farsi mangiare.
Ovviamente decide di mollare me per inseguire Connor.
Ma non prima di avermi dato una lezione: il lupo, infatti, fa schioccare le mascelle riducendo la pistola in un ammasso metallico senza alcuna utilità.
Poi mi libera e, dopo avermi rivolto uno sguardo sprezzante, si dirige a passo spedito verso Connor.
《Scappa!》Grido al ragazzo che rimane impietrito per qualche minuto, fissando il gigantesco animale che continua ad avanzare verso di lui.
《Ottima idea!》esclama il Genietto, mettendo, finalmente, in moto le gambe.
Slitta sul terreno fangoso, ma riesce a rimanere in piedi, e comincia a correre in direzione di quell'introvabile capanno.
Io mi rialzo da terra e getto via i resti della mia arma, imprecando contro il lupo, per poi rimettermi in marcia.
Non seguo direttamente Connor e i suoi inseguitori, ma proseguo per la strada che avevo imboccato prima e spingo al massimo le mie gambe: devo giungere al luogo stabilito prima di loro.
Ai miei occhi, il bosco diventa una macchia confusa verde e marrone tanto corro veloce finché...
《Eccolo...》
Il capanno del custode è una sorte di casetta dotata di una piccola finestrella sul lato destro, da cui un lupo preistorico non potrà mai passare, e una porta in lamiera.
Il colore verde scuro con cui è stato dipinta la mimetizza perfettamente all'interno della boscaglia.
《Ian! Dove diavolo sei finito?!》
Connor strepita così tanto che i poveri uccelli, abitanti di quel boschetto, spiegano le ali e volano lontano.
O forse è colpa delle belve?
Comunque sia, avverto l'arrivo del ragazzo e corro verso la porta del capanno, che ovviamente è chiusa.
《Maledizione!》sbotto, prendendo fra le mani sudate il grande lucchetto che chiude il catenaccio.
Con la mani destra mi frugo nella tasca posteriore dei pantaloni finché le mie dita non sfiorano un piccolo astuccio in pelle: lo tiro fuori e lo apro.
Il mio set di grimaldelli luccica sotto i fiochi raggi solari che penetrano tra le fronde degli alberi.
Senza indugiare oltre, recupero il necessario per scassinare la serratura e mi metto all'opera: gli attrezzi mi scivolano dalle mani a causa della fretta quindi mi occorrono due tentativi prima di riuscire ad aprire il lucchetto.
Sì!
Proprio in quel momento, uno strillo acuto mi fa voltare: Connor è sbucato dalla fitta boscaglia, correndo scompostamente, con i capelli appiccicati di sudore e i vestiti lacerati.
《Genietto! Di qua!》
Attiro la sua attenzione, sbracciandomi come un forsennato, finché lui non mi nota e caracolla verso di me.
《Dove sono?》gli chiedo a bruciapelo, appena arriva a portata di voce.
Il ragazzo, però, non riesce a rispondermi tanto è affaticato dalla corsa: può solamente ansimare e gesticolare.
I miei occhi scandagliano il bosco senza vedere nulla.
Dove sono?
Finalmente odo un ringhio.
A stento trattengo un grido di giubilo. Prendo Connor per un braccio e lo porto sul lato del capanno, fuori vista, per poi fare nuovamente da esca.
《Ehi! Non volevate mangiarmi?》urlo, mettendomi le mani a coppa sulla bocca per amplificare il suono.
Subito una sorta di ululato risponde al mio grido di sfida.
Bravi, cucciolotti...
I lupi emergono dalla fitta boscaglia, l'uno accanto all'altro, e, senza riflettere, scattano all'unisono nella mia direzione.
Io rimango immobile, in attesa, mentre le belve corrono, gioiose che la loro preda non si muova.
Attendo fino all'ultimo secondo, quando ormai riesco a percepire il loro fiato pestilenziale e poi mi getto di lato.
I lupi, vittime del loro stesso entusiasmo, si schiantano sulla porta in lamiera, spalancandola e ruzzolando all'interno del capanno.
Mi rimetto subito in piedi, afferro la maniglia arrugginita e chiudo la porta, bloccandola con il lucchetto che ho scassinato istanti prima.
Sto per tirare un sospiro di sollievo quando la testa di Connor fa capolino dall'angolo.
《Qualcuno ha attivato il Chiudi Varco!》
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