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Capitolo 35

Troppo tempo.

Liv è via da troppo tempo.

E io sto diventando sempre più irrequieto.

《Puoi smetterla di camminare avanti e indietro? Mi fai venire la nausea》sbotta Connor, facendomi sobbalzare.

Non mi sono accorto di quello che sto facendo.

Mentre il mio cervello crea e disfa scenari orribili e sanguinari, il mio corpo si muove di sua volontà: non riesco ad aspettare pazientemente.

Mi sembra quasi una cosa contronatura.

《Io vado》annuncio al ragazzo, prendendo, finalmente, una decisione.

Mi avvicino alla porta della mensa, afferro la maniglia con forza e...

《Vengo anch'io!》esclama Connor, affiancandosi a me.

《No》replico con tono duro, inflessibile.

《Invece sì. Liv mi piace e voglio aiutarla.》

Mi è impossibile ribattere a queste parole.

《Stai dietro di me》raccomando al giovane, che, prontamente, annuisce.

Prendo un respiro purificatore e abbasso la maniglia. Spalanco la porta con la pistola in pugno, ma nessuna belva preistorica ci attacca.

Non mi rilasso per alcun motivo.

Il mio istinto mi avverte che c'è un pericolo in agguato, anche se ora non lo riesco a vedere.

《Pare una semplice mensa...》commenta Connor, girovagando fra i tavoli.

《Se fosse così perché Liam e Liv sarebbero spariti?》domando al giovane, in tono, forse, troppo severo.

《Ehm...》balbetta lui, a disagio, continuando a zigzagare fra i deschi.《Meglio se sto zitto...》

Ottima decisione!

Non dico nulla e continuo la mia ispezione.

Dietro al bancone, che occupa buona parte dell'ambiente, scorgo macchie di unto e, quello che a prima vista, mi sembra sangue.

Liv...

Lei è il mio primo pensiero.

Non capisco come mai, però, quella donna, giunta da un'epoca lontana, e riuscita ad abbattere tutte le mie barriere solamente con la sua presenza.

《Connor...》Chiamo il Genietto a voce bassa, appoggiando una mano sul bancone per issarmi.

《Ian... Forse dovresti girarti...》La sua voce è poco più di un sussurro, ma riesco ad udirla ugualmente.

La strisciante paura che percepisco da quelle poche parole mi fa temere di essere caduto in una trappola.

Rinserro la presa sull'arma e mi volto lentamente.

Connor si trova a poca distanza da me, con le mani aggrappate ad una seggiola, pronti a scagliarla in caso di emergenza.

Le due grandi vetrate che illuminano l'ambiente ora sono oscurate da due presenze.

《Che diavolo...?!》inizio a dire per poi bloccarmi quando le belve ringhiano.

Hanno le dimensioni di un cavallo, ma l'aspetto è molto diverso. Posseggono le fattezze dei lupi però sono totalmente privi di pelo.

La loro pelle è scura e maculata, infatti, scorgo piccole chiazze più chiare sul loro dorso.

Il muso è allungato come quello dei cani. Le orecchie si muovono nervosamente per captare ogni nostro respiro mentre gli occhi gialli sono puntati su Connor.

Le zanne, che sporgono dalle labbra, hanno un aspetto minaccioso e mortale: un filo di bava cola dalla punta acuminata per cadere a terra con un rumore viscido.

《Ian...》mormora il ragazzo, senza muovere le labbra.《Che facciamo?》

Il Genietto fa sempre domande difficili.

《Scappiamo?》propongo, sussurrando, continuando a tenere sotto controllo le belve.

《Mozione approvata》mi risponde Connor, iniziando ad arretrare di un passo.

A quel punto gli animali prendono la loro decisione: uno punta sul giovane mentre l'altro volta la testa verso di me.

《Dobbiamo allontanarli da qui. Sicuramente Liam e Liv si sono nascosti qui da qualche parte e questo due cucciolotti impedivano loro di uscire》ragiono a voce alta, imitando Connor.

《Quindi dobbiamo fare da esche, giusto?》replica lui, con voce incerta.

《Giusto. Li attiriamo lontani e li rendiamo inoffensivi. Poi torniamo a chiudere il varco.》

Non è un piano infallibile né il migliore che io abbia mai ideato, però, è davvero l'unica cosa che possiamo fare.

《Ehm... Ian... Questo piano fa schifo!》esclama Connor prima di girarsi e correre a perdifiato verso la porta.

Nello stesso istante, il lupo preistorico spicca un lungo balzo e atterra fra il ragazzo e la salvezza.

《Connor! La finestra!》Grido al suo indirizzo, correndo verso la lastra di vetro che ci separa dalla libertà.

Sparo due colpi, infrangendo la superficie ialina, proprio quando le belve ci attaccano.

Non mi fermo a riflettere e corro incontro al lupo. Questo si blocca, probabilmente non crede ai suoi maligni occhi gialli, e comincia a ringhiare.

《Connor!!》

Grazie allo slancio dato dalla corsa, riesco a scivolare sotto il ventre della bestia, lasciandola interdetta per qualche prezioso istante.

Giusto qualche centimetro prima di schiantarmi contro il muro, mi fermo e mi rimetto in piedi con un agile balzo.

Ora mi trovo proprio accanto alla finestra, però, manca Connor all'appello.

Un rapido sguardo mi fa capire che si trova nei guai.

Sta cercando un varco per oltrepassare il lupo che lo tiene bloccato in una sorta di limbo: se lui arretra, la belva attacca, ma il ragazzo non può di certo avanzare perché finirebbe dritto fra le fauci della bestia.

Si trova in una situazione di stallo.

Però nemmeno io me la passo bene: il mio lupo ha capito che l'ho fregato e ora medita vendetta.

Senza riflettere ulteriormente, punto la pistola sulla belva di Connor e le piazzo due proiettili in corpo, più precisamente uno nella spalla muscolosa e l'altro nel fianco.

Un ringhio furioso e potente risuona nella mensa, terrorizzando il Genietto. Fortunatamente, però, il ragazzo ha un'ottima prontezza di riflessi: infatti, appena colpisco il lupo, il ragazzo si volta e si mette a correre verso di me.

《Come odio questo lavoro!》esclama, sfrecciandomi accanto per poi saltare fuori dalla finestra.

《Prego, eh?》borbotto, rifoderando la pistola.

Ho ancora metà caricatore ma preferisco non sprecare proiettili.

Volto le spalle ai due furiosi animali e seguo Connor, scappando dalla mensa a gambe levate.

《Zeke!》Chiamo il nostro coordinatore mentre sbircio dietro di me: i lupi mi stanno inseguendo.《Dove posso rinchiudere questi due?》

L'auricolare, all'interno dell'orecchio destro, emette un rumore e subito la voce dell'uomo mi arriva chiara e forte.

《Il capanno degli attrezzi del custode.》È la risposta rapida e concisa: una delle poche cose che apprezzo in Zeke.

《Guidami fin lì》gli ordino, controllando ancora che i lupi mi seguano.

È ironico.

Alla fine l'esca sono soltanto io.

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