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Capitolo 30

A differenza del mio Centro, a questo non si accede tramite ingressi segreti, anzi, si tratta di un edificio dall'aspetto anonimo, posto quasi al centro della città.

Praticamente in piena vista.

《Non mi dirai che siamo arrivati?》domando a Ian, smontando dal SUV.

L'uomo ha parcheggiato vicino all'entrata, una doppia porta scorrevole, così non siamo costretti a camminare molto. La mia attenzione, però, è focalizzata sul grande edificio davanti a me.

《Certo che siamo arrivati. Altrimenti perché mi sarei fermato qui?》ribatte lui, con la perplessità nella voce, affiancandosi a me.

《Beh... Ecco... Credevo che fosse un po' più...》farfuglio, cercando di spiegargli il mio punto di vista.

《Capisco》ridacchia Ian, avanzando verso l'entrata.《Diciamo solo che il posto migliore in cui nascondere qualcosa è davanti a tutti, in bella vista. Non credi?》

A quelle parole, mi acciglio un poco prima di convenire con lui: in effetti la sua teoria non è totalmente sbagliata.

《Vieni?》Mi sprona a muovermi.

Così lo raggiungo con rapide falcate ed entriamo insieme al Centro, dove veniamo accolti da una graziosa ragazza mora che saluta Ian con un sorriso.

《Ciao, Lucy!》esclama l'uomo, alza due dita a mo' di saluto per poi proseguire in direzione degli ascensori.

Questo Centro mi ricorda un poco il Centro che ho visto nel futuro quando ho attraversato il varco assieme a Connor. Infatti, anche questo edificio, esattamente come l'altro, possiede una grande receptionist e una parete su cui è disegnato il simbolo dell'organizzazione.

Mentre cammino affianco a Ian, continuo a studiare l'ambiente con occhi analitici, cercando di imprimermi nella memoria ogni singolo particolare di quel posto.

Possibile che fosse questo Centro...

Una nuova ipotesi inizia a farsi strada nella mia mente, ma cerco di non pensarci troppo.

Potrei sempre sbagliarmi.

Un allegro dling distoglie la mia attenzione dal possibile futuro per riportarla ad un imminente presente.

《Prima le signore...》

Ian si posiziona di lato e mi lascia entrare in ascensore. Accolgo la sua gentilezza con un sorriso per poi sistemarmi in fondo all'abitacolo.

L'uomo mi segue e pigia il pulsante del terzo piano. Dopo si appoggia con la schiena alla parete e incrocia le braccia al petto.

《Nervoso?》gli chiedo, aspettandomi una risposta positiva.

《No. Certo che no》minimizza lui con un sospiro.

《Non sei un granché come bugiardo》commento, prendendolo in giro.《Anch'io sono nervosa》confesso dopo un minuto di silenzio.

《D'accordo. Sono nervoso. Più che altro non vorrei lasciare questo lavoro》mi confida lui mentre la nostra salita continua lentamente.

《Perché dovresti lasciare il tuo posto al Centro?》domando confusa dalle sue parole.

《Perché, dolcezza, fra te e la signora Smith sceglierei sempre te》mi risponde lui, serio in volto, fissandomi negli occhi.

Il suo sguardo è talmente intenso che il cuore comincia a galoppare nel mio petto.

《Ian...》mormoro il suo nome con un sospiro mozzato.

Dling!

L'arrivo dell'ascensore al piano mi salva dal pronunciare parole difficile che poi dovrei rimangiarmi.

《Andiamo?》

Ian esce non appena le porte si aprono e non si gira per controllare se io lo stia seguendo. È una cosa che dà per scontato.

Il corridoio che si dipana davanti a noi è abbastanza anonimo: assomiglia ad un qualsiasi corridoio di un qualsiasi ufficio.

Peccato che conduca alla signora Smith.

Mentre camminiamo noto varie porte prive di targhette, ma non faccio domande: meglio concentrarsi sull'imminente incontro.

Sto prendendo un respiro profondo quando Ian si blocca di fronte ad una porta bianca dalla maniglia scarlatta come il sangue.

Lo guardo piena di aspettativa mentre alza la mano, chiusa a pugno, e si accinge a bussare.

《Venite avanti!》esclama una voce femminile e autoritaria prima che l'uomo riesca a sfiorare la superficie della porta.

Io e Ian ci scambiamo un'occhiata e poi lui afferra la maniglia, l'abbassa e spalanca l'uscio.

《Buongiorno.》Ci saluta la signora Smith, seduta comodamente dietro ad un scrivania totalmente trasparente.

Entro prima io. Ian mi segue e chiude la porta, producendo un leggero rumore.

Così è lei a capo del Centro...

L'ho già vista una volta, però, la signora Smith è una di quelle donne che non si riescono a capire finché non è troppo tardi.

Oggettivamente è molto bella, di una bellezza fredda, scolpita nel ghiaccio. Porta i capelli chiari legati strettamente in uno chignon alto mentre gli occhi impenetrabili percorrono la mia figura, soppesandola.

Durante i miei anni universitari, ma anche dopo, durante la mia carriera in un mondo prettamente maschile, sono stato sottoposta a molti esami e non sarà di certo la signora Smith a farmi tremare.

Oggi indossa un tailleur bianco, candido come la neve, che trovo appropriato per la sua fredda figura.

《Buongiorno》rispondo al suo saluto, accomodandomi sulla scomoda seggiola di plastica di fronte alla scrivania.

Certe cose non cambiano...

《Salve, capo!》Il saluto di Ian mi pare irrispettoso, però la signora non si scompone quindi deduco che sia abituata ai modi spicci dell'uomo.

《Non fare lo spiritoso》lo ammonisce la donna, spostando il suo sguardo enigmatico su di lui.《Esigo una spiegazione.》

《Giusto...》borbotta Ian, sbuffando lievemente.《Su cosa di preciso?》

Soffoco a stento un sorriso per il tono di voce che utilizza: svagato, candido, quasi bambinesco.

Vedo la bocca della signora Smith fremere e, prima che possa ordinare la nostra uccisione immediata, decido di intervenire.

《Credo che intenda la mancata cancellazione della mia memoria》dico, senza lasciar trapelare la mia ansia sempre più crescente.

La signora Smith non commenta in alcun modo, però sposta la sua attenzione nuovamente su di me.

La fisso negli occhi per alcuni istanti prima di prendere la mia decisione, pregando che la donna possegga alcuni tratti in comune col mio signor Smith.

Vai e colpisci, Liv!

Inizio, così, a raccontarle la mia storia, tralasciando alcune parti come il coinvolgimento di Kevin, dato che non so se in questa realtà esiste, e l'esistenza del congegno di datazione, che continuo a portarmi appresso come la coperta di Linus.

La signora Smith rimane in silenzio durante tutta la narrazione, riuscendo a mascherare magistralmente i suoi pensieri.

《... e questo è tutto, signora》finisco così il mio racconto, mettendo la mia vita nelle sue mani.

La donna fa un leggero sospiro e poi decide il mio futuro.

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