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Capitolo 3

Non rimango in attesa di vedere cosa spunta dal fogliame.

Balzo agilmente in piedi e mi rimetto a correre in direzione del fiume. O meglio, in quella che credo essere la direzione giusta per raggiungere il fiume.

Il mio senso dell'orientamento lascia un po' a desiderare, anche se in questo ultimo anno è migliorato parecchio.

Scanso cumuli di sterco, senza rallentare l'andatura, e finalmente giungo al limitare della radura. Mi tuffo nuovamente nella profondità della foresta col mio premio stretto in mano e il cuore stritolato in una morsa di paura.

Acqua...

Acqua...

Acqua...

Dove diavolo è l'acqua?!

Come in risposta alle mie preghiere, evito un cespuglio di piante velenose scartando a destra e metto un piede in fallo: scivolo giù per una rocciosa scarpata e atterro su un altro cespuglio, però stavolta innocuo.

La caduta, breve ma decisamente dolorosa, aggiunge lividi e graffi a quelli che già posseggono, però, mi fa arrivare a destinazione molto velocemente.

Davanti a me, infatti, trovo una grande distesa d'acqua, un po' torbida, dove qualche sparuto dinosauro si sta abbeverando. Gli alberi recintano l'ampia zona, creando così ottimi nascondigli e vie di fuga.

Al mio arrivo un paio di teste si alzano e piccoli occhi scuri mi fissano prima di decidere che non sono un predatore: gli animali si rimettono a bere tranquillamente mentre io, zoppicando leggermente, raggiungo la riva di quel lago triassico.

Nello scrutare l'acqua non riesco a reprimere una smorfia di disgusto: è scura, torbida e possiede una strana consistenza.

Non fare la schizzinosa, Liv...

Mi inginocchio a terra, appoggio il congegno al mio fianco e inizio a lavarmi le braccia con vigore: voglio togliermi di dosso il fetore e quindi mi strofino ferocemente fino a farmi arrossare la pelle.

Quando, finalmente, mi sento pulita, mi rialzo e prendo il dispositivo in mano. Ad una prima occhiata, non mi sembra rotto: il display segna una data sbagliata, ma questo potrebbe essere imputabile all'imprecisione di Connor.

Forse dovrei ripulirlo...

Strappo un pezzo di stoffa dalla mia succinta canottiera, lo immergo nella pozza e la utilizzo per togliere quanto più sporco possibile dal piccolo congegno.

Il lavoro non è dei migliori, però, meglio di così non posso fare.

Connor non mi ha mai detto se la sua invenzione è impermeabile.

Un potente ruggito rovina la quiete in cui ero adagiata, spezzandola in migliaia di piccoli frammenti di terrore.

Gli erbivori che mi fanno compagnia decidono all'unisono che è meglio fuggire e nascondersi nella foresta.

Non potrei essere più d'accordo.

Mi rimetto a correre verso la salvezza rappresentata dagli alberi, ma vengo fermata dal fremito che scuote il dispositivo che tengo stretto nella mano.

Non può essere...

Mi blocco sul posto, del tutto dimentica del mortale pericolo in avvicinamento: apro la mano e studio la scatolina nera adagiata sul mio palmo.

Sta davvero tremando.

Questo vuol dire che...

《Qui vicino c'è un varco...》mormoro, senza fiato dall'emozione.

Dopo tutto questo tempo...

Stranamente avverto un pizzicorio agli occhi, ma non permetto a me stessa di sperare.

Devo mantenermi lucida.

Rivolgo un'altra occhiata al congegno e noto che punta verso la foresta, nella medesima direzione in cui stavo correndo.

Almeno su questo siamo d'accordo...

Senza indugiare oltre, avanzo a passo velocemente verso gli alberi e, proprio nello stesso momento, sento una vibrazione scuotere il terreno: è un suono potente e spaventoso che mi fa venire i brividi.

Non perdo tempo girandomi per vedere chi mi sta inseguendo, anzi accelero l'andatura e mi fiondo nella boscaglia che diventa sempre più fitta man mano che proseguo.

Mi fermo a riprendere fiato, poggiando le mani sulle ginocchia: sento una fitta al fianco e il cuore in tumulto, però, ho seminato il mio inseguitore.

E di questo sono felice.

Mi appoggio al ruvido tronco di un albero a me vicino e mi tergo il sudore dal volto: i capelli sciolti sono irritanti e decisamente lunghi e i tagli, insieme ai lividi, ora, si fanno sentire.

Ho male dappertutto...

Ma non posso fermarmi.

Non ora.

Controllo il dispositivo e questo continua a strattonarmi verso il profondo della foresta come un cavallo imbizzarito: scruto la via che dovrei percorrere e mi acciglio notando che gli alberi sono sempre più fitti e i raggi del Sole non riescono a penetrare quel buio minaccioso.

Fisso nuovamente il congegno e prendo la mia decisione: non posso di certo tornare indietro.

Non potendo più correre come prima, dato che la vegetazione è sempre più intricata, cammino con circospezione e presto attenzione a tutti rumori che giungono alle mie orecchie.

Anche se, in effetti, la foresta pullulante di vita e predatori ha lasciato spazio ad un luogo oscuro, afoso e inquietante.

È davvero terrificante come un posto riesca a trasformarsi in maniera così radicale in così breve tempo.

Gli unici suoni presenti, adesso, sono il mio respiro, quasi affannoso, e il battito accelerato del mio cuore.

Nemmeno il congegno produce più alcun rumore.

Non devo farmi influenzare...

Non credo alla fortuna, alla Provvidenza o altro: io mi sono sempre basata su ciò che vedo e posso toccare con mano.

Certo, l'esperienza al Centro ha allargato le mie vedute, diciamo, ma non tanto da farmi credere a Forze Superiori che operano allo scuro di noi esseri umani.

La scienza è la risposta a tutte le domande.

《Ahia!》esclamo, avvertendo una puntura sulla mano.

Mi sono fermata per riposarmi qualche istante e ho posato la mano su una grande roccia completamente ricoperta da muschio scuro.

Mi scosto di scatto e noto una piccola puntura di colore rosso vermiglio sul mio palmo: arretro di un paio di passi e scruto il fogliame per trovare qualsiasi cosa possa avermi morsicata, ma non vedo nulla.

Ci sono solo foglie e funghi.

Relego la questione in un angolino del mio cervello e mi rimetto in marcia: il congegno si è rianimato così come la mia speranza.

Finiscila, Liv!

Devi smetterla!

Mi sento così... combattuta.

Da un lato, spero ardentemente di trovare un varco che possa portarmi a casa, ma d'altro canto...

Com'è possibile che mi sia sfuggita l'esistenza di un varco per tutto questo tempo?

Stremata e molto affamata, giungo ad una muraglia verde, un insieme di liane di diverse tonalità di verde, simile ad un sipario: allungo una mano, quella sana, scosto i rampicanti e rimango a bocca aperta.

《Ma... Questo è...》

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