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Capitolo 2

Prima che possano agire, le mie gambe scattano e mi ritrovo a correre nella foresta, lontano dal mio nascondiglio, ma soprattutto lontano dal branco.

L'aria viene invasa dai loro versi, una via di mezzo fra ringhi e squittii, un brivido di paura mi corre lungo la schiena mentre il cuore pompa sempre più velocemente e il respiro accelera in maniera repentina.

Devo calmarmi...

Cosa pressoché impossibile visto che sono inseguita da alcuni dinosauri che non vedono l'ora di pasteggiare con le mie carni.

Ce la posso fare...

Sfreccio in mezzo al dedalo vegetale come se avessi il diavolo alle calcagna mentre gli alberi diventano una macchia sfocata e confusa ai lati del mio campo visivo. Alle orecchie mi giunge un rumore lieve, ma che riconosco immediatamente: è il tipico suono dell'acqua corrente.

Dev'esserci un fiume nelle vicinanze...

Non so se esserne felice.

Solitamente vicino all'acqua si trovano gli animali, ma in questo momento la cosa non m'interessa molto.

Sono già nei guai.

Persa come sono nelle mie elucubrazioni non vedo la radice che sporge dal terreno e rovino a terra, sbattendo le ginocchia e finendo lunga distesa sull'erba umidiccia.

Ahi...

Mi rialzo velocemente, senza curarmi del dolore, per poi bloccarmi non appena sento un rumore familiare.

Bip!

《Ma cosa...?!》borbotto, guardandomi intorno alla ricerca di qualcosa che...

Non riesco nemmeno a pensarci!

Se riuscissi a trovarlo...

Se solo riuscissi a trovarlo...

Sei un idiota, Liv!

I ringhi sono sempre più vicini.

Devo decidere in fretta, sperando che la mia scelta non decreti la mia fine.

Chiudo gli occhi, cerco di regolarizzare cuore e respiro mentre tendo le orecchie tentando di capire da dove provenga quel lieve suono metallico.

Bip!

Destra.

Proviene da destra.

Senza ulteriori indugi, mi rimetto a correre in direzione del rumore, saltando radici che minacciano di farmi cadere di nuovo e scansando rami bassi che vogliono rompermi la testa, finché giungo in una specie di radura.

Ma che...

《Puzza...》La parola mi esce di bocca accompagnata da un conato di vomito: immediatamente mi tappo il naso con una mano, ma ormai quell'odoraccio mi è entrato nei polmoni, ancorandosi ferocemente.

Sono finita in una specie di latrina preistorica.

Bip!

Il suono è molto più forte ora e non posso fare a meno di bestemmiare come uno scaricatore di porto mentre le tessere del puzzle vanno, finalmente, al loro posto.

Deve averlo ingoiato quando l'ho perduto mentre scappavo.

I miei occhi scrutano le varie montagnole color terra: sono decisamente troppe per frugarle tutte. In più ho ancora alle costole il branco di piccoli, ma affamati, teropodi.

A passi lenti e decisi, avanzo verso i mefitici cumuli, sperando di trovare al più presto quello giusto.

Bip!

Con circospezione, scanso un mucchietto di feci grigiastre e mi dirigo verso quello al centro della radura: è il più grande e un nugolo di mosche ci sta facendo merenda sopra.

È recente...

Non devo fermarmi molto.

Bip!

È lui.

È quello giusto, almeno a giudicare dall'intensità del suono.

Mi fermo di fronte a quella parete scura, molliccia e dall'odore tutt'altro che gradevole, levo la mano dal naso e trattengo il fiato mentre immergo le braccia, fino oltre al gomito, nel cumulo di cacca che tenta di farmi morire soffocata.

Non respirare, Liv...

Non farlo...

Le mie mani incontrano svariati pezzi di dubbia origine, forse schegge di ossa, forse no, ma nulla di tecnologico.

Maledizione!

Il branco, intanto, si avvicina sempre più. Sto quasi per arrendermi quando le mie dita sfiorano una piccola scatolina, decisamente non triassica, ma molto umana.

Punto i piedi a terra e tiro le braccia fuori da quella montagna malefica, producendo uno strano rumore, come di risucchio. Cado a terra, battendo il fondoshiena, però sono davvero molto felice.

Puzzo talmente tanto che penso di aver perso il mio status di preda, ma nella mano destra stringo il mio premio.

E vale più del montepremi di una lotteria.

Un congegno piccolo e scuro, un poco malmesso, che, però, dà segnali di vita.

Dopo tutto questo tempo...

Il dispositivo creato da Connor è tornato nelle mie mani.

L'avevo perduto quando il varco si era chiuso, intrappolandomi qui nel Triassico. L'ho dato per disperso: non l'ho nemmeno cercato, a dire il vero.

I varchi non si sono piu aperti quindi non aveva senso preoccuparsi di quella scatolina nera.

Però, il fatto che suoni può voler dire che i portali siano ricomparsi.

O forse mi sto solo illudendo...

È così facile cedere alla speranza.

Ormai è diventato il sentimento che odio di più al mondo.

La speranza è la mia peggior nemica.

Un rumore di rami spezzati mi riscuote dai miei pensieri: mi volto repentinamente e trovo il capobranco che mi scruta dal limitare della radura.

È un esemplare magnifico.

Possiede una corporatura snella e leggera, probabilmente il suo peso è compreso fra venti e venticinque chilogrammi. Le zampe posteriori sono lunghe e muscolose e gli permettono di essere agile e veloce. Le zampe anteriori, invece, sono molto più corte e le dita sono lunghe, ad artiglio, per afferrare meglio la preda. Il muso è di forma triangolare e la bocca nascondeva numerosi piccoli denti taglienti; la testa è sostenuta da un collo flessibile e sinuoso.

Nel complessivo è una formidabile macchina di morte.

Il dinosauro continua a studiarmi senza fare un passo nella mia direzione.

È immobile.

Solamente le narici si muovono leggermente, fremono, assaggiano l'aria.

Poi, velocemente com'è comparso, il capobranco svanisce nella foresta, inghiottito dalla vegetazione preistorica e densa d'insidie.

Rimango lì, seduta a terra, a fissare il punto dove prima si trovava il dinosauro con aria confusa e, forse, un po' instupidita.

Perché se n'è andato?

La mia mente, molto rallentata e provata, tenta di trovare una spiegazione al suo comportamento anomalo e la verità scende su di me come un incubo avvolge la sua vittima ogni tormentata notte.

Devo andarmene da qui!

Alla svelta!

Mi rialzo, un po' a fatica, e controllo che non ci siano altri animali nei dintorni: fortunatamente non ne vedo. Ma questo non significa nulla.

Non nel Triassico.

Non in territorio ostile.

Un fruscio proveniente dal folto della foresta giunge in risposta alle mie paure.

Detesto aver ragione.









Angolo dell'autrice:

Salve, lettori! 😀

Che ne pensate di Anomalie: NewWorld?

Per ora a Liv capitano solamente guai, ma la situazione migliorerà in maniera... inattesa 😁

Comunque...

Volevo solo dirvi che questo capitolo è un omaggio a Jurassic Park III da cui ho preso la scena descritta qui sopra 🙄

Se non l'avete visto, ve lo consiglio!

E se l'avete visto...

Beh, riguardatelo! 😆😆

Ora vi lascio in pace...

Buona lettura! 😉

Alla prossima! 🌟

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