Invisibile (prima parte)
Il nero è l'assenza di luce.
L'ho letto su Wikipedia quindi sono sicuro di ciò che dico, anche perché la mia vita è così priva di luce che conosco il significato della parola "nero" in maniera molto approfondita.
La tecnologia è molto più affidabile degli esseri umani.
I computer non tradiscono.
I computer non spezzano il cuore.
Mia madre è scappata di casa quando ho compiuto otto anni: ha detto che usciva a comprarmi la torta, mi ha sorriso, però non è più tornata da me.
Mio padre, invece, è rimasto con me: non voleva abbandonarmi perché lo aiutavo a sfogare lo stress e le frustrazioni derivanti dal suo lavoro come meccanico.
Dopo i nove anni non ho più contato i lividi e le ossa rotte che mi procurava.
Non aveva senso.
Non ha senso.
Ormai c'ho fatto l'abitudine.
Ora devo solamente aspettare di compiere diciott'anni e poi me ne andrò assieme al mio amico William: lui vuole andare all'università, ma preferisce un appartamento al posto di una stanza all'interno del campus così diventeremo coinquilini.
《Vieni da me stasera?》
A quella domanda, sbatto le palpebre un paio di volte per rimettere a fuoco il luogo dove mi trovo.
Mi capita spesso di perdermi nei miei pensieri: è un modo come un altro per evitare la realtà.
Sono in classe, la lezione è finita ed io non ho ascoltato nulla di ciò che ha detto il professore.
《Solamente se mi presti i tuoi appunti...》rispondo, girandomi verso William.
Ogni volta che lo vedo mi chiedo come facciamo ad essere amici.
Lui è biondo, ha due occhi azzurri che le ragazze trovano irresistibili, un fisico atletico ed una mente brillante, il tutto contornato da simpatia, gentilezza e modestia.
Io, invece...
《Oh, no! Riconosco quello sguardo!》esclama lui, alzando gli occhi al cielo.
《Quale sguardo?》domando, in maniera innocente, anche se so benissimo cosa intende dire.
《Connor! Ci conosciamo da anni! Devo proprio spiegartelo?》
William si alza, recupera il libro dal banco e mi esorta a muovermi: la prossima lezione è informatica ed è l'unica interessante di tutto il piano scolastico.
Non voglio arrivare in ritardo.
《No, non serve...》borbotto, sottovoce, prendendo la mia logora borsa da terra: contiene la cosa più preziosa che possiedo.《Piuttosto... Credi che finalmente il professor Drage ci spiegherà come creare un programma di riconoscimento ambientale?》
Adoro quell'uomo.
È l'unico che mi capisce davvero, però, vorrei che ci insegnasse qualcosa di più interessante di Power Point.
《Ma figurati!》William ride di gusto alla mia domanda mentre usciamo dall'aula per recarci al piano di sopra.《Siamo al quinto anno, ma ci trattano sempre come bambini. Sinceramente non so quanto di ciò che stiamo imparando ci servirà nella vita reale. Di sicuro, però, mi aiuterà ad entrare all'università di Oxford.》
Ogni volta che parla dei suoi progetti, sento uno strano dolore in mezzo al petto.
È strano perché non sono geloso di William e dei suoi eccellenti risultati, dato che anch'io ho ottimi voti.
Forse dipende dal fatto che l'università è una possibilità che mi è preclusa.
È già tanto che mio padre paghi la retta della scuola pubblica.
《Guarda chi c'è! Il disadattato!》esclama una voce odiosamente familiare.
Paul McEnroy, il bullo del liceo.
Appena sente quelle parole, William lancia un'imprecazione e si volta, stringendo il libro di testo fra le mani come se stesse meditando se lanciarlo o meno.
《Non ne vale la pena...》gli dico, allungando una mano e posandogliela sul braccio.
Non mi giro neppure.
Non voglio vedere il ghigno perfido di quel ragazzo né i suoi occhi neri e vuoti.
《Hai ragione, amico》afferma William a voce tremendamente alta.《Con uno come Paul non ne vale la pena.》
Sdegnosamente si volta verso di me ed insieme ci mettiamo a correre per raggiungere l'aula del professor Drage mentre la campanella strimpella, perforandoci i timpani col suo suono gracchiante.
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Detesto l'ora di educazione fisica.
Di malavoglia mi infilo un paio di pantaloni della tuta e mi tengo la maglietta nera che mi sono messo stamattina: ha una grande scritta bianca, su sfondo nero, che dice "Non posso piacere a tutti... Mica tutti hanno buon gusto!"
È un regalo di William.
In effetti metà delle cose che possiedo me le ha regalate lui, come il portatile che ho dovuto lasciare nell'armadietto in previsione di quest'orribile lezione.
Appena entro in palestra, capisco che le cose si metterrano male per me: Paul e il suo migliore amico Tim mi stanno puntando mentre parlottano fra loro.
Ora sono dolori...
Mi lego i capelli, scuri e decisamente fuori taglio, con un elastico nero che tengo sempre al polso, e mi tolgo gli occhiali per dargli una ripulita mentre rifletto su una possibile scusa da rifilare al prof per evitare la sua stupidissima, ed inutile, lezione.
《Forza, ragazzi! Iniziamo con dieci giri di campo!》grida l'allenatore Harrison prima che io riesca a partorire un'idea.
L'uomo, ancora in forma nonostante tutti gli hamburger che ingurgita ogni giorno, si appoggia alla parete e si mette a fischiare, rintronandoci tutti.
I miei compagni cominciano a correre mentre io li lascio sfilare davanti a me con l'intento di rimanere nelle retrovie, defilato e al riparo dal Malefico Duo.
Con la fortuna che mi ritrovo dovevo immaginare che non mi avrebbero lasciato in pace, ma...
La speranza è l'ultima a morire, no?
《Allora...》esordisce Tim, mettendomi un braccio sulle spalle.
È un ragazzo stupido e con un grave problema d'acne, ma, senza Paul, sarebbe del tutto innocuo.
《Eccoci qui!》finisce la frase il secondo elemento del Malefico Duo.
《Ma non vi stancate, ragazzi?》gli domando, continuando a correre senza sentimento.
Il prof ci fissa con occhi socchiusi, ma tanto non interverrà se Paul e Tim inizieranno a malmenarmi.
Non interviene mai nessuno.
《Disadattato! A noi tu piaci! Sul serio!》esclama McEnroy, dandomi una pacca sulla spalla.《Ma tu sei così tetro! Il look dark ha perso fascino anni fa!》
《Se non ci fossimo noi, la tua vita sarebbe così noiosa...》rincara la dose Tim, lo Stupido.
Preferirei morire di noia piuttosto che star vicino a loro...
Non mi azzardo ad esternare questo mio intimo pensiero: non voglio trovarmi con le costole rotte un'altra volta.
《Oggi è il tuo giorno fortunato, disadattato! Devi fare una cosa per noi!》
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