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Invisibile (parte terza)

Il respiro mi si mozza in gola mentre il cuore galoppa furiosamente nel petto. Ho quasi perso la sensibilità del braccio destro perché Susan si è avvinghiata a me con una forza sovrumana.

Io e Tim ci scambiamo un'occhiata molto timorosa, ma non muoviamo un muscolo.

Il grido di Isabel si spegne lentamente, finendo con una sorta di gorgoglio rivoltante, che mi fa temere il peggio, anche se...

Cosa può esserci in agguato in questa scuola?

《Susan...》chiamo la ragazza, tremante al mio fianco, posandole una mano sulla spalla.《Ehi, Susan...》

Alla fine, riesco a farle alzare la testa e mi perdo nei suoi occhi celesti ed umidi di lacrime trattenute a stento.

Se prima l'ho giudicata un tipetto sopra le righe, ora sembra quasi una dea con quei capelli biondi e quelle labbra a forma di cuore...

《Sì? Dimmi...》La sua voce incrinata rompe il silenzio in cui siamo caduti per colpa mia: mi sono perso ad ammirare la sua bellezza anticonvenzionale.

《Cosa...? Ah, sì!》borbotto, un po' spaesato, arrossendo leggermente.《Devi uscire da qui subito!》

La scosto dolcemente da me mentre lei continua a fissarmi senza capire il vero senso delle mie parole.

《Ma... Tu...》balbetta quando intuisce ciò che sto per fare.

《Andrà tutto bene...》le rivolgo un sorriso che spero essere pieno di sicurezza e poi le asciugo una goccia salata che le sta rigando la guancia.

Non ho mai sfiorato la pelle di una ragazza in tutta la mia vita mentre ora ne sto consolando una splendida!

Il mio mondo è sottosopra.

《Ora vai. Torna a casa. Ci vediamo domani a scuola.》

La devo spingere un poco verso l'uscita prima che lei si convinca, ma poi mi spiazza letteralmente.

《Promettimelo!》ribatte Susan, passandosi un braccio sul volto, eliminando così i segni del recente pianto.

《Parola di scout!》Alzo la mano nel tipico gesto, però la ragazza mi salta al collo e mi sfiora le labbra con le sue, lasciandomi sbalordito.

Il mio primo bacio.

《Ci conto!》

Susan scappa via prima che io riesca a pronunciare una parola di senso compiuto.

Rimango lì, in corridoio, con un Tim più sconvolto di me, un mostro che si aggira nella scuola e due ragazzi scomparsi, probabilmente feriti.

Ma tutto questo non ha alcuna importanza per me.

Riesco solo a pensare che una ragazza mi ha baciato.

Ha baciato me!!!!

《Wow...》mormoro, poggiandomi un dito sulle labbra come se potessi risentire quelle dolci di Susan.

《Bah... Visto che ci pensi tu, io me ne vado...》Tim arretra di qualche passo e poi scompare anche lui, oltre la porta.

Proprio un bell'amico...

Però...

Ora che sono rimasto da solo, mi domando che ci sto a fare qui.

Sono solamente uno studentello con problemi relazionali, un portatile per amico e dei vestiti scadenti.

Un ringhio sommesso mi strappa alle mie deprimenti riflessioni, riportandomi alla spaventosa realtà.

Mi giro velocemente, in cerca della fonte di quel rumore inquietante, ma non vedo nessuno: l'aria è impregnata di uno strano odore.

Ferroso.

Lievemente salato.

Oddio...

Non può essere...

《Sangue...》Quella parole terribile mi sfugge dalle labbra socchiuse e rimbomba nel corridoio deserto.

Qualcuno, o qualcosa, ha fatto del male a Isabel e forse anche a Paul.

Probabilmente dovrei chiamare la polizia.

Anzi...

Sicuramente dovrei chiamare la polizia.

Però...

Ho lo strano presentimento che le forze dell'ordine non possano risolvere questo caso.

Inghiotto saliva e paura ed inizio a camminare, a passi svelti, verso la palestra: devo percorrere quasi metà edificio per raggiungerla, ma non mi fermo a riflettere altrimenti scapperei a gambe levate.

Che sto facendo?

Che diavolo sto facendo?

Com'era quel detto?

Ah, sì. La curiosità uccise il gatto.

Dio, spero proprio di non fare la fine di quel gatto...

Mi blocco davanti all'ufficio del Preside: un ticchettio ha attirato la mia attenzione.

Mi giro per tenere la schiena appoggiata al muro e scruto la penombra in cui sono immerso alla ricerca di qualsiasi cosa strana e anomala, ma non vedo nulla.

Sono seriamente convinto di essermi immaginato tutto finché...

Avverto un fiato caldo sulla nuca.

Ma...

Non può...

Deglutisco rumorosamente e realizzo che mi sono fermato proprio di fronte alla porta della presidenza quindi quel qualcuno, o qualcosa, che ha ferito Isabel si trova alle mie spalle.

Non voglio morire!

Perle di sudore mi gocciolano dalla fronte, lungo il viso, per poi perdersi fra la lana nera della sciarpa consunta che indosso.

Il respiro, leggermente roco, si sposta dalla mia nuca al mio braccio: mi ricorda il cane di William, Buck, un labrador color miele, che annusava ogni persona che vedeva.

Dovrei girarmi?

Un naso umido e appiccicoso s'infila nella tasca dei pantaloni, quella sinistra, dove ho messo un paio di caramelle da mangiare come cena.

Avverto la bocca animalesca che si apre leggermente per prenderle e la bava che cola nella tasca, inzuppandola.

Mi irrigidisco ancora di più e cerco di regolarizzare cuore e respiro mentre prego che questo... essere non mi mangi.

Lentamente il muso si sfila dalla tasca, un basso ringhio di avvertimento mi fa tremare fin nelle ossa e poi...

La bestia si allontana velocemente: sento il ticchettio dei passi che ritornano rapidamente verso la palestra.

Oh, mio Dio...

Butto fuori l'aria che avevo trattenuto e scivolo fino a terra: le gambe non mi reggono più, troppe emozioni in una sola notte.

La curiosità di andare a vedere cos'è successo a Paul ed Isabel è scemata, si è sciolta come neve al sole.

Ora voglio soltanto scappare via da lì, tornare a casa e raggomitolarmi sotto la mia vecchia coperta gialla.

Senza indugiare oltre, mi rialzo, stringo al petto il mio fido pc e corro a perdifiato verso l'uscita: sono così veloce che l'allenatore Harrison sarebbe fiero di me.

Una volta raggiunta la tanto agognata libertà, mi chiudo la porta alle spalle e mi appoggio per recuperare le forze: non sono un tipo sportivo e sono quasi certo che mi stia per venire un infarto.

Credevo di morire...

Non appena capisco che non sto infartuando, esco rapidamente dal giardino della scuola, mi tiro su il cappuccio della felpa nera e m'incammino verso casa a passo spedito, tenendo lo sguardo basso.

Non voglio pensare a quello che mi è appena successo.

Non voglio pensare che, probabilmente, domani troveranno il cadavere di Isabel da qualche parte a scuola.

《Oh, cielo...》

Mi sta venendo la nausea.

All'improvviso urto qualcosa di profumato e morbido e rialzo immediatamente la testa: davanti a me vedo una donna molto elegante, con due occhi verdi come smeraldi ed un ombrello rosso stretto in mano.

Non mi sono nemmeno accorto che stesse piovendo

《Mi scusi... Io...》inizio a parlare, ma lei mi interrompe con un gentile sorriso.

《Non è successo nulla. Non serve che ti scusi... Piuttosto che ci fai in giro a quest'ora?》

Oh, merda...






Angolo dell'autrice:

Allora...

Qualcuno ha indovinato con chi si è scontrato il giovane Connor? 😁

Eh, già...

Proprio lei!!! 😉

Questo capitolo è strettamente collegato ad una frase pronunciata nel capitolo 40 di Anomalie... 😏

Buona lettura e...

Alla prossima! 🌟

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