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Invisibile (parte seconda)

Che razza di favore!

È notte fonda ed io sono qui a congelarmi le chiappe fuori dalla scuola.

Detesto il freddo.

Mi siedo a terra, con la schiena appoggiata al muro dell'edificio, e guardo nuovamente le ragazze.

Eh, già...

Paul e Tim sono fidanzati.

Notizia assurda, ma, si sa, le donne sono incomprensibili.

Isabel e Susan non fanno eccezione.

La prima è davvero carina con lunghi capelli, scuri come gli occhi, ed una carnagione olivastra, eredità del padre messicano.

Mentre la seconda è un tipetto un po' sopra le righe, con due codini biondi ed il piercing al labbro.

Entrambe mi fissano con aria di rassegnazione: probabilmente nemmeno loro vorrebbero essere qui a quest'ora della notte.

《Lui è il nostro amico Connor! Ci farà entrare!》esclama Paul, tutto soddisfatto.

Il bullo è l'unico con un sorriso stampato in volto nonostante il clima rigido e l'illegalità della cosa che stiamo per fare.

Anzi, che io sto per fare.

Il favore che mi hanno gentilmente chiesto consiste nel disattivare l'allarme della scuola per poter penetrare nell'edificio.

Secondo Paul, questo dovrebbe far "eccitare le ragazze" perché i bad boy sono sempre ammirati.

Non so dove trovi queste stupidaggini.

Credo che se le inventi di sana pianta.

《Allora?》mi sprona McEnroy, dandomi uno scappellotto in testa.

Mi sono nuovamente perso nei miei pensieri.

Vista la compagnia...

《Un attimo...》gli rispondo, a bassa voce.

Anche se la nostra scuola è di infimo ordine, il preside Michaels ha assunto un guardiano notturno per evitare che qualche balordo rovini l'edificio.

Questa è la versione ufficiale.

In realtà, Davis, un omone di quasi cento chili, con le basette ed i riflessi più lenti di quelli di un bradipo, è stato assunto per salvaguardare i dieci computer che il Senatore ha regalato alla nostra scuola.

Poteva assumere un tizio più atletico, però...

《Ti muovi?!》sibila irritato Paul, abbassandosi al mio fianco.

Ha l'alito che puzza di birra, il che mi fa compatire quella povera ragazza che l'ha preso come fidanzato.

Ma non sono affari miei.

Io devo solamente disattivare un allarme antiquato quanto un dinosauro.

Aspettando il Malefico Duo, mi sono collegato alla centralina ed ora devo soltanto premere i giusti tasti per far sì che le porte si aprano.

Esse, infatti, si spalancano solo se viene digitato un codice di cinque cifre, lo stesso che disattiva l'allarme, ovviamente.

Eccola!

Sullo schermo del mio portatile fa la sua comparsa il primo numero: lo zero.

Mentre il programma da me creato e denominato Tutti Dentro scova il resto del codice, i miei occhi rimangono fissi sulle stringhe di cifre e lettere che il mio software analizza a tempo di record.

Sono sempre stato una frana nel relazionarmi con gli altri, ad eccezione di William, così quando lui mi ha regalato il suo vecchio pc, ho riversato tutto me stesso in quell'oggetto senz'anima.

E sono stato ricompensato.

Navigando in rete e leggendo tomi su tomi, ho imparato tutto quello che so su software, programmi e hackeraggio e ho scoperto che mi trovo molto più a mio agio con la tecnologia che con le persone.

《Finito》annuncio al mio pubblico, senza alcuna gioia.

Non vedo l'ora di tornare a casa...

Sono stanco, infreddolito ed affamato.

Voglio solamente buttarmi sul letto e dormire, ma, ovviamente, le cose non vanno così.

《Perfetto!》Paul è contento come un bambino di fronte ad un negozio di caramelle quando spalanca la cigolante porta della scuola.

Le due ragazze gli intimano di fare silenzio, ma il ragazzo è sordo alle loro lamentele.

《Tu vieni con noi.》

Tim mi afferra per una spalla e mi issa in piedi: facciamo in tempo a stringere il portatile prima che la sua irruenza me lo faccia cadere a terra.

《Cosa?!》Il mio tono si alza di due ottave quando lui inizia a trascinarmi verso la porta che Paul sta tenendo aperta.《Io non vengo. È un'effrazione. Io...》

Appena gli arrivo a tiro, McEnroy allunga una mano verso di me, mi stringe il collo e mi sbatte contro il muro: i lividi sulla schiena, un amaro ricordo di ieri sera, mi fanno mugolare dal dolore ed il sorriso di Paul aumenta d'intensità.

《Sta zitto e cammina.》

Il ragazzo mi strattona ancora un poco e poi mi lascia andare, ordinando a Tim di chiudersi la porta alle spalle.

Entro col portatile stretto al petto, trascinando i piedi e scrutando ogni angolo del corridoio: le luci sono, ovviamente, spente, ma i lampioni posti sulla strada rischiarano fiocamente l'ambiente.

La scuola di notte fa davvero paura.

Ogni ombra mi sembra un mostro.

《Andiamo in palestra, ragazze》afferma Paul, prendendo Isabel per mano.

La ragazza ridacchia eccitata dalla nostra effrazione e lo segue con un grande sorriso che le incurva le labbra.

Non capirò mai le donne!

Susan, invece, si comporta come me: cammina lentamente, respira appena e si guarda intorno con crescente timore.

《Non dovremmo essere qui...》mormora lei, fermandosi di botto al centro del corridoio.

《Perché, piccola?》le chiede Tim, in tono indolente, senza alcuna reale voglia di ascoltare la risposta di lei.

《Non hai sentito le storie che girano su questa scuola?》La ragazza è decisamente spaventata ed inizia a terrorizzare pure me.

《Quali storie?》squittisco con una vocetta stridula che detesto.

Mi schiarisco la gola e le rifaccio la domanda.

《Si dice che di notte la scuola si popoli di fantasmi...》comincia a raccontarmi lei, rigirandosi una ciocca bionda fra le dita tremanti.《Ho sentito alcuni professori che si lamentavano perché le cose non erano mai dove le lasciavano il giorno prima, in più... Dirk, il capoclasse della terza F... È scomparso nel nulla... Si era trattenuto a scuola fino a tardi per lavorare ad un progetto, ma... Non ne è mai uscito...》

Stringo convulsamente il mio portatile e la guardo terrorizzato.

Non sono un tipo coraggioso o eroico.

Lo dimostrano i palmi sudati che continuano a scivolare sul pc.

《B-basta così... Io me ne torno a casa...》farfuglio, facendo rapidamente dietrofront.

Non m'interessa se Paul o Tim mi pesteranno domani.

Io qui non ci resto un secondo di più.

《Vengo con te!》esclama, a sorpresa, Susan, prendendomi a braccetto e stringendosi al mio fianco.

Ma che...?

《Ehi! Non potete...》

Tim non fa in tempo a finire la frase che un urlo, acuto e decisamente femminile, riempie l'aria, zittendolo all'istante.

Isabel!

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