Cina (prima parte)
《Che emozione! Non vedo l'ora di scendere dall'aereo!》
La mia compagna di studi è decisamente eccitata per questo viaggio, un po' inatteso ma decisamente gradito.
A dire il vero, Victoria è elettrizzata da quando il nostro professore ci ha designate come assistenti.
Ovviamente anch'io ne sono felice, ma...
Ecco, tendo a non esteriorizzare le mie emozioni in maniera plateale come, invece, fa lei.
È da quando siamo saliti a bordo, almeno quattro ore fa, che Vic non fa altro che blaterare.
Non ci sarebbe nulla di male se non stessi studiando per il prossimo esame di storia.
《Eddai Liv! Metti via i libri e goditi il viaggio!》esclama la ragazza, facendo capolino dal sedile.
Il suo posto è di fronte al mio, proprio accanto al professor Radish, che in questo momento sta russando, beatamente inconsapevole della confusione provocata da Vic.
Reprimo un sospirone ed alzo gli occhi dal tomo di storia, incrociando lo sguardo della mia collega.
Nata da padre di origini congolesi, Victoria può vantare una splendida pelle color caffelatte, due occhi neri e profondi ed una folta cascata di riccioli, oltre ad un corpo pieno di curve mozzafiato.
Questa è invidia, Liv...
Lo ammetto con tranquillità: il mio aspetto non mi piace molto.
Ho insipidi capelli scuri che rifilo in un pratico caschetto, occhi color smeraldo, che rappresentano l'unico punto di forza, ed un fisico asciutto e tonico ben lontano dalle curve di Vic.
Secondo mia madre sono ancora in fase di crescita.
Secondo me, invece, è una grande cavolata.
Ho 24 anni!
Quanto devo crescere ancora?!
《Hai vinto》dico, quasi affranta alla ragazza che mi sta guardando con occhi sfavillanti.《Finché non torneremo al campus non toccherò un libro. Siamo qui per lavorare, dopotutto, e poi credo di essere più che preparata per il prossimo esame.》
《Ora sì che si ragiona!》Il sorriso di Victoria è radioso: una chiostra di denti di un accecante bianco.
E ci credo...
Suo padre è dentista!
Appoggio la testa sul morbido cuscino, che mi ha portato una gentile hostess, e mi massaggio le tempie in cerca di sollievo.
Leggere in aereo forse non è stata una grande idea.
《Senti, Liv, ma tu... Hai capito che dobbiamo fare in sostanza?》mi domanda Vic, in tono confuso.
Questo è un lato del suo carattere che apprezzo: si esalta con poco, ma, soprattutto, raramente si ricorda il motivo della sua felicità.
Trattengo a stento una risata, non vorrei che mi credesse una maleducata, e le porgo la lettera del professor Chang, amico del nostro insegnante.
《Stiamo andando in Cina per un consulto. La squadra del professor Chang ha portato alla luce uno strano fossile: non sono riusciti a catalogarlo. Così, dato che Radish rappresenta la più alta autorità della paleontologia, almeno in Inghilterra, è stato chiamato per un briefing assieme ad altri due specialisti》spiego pazientemente a Victoria, nonostante il nostro docente l'abbia già messa al corrente di tutto la settimana scorsa quando ci ha chiesto di partire assieme a lui.
《Uffa!!》sbuffa la ragazza, ridandomi la lettera ed iniziando a giocherellare con i suoi riccioli d'ebano.《Ma questo lo so! Non sono stupida! Volevo sapere che c'entriamo noi. Non che non sia contenta di lasciare il campus per qualche settimana, però...》
Oh, ora capisco!
È un punto che aveva lasciato perplessa anche me.
Ma poi ne ho parlato col professore Radish, un uomo dall'età indefinita e privo della tipica aura da docente.
《La paleontologia è un campo spesso sottovalutato: molti credono che si debba solamente scavare in cerca di sassi. Ma la verità è un'altra, Olivia... Gli studiosi sia di paleontologia che di archeologia recuperano pezzi di storia, la storia dell'umanità, per conoscere ed imparare, per svelare arcani e trovare soluzioni a problemi più moderni. Quando ti sei presentata al mio corso ho visto in te il fuoco della conoscenza: sei una ragazza curiosa ed intelligente che non si ferma alla superficie ma scava in profondità in cerca di risposte. È per questo che voglio che tu mi accompagni: sarà un'occasione per mettere in pratica ciò che hai imparato in questi anni.》Era il discorso più lungo che il professore avesse mai fatto: lui, solitamente, è un tipo di poche parole.
《E Victoria?》gli chiesi quando riuscii a parlare senza che la voce mi tremasse.
《Beh, lei...》A quel punto il mio docente ebbe la decenza di mostrarsi imbarazzato.《Spero che la tua vicinanza le trasmetta un po' di serietà e giudizio... Che rimanga fra noi... Victoria è una brava ragazza, ma il suo carattere un po' svagato le può precludere certe opportunità e sarebbe un vero peccato perché è molto sveglia ed intuitiva.》
Non potevo che concordare con lui.
Ed ora eccomi qua a spiegare alla suddetta ragazza svagata il motivo della sua presenza su quest'aereo.
《Quest'esperienza ci frutterà crediti extra》banalizzo la magnifica spiegazione del professor Radish in poche, ma concrete parole.
Come previsto, infatti, Victoria s'illumina di una gioia infinita che le fa brillare gli occhi color ossidiana.
《Fantastico!!!》esclama elettrizzata, battendo le mani come una bambina a cui hanno appena comprato un gelato.《Sono felice che mi abbia scelta!》
Mi unisco a lei in una risata colma di felicità finché il passeggero dietro di noi non ci richiama all'ordine.
È un vecchietto arcigno con un paio di occhiali dalle lenti tonde ed un'espressione infastidita in volto.
《Ci scusi...》mormoro, imbarazzata, col viso paonazzo dalla vergogna, mentre Vic continua a ridere come una matta.
Il nonnetto, dal canto suo, non dice nulla e si nasconde dietro ad un giornale più grande di lui, lasciandomi libera dalla gelida morsa del sguardo pieno di rimprovero.
Uff...
Victoria crolla sul sedile in preda alla ridarella e fa svegliare il povero professor Radish, che, sbadigliando, richiama uno steward.
Il ragazzo, un biondino con gli occhi di uno slavato azzurro, guarda prima la mia collega di studi e poi l'uomo indiano.
《Fra quanto atterreremo?》gli domanda il professore, cercando di sistemarsi i folti capelli scuri, schiacciati dal suo recente pisolino.
《Ancora un'ora di pazienza, signore, e poi arriveremo all'aeroporto di Pechino.》
Chissà perché quelle parole, alle mie orecchie, suonano quasi come una condanna a morte.
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