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Causa (terza parte)

Trovo la squadra, un manipolo di cinque uomini, oltre a Layla, accanto agli scalini che portano in superficie.

《Allora è vero?》mi domanda, in tono stupefatto un ragazzo che avrà suppergiù la mia età.

Non conosco il suo nome e ne sono felice.

Preferisco trattare con gente di cui non so nemmeno il nome piuttosto che con persone a cui tengo: è più facile accettare la perdita in questo modo.

《Sì. Te l'ho già detto io》si lamenta Layla, aggiustandosi le cinghie dello zaino sulla spalla.《Zayne ha trovato il varco. Ora tocca a noi.》

《Giusto》approvo, senza guardare in faccia nessuno e iniziando a scalare quei ripidi scalini di ferro.《Andiamo!》

Non faccio né discorsi di incitamento né promesse vuote.

《Avete sentito? Muovetevi!》rincara la dose Layla per poi accodarsi.

Gli altri sbuffano però ci seguono immediatamente: capiscono l'importanza di questa missione.

Arrivato alla botola, la spingo con tutte le mie forze e lei si alza leggermente, cigolando in maniera assurda.

Accidenti!

Aiutandomi con la spalla, riesco a sollevarla e subito l'aria calda della superficie riempie il condotto.

Oltre all'afa, che rende difficile il respiro, avverto anche un odore strano, come di sostanze chimiche, che mi avvolge strettamente i polmoni, cercando di farmi tossire.

《Seguitemi e state in silenzio. Qualsiasi cosa succeda》raccomando alla squadra, scoccandogli una veloce occhiata per poi riportare gli occhi sullo spicchio di superficie che riesco a scorgere.

Tutti mormorano una risposta affermativa così io prende un respiro profondo ed esco alla scoperto.

Zayne ha scelto questa strada perché la botola, dalla quale siamo appena passati, porta ad un vicolo cieco, un luogo abbastanza semplice da difendere.

Oppure una trappola mortale...

《Dovete prendere la strada di destra.》L'ordine di mio padre mi arriva pacato, quasi sottotono, tramite l'auricolare che mi sono messo nell'orecchio prima di incontrarmi col resto della squadra.

Attendo che tutti siano fuori e che la botola sia stata rimessa a posto poi, a gesti, faccio capire a Layla e ai ragazzi il percorso da fare.

Annuiscono prontamente e subito uno va in esplorazione: si addossa con la schiena al muro, lurido e bucato, e cammina lentamente verso l'entrata del vicolo.

Ha il fucile spianato e il corpo teso, pronto ad ogni evenienza. Giunge alla meta senza problemi e sporge un poco la testa, controllando la situazione.

Dopo pochi secondi, alza il pollice in segno di via libera e noi ci accodiamo a lui.

Il cielo sopra di noi possiede una strana tonalità rossastra, forse a causa dell'esplosione del Sole avvenuta qualche decennio fa. La Terra è sopravvissuta all'evento, ma non è più come prima, come ho letto su alcuni libri di Zayne.

Ora appartiene a Loro.

La strada pare sgombra e riusciamo a procedere abbassa speditamente: camminiamo rasenti al muro, tenendo gli occhi ben aperti.

Il mio sguardo vaga sulle carcasse di alcune automobili, vecchi rottami di cui rimane solamente il lontano ricordo, per poi passare ai rimasugli di alberi che, una volta, ornavano i marciapiedi.

Morto.

È tutto morto.

Mi sento così fuori posto in questo mondo.

《Ian...》mormora Layla, riscuotendomi dal mio torpore.

Mi sono incantato a fantasticare su ciò che è stato, anche se ormai nulla si può recuperare.

Abbandono il panorama desolato e torno con la mente alla missione: faccio un cenno alla ragazza e mi rimetto in marcia.

Sono l'ultimo ed è una cosa che non sopporto. Dovrei state in testa al gruppo visto che Zayne è mio padre.

All'improvviso sentiamo una serie di schiocchi e latrati che ci fanno rabbrividire. Ci fermiamo, ma siamo allo scoperto.

Con la schiena appoggiata al muro, togliamo la sicura ai fucili e controlliamo l'ambiente in cerca di eventuali minacce.

《Siete vicini. Non dovete fermarvi.》La voce di Zayne risuona nella mia testa, facendomi decidere.

Continuiamo a camminare, accelerando il passo e mantenendo la guardia alta, però Loro riescono a coglierci di sorpresa.

Il primo a cadere è, ovviamente, il ragazzo in testa al gruppo.

Emette un sospiro quando un lungo artiglio lo trapassa, fuoriuscendo dalla schiena inarcata.

Layla si preme la mano libera sulla bocca per evitare rumore, ma la bestia punta il suo sguardo su di lei.

La creatura ha la pelle color catrame, forse squamata, e possiede una testa di forma ovoidale. Gli occhi sono piccoli, infatti, è praticamente cieca: si orienta con il suono.

Gli arti sono snelli e sproporzionati e terminano con tre dita ciascuno, muniti di artigli lunghi, quasi quanto un mio braccio. Uno dei quali è il responsabile della morte del membro della mia squadra.

Dato che la bestia sembra confusa, forse perché non sente alcun suono provenire da noi, decidiamo di aprire il fuoco e trucidarla.

I nostri fucili sono dotati di un silenziatore rudimentale eppure emette, comunque, un rumore soffocato e flebile.

Quando la creatura cade a terra, con il corpo del ragazzo ancora infilzato sul sul artiglio, cessiamo il fuoco.

Un uomo, sulla trentina, decide di andare in avanscoperta: avanza con circospezione ma nessuno lo attacca.

Lo prendiamo per un buon segno e seguiamo il suo esempio, ma Layla è impietrita.

Tenendo il fucile con la sinistra, le poso la destra sul braccio facendola trasalire. Lei si volta verso di me e scorgo lacrime silenziose solcarle il volto.

Dannazione!

Non volevo che venisse.

La guardo con preoccupazione mista a rabbia e lei si riscuote: si passa la mano libera sul viso e poi mi scocca uno sguardo deciso.

Ho sempre adorato il colore insolito dei suoi occhi.

Le rivolgo un leggero sorriso, più una smorfia che un sorriso a dire la verità, e le prendo la mano.

Gli ultimi metri li percorriamo così, mano nella mano, ma col fucile spianato pronti a falciare qualsiasi creatura si metta fra noi e il varco.

L'anomalia spazio-temporale è davanti a noi, fulgida e luminosa, e rappresenta la nostra occasione per sistemare le cose.

La strada è vuota: lamiere e vetri rotti costellano il nostro percorso, segno di una civiltà ormai perduta.

Un ringhio risuona nel silenzio.

Dopotutto quella bestia non era sola.

Faccio segno ai ragazzi di correre verso il varco e loro eseguono: attraversarlo è la nostra unica possibilità di sopravvivenza.

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