Possibilità (sesta parte)
《Correte!》grida il capitano al nostro indirizzo, quando ci vede immobili a fissarlo.
Connor non se lo fa ripetere due volte: si gira e mette in moto le gambe. Mentre io attendo che Liam arrivi a portata di voce per chiedergli che succede.
《Hai trovato l'altro ragazzo? Chi ti sta inseguendo?》domando, correndo al suo fianco.
La debole luce che ci circonda non mi fa capire l'entità delle ferite del capitano, però scorgo macchie di sangue tra gli strappi della sua divisa.
《E chi ti ha ridotto così?》aggiungo, allungando il passo.
《Fai troppe domande. E soprattutto hai un pessimo tempismo》replica lui, girando la testa per controllare i suoi, anzi i nostri, inseguitori.
Ben presto entrambi abbiamo il fiatone e abbiamo i vestiti intrisi di sudore mista a terra. Connor ci distanzia di qualche metro e continua a incitarci: non vede l'ora di uscire da qui.
《Ho trovato i ragazzi scomparsi. Tutti e due. O meglio, ho trovato qualche pezzo》inizia a spiegarmi Liam, rallentando impercettibilmente l'andatura.《Ma poi i proprietari di questa tana mi hanno beccato e così...》
《Si tratta sul serio talpe giganti?》chiedo, davvero curiosa di conoscere la specie che abita in quello strano futuro.
《Oh, fidati. Loro sarebbero state decisamente meglio》ribatte, sarcastico, l'uomo, correndo sempre più piano fino a camminare.
《Connor!》richiamo lo studente che sta continuando a scappare.《Fermati. Pericolo scampato.》
《Davvero?》gracchia lui con il fiatone, fermandosi poco distante da noi.
Il ragazzo si porta una mano al fianco, piegandosi in avanti come se stesse per vomitare. Preoccupata per lui, lo raggiungo con ampie falcate e gli poggio una mano sulla spalla.
Anche i vestiti di Connor sono umidi di sudore come i nostri. Gli scosto un paio di ciocche bagnate dalla fronte e mi domando se ho fatto bene a coinvolgerlo in tutto questo.
《Come stai?》gli chiedo mentre Liam si ferma accanto a noi.
《Non abbiamo tempo per questo. Dobbiamo andarcene finché possiamo》ci rimprovera lui, scrutando dietro al nostro gruppetto, in cerca di ciò che lo inseguiva.
《Un secondo》replico, stizzita, riportando la mia attenzione sul ragazzo.《Mi dispiace, Connor...》
A quelle parole lo studente alza la testa di colpo e mi fissa sconvolto.
《E di cosa? Non sono mai entrato in una palestra in vita mia. E non ho intenzione di entrarci》afferma lui, sicuro e deciso.《Lei non ha alcun ruolo in questa decisione.》
Perplessa da ciò che ha detto, sbatto le palpebre un paio di volte prima di convincermi che, in realtà, Connor non ha capito nulla di quello che intendevo dire.
《Sentite...》interviene Liam, in tono pressante.《Tutto questo è molto bello e toccante, ma potremmo parlarne fuori di qui?》
Sto aprendo la bocca per replicare con una rispostaccia quando un suono stridulo invade la galleria e ci trapana i timpani: non ho mai udito un verso come quello.
Raschiante, lacerante e sgradevole.
《Ma cosa...?》borbotta Connor, togliendo le mani dalle orecchie.
Quel rumore mi ha lasciata leggermente assordata così chiedo al ragazzo di ripetere.
《Dobbiamo uscire da qui》sentenzia Liam non appena ci ritorna l'udito.
《Cosa ha prodotto un suono del genere?》domando nuovamente spiegazioni, sia perché odio non sapere che cosa sto affrontando sia perché quel posto mi spaventa e parlare è l'unica opzione disponibile per non impazzire di terrore.
《Formiche.》Liam finalmente ci svela il mistero dietro la scomparsa dei ragazzi.《Questa è casa loro. Prima le ho beccato durante il pranzo, diciamo, e si sono leggermente irritate.》
Formiche?
《Devono essere davvero grandi per aver scavato una galleria come questa》rifletto a voce alta mentre continuiamo a correre in direzione dell'uscita.
《Eviti di pensare, prof. Si ricorda la scolopendra?》replica Connor in tono ansioso.
Come posso dimenticarmene?
In quell'occasione Nina, la mia assistente, è rimasta ferita e il capitano mi ha arrestato, solo perché gli aveva taciuto due o tre particolari della mia vita.
《Bando alle chiacchiere. Siamo arrivati》interviene Liam, zittendoci in malo modo.
Ingoio il live risentimento che provo e mi fermo sotto al buco dal quale siamo entrati.
《Prima tu Connor》incito il mio studente a ripercorrere la strada a ritroso, issandosi sulle radici che sporgono dalla terra.
《Oh, cavolo. Odio queste cose》brontola lui, allungando le mani per aggrapparsi al terreno e alle rocce.
La salita del ragazzo è dura e difficoltosa però, alla fine, riesce a uscire dal buco: scompare oltre il bordo e lo sento sbuffare di fatica.
《Ora tocca a te》mi dice Liam, sfoderando la pistola e controllando la galleria in cerca di minacce.
《No. Prima tu. Sei ferito》ribatto, incrociando le braccia al petto in segno di sfida.
《Perché devi sempre essere così dannatamente cocciuta?》replica esasperato l'uomo.
《E perché tu devi essere sempre così...? Accetta ciò che ti viene offerto una volta tanto e ringrazia. So badare a me stessa》affermo, forse con più sicurezza di quanta realmente ne provo.
Però lui è ferito e io non voglio che le sue condizioni si aggravino.
《E dammi la pistola. Potrebbe servirmi》aggiungo, allungando la mano destra verso di lui, col palmo rivolto all'insù.
Posso quasi vedere la battaglia interiore che sta combattendo il capitano: immagino che non rientri nel DNA dei soldati lasciare il campo ai civili.
《Finita questa storia, io e te dobbiamo parlare》decide lui prima di darmi la pistola.《Ti ho già spiegato come si usa. Appena vedi che sono vicino all'orlo di questo dannato buco, comincia a salire. Intesi?》
《Intesi.》Annuisco più che convinta della sua proposta.
Non ho alcuna intenzione di rimanere quaggiù più del dovuto.
《Liv...》sospira Liam, lanciandomi una strana e penetrante occhiata prima di inerpicarsi sulla parete terrosa.
Il mio cuore accelera i battiti e le guance si fanno roventi mentre il mio sguardo segue la rapida salita del soldato dagli occhi azzurri, che spesso mi confonde con i suoi atteggiamenti gentili e le sue parole sarcastiche.
Liam ha appena raggiunto la libertà quando odo un raschiare che si fa sempre più vicino. Immediatamente tolgo la sicura alla pistola e la punto nell'oscurità.
《Forza, Liv!》Il capitano mi incita insieme a Connor, ma io sono impietrita.
Ciò che sta emergendo dal buio è inquietante e affascinante allo stesso tempo.
Il corpo si fonde con le tenebre mentre due rigide antenne tastano il terreno vicino a me. Al posto della bocca, la formica gigante possiede una sorta di pinza che le serve a strappare brandelli di carne dal corpo delle vittime.
Come se fossi in trance, le mie mani si muovono da sole: alzo la pistola, la punto sull'animale e faccio fuoco.
Subito la formica si ritrae, indispettita dalla mia azione difensiva, lasciandomi il tempo di infilarmi l'arma dietro la schiena per poi girarmi e cominciare la salita.
Mi arrampico con determinazione, incurante dei sassi che affiorano dalla terra e mi feriscono le braccia.
Abbasso lo sguardo per controllare che la formica non mi stia seguendo e perdo la presa sulla radice a cui sono aggrappata.
Sto per gridare quando mi sento afferrare da un paio di forti mani maschili che mi issano oltre il bordo del buco.
Non ho più forze.
Non mi sento braccia e gambe.
Sono esausta.
Punto un gomito a terra e mi rialzo di quel tanto che basta per incrociare lo sguardo di Liam: i suoi occhi azzurri sono orgogliosi e preoccupati allo stesso tempo.
《Grazie》dico, col fiato corto.
L'uomo è sdraiato sotto di me e mi tiene le mani sulle braccia, piene di escoriazioni. La presa ferrea di prima si trasforma in una dolce carezza che mi fa venire i brividi in tutto il corpo.
Non posso...
《Ehm... ragazzi... che ne dite di andarcene?》
Connor interrompe il contatto visivo fra me e Liam, riportando la nostra attenzione alla missione.
《Sì. Torniamo a casa》risponde il capitano con voce ruvida.
Non posso...
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