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Nel nulla (prima parte)

È da giorni che non vedo il capitano Becker e, se da un lato la cosa mi dispiace molto, dall'altra, finalmente, riesco a respirare un po' di normalità.

Riesco persino a correggere i temi dei miei studenti senza interruzioni da parte del Centro.

«Non ci siamo proprio...» borbotto, scrivendo una nota a margine sul compito di Deborah.

È una brava studentessa però, in aula, è molto distratta: la causa primaria è il suo ragazzo, David.

Dovrò parlarle...

All'improvviso la porta del mio ufficio si spalanca, facendomi sobbalzare dallo spavento. Alzo gli occhi dal compito e mi trovo davanti ad un altro studente, ancora più distratto di Deborah, possessore di una genialità sconfinata e di un guardaroba fuori dal comune.

«Connor...» sospiro, allontanando da me compito e penna, certa che la quiete sia finita. «Come stai?» aggiungo mentre lui chiude la porta e si perde a fissare il nuovo fossile della mia collezione.

Si tratta del dente di un Carnotauro, un dinosauro carnivoro vissuto nel Cretaceo Superiore, in Argentina e Sud America.

«Dove l'ha preso?» domanda lo studente, senza rispondere alla mia domanda, che probabilmente non ha nemmeno udito.

«In realtà si tratta di un regalo. Uno studente in visita all'università, si chiama Lorenzo, se non sbaglio, che ha partecipato come uditore ad alcune mie lezioni. Purtroppo è dovuto tornare in Italia ieri altrimenti te l'avrei fatto conoscere» spiego a Connor, alzandomi dalla poltrona.

Faccio il giro della scrivania e mi porto a fianco del ragazzo, che continua a guardare ammirato quel reperto. Io, invece, scruto lui: è così cambiato dalla prima volta che l'ho visto.

A parte il vistoso gusto nel vestire, ovviamente.

Credo che quello non cambierà mai. Infatti oggi indossa una maglietta leggera, rossa con tanti piccoli dinosauri verdi, abbinata ad un paio di pantaloni gialli con le tasche blu elettrico, per finire un gilet rosa antico, sbottonato, totalmente in disaccordo col resto del vestiario.

«Peccato...» mormora lui, seriamente dispiaciuto di non aver potuto conoscere quel ragazzo. «Comunque ero venuto per chiederle una cosa, prof...» aggiunge, abbandonando la vetrina dei fossili per rivolgermi un'occhiata colma d'affetto.

Spontaneamente le mie labbra si incurvano in un radioso sorriso. Sono davvero contenta di vederlo; anche se conviviamo e lavoriamo entrambi per il Centro, non mi stanca mai la sua presenza.

Lo incoraggio a parlare con un cenno del capo, preparandomi psicologicamente ad un quesito bizzarro ed impossibile.

«Ha più sentito Liam?» chiede il ragazzo, lasciandomi sorpresa.

Mi prendo qualche minuto per rispondere. Cammino lentamente verso la finestra, con le braccia abbandonate lungo i fianchi e l'espressione pensierosa. Il rumore dei miei tacchi è l'unico suono che riempie il silenzio creatosi.

«A dire la verità no. Non dopo l'ultimo caso» gli dico, poggiando una mano sul vetro fresco e abbassando lo sguardo sul via vai di studenti che si recano a lezione. «Perché me lo domandi?»

«Ho provato a contattarlo varie volte, ma sembra che il suo cellulare sia morto. Così ho provato a chiamare Kelly, però non risponde neppure lei» mi spiega Connor, con tono incerto e preoccupato. «Lo so che...» Si guarda intorno con apprensione per poi abbassare la voce fino a ridurla ad un bisbiglio. «Lavorano per il Centro... Ma... È troppo strano persino per loro...»

Riporto lo sguardo sul panorama al di là della finestra, riflettendo seriamente su quello che mi ha appena detto il ragazzo. Credevo che il silenzio calato fra me e Liam fosse a causa del suo lavoro: niente varchi temporali, niente consulenze da parte mia, quindi nessun incontro col capitano Becker.

Invece, ora Connor afferma che l'uomo pare sparito dai radar e non so più cosa pensare.

«Dici che dovremmo andare a... trovarlo?» gli chiedo, rivolgendogli un'occhiata piena di sottintesi.

«Eh?» Connor ci mette un poco a capire che intendo. «Ah! Oh! Sì, sì! Certamente! Ottima idea, prof!»

Ottenuta la sua approvazione, ritorno alla scrivania e metto in ordine i compiti, corretti a metà, per poi recuperare il cellulare, che avevo messo in carica, e la borsa.

Stiamo per uscire dall'ufficio quando arriva lui: basso, di poche e taglienti parole e perennemente scorbutico.

«Signor Smith! Qual buon vento...» esclamo, fermandomi bruscamente con Connor al seguito.

Quell'uomo non mi è mai piaciuto e probabilmente mai mi piacerà.

Però il fatto che si trovi qui, sulla soglia del mio ufficio, mi mette in allarme. Non è mai venuto all'università, anzi non credo che esca mai nemmeno dal Centro. Quindi se si è recato fin qui deve avere un ottimo motivo.

«Non è una visita di piacere, professoressa Baxter. Per quanto il suo ufficio sia carino» afferma lui, scrutando il locale da cima a fondo come se volesse imprimerlo nella memoria. «Potremmo avere un piccolo... problema.»

Allungo il collo per guardare oltre la sua figura e noto che è venuto all'ateneo da solo, cosa stranissima per un tipo importante come lui.

«Che genere di problema?» domando, arretrando di un paio di passo affinché lui possa entrare in ufficio.

«Si tratta di Liam, vero?» interviene Connor, mettendosi le mani fra i capelli, al limite della pazienza. «Ce lo dica. Si tratta di lui. O di Kelly. O di tutti e due.»

«Quanto caffè ha bevuto oggi...» borbotta il signor Smith, scostandosi dal ragazzo come se fosse contagioso. «Però hai ragione. Il... problema coinvolge il capitano Becker. In un certo senso.»

Sbuffo, seccata dal suo tergiversare, mentre artigli di preoccupazione stracciano il mio cuore.

«Ci spieghi cos'è successo» ordino all'ometto davanti a me, con voce perentoria. «Per favore» aggiungo dopo un attimo di tensione.

«Doveva trattarsi di normale routine, in realtà. Ma qualcosa è andato storto» comincia a raccontarci il signor Smith, lisciandosi i risvolti della giacca grigia. «Uno yacht in silenzio radio da un paio di giorni. Nulla di eclatante. Se non il varco che il Centro ha rilevato, più o meno alle stesse coordinate di quella nave. Così Becker ha preso una squadra ed è andato ad indagare.»

«Perché non mi chiamata?» chiedo, quasi offesa dalla mancanza di Liam. «Potevo essere utile...»

«Lo chieda a lui. Quando lo ritroverà» replica il signor Smith, senza allegria.

«In che senso, scusi? Vuole dire che è scomparso?»

Spero di aver capito male la battuta dell'uomo perché Liam non può essere... scomparso.

«Esattamente. Lui e tutta la squadra.»

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