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I bei tempi (seconda parte)

Il tragitto fino alla scuola prosegue in silenzio, sia io che Connor siamo immersi in pensieri cupi. Sapere che il mio studente ha frequentato quel luogo mi intristisce anche perché, seppur con parole sconnesse, mi ha raccontato qualche particolare della sua gioventù prima di chiudersi in un mutismo innaturale per lui.

«Vuoi aspettare in macchina?» gli chiedo, spegnendo il motore.

L'abitacolo sprofonda nel buio dato che i due lampioni accanto al liceo sono rotti, probabilmente da alcuni vandali. Mi sono parcheggiata lontano dall'entrata principale e non vedo alcun SUV del Centro, il che significa che il capitano non è ancora arrivato.

«No... io... vengo con lei.» Mi dice, in tono insicuro e per nulla deciso, ma, comunque, si slaccia la cintura e poggia una mano sulla portiera.

Proprio in quel momento, un rumore ci fa sobbalzare entrambi: mi giro velocemente e trovo un uomo, vestito di nero, che sta picchiettando le nocche sul finestrino.

«Professoressa. Connor.» Ci saluta con un sorrisone in viso, nonostante la situazione in cui ci troviamo.

Impiego pochi istanti a capire che sto fissando Liam Becker: le sue iridi azzurre sono davvero inconfondibili.

«Ehm... ciao...» ricambio, quasi forzatamente, aprendo la portiera, subito imitata da Connor. «Allora, che succede?» domando a bruciapelo, saltando i convenevoli.

«Dritta al punto. Mi piace» commenta l'uomo, annuendo con un cenno della testa, per poi squadrarmi con occhi curiosi. «Comunque siete qui per una ragione semplicissima: si è aperto un varco.»

Un varco?

«Mi sembra di stare sul set di un film di fantascienza» ridacchio, chiudendo la portiera con un leggero rumore. «Scusa, ma non sono riuscita a trattenermi. Questa cosa è ancora...» gesticolo, cercando di fargli capire che intendo e noto con piacere che il capitano assume un'aria comprensiva e per nulla irritata.

Meno male...

«Fidati. Anche per me è stato... traumatico all'inizio. Però dopo è andato tutto a posto, diciamo. È solo questione di tempo.» Mi rassicura, sorridendo un'altra volta.

Una lieve scarica elettrica attira la mia attenzione e fisso incuriosita Becker portarsi una mano all'orecchio: rimane in silenzio qualche secondo e poi si avvia verso l'edificio, facendo un cenno con la mano.

«Credo che dovremmo seguirlo» osservo, affiancandomi a Connor.

Il ragazzo è davvero molto nervoso e si percepisce solamente guardandolo. Così mi avvicino di più a lui e gli poggio una mano sul braccio, scendendo fino ad intrecciare le mie dita con le sue.

Sono gelate...

«Grazie, professoressa» mormora a voce così bassa che ho quasi il timore di averlo solo immaginato. «Quella notte è stata... pazzesca e inquietante... Erano così giovani e io... Volevo salvarli, sa? Però...»

Il ragazzo interrompe il racconto con un respiro tremulo ed io non me la sento di porre alcuna domanda in merito alla vicenda: se, a distanza di anni, il ricordo lo sconvolge ancora vuol dire che quella notte dev'essere stata davvero traumatica.

«Ragazzi.» La voce di Liam ci richiama all'ordine.

Alzo lo sguardo e trovo l'uomo fermo all'angolo della scuola: ovviamente non entreremo dalla porta principale così il capitano ci ha guidati fino a quella posteriore, posta giusto qualche metro più in là rispetto al punto dove ci siamo fermati.

«Mi hanno appena avvisato che qualche zelante cittadino ha chiamato la polizia. La squadra si è ritirata. Siamo solo noi.» Ci ragguaglia mentre scassina la serratura della scuola con sorprendente facilità.

«Solo noi?» ripeto, battendo le palpebre, sorpresa.

«Esatto, dolcezza.» L'uomo mi rivolge un sorriso saccente e un click risuona nella notte. «Ma non temere. Sono il migliore.»

Avverto Connor ridacchiare, però non mi unisco a lui. Troppe cose potrebbero andare storte: ecco perché sarebbe importante possedere una squadra d'appoggio.

«Suppongo che mi dovrò fidare sulla parola» commento causticamente, facendo sorridere nuovamente il capitano.

«Prima le signore...» sussurra nel buio, cedendo il passo a me.

Simpatico...

Accetto l'invito con un cenno del capo, lascio la mano fredda di Connor e mi avvicino alla porta. Un odore selvatico mi invade le narici non appena socchiudo l'uscio: quell'istinto primordiale che ognuno di noi possiede, assopito, dentro il proprio codice genetico, ora manda lampi e scintille. Mi sta gridando di non entrare, di prendere i miei compagni e di scappare il più lontano possibile.

«Credo che ci sia stata un'incursione» avviso Liam e subito odo il rumore di una sicura che viene tolta.

Azzardo un'occhiata al mio fianco e trovo l'uomo col fucile spianato: ora pare davvero pericoloso e temibile. La sua parte giocosa e saccente è stata soppiantata da quella militaresca e preparata ad affrontare ogni genere di situazione.

«Vado avanti io allora» afferma, in tono che non ammette repliche quindi gli cedo il passo.

Con la mano sinistra apre un poco di più la porta mentre si fa strada col fucile per essere pronto in caso di attacco. Però non accade nulla e Liam scompare all'interno dell'edificio, abbandonando me e Connor fuori.

«Non crede che...» Il ragazzo rompe il silenzio per poi zittirsi subito, quasi volesse rimangiarsi le parole dette.

«Dovremmo entrare anche noi.» Finisco la frase al suo posto: abbiamo avuto lo stesso pensiero.

«Se insiste...» aggiunge Connor, con un sospiro.

«Sicuro che non vuoi aspettarmi qui?» gli chiedo, anche se conosco già la risposta alla domanda: lui mi seguita ovunque io vada. «Forza!» esclamo, inghiottendo la paura e mostrando solamente sicurezza e decisione.

Precedo il ragazzo ed entro nella scuola per prima.

L'odore di animale è poco più lieve di poc'anzi: ciò vuol dire che la belva si è allontanata, anche se non so se ritenere la cosa positiva oppure negativa.

Scrollo le spalle, cercando di eliminare il nervosismo e i dubbi, ma senza esito.

«Vede nulla?» domanda Connor, con un bisbiglio che risuona in tutto il lungo corridoio.

«Non molto... Accendo la torcia...» gli rispondo con voce altrettanto bassa mentre la mia mano destra s'infila nella borsa alla ricerca della pila.

Non appena le mie dita la trovano, la tiro fuori e l'accendo a tempo di record. Quasi immediatamente una fascio di luce invade il luogo dove ci troviamo: un corridoio con armadietti su entrambi i lati.

«Ma dov'è Liam?» mormoro fra me e me, perlustrando il posto senza trovare nulla di interessante.

Un rumore soffocato seguito da una sequela di imprecazioni mi fa trasalire e strappa un gridolino di terrore a Connor.

Capitano!

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