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Gli amici di Betsy (quinta parte)

L'unica cosa che realizzo dal nostro viaggio è che la Russia non mi piace molto.

O forse si tratta soltanto dell'angolo in cui siamo finiti noi.

Fatto sta che, a parte gli alberi inframezzati da lande desolate, il tragitto si svolge in tranquillità almeno finché non giungiamo alla montagna.

《Non ditemi che dobbiamo scalarla?》domanda Connor con il terrore nella voce.

Scocco una rapida occhiata a Liam che spegne la macchina e si volta verso di noi. Il soldato è davvero molto paziente e non commenta in alcun modo l'uscita del ragazzo, rivolgendosi direttamente a me.

《Il paesino di Ardon si trova dall'altra parte》mi spiega l'uomo, allungando un dito per farmi capire meglio.《Dobbiamo raggiungere quel punto e dovremmo trovarlo.》

Il mio sguardo studia la montagna che ci troviamo di fronte con occhio critico: si tratta di un monte non molto alto però non possediamo l'attrezzatura necessaria per una scarpinata del genere.

《Mi pareva strano che la fortuna continuasse ad accompagnarci》commento, rassegnata dal cammino che ci aspetta.

《Non esiste un'altra strada?》chiede Connor, in tono speranzoso.

Non mi faccio illusioni, ma dirigo nuovamente lo sguardo su Liam: gli occhi dell'uomo sono insondabili e, anche se le sue labbra si incurvano in un sorriso sereno, noto tracce di preoccupazione sul suo volto.

《Purtroppo no》risponde il soldato, con pazienza.《Se volete davvero continuare la missione, dovremmo risalire quella collinetta.》

《Nel senso che potremmo anche tornare a casa subito?》domando, confusa dalle sue parole.

《Ehm... no. Però mi pareva carino dirlo. Credevo avesse un effetto tranquillizzante su Connor》replica Liam, con sguardo di scuse.

La situaizone è così bizzarra, ai limiti del surreale, che vengo volta da un'improvviso attacco di risa, seguita a ruota a Becker, mentre Connor ci fissa come se fossimo appena scappati dall'ospedale psichiatrico più vicino.

L'allegria dura ben poco e la realtà ci avvolge nuovamente fra le sue spire: dovevamo portare a termine la missione.

Smontiamo dalla macchina e ci dirigiamo a passo deciso verso la collinetta, come l'ha chiamata Liam poco fa.

Il piano del soldato non mi piace. Mi sento esposta e in pericolo e non riesco a fare a meno di girarmi ogni minuto per controllare se qualcuno ci sta seguendo.

《Smettila》dice Liam, affiancandosi a me e scoccando un'occhiata a Connor che arranca qualche metro più in basso rispetto a noi.《Concentrati soltanto sulla salita. Dovremmo avere più o meno un'ora prima che ci scoprano.》

《E tu lo sai perché...?》ribatto con voce acida e scostante, aumentando l'andatura.

《Perché sono fantastico》risponde lui, regalandomi un favoloso sorriso.《E perché non è la mia prima missione.》

Sospiro, pensando che, in realtà, non conosco veramente l'uomo che sta camminando al mio fianco.

《Giusto》commento, a voce bassa.《Sei un soldato e chissà a quante missione hai partecipato...》

《Non così tante sai? Cioè le missioni possono anche durare anni》mi spiega Liam in tono leggero.《Quindi non sono così tante come credi.》

《Mi racconterai mai qualcosa di te?》gli domanda prima di mordermi la lingua.

Dio, quanto stupida sono...

Non volevo proprio dire una cosa del genere, però non sono riuscita a frenarmi.

《Quando uscirai con me. Preferibilmente a cena》risponde il capitano, con voce tranquilla.

Se il discorso l'ha turbato, non lo da a vedere. O forse l'unica turbata sono io.

Un silenzio tranquillo, inframezzato dai nostri respiri, ci tiene compagnia fino alla nostra destinazione.

《Ancora pochi passi e ci siamo》ci avvisa Liam, allungando un braccio all'indietro per recuperare Connor.

《Uff... Non posso credere che... sto scalando... un monte russo...》brontola il ragazzo col fiatone.

《La Russia non è così male》replica il capitano, facendomi l'occhiolino a cui rispondo con un'alzata di spalle.

Per quanto mi riguarda, credo di stare dalla parte del mio studente: la Russia non è fra i posti che prediligo.

Sto per ribattere al commento di Liam quando raggiungiamo la nostra destinazione e allora mi ammutolisco, come i miei due compagni di viaggio.

Non posso credere ai miei occhi.

Il luogo dove sorge Ardon, il paesino verso cui eravamo diretti, è una landa desolata, senza traccia di vita umana o animale. Un boschetto delimita il confine della presunta cittadina con il lago che si trova là vicino.

L'aria è satura di curiosità mista a paura, un miscuglio di sensazioni uniche che mi pervade le membra.

Voglio correre giù e studiare quel posto, ma, allo stesso tempo, vorrei girarmi e scappare da qui.

《Lo sente, prof?》mi chiede Connor, accostandosi a me.

Volgo lo sguardo verso di lui e noto che si passa le mani sulle braccia in maniera energica come se avesse freddo, nonostante il giubbotto.

Annuisco con un breve cenno del capo per poi riportare gli occhi sullo spettacolo disastroso che abbiamo di fronte.

《Scendiamo》ordina Liam, avanzando per primo.

Io e Connor non abbiamo scelta: seguiamo il capitano, mantenendoci l'uno vicino all'altra per farci coraggio a vicenda.

La discesa è molto più rapida e ben presto ci troviamo fra le macerie di un paese annientato.

Le case sono state abbattute e pare che siano state calpestare più e più volte, data la grandezza dei detriti. Mi accovaccio e prendo tra le dita un pezzetto di pietra che mi si sgretola sul palmo.

《Di sicuro qui è accaduto qualcosa di strano però...》Mi blocco perché, in effetti, non saprei che cosa dire.

Mi trovo sul luogo di una catastrofe dalle proporzioni epiche, dove hanno perso la vita molto persone.

Ovunque io posi lo sguardo riesco a scorgere arti e corpi martoriati che spuntano tra le rovine.

Quante vite spezzate...

《Non possiamo fare nulla per loro》afferma Liam con voce limpida e calma, che invidio molto.《Dobbiamo continuare e trovare il responsabile di questo... macello.》

Non mi piace la sua definizione, ma sospiro e chiudo gli occhi per un attimo per ritrovare un briciolo di concentrazione.

《Prof. Venga qui》mi chiama Connor, gridando a squarciagola.

Che succede ora?

《Arrivo》borbotto, camminando verso di lui ed evitando i detriti più grossi.

Liam mi segue come un'ombra silenziosa.

Quando raggiungo il mio studente, realizzo che, dopotutto, il signor Smith non aveva tutti i torti.

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