Capitolo 1
Qualche mese prima...
《... E questo è tutto. Mi raccomando portatemi le ricerche per lunedì. Buona giornata a tutti!》
Saluto così i miei rumorosi studenti prima di radunare le mie cose, pronta per chiudermi in ufficio tutto il pomeriggio a continuare il mio progetto.
Anche oggi non è venuto...
Il mio allievo prediletto non si è presentato nemmeno questa mattina ed io non so più che pensare.
Connor ha una mente brillante, ma non l'utilizza come dovrebbe e, se non mi consegnerà la sua ricerca entro questo weekend, dovrò dargli un "incompleto" e lui dovrà ripetere l'anno, posticipando così la laurea.
Sospiro sconsolata mentre, con gesti rapidi, recupero la mia agenda fucsia, il mio colore preferito, e l'infilo nella borsa logora, che avevo appoggiato accanto alla cattedra ad inizio lezione.
Con dita leggere sfioro la morbida pelle marrone di quella vecchia borsa e ripenso alla persona che me l'ha regalata.
Kevin.
Mio marito.
Sono passati anni, ormai...
Devi andare avanti, Liv...
Sono passati tanti anni dall'ultima volta che l'ho visto, che l'ho toccato, che l'ho baciato, ma il dolore della sua scomparsa è sempre lì, pronto ad artigliarmi il cuore appena abbasso la guardia.
《Mi scusi, mi scusi, mi scusi...》La voce familiare di un ragazzo distoglie i miei pensieri da quell'infinita spirale di sofferenza e mi riporta al presente, nell'aula ormai vuota.
Mi giro pronta a fare una ramanzina a Connor, ma quando vedo la sua aria trasandata mi blocco e richiudo la bocca.
A prima vista nessuno direbbe che quel ragazzo con scompigliati capelli neri, occhi scuri come l'inchiostro, pizzetto ridicolo ed un abbigliamento alquanto eccentrico possa essere davvero l'allievo più brillante della mia classe.
《Connor...》inizio, sospirando.
Sinceramente credo che il ragazzo meriti, più di chiunque altro, frequentare la prestigiosa università di Oxford, ma, da qualche tempo, so che ha problemi di denaro ed il rettore non è una persona molto comprensiva.
La borsa di studio di Connor copre solamente metà delle spese, il resto, invece, è a carico dello studente che, in questo momento, avrebbe davvero bisogno di una dormita.
《Lo so, prof. E mi dispiace, ma ho finito tardi al nuovo lavoro
e...》si scusa il ragazzo con aria mortificata.
Ha evidenti occhiaie, come se non riposasse abbastanza, e si vede lontano un miglio che avrebbe bisogno di qualche abito nuovo, i suoi ormai sono arrivati al limite.
Alzo una mano, come se fossi un vigile in mezzo ad un incrocio, e blocco le sue scuse sul nascere.
《Fermati un attimo e riprendi fiato!》Connor ha sempre la tendenza a parlare velocemente, soprattutto quando è nervoso o sotto pressione.《È la terza volta questa settimana... Alcuni colleghi mi hanno detto che hai iniziato a saltare gli esami. So che hai dei problemi, ma... Se continui così non potrai laurearti, anzi rischi addirittura l'espulsione.》
Ho cercato di usare un tono pacato e dolce per evitare di allarmarlo, ma forse non sono riuscita nel mio intento.
Connor sembra sul punto di suicidarsi.
Non conosco bene la sua situazione familiare, so solamente che non ha più alcun rapporto con il padre, che attualmente vive in America.
Realizzo solo ora che non so nemmeno dove viva.
Che pessima insegnante sono?
《Lo so, ma... È stata una pessima settimana... Anzi, un pessimo mese, ma... Potrebbe mettere una buona parola? Mi serve solo qualche giorno per rimettermi in carreggiata...》Il tono di voce di Connor diventa così supplichevole che sono disposta a dargli tutto il tempo che gli serve.
Peccato che non sia io a decidere.
《D'accordo... Vedrò quello che posso fare...》gli rispondo rassegnata.
Forse potrei mandare Nina a parlare col rettore...
Sto seriamente considerando la cosa: Nina è la mia assistente, una bella ragazza con lunghi capelli biondi e due occhioni color del cielo, e riesce a manovrare gli uomini a suo piacimento, una dote innata che le ho sempre invidiato.
《Grazie! Grazie! Lei mi salva la mia vita!》Connor, dalla felicità, inizia a saltellare sul posto, guadagnandosi un'occhiata stranita da parte mia.
《Ma...》sottolineo con voce ferma, arricciando un po' il naso.《Devi cambiarti i vestiti. Ed è una cosa sulla quale non transigo.》
Il ragazzo studia il suo look con occhio clinico, dalle scarpe rosse alla camicia a righe gialle al gilet blu scuro, e poi si rivolge a me.
《Cos'ho che non va?》domanda completamente all'oscuro del motivo della mia richiesta.
《Connor!》lo riprendo, non credendo alle mie orecchie.《Quand'è stata l'ultima volta che hai fatto una lavatrice? O una doccia? O entrambe?》gli domando mentre recupero il cellulare dalla borsa.
Una leggere vibrazione mi ha avvisato di un messaggio che, però, non ho ancora avuto tempo di leggere.
Controllo e vedo che Nina vuole parlarmi a proposito degli scavi che sta sovrintendendo in Germania.
Dovevo andare con lei...
Peccato che non potessi allontanarmi dall'università per un tempo così prolungato: la mia assistente è partita quattro mesi fa.
Così, anche se non è una cosa usuale, ho avuto il permesso di delegare alla mia assistente lo scavo che avrei dovuto sovrintendere io personalmente.
《Beh... Ecco... Io... Ho dovuto lasciare la casa di William perché la sua fidanzata si è trasferita da lui e così...》farfuglia Connor, evidentemente a disagio per le mie domande.
《Non importa...》Faccio un gesto con la mano per sottolineare il fatto che, effettivamente, la questione non è così importante e prendo una decisione che cambierà la nostra vita per sempre.《Vieni con me. Puoi stare a casa mia finché non trovi una sistemazione migliore.》
E ora?
Chi lo dice al Rettore?
Detto ciò, esco dall'aula a rapidi passi, mi avvio lungo il corridoio che porta al mio ufficio e tendo l'orecchio per sentire se Connor mi segue.
Dopo pochi secondi, avverto la sua presenza alle mie spalle e sorrido leggermente: Connor è proprio il figlio che non ho mai avuto.
È l'unico che riesce a far emergere il mio lato materno.
《Prof! Non se ne pentirà!》esclama, comparendo al mio fianco ed aprendomi la porta, in legno chiaro, del mio ufficio.
Dovrei cambiare targhetta...
Quella che spicca, nera e logora, riporta ancora il mio nome da sposata, ma...
Ormai non lo sono più.
《Me ne sono già pentita...》mormoro a bassissima voce, dirigendomi alla scrivania, come sempre colma di documenti e reperti fossili.
Non so come mai, ma oggi penso a Kevin più spesso degli altri giorni.
Forse perché piove: lui odiava la pioggia, lo metteva sempre di malumore.
《Wow... Quest'ufficio è...》commenta Connor, gli occhi scuri che divorano ogni centimetro della stanza.
Sorrido raggiante a sentire le sue parole: concordo con lui.
Il mio ufficio è unico.
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