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Parte II

Mentre correva per la strada aveva udito dei guaiti. Himiko si fermò perplessa e guardò mr. Compress in cerca di risposte. 

"Compy, che cos'è?" 

"Sembra un cane. Controlliamo, ma devi restarmi vicino." 

Per dimostrare la sua buona volontà lei lo prese per mano, la sinistra. La trovò fredda, dura, poco confortevole, ed ovviamente gli chiese spiegazioni al riguardo. Con un sospiro Compress si alzò la manica della camicia, mostrandole la protesi. 

"Oooh, sei un robot!" 

"No cara, vedi? Tutto il resto è di carne e ossa ." 

"Posso vedere sotto la maschera?" 

"Tanto ho un'altra maschera" commentò lui prima di accontentarla. 

"Perché? Togli anche quella." 

"No, la mia identità è segreta." 

"Perché?" 

"Cose da grandi. Forza, troviamo il cane." 

"Io posso averlo un braccio robotico?" 

"Mi auguro che non ti capiti mai, Himiko. Immagino che a un bambino sembri grandioso, ma solo perché è troppo piccolo per capire." 

Infatti Himiko non capì, pensò solo che dalla mattina era la terza volta che la escludevano da certi argomenti perché era piccola. Presto però si scordò del desiderio di crescere in fretta, di Compress accanto a lei e del resto del mondo. Con gli occhi che le brillavano per l'emozione, si inginocchiò nella sua tipica posa davanti al cane ferito. Era lo stesso che Atsuhiro aveva usato per lo spettacolo di magia. Il poveretto era stato investito da un pirata della strada, ma alla bambina sfuggì il commento di Compress sulle condizioni della bestiola. Allungò affascinata la mano verso la sostanza rossa che imbrattava il pelo del meticcio e la strada sotto di lui. Era calda e vischiosa, le sporcò la mano mentre lei carezzava il cane, che guaì e li guardò aspettandosi un soccorso. Per Himiko però esistevano solo lei e la mano ora insanguinata che si avvicinava sempre più alla bocca. La leccò, con le guance arrossate e gli occhi chiusi dal piacere. 

"Himiko..." 

Come era cominciato l'incanto si ruppe. La bambina sussultò e si alzò in piedi per evitare di cadere. Il cuore le batteva a mille mentre guardava colpevolmente Atsuhiro, non più dimentica di cosa i genitori l'avevano ammonita più e più volte a non fare. Tuttavia lui le disse tranquillamente: "Non è igienico leccare le cose dalla strada. Saprai che esistono i germi e che fanno ammalare, spero." 

Himiko annuì, disorientata. Compress fece apparire una catena di fazzoletti che usò per ripulirle la mano. 

"Ecco fatto. Meglio se te la lavi per bene in bagno appena torniamo, mh?" 

Himiko annuì ancora. Abbassò lo sguardo sul meticcio ferito. In fondo non era stata lei a fargli male, forse per questo Compy non era arrabbiato con lei. Ma i genitori le avevano detto che era comunque disgustoso, che le persone normali devono odiarlo, il sangue. 

"Per lui non possiamo fare niente, cara... Andiamo." 

Atsuhiro la prese in braccio e la bambina poggiò la testa sulla sua spalla. Il ritorno non fu chiassoso come l'andata: Mr. Compress rifletteva su quanto aveva visto e Himiko era incerta se piangere o tranquillizzarsi. Il silenzio del babysitter lo interpretava come qualcosa di negativo, forse voleva sgridarla una volta a casa. Invece lui non lo fece. La salutò gentilmente e la lasciò alle cure di Spinner, che le mostrò un foglio e dei pastelli. Il disagio che provava svanì, permettendole di sorridere come sempre e disegnare spensierata degli scarabocchi colorati, almeno finché non si annoiò e trovò più divertente e altruistico mettere lo smalto alle mani di Tomura. Il senso di disagio riapparve durante il dialogo con Jin, che si stava impegnando per fornirle una risposta sensata e comprensibile che potesse calmarla. 

"Sediamoci!" esclamò Twice facendo sobbalzare Himiko, dato che erano trascorsi parecchi secondi di silenzio. Jin la prese per le mani, la trascinò in fretta verso il divano, si sedette e la fece accomodare accanto a lui. "Ecco, da scomodi si parla meglio, non trovi? Per rispondere alla tua domanda... ah no, ho già risposto! Non voglio che sei punita! Ti abbiamo lasciato fare tante cose, Himiko, diverse dal solito, darti il sangue per me è normale. E gli altri lo sanno, però se ti fa stare peggio non glielo dico." 

"Per te è normale?" ripeté sbalordita la bambina. 

"Sì, guarda!" Twice si alzò la manica del costume, mostrando che all'altezza del gomito c'erano tanti forellini. "Me li hai fatti tu con le siringhe. Tranne questo, all'ago hai attaccato una cannuccia per festeggiare il tuo compleanno." 

"Ma... a voi non fa schifo che bevo il sangue? A te va bene, Jin?" domandò Himiko costernata, gli occhi fissi sulle piccole cicatrici. Pensava ai genitori, loro non approvavano nella maniera più assoluta la sua voglia di ingerire sangue, eppure a lei piaceva così tanto come sapore, come colore, come consistenza. Era cattiva per quello? Perché le piaceva una cosa che gli altri temevano o disprezzavano? 

"È da malati! A me va bene; esiste gente che dona il sangue per degli sconosciuti, io lo do a un'amica e se lei ne è felice lo sono anche io! Sei una nanerottola inquietante!" 

"Io non voglio fare male a nessuno, sai? Il sangue esce dalle ferite, anche se sono piccole, ed io lo lecco, lo voglio troppo... però se riesco a berlo senza ferite e morsi è più bello." 

Jin sorrise da sotto la maschera. Le posò una mano sulla testa e le scompigliò i capelli. 

"Sei una brava bambina. Davvero detestabile." 

Himiko sorrise raggiante alla prima affermazione. I babysitter sì che la capivano! Con un rapido slancio gettò le braccia attorno al collo di Twice ed esclamò gioiosa: "Grazie, Jin! Ti voglio bene!" 

"Rivoltante" commentò Twice ricambiando l'abbraccio. Ponderò che tutto sommato Toga non era cambiata moltissimo rispetto a quando era bambina. Era rimasta affettuosa, allegra, energica, furba... solo provava gusto nello squartare la gente da adolescente. Un dettaglio trascurabile! 

"Che ne dici di assaggiare il mio sangue? Ti va?" 

"Sì!"


Mai fare i conti senza l'oste. Nel caso di Dabi, l'oste consisteva in un temporale che si scatenò nel corso della notte. Il ragazzo – o lo zombie – aveva ordinato a Twice di lasciar abbuffare Himiko del cibo che preferiva, dolci esclusi, e di permetterle di rimanere sveglia a guardare la TV fin quando voleva. Gli era sembrata un'ottima strategia per fare in modo che la bimba non lo infastidisse di notte. Forse avrebbe anche funzionato, se non fosse che un tuono particolarmente forte fece scattare a sedere Himiko sul suo futon in preda al terrore. Strinse Bobby con foga, cercò di non voltarsi verso la finestra, nell'eventualità che un mostro la stesse spiando, e guardò la sveglia nello stesso momento in cui un lampo illuminava la stanza. Mezzanotte ed un minuto... 

"ZOMBIEEE!!" strillò a pieni polmoni, chiudendo gli occhi e stritolando l'orsacchiotto con quanta forza aveva. 

Dabi meditò se alzarsi o no. E se si alzava, poteva rinchiuderla in un armadio? Tanto, trauma più, trauma meno... 

"Mocciosa, si può sape-" 

Non aveva ancora finito la frase che da essere al centro del futon Himiko era avvinghiata alla sua gamba. Da quando Toga era capace di teletrasportarsi?! 

"Mollami." 

"No!" 

"Ti conviene obbedire con le buone, mocciosa." 

"Ho pauraaa! Fai il bravo babysitter!" lo rimproverò Himiko, che intanto si era arrampicata fino a raggiungere la sua spalla. 

Dabi la prese e la rimise sul futon, sedendosi per prevenire ulteriori scalate della sua persona. La bambina tornò a stringere Bobby, si sedette sul cuscino e lo fissò in attesa, ancora in ansia per i tuoni. Il ragazzo non sapeva che si aspettava la piccola da lui, ma qualcosa doveva pur fare, a meno che non si fossero finalmente create le condizioni per averla zitta e ferma. A dir la verità per lui Toga poteva fare il casino che voleva, bastava che lo lasciasse in pace. 

"Ho un'idea, mocciosa: dimmi cosa fa un bravo babysitter di notte, secondo te, così lo faccio e tu te ne stai buona e dormi." 

"Un bravo babysitter mi chiama Himiko" cominciò lei. "Mi prepara da bere se ho sete, mi legge una favola, controlla che non ci sono mostri, mi rimbocca le coperte, non mi fa avere paura ed è gentile." 

"Oh, tutto qui?" sbuffò lui. 

"Giochiamo anche insieme! Io lo farò con il fratellino." 

Giusto, zero percezione del sarcasmo. Ed un fratellino? Di solito Toga parlava liberamente dei fatti suoi, senza che a lui potesse fregare qualcosa, anche se in effetti della sua famiglia non aveva mai accennato nulla. 

"Hai un fratellino?" chiese per distrarla dal temporale. Riteneva che fingersi interessato alla conversazione fosse gentile, quindi sufficiente a rispettare la specie di patto che le aveva imposto. 

"Quasi. O sorellina, mi va bene uguale. È stato spedito e sta per arrivare. Sai che significa?" domandò orgogliosa Himiko. 

"No, che cosa?" 

"Che sarò una sorella maggiore! Gli zombie hanno fratelli?" 

"Non lo so, perché non sono uno zombie. Lo vuoi capire?" 

"Forse tutti gli zombie sono fratelli ed il maggiore è chi si trasforma prima? Se mi mordi divento la tua sorellina?" 

"Toga, ascoltami con attenzione" fece seccato Dabi, assicurandosi che lei seguisse il labiale. "Non sono un dannatissimo zombie! Sono una persona viva come te, ma mentalmente sana. A causa del mio quirk ho avuto degli incidenti, ecco perché ora ho questo aspetto, hai capito?" 

"Però io volevo conoscere un vero zombie..." mormorò Himiko contrariata. 

"Forse col tempo lo conoscerai, ma io non lo sono e mi dà fastidio che continui a ripeterlo." 

"S- sei arrabbiato?" 

Gli stava facendo gli occhi da cucciolo? Sembrava proprio di sì. Dabi accennò un sorriso. 

"No... se lo ero che avresti fatto?" 

La bambina sorrise, lo raggiunse a gattoni e lo abbracciò cominciando a ripetere: "Scusascusascusa-!" 

"Ok, ok, smettila, ho capito. Sei troppo appiccicosa." 

"Fufufu, perché tu e gli altri babysitter mi piacete un sacchissimo, Dabi! Dirò a mamma e papà di portarmi sempre da voi!" 

"Sono sicuro che lo farai" commentò lui. Si chiese se a tutti i bambini sarebbe piaciuto avere come babysitter la League of Villains, perché Toga gli sembrava abbastanza normale come bambina. Come mai crescendo era diventata una sadica assetata di sangue? Dipendeva solamente dal suo quirk? Lui non era mica diventato un piromane, e nemmeno molti dei possessori di quirk di fiamma lo erano. O forse non c'era una ragione precisa, la follia non ha sempre cause ben definibili. Era probabile, eppure Dabi non credeva a quell'ipotesi. Interruppe le sue riflessioni accorgendosi dell'innaturale silenzio che era calato nella stanza, escluso lo scrosciare costante della pioggia sul vetro della finestra. Himiko sbadigliava, con la testa poggiata sull'orsacchiotto e gli occhi semichiusi. Si riscosse un pochino quando lui si mosse per togliersi dal futon. 

"Non andare via" protestò assonnata. 

"Tranquilla, ti facevo spazio. Va' sotto le coperte." 

"Resti?" domandò lei una volta che ebbe obbedito. 

"Sì. Basta chiacchiere, è tardi." 

"Mh mh. Buonanotte, Dabi. Buonanotte, Bobby." 

La bambina si addormentò in pochi secondi. Dabi tornò sollevato in camera sua e si ridistese, facendosi forza. Gli toccavano da sopportare al massimo un altro paio di notti con la mini-Toga, poi i rischi di ripensare al passato sarebbero svaniti. Alcune riflessioni innocue poteva però concedersele, tipo che la biondina temeva i temporali ma ne adorava gli effetti, ovvero le pozzanghere. Infatti Himiko passò il pomeriggio saltellando da una pozzanghera all'altra, in stivaletti rossi e impermeabile giallo. Mr. Compress la seguiva poco lontano, a un tempo divertito e contrariato da come la bambina si stava inzaccherando dalla testa ai piedi, perché anche se gli faceva piacere vederla ridere e strillare di giubilo, una volta tornati nel covo sarebbe toccato a lui lavarla. 

"Fai piano, Himiko, o finirai col diventare una bambina di fango."  

"Bello! Compy?" 

"Sì, cara?" 

"Prendimi!" gridò lei sollevando le braccia. 

Appena Atsuhiro si avvicinò, Himiko indietreggiò e corse qualche metro più in là, ridacchiando. 

"Ah, prenderti in quel senso. Spiacente, piccola, sono troppo vecchio per giocare ad acchiapparella." 

"Vecchio, vecchio!" lo canzonò la bambina. 

In fondo chiedeva solo un compagno di giochi, aveva anche lasciato l'orsetto in camera... Compress si aggiustò il cilindro e puntò un dito inguantato contro di lei. 

"Ti pentirai di avermi sfidato, piccola. Ti catturerò e mi farai da assistente per sempre!" 

"Yay! Cioè, nooo!" rise Himiko riprendendo a correre.

Con una piccola accelerata, qualche balzo o una scorciatoia, Atsuhiro riusciva sempre a sbarrarle la strada e a comparirle alle spalle quando lei si nascondeva brevemente dietro una vettura o un muro. La bambina allora emetteva un urletto di sorpresa e si affrettava a cambiare direzione, contenta. Una volta gli passò addirittura in mezzo alle gambe, poiché il babysitter fingeva di essere un imbranato. Acciuffarla subito sarebbe stato poco carino nei confronti della piccola, aveva ragionato Compress: era ovvio che bastava allungare una mano per afferrarla, ma perché avrebbe dovuto interrompere il gioco tanto in fretta? Specialmente se anche lui si stava divertendo molto e pazienza se poi tornavano a casa tutti sudati e grondanti di fango. 

Himiko si fermò in mezzo ad una strada, ansante. Sentiva rumori di costruzione e verso est svettavano fra le case le cabine di una ruota panoramica. 

"Guarda, Compy! Cos'è?" 

"Da qui non si vede bene. Saliamo così me lo dici tu cos'è." 

"Però in braccio." 

"Conta come se ti ho presa, sai?" fece Atsuhiro mettendosela sulle spalle. 

Lei si infilò il suo cilindro, che gli ricadde sugli occhi, e domandò: "Divento una maga anche io?" 

"Credo che lo sei già, Himiko, solo che fai trucchi diversi dai miei." 

Mr. Compress salì le scale di un edificio decadente finché si ritrovò sul tetto. Allora Himiko poté ammirare i giostrai del luna park itinerante che montavano le proprie attrazioni. 

"È una fiera, Compy! Ci andiamo? Ci andiamo?" 

"Ehm, che ne dici di andarci con i tuoi genitori?" 

"Ma con voi sarebbe più bello!" 

"Apre quando non è più il mio turno, chiedi agli altri" svicolò lui. 

Cosa che la bambina intendeva fare appena arrivata al covo, ma si trovava ancora sulle spalle di Atsuhiro, che chiamò Kurogiri per farsi aprire un portale e andare direttamente in bagno senza imbrattare il pavimento più del necessario. 

"Tomura!" esclamò Himiko una volta pulita. 

"No, zitta, non tocca a me."

 "Lo so, però-" 

"Niente però. O domattina o mai." 

"Ma-" 

"Sssh, ricorda la polvere." 

Himiko se ne ricordava, pertanto si allontanò da lui, seppure a malincuore. 

"Ehi, ti va di fare altre foto?" le chiese Spinner, visto che quella mattina Kurogiri le aveva dato una Polaroid e lei l'aveva usata parecchio per fotografare Bobby e i babysitter. 

"No." 

"Finire il disegno?" 

"No." 

"Guardarmi giocare?" 

La bambina scosse il capo. 

"Che ti ha detto Shigaraki per metterti di malumore?" si rassegnò a domandare il rettile, inginocchiandosi. 

"Non mi voleva ascoltare. Non gli piaccio?" 

"Ehm, a lui non piace nessuno, tranne All for One e forse Kurogiri." 

"Ma io voglio piacergli" brontolò la piccola. 

"Dai, quando sei rientrata eri contenta, non pensare a Shigaraki." 

"Ho visto la fiera" spiegò lei, tornando a sorridere. "La stanno costruendo. Domani ci andiamo?" 

Con un no secco rischiava di incupirla nuovamente, o peggio Toga avrebbe insistito fino a sfoderare l'arma sleale per il controllo mentale in possesso delle creature piccole e/o carine, più comunemente nota come occhi da cucciolo. Quindi Spinner rispose evasivo: "Vedremo, se non piove o altro..." 

"Oggi fai tu la giostra?" 

"D'accordo." 

"Guarda Jin, cavalco Gojira!" gridò un'oretta dopo Himiko, a cavalcioni sul mutante. 

"Forte! Un'esperienza da dimenticare!" 

"Mi sta riducendo a pezzetti" confidò Shuichi. "E per fortuna le sto simpatico, altrimenti sarei già diventato una borsa."

"Fra poco si cena, dovete continuare a giocare." 

Twice tolse la bambina dalla schiena del lucertolone, che si rialzò dolorante ed esausto. Affrontare gli eroi era di gran lunga meno sfiancante! Anche Himiko era a corto di energie dopo la corsa con Compress e aver costretto Spinner a lanciarla per aria, farla girare, cavalcarlo ecc, per cui andò a letto subito dopo cena. 

"Jin, stasera inventi tu una storia?" 

"La fai facile. Che ci vuole. Su che cosa?" 

"Mmh... un cavaliere e la sua principessa." 

"Ah, tipo che sconfigge il drago rapitore e tutti i suoi scagnozzi e poi scopre che la principessa è in un altro castello? Che poi quanti ce ne sono di castelli? E perché lasciano salvare il regno ad un idraulico??" 

Twice si accorse che sebbene la piccola ridacchiasse non aveva idea di cosa stesse parlando. Lo guardava ancora in attesa. 

"Hai ragione, è noioso. Si sa che alla fine il cavaliere salva sempre la principessa, vero? O lui o un principe." 

"Ma nella tua storia può succedere quello che vuoi. Idea! Fai tu il cavaliere!" 

"I- io? E affronto Spinner?" 

"Forse" rise lei. "Dai, racconta bene. Ce l'hai una principessa?" 

"Se ce l'ho?" ripeté Jin, come se lo domandasse a se stesso. 

"Mh mh. Una ragazza che ti piace e la vuoi come fidanzatina." 

"Beh... allora sì, una c'è..." 

"E com'è? Dov'è? Me la presenti?" 

Twice rifletté che poteva rispondere sinceramente, soprattutto a quella bambina, e lo fece al contrario: "Mi piacerebbe, ma è troppo vicina, anche se lontana, in un certo senso. È facile da spiegare... Comunque, lei è molto carina! Inquietante! Ha un sorriso angelico, mette tristezza! E occhi vivaci da demone, mi terrorizzano! Sembra che possa fare tutto per quanto è imbranata! È anche buffa e sempre seria! Ho visto il suo lato migliore, ed il peggiore. È pazza come me, come potrei non amarla? Mi ha anche salvato con tanta noncuranza e mi ignora sempre e farei qualsiasi cosa per lei!" 

Da essere stesa Himiko si era messa a sedere e agitava i pugni come la prima volta che aveva incontrato Tomura. Aveva un ampio sorriso, occhi luminosi e le guance arrossate da un'emozione calda e dolce che la faceva sentire esultante, irradiandosi dallo stomaco a tutto il corpo. 

"Jin, devi baciarla!" dichiarò convinta. "Così poi la sposi e vivete felici e contenti!" 

Twice rise, un po' amaramente a dir la verità. 

"Già, nella favola sì. Nella realtà non succede ciò che vogliamo. Fa schifo!" 

Himiko abbassò le braccia, delusa e sconfortata. In confronto a prima sembrava una lampadina spenta. 

"Scusa, Himiko... Sono solo onesto! Questa ragazza probabilmente mi respingerebbe perché-"

Lei scosse la testa veementemente, lo interruppe con decisione, quasi con rabbia, ed espresse il suo pensiero in merito, un pensiero maturo per una bimba di quattro anni, sotto forma di rimprovero: "Allora lotta, Jin! Provaci almeno! Hai detto che faresti qualsiasi cosa e che la ami, però la principessa deve saperlo: per questo il cavaliere la salva! Ti prego" supplicò con meno foga. "Per favore, crea una favola nella realtà." 

"Oh, Himiko... non hai la minima idea di cosa hai detto, vero?" 

Più allegro, Jin abbracciò la bambina, che appariva confusa, come se in effetti avesse prestato la voce ad un'altra persona, e le fece il solletico. Himiko rise e si contorse sul letto, sentendosi di nuovo piccola e normale. 

"Ti vedo riposata, devi farti una bella dormita" commentò Twice mentre le rimboccava le coperte. 

"Buonanotte, Jin. Buonanotte, Bobby." 

"Sogni d'oro, principessa."


Himiko guardò apprensiva il corridoio che la separava dalla camera di Tomura. Sembrava tranquillo, sicuro. Doveva esserlo alle cinque del mattino, no? Il sole era sorto da un pezzo e quindi tutti i mostri dovevano essersi ritirati. Però c'erano zone d'ombra che le incutevano timore. 

"Coraggio, Bobby" mormorò al suo fidato orsacchiotto. "Possiamo farcela. Attraversiamo il corridoio e ci mettiamo nel letto di Tomura. È semplice. Resteremo sempre alla luce e se salta fuori qualcosa tu mi fai da scudo così posso scappare. Non guardarmi così, sei un peluche!"

Himiko superò con un passetto l'uscio della sua stanza e si guardò nuovamente intorno: non era cambiato niente. Strinse Bobby mentre proseguiva, un passetto alla volta, scrutando con sospetto le ombre troppo vicine per i suoi gusti. Finalmente raggiunse la porta della camera di Tomura. Prima di entrare la bambina lanciò un'ultima occhiata al corridoio deserto, sollevata per essere sopravvissuta. Aprì e richiuse la porta con delicatezza, dopodiché infilò Bobby sotto le coperte, quindi fu il suo turno. La missione poteva dirsi felicemente compiuta! Non restava altro da fare che attendere il risveglio del capo. Himiko era infatti convinta che se persuadeva Tomura ad andare alla fiera ci sarebbero andati tutti, visto che lui era il capo. O al massimo poteva decidere chi l'accompagnava al di fuori dei turni di quattro ore che stavano rispettando. 

Tomura fissò indispettito la piccola intrusa che dormiva accanto a lui. Le diede qualche colpetto sulla spalla per svegliarla, in modo da chiarire immediatamente che doveva bussare e ricevere il permesso di entrare prima di introdursi in camera sua. Con gli altri si regolasse come le pareva. A Himiko ci volle un po' per capire dove si trovava, ma dopo che si stropicciò gli occhi si ricordò il motivo della sua incursione. 

"Tomura, sei sveglio!" 

"Ma va'." 

"Buongiorno. Ti devo chiedere una cosa." 

"Hai sbagliato a entrare senza permesso, ti sei addirittura messa a dormire con me." 

"Con mamma e papà faccio così a volte." 

"Con me non farlo più, capito?" 

"Sì, va bene. È importante, Tomura! C'è una fiera!" 

"Per una fiera ti saresti intrufolata qui?" 

"Sì. Ci andiamo tutti insieme?" 

Tomura sospettava che la bambina non si sarebbe arresa con un semplice rifiuto: era piuttosto insistente. 

"Perché lo chiedi a me?" si informò prima di sbatterla fuori dalla stanza, in modo da evitare i suoi capricci. 

"Perché Dabi ha detto che tu sei il capo: se lo dici tu ti ascoltano." 

Doveva ammettere che era un ragionamento sensato, la piccola si meritava una spiegazione... e lo stava guardando con tanta fiducia e aspettativa. 

"È vero, sono il capo, ma non funziona proprio così. Prendo decisioni riguardo le missioni, non la vita privata degli altri. Poi in questo caso per noi è pericoloso uscire." 

"Pericoloso? Perché?" volle sapere Himiko, sorpresa. Intuiva che il discorso non si sarebbe concluso con un sì, almeno però stava parlando amichevolmente con Tomura. Forse gli piaceva, dopotutto. 

"Nessuno in questo tempo ti ha detto perché ci chiamiamo la League of Villains?" 

"È il nome di un circo, giusto?" 

"Che? No! Come ti viene in mente?" 

"Beh, Compy è il mago, Jin il pagliaccio, Dabi il mangiafuoco, Spinner si sa arrampicare sui muri – l'ho scoperto mentre faceva la giostra –, tu fai il giocoliere con le mani e Kurogiri vi presenta... o fa il domatore di Spinner." 

"No! Siamo dei criminali! Ricercati dappertutto! Se andiamo alla fiera ci vedono in tanti, chiamano la polizia e se riescono a catturarci finiamo in prigione. Vuoi che finiamo lì, dove ci trattano male e non puoi più vederci?" 

"No, no!" esclamò atterrita Himiko, attaccandosi a lui. 

Più che un abbraccio sembrava la morsa di un pitone africano. Tomura tentò di staccarsela di dosso. 

"Ho capito, non vuoi. Lasciami, non mi stanno portando da nessuna parte adesso!" 

Lei si staccò pian piano, dispiaciuta. Era ingiusto che i babysitter non potessero andare alla fiera! Erano tanto buoni... Improvvisamente sorrise e recuperò Bobby, pimpante come sempre. 

"Ho capito, Tomura. Ci andrò con mamma e papà. Peccato, però. Ciao!" 

Il ragazzo non si insospettì della sua ritrovata briosità. Era certo di averla convinta dell'impossibilità di uscire quella sera, probabilmente le era venuto un altro desiderio infantile che sarebbe toccato a Kurogiri soddisfare. Le dedicò un ultimo pensiero domandandosi dove trovasse la forza di essere allegra e saltellante tutto il giorno, poi badò ai suoi affari, ovvero videogames e fumetti. 

Tomura aveva ragione solo in parte: Himiko aveva ben compreso perché i babysitter non potevano andare alla fiera, tuttavia nulla le impediva di andarci con Bobby. Mentre disegnava tranquilla stava anche pensando ad un piano. Per prima cosa niente giochi stancanti per quel giorno, le energie le servivano per la sera. Che figura avrebbe fatto ad addormentarsi su una giostra? Non poteva permettersi un simile fallimento. Invece poteva benissimo permettersi di salire sulle attrazioni, perché frugando in camera sua aveva trovato dei soldi. Dopo essere andata a letto presto si sarebbe rivestita, si sarebbe riempita le tasche di denaro e con la Polaroid al collo e Bobby sottobraccio si sarebbe diretta alla fiera. Tutto molto semplice!


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