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𝚌𝚘𝚛𝚊𝚕𝚒𝚗𝚎 :: 𝟷

(questo è il mio specialone di natale, volevo solo dirvi buone feste e niente, ho deciso di anticipare ad oggi la pubblicazione perchè il capitolo due che sarebbe dovuto uscire il venticinque non va bene per quel giorno, mentre ci sta meglio il terzo. perdonatemi se sono disorganizzatissima)

⟿ ✿ ship :: SakuAtsu

⇉❃➶ !AU :: Soulmate !AU

➭ ✧❁ SMUT alert :: nel terzo capitolo

➥✱ song :: "CORALINE", Måneskin

⤜⇾ parole :: 21.638

➸★✺ disclaimer :: questo disclaimer sarà lunghissimo mi scuso in anticipo. alloooooora, la prima cosa che devo dirvi, è che l'idea originaria di questo AU non è mia ma di Lavienne_ (che come sapete è tipo una fucina di idee ne ha una marea) che nel suo raccontarmi tutte le cose magiche che scrive mi ha raccontato una cosa del genere. per quanto la mia storia e la sua idea siano fondamentalmente diverse nella trama, l'idea di base è sua quindi grazie sei un cuore sei un genio datele il credito delle idee geniali che ha. POI questa storia c'entra molto con la mia amata e adorata "La bellezza delle farfalle", nel senso che potete leggerla senza aver letto quella ma se avete letto quella vi farà giusto un pelino più male (almeno a me, ecco, poi non pretendo di dirvi come vi dovete sentire). INFINE vi avverto che questa non è una storia "leggera" delle mie idiote. è un hurt/comfort e FINISCE BENE ma non è felice sempre, per me non è nemmeno tanto facile. so che è particolare e spero che non vi annoi terribilmente, io le voglio bene perchè per me è come chiudere un cerchio che ho aperto lo scorso marzo con l'altra SakuAtsu, ma spero davvero che piaccia anche a voi. per il resto vi lascio alla lettura e niente, vi voglio bene polpettine <3

➸★✺ nota :: dopo essermi interrogata per giorni su dove postare questa storia, ho deciso di farlo sulla mia raccolta principale perché è quella dove ho messo anche lo scorso speciale di natale. forse avrei dovuto metterla nella raccolta AU ma mi sembrava che stesse meglio qui. fra un mese mi pentirò di questa scelta, ma lasciamo perdere :D

➠♡༊ written :: 23/12/21

⧉➫ genre :: introspettivo, hurt/comfort

─── ・ 。゚☆: *.☽ .* :☆゚.───

Ho sempre pensato che le cose che ti cambiano la vita fossero eventi randomici e casuali che succedono così rapidamente da lasciarti confuso, frastornato, rintronato dal loro rintoccare così veloce.

Ho sempre pensato che tutta la mia vita, tutto, nella mia vita, sarebbe successo, svanito e cambiato con il volare di un istante.

Ho sempre pensato che sarebbe successo in un attimo.

E alla fine, è stato quello.

Un attimo.

Basta un attimo.

È bastato un attimo.

È stato un attimo.

Un attimo.

Il rumore del vento mi fischia nelle orecchie, sbatte e si inerpica contro di me.

Fa freddo.

Oggi, a Tokyo, fa freddo.

Ho due buste in mano, frutto dello shopping che non dovrei fare perché non ho un centesimo, un paio di jeans e una felpa addosso, niente di speciale.

Credevo che fosse un giorno come un altro.

Uno di quelli in cui mi sveglio e campo come so campare.

Uno di quelli che scorre, senza che accada nulla di speciale, senza che qualcosa s'infiltri nello scorrere pigro dei secondi per sconvolgere il loro ordine perfetto.

Il mio sguardo vola, cala e si mescola nel marasma di persone che ci sono.

Mio fratello è dietro, distante, mi chiama ma non rispondo, sono perso in me stesso e nei miei pensieri, tutto vaga e va di fronte a me che lo guardo assente.

Nella vita basta un attimo.

Un attimo per prendere tutto e rivoltarlo a mani nude come terriccio fresco in un campo da arare, per tirare su qualcosa che credevi fosse nascosto, per darti sensazioni che non sapevi di aver bisogno di provare.

Il mio sguardo atterra su tante cose.

Una ragazza che tiene la mano ad un bambino, un vecchio con la sigaretta in bocca, il nero di una mascherina chirurgica, sguardi vitrei e distanti che non riconosco ma che spasmodicamente cerco, come se in un certo qual modo facessero parte di me.

E poi tutto esplode.

Tutto prende un verso e lo perde l'attimo dopo.

Mi sembra che il fiato mi manchi dal petto, che il cuore batta forte, così forte come non ha mai battuto, che il vento si fermi, che la testa si liberi.

Non...

Non è possibile.

Non è...

Io...

− 'Tsumu, ma che cazzo, perché non mi ascolti mai quando parlo? −

− 'Samu, c'è qualcosa che non va. −

Non le sento le loro voci.

Non le sento.

Mi sembra di stare fuori, di essere esterno, di essermi perso.

Una sensazione così strana, così particolare, così pacifica ma turbolenta, in me.

Sta succedendo, vero?

Lo so che sta succedendo.

È qualcosa che aspetto da così tanto, ma che non sapevo dove trovare.

Pensavo egoisticamente che sarebbe stato più romantico, più straziantemente dolce, che sarebbe successo come nei film.

Pensavo che le nostre dita si sarebbero sfiorate in biblioteca alla ricerca dello stesso libro, che ci saremmo inciampati addosso in un giorno di pioggia, che ci saremmo trovati al tramonto solo noi due.

Invece c'è tanta gente, c'è tanto rumore, ed eppure mi sembra di non vedere nient'altro che me stesso, unito a qualcosa che è fatto per me.

Alzo lo sguardo verso il cielo.

È il mio, cielo, vero?

È il mio momento.

È la mia speranza, la mia verità, il mio sogno.

Che strana, la velocità con cui tutto è arrivato.

Che strano quest'attimo che mi cattura come se non potessi lasciarlo andare.

Mi sembra che qualcosa mi stia cadendo sul viso, qualcosa che picchietta dall'alto, come pioggia, o persino il getto di una doccia quando lo chiudi e scarica le ultime goccioline, ma quando metto le mani sul viso, non sento niente.

Sento freddo, freddo ovunque.

Stanchezza che mi pervade il corpo, come se fossi debole, come se non avessi l'energia neppure di reggermi sulle mie stesse gambe.

Mi sento piccolo, mi sento fragile, di fronte all'enormità del mondo.

Mi sento trascinato da una mareggiata che non posso fermare, anche se mi sballotta avanti e indietro e il respiro manca dai miei polmoni.

Le mie ginocchia sbattono contro il cemento quando cado a terra, mi tremano le mani.

Che cosa sta succedendo?

Non è possibile.

Non è...

Devo alzarmi, devo correre, devo trovarlo, devo...

Atsumu, mio Atsumu.

Non è Rin, non è 'Samu.

È una voce che non conosco.

Risuona nella mia testa, invade le pareti, ci si attacca come miele e scorre in ogni angolo, riempie tutto.

Calda, melliflua, rotta.

Rotta di qualcosa che non conosco.

Distrutta.

Che bella, distrutta, che bella spezzata e sgrezzata dal tremore di una bellezza che non ricade nella perfezione, ma si disegna nelle cose che vagano e che volano, che si evolvono senza rimanere mai le stesse, che brillano e scompaiono.

È una voce rotta, quella che sento.

È una voce rotta che chiama me.

"Mio Atsumu".

Con tale dolore ma con tale affezione lo dice, questa voce, che mi sembra di appartenerle, di essere lei, di volermi fondere con lei.

Sei tu, non è vero?

Sei tu che sei venuta a prendermi, bella voce piena di malinconia.

Sei venuta a dirmi quale sia il mio posto.

Sono sempre sereno, in questa vita, ma felice non penso di esserlo stato mai. Sono sempre stato in pace e soddisfatto, ma il picco rapido di una gioia sfrenata, mi è ancora sconosciuto.

Ora mi sento felice.

Ora mi sento completo, voce, perché ci sei tu, perché sei arrivata tu.

Chissà come sono fatte le labbra che ti pronunciano, chissà come il viso, chissà come le mani e il corpo.

Chissà chi sei, bella voce che prende e ottiene me.

Atsumu, mio Atsumu.

Tuo Atsumu, sono tuo. Sono sempre stato tuo, anche quando non sapevo di esserlo. Sono sempre appartenuto solo a te, sono sempre stato completo solo di te.

Mi scatta qualcosa dentro, come se qualcuno avesse deciso di prendere quel pezzettino mancante dal puzzle che sono e l'avesse improvvisamente rimesso a posto, componendo di me un disegno finito, un'opera con un senso.

Tuo Atsumu, tu dici.

Voglio essere tuo.

Credo di esserlo già.

So chi sei, bella voce, lo so. Non conosco il tuo nome e non conosco il tuo viso, ma conosco me e conosco come di me tutto sia parte del tuo amore.

Parli di me come se sapessi chi sono.

Parli di me come se non ci fosse nient'altro che valga, nella tua vita.

Parli di me come se mi volessi, come se mi apprezzassi e mi amassi così intensamente da non volermi perdere mai.

Parli di me come se fossi pronto a tutto, pur di rendermi felice.

Bella voce, anch'io per te morirei, in quest'istante.

Perché tutto scompare, al risuonare del tono che mi chiama.

Tu sai tutto di me.

Tu sei me.

Tu sei parte di me.

Il mondo cade.

Si spacca a metà, si apre, m'inghiottisce, mi sputa fuori, mi invade.

La mia...

Io l'ho trovata.

Ho trovato la mia anima gemella.

Il mondo in cui vivo, non è un mondo fondato sui soldi, non uno fondato sulla giustizia o su qualunque altra cosa che magari nei vostri, di mondi, ha importanza, no.

Il mio è un mondo fondato sull'amore.

Sì, sì, ci sono comunque i politici e le guerre e queste cose qui.

Ma fondamentalmente, il mio mondo, è fondato sull'amore.

Le persone, nel posto dove vivo, nella fetta di realtà che occupo, si cercano e si trovano, nascono in due metà di un solo essere che va ricongiunto, come gli androgini di Platone, uguale.

Ognuno trova la sua anima gemella, presto o tardi.

Come dicevo, fondato sull'amore.

Tranne che per me.

Per me...

Eh, in effetti a me è andata un po' una merda, posso dire?

Io so di essere bello, so di essere tremendamente affascinante e che nessuno può resistermi ma... di solito a sedici anni incontri la tua anima gemella, e io, fino ai ventun anni, ho vissuto nella secca più secca delle secche secchissime super secche della vita.

Perifrasi per dire: Atsumu l'anima gemella non l'ha incontrata al supermercato, non in tram e neanche a scuola, Atsumu a ventun anni ha fatto sesso con una persona per sbaglio e poi è rimasto da solo.

Povero Atsumu.

Già, cazzo, povero Atsumu.

Che sarei io, tra l'altro, Atsumu, ma mi piace parlare in terza persona, mi dà quel qualcosa di sensazionalistico che mi fa sentire un narratore terzo di una storia epica che riguarda me, per cui rifacciamolo.

Atsumu ha un fratello gemello, un merdoso orripilante fan della cucina che si sfonda di polpette di riso come se fosse una religione e gli lancia le cose dal letto a castello dal piano di sopra.

Il fratello di Atsumu, Osamu-faccio-schifo-Miya, aveva sedici anni compiuti da cinque minuti quando ha trovato l'anima gemella.

Imbarazzante.

No comment per Osamu, no, no.

Soffia sulle candeline, si gira di schiena, spalanca gli occhi e altri occhi si spalancano contro di lui. Cinque minuti dopo, erano avvinghiati che si baciavano come due merdosi.

Suna, l'amico del liceo.

Gli piaceva, a 'Samu, Suna, si vedeva da un chilometro.

Ma la parte cattiva e brutta del vivere in un mondo comandato dall'amore, è che prima di trovarlo, non sei certo di niente.

Nessuno, ci vuole uscire, con me, se non sono la loro anima gemella.

Perché se poi la trovassero e ci fossi io di mezzo? Egoisticamente mi dico che sarebbe completamente impossibile dimenticarsi di me e il mondo avrebbe una spaccatura nell'ordine globale, ma la verità è che ci rimarrei male, e finirebbe tutto com'è iniziato.

E quindi Atsumu, a ventun anni, non ha l'anima gemella.

Mi pesa?

Certo che mi pesa, cazzo, ho passato l'adolescenza senza nessuno.

Con chi faccio sesso se non c'è nessuno?

Non è un problema di second'ordine, è un problema abnorme. Che uno si stanca della sua mano, se posso essere onesto.

Se poi avessi qualcuno con cui condividere la mia frustrazione, magari, la vivrei meglio. Ma nella mia vita ci sono solo Rin e 'Samu che si sbaciucchiano, Aran e Kita che si fanno i massaggi a vicenda e tutte le persone super felici.

Ci avevo messo una pietra sopra?

Eh, all'incirca.

Sono passati cinque anni dalla data d'inizio della mia ricerca dell'anima gemella, in fondo, non credevo che sarebbe mai arrivata.

Mi ero rassegnato all'idea che sarei morto da solo con tremila gatti, sepolto dalla sabbietta delle loro lettiere e dal cibo spazzatura che avrei comprato per consolarmi.

E invece...

Merda, se posso dire la verità, me l'aspettavo molto, molto diversa.

Meno... doloroso, cazzo, sbattere le ginocchia ha fatto un male porco, e la sensazione di qualcosa che mi lava la faccia ancora di più.

Però la voce... bella voce, devo dire.

Così bassa, così calda.

Morbida.

Chissà come si chiama, la persona con quella voce.

Chissà.

Ah, merda, non vedo l'ora di incontrarla. Chissà come sarà, in faccia.

Sarà bello?

È la voce di un uomo, so che è un uomo, ma la cosa non mi disturba, sono bi.

Quanto sarà bello?

Mi piacciono i ragazzi coi capelli neri, speriamo abbia i capelli neri. Speriamo che mi ricopra di un sacco di amore, che mi stringa forte la notte e che...

La prima cosa che mi passa per la mente, è che finalmente potrò andare con la mia, la mia, anima gemella di fronte a Osamu. Sì, cazzo, 'Samu, guarda come sono felice con la mia anima gemella, guarda quanto sono più fico di te.

La seconda, è che forse potrei fare sesso.

Merda, è tutta la vita che aspetto di fare sesso.

Chissà se vorrà stare sopra o sotto.

Io preferisco stare sopra, ma per la persona giusta forse potrei anche... stare sotto, sì.

Che poi, "preferisco stare sopra", l'ho fatto una volta con una donna, vorrei vedere come sarei riuscito a stare sotto, miseria.

Beh, magari con un supporto esterno e un po' lubrificante sarei riuscito...

No, non è il momento di pensare ai sex toys.

Sarà dopo, quando avrò anche io la mia fiammeggiante anima gemella nuova di zecca. Oh, quanto sesso che farò, cazzo, quanto sesso.

Niente calzino sulla porta della camera da parte di Osamu, segnale che non devo entrare perché sta facendo le cosacce con Rin.

Solo miei calzini ovunque.

Riempirò casa di calzini.

Farò così tanto sesso che...

− Puoi trasportarmi un po' più piano? Sto cercando di pensare a tutto il sesso che farò quando la mia anima gemella sarà nella mia vita, merdoso. –

Osamu mi lancia un'occhiataccia.

Mi tira sul divano senza delicatezza come un sacco di patate.

− Toh. –

− Oh, grazie, ma che lord. –

− 'Fanculo, almeno ti ho portato. –

− Bastardo. –

− Idiota. –

Sono... svenuto sul cemento. Cioè, svenuto no, ho avuto una sorta di mancamento.

Diciamo che con chiarezza, giusto per contestualizzare l'evento super rapido di prima, ero in centro, io Rin e 'Samu eravamo in centro.

Stavamo passeggiando per comprare qualcosa, e poi è passata una fiumana di gente che doveva attraversare, e mi sono sentito male.

Ecco, tutta questa cosa gigantesca dell'anima gemella si attiva la prima volta che la vedi.

Tranne che io non l'ho vista.

Ho spostato lo sguardo un po' in qua e in là per sfizio, ma non è che mi sia messo a guardare nessuno.

Però, è scattata.

L'anima gemella è scattata.

E sono caduto a terra.

Ora arriva il pezzo clou, sì, quello centrale.

Come lo capisci chi è la tua anima gemella?

Questa è... una strana domanda. No, non è vero, è una domanda super lecita, volevo solo darmi un tono.

Rivivi qualcosa, ti dice chi ci è passato.

È come se ricordassi qualcosa che non è mai successo, è come se facessi un sogno ad occhi aperti, è come se vivessi in una dimensione alternativa.

Gli scienziati, dicono che vivi un mondo parallelo.

Vivi uno scenario ipotetico che si sarebbe realizzato in condizioni diverse, e collegando i puntini che ti si presentano, capisci chi sia la tua anima gemella.

'Samu ha sentito la voce di Suna, ad esempio, quando l'ha trovato.

Ma la conosceva, la voce di Suna, è stato facile, per lui.

Quando incontri la tua anima gemella, poi, le immagini iniziano a scomparire, funziona così. Inizi a sognare, a vivere due mondi in uno, e poi tutto si richiude nella faglia aperta quando le due metà si riuniscono, e tutto torna a posto.

È un modo turbolento, d'innamorarsi, ho sempre pensato.

E se la mia vita parallela facesse schifo?

Certo, più schifo di ora non può fare, ora non faccio sesso, però, ecco, magari...

Naah, che sarà mai, mi troverò un indizio per rintracciare il mio bel moro con la voce profonda e sarò felice per tutta la vita.

Non so se sia moro.

Ma se non lo fosse non sarebbe la mia anima gemella, quindi lo è.

'Samu mi tira su le gambe, si siede sul divano, se le rimette sul grembo e mi squadra con la sua brutta faccia da culo.

So che siamo gemelli e so che siamo uguali, ma lui è orrendo e io sono meraviglioso, punto.

Non c'è altra verità.

C'è solo questa.

Ok?

− Che cos'hai visto? –

− Mi è sembrato che mi piovesse in faccia e poi ho sentito la sua voce. –

Alza le sopracciglia.

− Che ti piovesse in faccia? Ma tipo in senso reale o in senso sessua... −

− 'Samu! –

Mi pizzica la gamba, sorride.

− Scusa, è che con tutti i tuoi discorsi sul sesso mi hai contagiato. –

− Schifoso porco. –

− Verginello. –

Aah, vorrei ucciderlo. Ma non lo faccio, perché tanto farò così tanto sesso, così tanto che...

− Che ti ha detto, la voce? –

− E che ti frega a te? –

Alza gli occhi al cielo, poi sospira verso l'alto.

− Non so, mi sembra così strano. A me e Rin alla fine non è che sia successo, vorrei solo sapere cosa si prova. –

− Ma non avevi sentito la sua voce? –

Ride appena, sporge il capo contro di me.

− Diceva "starà bene, te lo prometto" e non so neppure a chi si riferisse, onestamente. –

Faccio spallucce.

− A me ha detto "Atsumu, mio Atsumu". –

'Samu mi guarda per un attimo, poi una risata gli scappa dalle labbra.

− Che sdolcinato, cazzo. –

− Non è sdolcinato, è super carino, verme. –

− È schifoso e imbarazzante. –

− Non lo è! –

Cerco di tirarmi su per dargli uno schiaffo, ma mi gira un po' la testa e desisto con un grugnito, rimettendomi sul divano.

− 'Fanculo, 'Samu, non è che se tu hai avuto la scoperta dell'anima gemella più arida della storia dovrò averla anch'io. Io avrò i fiori e le risate e un sacco di cose belle, ok? –

− Sì, certo, come no. Se non scappa la prima volta che ti vede è un miracolo. –

Chiudo le braccia conserte sul petto e ignoro la sua brutta voce.

No, rivoglio la bella voce calda della mia anima gemella.

Sì, assolutamente, super assolutamente.

Chissà quando sarà la prossima volta che...

− È un uomo o una donna? –

− Un uomo. O una donna con una voce molto profonda. –

Appoggia una mano sopra una delle mie ginocchia, stringe la rotula, sospira.

− Ed è arrivata anche questa, alla fine. Credevo non sarebbe mai successo, sai? –

− Come no? Il mondo è pieno di gente che morirebbe per... −

− No, non sto dicendo questo. È che mi fa strano pensare che te ne andrai anche tu, tutto qui. Lo so che sto con Rin da una vita, ma mi sembra strano pensare che anche tu... −

Allungo il braccio per mettere la mano sulla sua.

− Io mica scompaio, 'Samu. Farò solo un sacco di sesso, ma mica me ne vado. –

Increspa le labbra, ride, ma non mi sembra una risata piena, mi sembra una risata acida, se ha senso che ne esista di questo genere.

− Ho avuto una brutta sensazione, non so cosa fosse. Come se fossi... impotente, come se non potessi fare niente, quando hai avuto quella roba. Ma forse è un caso. –

− Lo è, 'Samu, se sono sicuro. –

− Sarà. –

Non toglie la mano dal mio ginocchio, anzi, la stringe.

− E quindi ora che si fa? Si aspetta? –

− Si aspetta che torni, sì. Ma non te l'hanno mai spiegato come funziona? –

Scuote la testa, fa spallucce.

− Mai avuto bisogno. –

− Bastardo. –

Ma non mi fa incazzare, per una volta, che sia un bastardo. Non mi fa incazzare perché non è lui che mi guarda dall'alto in basso, fiero e tronfio del suo amore, no.

Ce l'ho anche.

Ce l'ho...

Cazzo, ma ce l'ho anch'io.

− Fra poco inizieranno ad arrivare un sacco di cose, starà a me capire come usarle per trovare la mia persona. –

− Tipo immagini? –

− Tipo che non ne ho idea, varia da persona a persona. –

Stringe gli occhi.

− Ora ti sta arrivando qualcosa? –

− No, al momento no. –

− Come si fa a farti arrivare le cose? –

Sbuffo.

− Ma che ne so, se lo sapessi l'avrei già fatto, no? Non rompermi i coglioni, 'Samu. –

− Dai, dai, dai, sono curioso. –

Anche io sono curioso, certo che sono curioso, è il mio futuro, dopotutto, è quello che mi attende dall'altra parte.

Come potrei non essere curioso?

− Se vuoi provo a concentrarmi, ma devi stare zitto. –

− Ok, andata. –

Mi stendo meglio sul bracciolo del divano, chiudo gli occhi, respiro.

Non funziona, concentrarsi, ma con un po' di fortuna, con un po' di fortuna, magari...

Sento le gocce.

No, non è pioggia.

È acqua.

E ci sono anche lacrime, in quest'acqua, le sento nascere dal mio viso, le sento sgorgare, strabordare dalla rima inferiore dei miei stessi occhi chiusi.

Sto...

Mio Atsumu, dolce, piccolo, tenero Atsumu.

Voglio aprire gli occhi.

Non...

Il tono della sua voce non mi piace.

È una voce così bella, ma non mi mette a mio agio, mi dice qualcosa, mi fa sentire qualcosa, mi...

Vorrei chiedere a Osamu di aprirmi gli occhi.

Le mie labbra sono incollate fra di loro, in se stesse, quasi.

Sono rinchiuso.

Il mio viso continua a piangere e io sento un'emozione grande, così grande, così divorante, così piena in me che istintivamente mi sento dire dalla mia testa di scappare.

Che cosa sta succedendo?

Che cos'è?

Eri fatto di cristallo e ti ho trattato così male.

Che cosa vuol dire?

Che cosa vuol dire, cazzo, che cosa? Che ricordo è? Che vita parallela è?

Perché ho paura?

Perché vorrei distruggere tutto?

Perché non riesco a respirare?

Merda, merda, ma...

Avrei voluto che potessimo avere tutto.

Tutto?

In che senso, tutto?

Non eravamo...

Cosa mi stai dicendo?

È questo quello che dovrebbe dirti un'anima gemella? È normale? Che cosa sta succedendo, perché non mi sento più il corpo, perché mi sento così terrorizzato?

Tirami fuori.

Osamu, tirami fuori, cazzo. Ci senti? Ascoltami, porca troia, tirami fuori.

Tirami fuori.

C'è qualcosa, qui dentro, che mi fa paura.

Tirami fuori, tirami fuori, tirami fuori, tirami...

Avevamo solo noi stessi.

Il mio corpo si blocca.

Mi sembra di non respirare per minuti interi, di rimanere in apnea.

L'avevo letto, ma l'avevo sempre ignorato, ho sempre pensato che la cosa non avrebbe riguardato me, che non mi avrebbe toccato.

L'ho letto sul fondo di una pagina di un libro, scritto in piccolo, ignorato dallo stesso autore.

"Non tutte le storie sono felici".

Ho paura, anima gemella, che la nostra non lo sia stata.

Non è vero?

Non è...

Ti amo, Atsumu.

Sorrido.

Tutto viene inghiottito da quelle tre parole così intense, così vive, così forti. Tutto in me dice "caos", dice "rabbia", ma quel "ti amo" così sussurrato, così intimo nonostante la sofferenza che m'invade, urla "calma", e io mi calmo.

Apro gli occhi.

Osamu, di fronte a me, ha l'espressione completamente preoccupata.

− Ma che cazzo... perché stai piangendo, Atsumu? –

Mi metto le mani sul viso, sento le lacrime che bagnano le mie guance.

Si stanno diradando, ma ci sono, dov'erano prima.

− Credo che non sia un mondo felice, quello in cui ci siamo conosciuti. –

− In che senso? –

Sospiro, tiro appena su col naso.

− Non lo so, 'Samu. Ho la sensazione che... −

Mi viene da sorridere.

Non so perché, ma mi viene da sorridere.

Forse perché nonostante tutto c'è, questa anima gemella, per me. Forse perché la forza di quello che mi dice mi ricorda quanto sia reale.

Ho sempre pensato che questo modo di vivere, questo scorrere del tempo che prende ragione e motivo solo quando incontri chi è fatto per te, fosse forse un po' ingiusto.

Ho sempre pensato che se fossi vissuto per me stesso e non per attendere qualcuno, sarei stato meno tormentato dall'idea che il mio, di amore, non voleva trovarmi.

Ho sempre pensato che fosse un po' esagerato, dire di qualcuno che fosse la tua anima gemella, che fosse pretenzioso, che escludesse tanti piccoli dettagli che potevano andar bene o meno, nell'altro.

Diciamo in poche parole, che ho sempre pensato che le anime gemelle, in fondo in fondo, fossero un filo di fumo che inspiri senza sapere se ti farà male o meno.

Ma ora, ora comprendo che cosa significhi, questo.

Non sono creature studiate per stare con te, scientificamente esatte per compensarsi con quello che sei, non sono perfette sulla carta.

Sono complesse, stratificate.

Sono persone.

E non sono persone destinate a te perché secondo il mondo doveva andare così, sono persone che in mille modi e in mille realtà sono state legate a te dalla reciprocità dell'affetto.

Un'anima gemella, non è qualcosa che ti viene offerto e prendi come se lo comprassi.

È la storia di un amore.

È la storia di una persona che ti ama.

− Ho la sensazione che ci sia un mondo, da qualche parte, dove io e la mia anima gemella ci siamo fatti del male. –

− E questo non vuol dire che non è la tua anima gemella? Come fa a farti male, se... −

− Credo che tu abbia un'idea dell'amore tutta sbagliata. –

Sbagliata fra le tue labbra, 'Samu.

Forse giusta per te, ma sbagliata.

− Se Rin ti facesse soffrire, smetterebbe di essere la tua anima gemella? –

− Rin non mi farebbe soffrire. –

No, non capisci.

Non...

Si accende in me una saggezza strana, un cordone di pensieri che non mi era mai capitato di fare ed avere, nella testa.

È come se pensassi qualcosa con la testa di qualcun altro, o meglio, come se qualcun altro pensasse con la mia.

Ed eppure quel qualcun altro ha la mia voce.

− Ci sono cose più grandi della volontà, 'Samu. Certe volte si soffre perché deve andare così, e non puoi farci niente. –

− Ma tu che ne sai? –

L'altro Atsumu, dentro di me, mi fa sorridere, mi fa sentire rassegnato e consapevole, mentre guarda mio fratello che non capisce.

− Che ne sai tu, Osamu, semmai. –

'Samu sbuffa, io mi tiro su dal divano, mi avvicino al suo corpo.

Quando cerco di muovermi, non ci riesco, però.

È come se ci fosse una lotta dentro di me, fra quel che egoisticamente voglio fare e quello che sento compiere al mio corpo.

Il mio corpo sta fermo.

Debole, mi sento di nuovo debole.

Sento dolore corrermi sulla pelle, ma non un dolore esistenziale, un dolore vero.

Un dolore sopito, di qualcosa che si è rimarginato, ma un dolore netto.

Che cos'è?

Chi è?

Cosa c'è, dentro di me?

Mi lascio catturare, perché qualcosa mi dice di farlo, perché mi sembra di lasciare le redini a qualcuno che sa meglio di me cosa vada fatto.

La mia voce risuona nella stanza.

Ma non sono mie, le parole che dico.

− Voglio solo poterlo amare un'altra volta, 'Samu. –

Un'altra...

Chi sei?

Chi sei, tu che parli?

Tu...

− Eh? –

Quando riguardo mio fratello, tutto ciò che c'era di strano, svanisce.

Mi ritrovo con parole che rimbombano nel cervello che non so perché ho detto, posseduto da qualcosa che non conosco.

− Merda, 'Tsumu, mi sa che ti sei messo in un bel casino. –

Mi guardo le mani dall'alto.

Tremano.

− Cazzo, mi sa proprio di sì. –

Da quel momento a due settimane in avanti, non ho più sentito niente di niente.

Zero.

Silenzio tombale.

Nemmeno un "buongiorno principessa" da tredicenni idioti, nulla.

E la cosa mi ha...

Fatto incazzare, per la miseria, ti presenti come la storia di un amore che non funziona e poi stai zitto per due settimane? Ma che è, una presa per il culo?

Non che volessi avere di nuovo la piacevole esperienza di Osamu che mi fa il terzo grado o il mio corpo che non mi risponde, miseria, ma se non ti fai cercare, io come ti trovo, anima gemella?

Continuo a voler fare un sacco di sesso.

E per quanto la mia immaginazione a riguardo sia diventata molto fervida in cinque anni di astinenza completa, se potessi anche assegnare una faccia alla persona con cui spero di fare sesso per tutta la vita, sarebbe fico, no?

Forse dovrei prendere la faccenda più sul serio.

E l'ho fatto, cazzo, l'ho fatto, ho chiesto a chiunque conoscessi se sapesse qualcosa a riguardo.

Non ho ricevuto molto aiuto.

Solo Kita, sant'uomo, che sa tutto e che fa tutto bene e che credo sia un angelo mandato dal cielo per vegliare sul mondo, mi ha detto qualcosa di interessante.

Mi ha detto che c'è stata un'altra esperienza simile alla mia, da qualche altra parte del mondo, una quantità indefinita di tempo fa, e che qualcuno l'aveva studiata.

Quello che sapeva, è che era stata una forma di ritrovamento particolarmente violenta.

Di norma si presentano come immagini, le anime gemelle, nei sogni o nei ricordi, parlano appena. Nella maggior parte dei casi sono persone che sei destinato ad incontrare, che prima o poi avrebbero incrociato la tua strada, per un motivo o per un altro, e trovarle, non è così difficile.

È anche frequente che si accenda una sensazione strana, quando sono nei paraggi, come a dirti che c'è qualcosa di tuo attorno a te.

Un po' più raro ma ugualmente accaduto, è che ci si ritrovi in situazioni che erano quotidiane nel passato.

A me...

È successo un po' di tutto.

Dopo tanto pensare, credo che la persona che ho sentito dentro di me, due settimane fa, fosse il me della realtà dove io e la mia anima gemella ci dovremmo ritrovare.

Azioni quotidiane del passato, no?

So che non è un'azione, ma è il me del passato.

Che poi non è passato, è alternativo, ma va bene uguale.

E credo che le parole che sentivo, fossero parole che quel me ha ascoltato da qualche parte nella sua vita.

Le sensazioni, credo che fossero quelle che provava lui.

E mi spaventano da matti, perché non sembrava proprio un allegrone, quell'Atsumu, ma se è per trovare la persona destinata a me allora... può andare, immagino.

Solo che non sono fatte per trovarla.

Perché la merdosa, non si presenta.

Come faccio a vivere la mia trascendentale esperienza transcorporea, se non si presenta?

Non faccio.

O forse faccio, perché mi costringo.

Ora come ora, ho deciso che non muoverò un dito finché non torna qualcosa. Ma davvero, davvero, lo giuro. Rimarrò qui – che per la cronaca è il letto di camera mia – fino al momento in cui non mi arriverà dal cielo un segno.

Metti che ero solo malato?

Che avevo le visioni?

Stocazzo, io la voglio l'anima gemella.

Voglio fare un sacco di sesso, credo di averlo già detto.

E penso di aver detto anche, che la mia mano, è un'opzione che vorrei evitare.

Rin e 'Samu sono a casa, credo, non ne ho idea. M'interessa meno di zero, onestamente.

Spero solo che non cerchino di distrarmi.

Che sono concentrato, io, con gli occhi strizzati fra di loro alla ricerca di un filo conduttore che mi riporti dal presunto amore della mia vita.

Dai, cazzo, almeno qualcosina.

Non ti dico la confessione dell'anno, e neppure una dichiarazione di intenti in cui prometti di non abbandonarmi e amarmi fino alla morte, ma quantomeno un "ciao".

Un'immaginina del nostro amore nella realtà alternativa, cazzo.

Noi due che ci diamo la mano?

Noi due che ci diamo un bacio?

Persino noi due che litighiamo andrebbe bene, ma...

Una cosa che mi ha fatto molta specie, riguardo alla faccenda, è che la donna della ricerca di cui mi ha parlato Kita, sentiva molto forti le sensazioni corporee legate alla persona che c'era dall'altra parte.

Io ho sentito solo parole ed emozioni in me stesso.

Non ho sentito qualcosa che mi stava toccando.

Forse le gocce d'acqua, ma non di certo il calore umano.

Non ci toccavamo, nell'altra realtà? Ma no, andiamo, come avremmo potuto essere innamorati, senza toccarci?

Che sarà pure carino parlarsi ininterrottamente, ma chi è che si ama senza toccarsi?

Nel senso, magari a qualcuno piace anche, magari può far parte della sessualità di una persona, magari può dar fastidio.

Ma se qualcuno mi amasse senza toccarmi, credo che morirei, cazzo.

Mi lascio cadere indietro, sento le spalle sbattere contro il materasso, la testa rimbalzare appena prima di adagiarsi fra le lenzuola, il tonfo sordo che il mio corpo fa sul letto.

Stendo una gamba verso l'alto.

Mentre mi osservo la pelle, mi sembra di vedere una cosa strana.

Come se i bordi della mia figura si confondessero, sfumassero, fossero trasparenti.

Come se...

Mi tocco la coscia.

La mano si chiude sulla carne, ma non mi sembra che abbia la stessa consistenza che aveva prima, rosea, pulita.

Mi sembra di toccare carta vetrata, mi sembra che l'osso si senta più di quanto deve, mi sembra che...

Ti sei lavato le mani?

Mi tiro su come se qualcuno mi stesse tirando.

− Cosa? –

Maledetto Osamu, gli ho detto di non interrompermi, gli ho detto che...

Ti sei lavato le mani?

Non è la voce di Osamu. Non è la voce di Osamu, non è la voce di Rin, grazie a Dio non è la mia, è...

Oddio, calmo, calmo, con metodo.

Kita dice che la donna della ricerca riusciva a mettersi in contatto con la sua anima gemella, credo di poterci provare anch'io.

Devo solo...

Lasciarmi permeare dalla realtà in cui vive, diventare spugna delle cose che gli succedono, assorbire il me di quella realtà.

Respiro lentamente, il petto che si alza e si abbassa.

− No. –

La voce non risponde.

Non risponde perché...

− Ma se vuoi vado a lavarmele ora. –

Bravo.

La sua voce, così bassa e profonda e dolce e delicata che mi dice "bravo", mi piace, mi fa sentire un po' caldo, mi mette a mio agio.

Mi alzo dal letto.

Prego ogni istante che passo nella tratta fra la camera e il bagno a pregare che non ci sia nessuno ad intralciarmi, nessuno a deconcentrarmi, nessuno a rubare l'equilibrio che ho trovato.

È lui.

È l'amore della mia vita.

Lasciatemi il tempo di trovarlo, lasciatemi l'occasione di provarci, lasciatemi...

Lavo le mani a fondo, perfettamente, in ogni singolo millimetro. Spremo il sapone e lo strofino forte da far male, sto attento ad ogni angolo, risciacquo e ricomincio da capo.

Gli fa schifo lo sporco?

Magari ora no, magari era solo laggiù, in quel mondo là, che gli faceva schifo.

Non m'importa.

Non alzo lo sguardo dal lavandino mentre lo faccio.

Perché un'occhiata l'ho data, e la persona che ci ho visto dentro credo ancora sia per me un limite troppo grande da affrontare.

Torno correndo in camera da letto.

Mi rimetto al centro del materasso, incrocio le gambe, chiudo gli occhi.

Hai fatto?

− Sì, sì, lo giuro. –

Qualcosa dentro di me sorride.

Mi sei mancato tutto il giorno, oggi.

Sento il calore salirmi dal petto fino alle guance, tingerle di un rosso acceso, un brivido mi corre contro la spina dorsale.

Che cosa?

Che... carino.

Non mi sembra vero.

Mi...

Sento il calore di qualcosa che si preme fra i miei capelli.

Un bacio.

Un...

Prendo una pausa dall'Università. Non riesco a seguire i corsi.

− Fai l'Università? –

Forse "facevi" sarebbe stata la parola corretta, considerato che mi ha appena confessato che ha intenzione di smettere, ma andrà bene così.

La voce non risponde.

Perché non riesce a seguire i corsi?

La domanda s'insinua nella sua mente.

È un misantropo?

Forse ha qualcos'altro da fare, magari lo sport, magari...

Hanno smesso di cercare di toccarmi mesi fa. È che mi fanno schifo.

− Chi è che ti fa schifo? C'è qualcuno che ti dà fastidio? –

Di nuovo, non risponde.

Ma non è che questa sia una conversazione, è un ricordo vivido. La voce mi parla come se fossi un altro, come se fossi con lui, nella sua realtà.

Non c'è niente di logico.

Solo pezzettini uniti assieme dal tono calmo e mellifluo del modo in cui parla.

Possiamo dormire un po'? Faccio difficoltà in questi giorni.

Sento le sue dita corrermi fra i capelli, il corpo indebolirsi, mi lascio cadere indietro, chiudo gli occhi.

− Certo, come no. Soffri d'insonnia? –

Sì, sì, senza di te dormo male. Se non avessi la malattia non sarei un insonne. Dormirei con te tutte le notti.

M'irrigidisco.

− Che malattia? –

Sarà una malattia come... ah, forse è per questo che mi sembra ci sia tutto questo dolore nella realtà parallela in cui rivivo ora.

Forse lui era malato, forse è questo il problema.

Stai zitto.

La voce è imbarazzata.

Ha il tono di qualcuno che cerca di fermarti dal fare qualcosa di stupido, ha il tono che dice "non è vero".

Chissà cosa gli avevo detto.

Ti amo, 'Tsumu.

− Credo di amarti anch'io, voce, anche se non ho idea di chi tu sia. –

Che idiota.

Dire "ti amo" ad una voce.

Ma c'è la sensazione calda e pacifica della comprensione, in me, mentre dico questa cosa nella stanza. Come se l'Atsumu dentro di me fosse assolutamente d'accordo.

Mi sa che lo amava parecchio, lui, l'uomo che ora sto cercando io.

Niente è come voglio. Niente di tutto questo è come voglio, 'Tsumu.

− C'è qualcosa che non va? –

Sembrerà assurdo, più a me che a te, ma sei davvero la cosa che preferisco al mondo, 'Tsumu. Sei meraviglioso.

Mi tremano le mani.

Mi sembra di essere sul punto di piangere.

Io... meraviglioso?

Devo andare... devo andare a lavarmi.

La velocità con cui tutto passa e arriva e cambia, mi destabilizza. Perché prima mi dici che sono la cosa che preferisci e subito dopo che devi lavarti?

Come si correlano, le due cose?

Com'è possibile, che pensi a lavarti in una situazione del genere?

Non so perché certi giorni non riesca a farlo. Mi sembra tutto così facile, ora.

Mi bacia il petto, lo sento. Appoggia la fronte sul mio mento, mi tiene saldo, stretto a sé.

Cos'è che non riesce a fare?

Lo sento.

Che cosa?

Cos'è, che senti?

Un minuto.

Sento chiudersi i miei occhi da soli, l'altro me che prende il comando, la sensazione di tenere le mani su un viso e di poggiare le labbra sulle sue. Sa di... sa di qualcosa di strano, un misto di caffè e menta, credo abbia masticato una gomma da masticare.

Ha un buon odore, mi pungola il naso, ma sotto sento un sentore che somiglia molto alla candeggina.

Avrà pulito?

La cosa smette di interessarmi mentre mi sembra di sentire un'altra lingua nella mia bocca.

Oh, merda, ma è normale tutto questo?

È normale che io senta...

Che mi sembri di baciare qualcuno?

Capelli fitti, spessi, mossi, ha qualcosa sul viso mentre passo le dita sulla sua superficie. Sembrano due collinette sulla tela perfetta della fronte, sopra il sopracciglio.

Ha due nei, la mia anima gemella.

Due cicatrici, due nei, qualcosa del genere.

Smette tutto, il contatto finisce, s'interrompe.

Devo andare a lavarmi.

− Com'è possibile che tu pensi solo a lavarti? – sbotto d'istinto, catturato dalla sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato, in questo.

Sento la mia mano stringersi da sola.

Si stringe forte.

Le unghie affondano nella carne, mi fanno male, l'altro Atsumu non mi lascia andare.

Mi vuole...

Le dita si aprono.

C'è un grumetto di sangue che sgorga dalle mezzelune. E pensare che ho le unghie corte, le taglio regolarmente. Chissà con quale forza deve aver premuto, per farmi questo.

Mettiti nell'angolo, quello lontano.

− Ma come lontano? Che cosa vuol dire, "lontano"? –

Non lo so, che cosa voglia dire, "lontano".

Non riesco a capirlo.

Sto provando ad avvicinarmi. Forse posso... ancora... ancora un attimo.

Dentro il mio cervello si espande la frase "si sta sforzando per te", e io non capisco, sono troppo confuso per farlo.

Lui...

Si sta sforzando a fare cosa?

Sono contagioso, in quella realtà? Lo è lui? Ed eppure mi stava baciando, pochi istanti fa, perché sembra così difficile per lui farlo di nuovo adesso?

Sento le sue mani fra le mie.

Sono incerte, tremano, le dita scorrono come se volessero sfaldarsi al mio contatto, come se ne avessero paura.

Ancora... ancora un attimo.

Mi sento tirare in avanti.

Le sue labbra si premono contro le mie.

Ma è strano, ora, è strano e sento che lo è, il mio cuore me lo dice e la mia testa assieme con lui.

Non è l'impeto di prima.

Non è l'ondata di labbra che spalancano le labbra.

È un contatto timido.

Scusami.

− Non scusarti per come sei. – dicono due voci insieme, la mia e quella del me che non è di questo posto.

Si mescolano.

Si mescolano e sono due voci spugnose, rassegnate, gonfie di un dolore che brucia nel petto, nel posto dove vanno a finire tutte le sofferenze che non puoi mandare via.

Mi ritrovo a respirare a pieni polmoni, preso e sballottato da cose che sono successe, pochi istanti dopo.

Le mie ginocchia sono premute sotto il mio corpo, la testa fa male, il cuore batte all'impazzata, le mani cercano di toccare qualcosa che di fatto, non c'è.

Prendo il telefono che è rimasto fra le lenzuola.

Apro la barra di ricerca.

"Persone che non si toccano".

No, no, i risultati non vanno bene. Non è l'asessualità o l'afefobia che cerco, è qualcos'altro, qualcos'altro, lo so.

"Persone che si amano ma non si toccano".

Altra asessualità, ma continua a non essere questo.

"Persone che si lavano".

L'igiene personale non è d'aiuto.

Che cos'è, che cos'è che chiami "malattia", bella voce, cos'è che non ti fa dormire, cos'è che ti impedisce di toccarmi, cos'è che chi ha distrutti?

Cos'è che ci ha dato quella sensazione devastante?

Ce l'hai anche adesso?

Ce l'avrai quando ti incontrerò?

Forse no, che era tua nel mondo in siamo stati riportati, ma non lo è qui.

Prendo il telefono una volta ancora.

Vai, Atsumu dell'altro mondo, fallo per me. Ti lascio il comando, te lo lascio un attimo solo, so che sai cosa devi fare.

Un attimo solo.

Per un attimo solo.

Perdo controllo delle mani e quando lo riacquisto, la ricerca è chiara.

"Persone a cui fanno schifo gli altri condizione medica"

Misofobia.

Leggo questa parola.

Misofobia.

Fa scattare qualcosa dentro di me, come se accendesse un interruttore, come se desse inizio ad una cascata che mi è impossibile fermare.

L'altro Atsumu reagisce, a questa parola, ed io con lui.

Sento tanta rabbia.

Sento una furia incontrollabile.

Perché a me?

Perché non potevo avere, come Osamu, una cosa semplice, veloce, facile?

Perché dover vivere tutto questo?

Perché passare attraverso una storia che ci ha uniti distruggendoci?

Per farci innamorare? Per farci trovare?

Ma come, come, mi chiedo.

Non sarebbe stato più onesto, più giusto e più misericordioso darci l'occasione di ferirci in questa vita, darci l'occasione di sbagliare, e non metterci sulle spalle la pressione di un'esistenza dove tutto si è rotto?

Perché a me?

Perché?

L'amore è così complicato, cazzo, e sono solo due settimane che lo conosco.

Ma io, questo, tutto questo, lo voglio davvero? Me lo merito?

Sento questa cosa che mi divora ed è per due frasi apparse nella mia mente, per una sensazione che mi sa di passato.

Ma ne vale davvero la pena?

Chissà cosa starà sentendo lui, in questo mondo.

Chissà se starà anche lui interrogando se stesso per capire.

Chissà se vorrà provare ad amarmi, pur sapendo quanto abbiamo sofferto.

Perché io mi lamento e mi lagno, ma so che continuerò a provare, perché sento una vocazione in me che mi spinge a farlo, perché mi sembra di rincorrere qualcosa di cui ho bisogno.

Ma lui potrebbe anche stancarsi.

Chissà se era amore, se è amore, se sarà amore, quello nei suoi occhi.

Ti amo, ti amo così tanto. Ti amerò per sempre. TI amerò dovunque sarò, ricordalo sempre, ti amerò così tanto.

Dovunque sarai è una bella promessa.

Spero che riuscirai a mantenerla.

Perché di amore, ora, ne sento.

Ma sento anche tanto, tanto dolore.

E del dolore, nella vita, non credevo di avere bisogno.

╰┈➤ ❝ continua

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