𝚊𝚕𝚕 𝚎𝚢𝚎𝚜 𝚘𝚗 𝚖𝚎
⟿ ✿ ship :: BokuAka
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➥✱ song :: "All Eyes On Me", OR3O
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➸★✺ disclaimer :: questafic è scritta in collaborazione con MonicaKatfish
➠♡༊ written :: 23/10/20
⧉➫ genre :: smut
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È dalle quattro del pomeriggio che Bokuto non mi risponde al cellulare.
Le mie dita scorrono pigre fra le chat più in alto e rivedo Kenma, rivedo Sugawara, e quella di Bokuto con il messaggio "Amore ci vediamo stasera a casa" coronato di un paio di spunte blu e nessuna risposta.
La Shinkansen è distante ormai solo un paio di fermate da casa nostra, e l'impazienza mi invade. Che cosa sarà successo? Il mio Kou, di solito, non solo risponde, ma correda i suoi messaggi di emoticon a raffica e messaggi vocali idioti dove tenta di esplicare quanto mi ama cantandomi a squarciagola "I will always love you" di Whitney Houston.
Eppure, ora, niente.
Scendo pazientemente dal treno dopo qualche minuto, le mie gambe che hanno l'impulso di mettersi a correre per tornare immediatamente a casa bloccate dal mio senso civile. Inizio ad avere caldo dall'ansia che mi attanaglia lo stomaco, sfilo i guanti e li metto nelle tasche del mio nuovissimo cappotto color biscotto di Max Mara - grazie Koutarou perché tieni al mio stile impeccabile - e spengo e riaccendo spasmodicamente il cellulare cercando di capire se non sia magari quello il motivo del silenzio di Bokuto.
Sono le sette ora, ed è da quando ha visualizzato il mio messaggio tre ore fa che questa sensazione si è annidata dentro di me, ed ora mi sembra di essere sul punto di esplodere.
Voglio sapere che cos'ha Kou.
Quando raggiungo casa mi sembra di sciogliermi finalmente, finché non entro e lo saluto ad alta voce, e non lo vedo scendere dalle scale.
Che cosa sta succedendo qui?
Kou è come i cani, non in senso negativo, ma nel senso più adorabile e gentile che riesco ad immaginarmi. Ogni volta che torno scende a salutarmi, mi abbraccia, mi dice che gli sono mancato e infila il naso fra i miei capelli, mi riempie di baci e mi dice che mi ama finché quasi non devo pregarlo di lasciarmi andare a cambiarmi.
E in questo momento, nonostante io sia certo al cento per cento che Kou sia in casa, nessuno sta scendendo le scale.
Questa cosa inizia perfino a intristirmi. Non so che cosa gli sia preso ma io rivoglio i miei "mi sei mancato" i miei "non andartene mai più, sai che odio quando te ne vai" e i miei "ti amo".
Sfilo il cappotto e lo attacco con attenzione all'appendiabiti, tolgo gli anfibi di marca e salgo le scale pestando ogni scalino con tutta la foga che ho in corpo. Poco prima che la mia mano circondi la maniglia la voce squillante ma incazzata di Kou rimbomba per tutta la casa.
- Ma porca puttana continuiamo a perdere come dei ritardati! Kenma, non eri bravo a questo gioco? - ruggisce, e appena entro noto le cuffie attorno ai suoi capelli bicolor e il joystick limited edition di Yoshi in mano. Non chiedetemi che cos'abbia con quel draghetto verde, so solo che lo adora.
Il fatto che non sia sceso a salutarmi perché è impegnato a giocare ai videogiochi non mi piace, ma è comprensibile.
Muovo qualche passo verso di lui e allungo il braccio per accarezzargli la spalla, facendolo sussultare.
- AAAAAAAAAH AIUTO C'E' QUALCUNO IN CASA MIA! Ah no, sei tu. - grida, e pianta gli occhi dorati sui miei.
Mi ha sturato le orecchie ma ignoro questo dettaglio.
Sento parlottare in cuffia e Bokuto si rigira immediatamente, gli occhi piantati allo schermo e le mani sul joystick.
- Niente, è solo tornato Akaashi. -
Ok, c'è chiaramente qualcosa che non va.
Prima di tutto, dopo aver urlato, nemmeno mi ha detto un "ciao". In secondo luogo la prossima volta che usa la parola "solo" riferendosi a qualcosa che faccio o dico potrei davvero offendermi e terzo, è strano che mi abbia chiamato per cognome. Di solito è tutto un "gufetto", "amore", "Keiji", "polpettina", "tesoro". Non "Akaashi".
Ma siccome non demordo e voglio assolutamente sapere perché il mio ragazzo ce l'ha con me, allungo agilmente il dito fino alla tastiera e premo il tasto del muto, e gli scosto la cuffia dall'orecchio.
Bokuto non mi degna di un'occhiata - sappiamo tutti che uno sguardo veloce alle mie cosce l'ha dato, quando sono entrato, visto che ho messo i jeans più stretti che ho - e rimette il volume ricominciando a parlare con quelli che ora noto essere Kenma e Kuroo con nonchalance.
Spalanco gli occhi di fronte a quella palese manifestazione di nervosismo.
Inizio a rimuginare ma arrivo alla conclusione che ci debba essere un motivo scatenante alla sua reazione così plateale. Non può essere una fase "down" della sua ansia da OCD, perché durante quei periodi, quelli magici in cui dimenticava persino come si schiacciasse una diagonale al liceo, diventa la faccia della coccolosità e mi cerca come cerca l'aria che respira.
Decido di non farmi altre domande per il momento e cambiarmi. Mi volto dall'altra parte sfilando dal mio punto di forza maggiore a livello sentimentale, il mio corpo, i jeans, il dolcevita nero e i mille bracciali argentati che decorano il mio polso sottile.
Sto per scoppiare a ridere quando dal riflesso dell'armadio intravedo Kou che, sempre la faccia incazzata e offesa, si gira per un secondo a guardare quando mi sfilo le mutande.
Dio, quest'uomo è così tenero.
Eppure si rigira con la stessa verve e non dice nulla.
Infilo un paio di boxer puliti e una sua maglietta prima di arrampicarmi sul letto dietro di lui.
Mi prendo un attimo per osservare la sua schiena definita che si staglia nel mio campo visivo. Assieme agli addominali da rivista patinata, le linee nette e affilate dei suoi muscoli dorsali condividono il podio dei "posti che preferisco del mio ragazzo-atleta della Nazionale".
Mi avvicino lentamente, gattonando sul materasso e premo la fronte sul suo collo, sfregandola piano.
- Akaa... - mormora, ma le mie labbra che raggiungono il suo orecchio lo interrompono subito.
- Continua a giocare, Koutarou. - rispondo, e affondo i denti piano sul suo lobo, sul collo abbronzato, sull'incavo della spalla, provocando in lui una sequela di ansimi appena percettibili da me, figuriamoci dai due in cuffia.
Premo il pulsante del bluetooth delle Beats di Bokuto e lo disattivo, facendo risuonare la conversazione in tutta la stanza.
- Che cosa fai Kei...Akaashi? - mi sussurra, mentre appoggio il mento sulla sua spalla, soddisfatto della défaillance nel chiamarmi che manifesta quanto poco riesca davvero a resistermi. Gli bacio il collo, la nuca, le mie mani che tracciano solchi delicati sul suo petto.
Lo vedo chiudere gli occhi, stringere la mascella, godersi il mio tocco per un attimo.
Poi afferra le mie braccia e mi butta indietro sul letto, facendomi sbattere la schiena contro il materasso morbido.
Esce un secondo dal personaggio incazzato, si volta per capire se mi ha fatto male. Ovviamente, non mi ha fatto nulla. So che per quanto possa arrabbiarsi mi tratterà sempre come se fossi il suo animaletto di vetro.
Dunque torna nel suo mood iniziale. Riattacca il bluetooth, sistema le cuffie sulle orecchie e sbuffa un "non ho voglia stasera" a mezza voce, tornando a catalizzare la sua attenzione sul videogioco e sui suoi amici.
Ok, Kou stasera vuole giocare con il fuoco. Ma chi gioca con il fuoco si scotta, e io, in questo momento, sono la fottutissima torcia umana.
Inizio a pensare a fondo a cosa possa avergli fatto e nel mio rimuginare esco dalla stanza, marcio fino alla cucina e mando giù d'un fiato mezza bottiglietta d'acqua. L'alcool non mi disseta, e nel posto dove ho fatto l'aperitivo oggi c'era solo quello.
Oh, forse ho capito.
L'aperitivo.
Oggi sono uscito con i miei compagni di corso. Tutti loro, non soltanto i miei amici. E c'era anche quello che non va per niente d'accordo con Kou. Mi ha detto svariate volte che preferirebbe non uscissi con lui, ma me n'ero completamente scordato.
Mollo il bicchiere sul piano della cucina e filo un attimo in bagno. Tanto vale che mi lavi i denti.
Ed è quando metto piede in bagno che finalmente vedo la situazione nella sua totale completezza.
Una scatola di velluto, dall'aspetto costoso, spunta da una grande busta di carta nera, elegante e glitterata, proprio davanti alla lavatrice. Intravedo il fiocco raffinato, il nome della marca. Un bigliettino che spunta dal lato.
Prendo la busta e la porto verso la cucina, sistemandola sul tavolo, e leggo le parole scritte nella bustina scura.
"Per il mio Keiji. L'ho visto e ho pensato che su di te sarebbe stato bellissimo. Anche se tu sei già bellissimo di tuo. Ti amo, polpettina."
Sorrido e sento gli zigomi alzarsi sul mio viso.
Ecco cos'era. Posso immaginare come sia andata. Bokuto dev'essere uscito dall'allenamento di fretta per tornare a casa da me, si dev'essere fermato a comprarmi questo di punto in bianco e poi, una volta tornato a casa, si dev'essere trovato da solo con le storie di me in rewind ad un'uscita di gruppo assieme a qualcuno che odia.
Tenero piccolo Koutarou, è ferito.
E non posso nemmeno dargli torto. Dopotutto non mi ha mai imposto con chi uscire, non mi ha mai obbligato a fare nulla, mi ha gentilmente chiesto di evitare di fare una cosa, e io l'ho fatta.
Nel torto sono io.
Appoggio la scatola sul piano di marmo e la apro con delicatezza, facendo attenzione a non rovinare nemmeno la minima parte di questa opera d'arte di tessuto satinato.
Rimango a bocca aperta.
Non mi aspettavo...questo. Non che mi dispiaccia, anzi, ma immaginavo tutt'altro.
Tiro su le parti di un completo di lingerie di pizzo e seta di lusso con la delicatezza che userei se dovessi maneggiare del vetro di murano.
Il colore oscilla tra lo zaffiro e il lapislazzuli, in un trionfo di blu scuro che mi fa sorridere. Kou dice che questo colore fa scintillare i miei occhi "come quando vai al mare e il sole ti va negli occhi quando guardi l'acqua".
Questo perizoma mi fa arrossire. È letteralmente il quantitativo di tessuto che potrei usare per cucire un bottone. Mentre invece la chemise di seta trasparente, che lascia intravedere la pelle sotto è talmente delicata e raffinata da sentirmi strano ad averla in mano. Kou mi vizia troppo.
Vado in bagno a cambiarmi, perché voglio vedere che effetto fa e, cazzo.
Non mi metterò a fare il finto modesto, so di avere un bell'aspetto. Ma così altro che bell'aspetto, potrei tirare giù Israele solo chiedendolo alla persona giusta.
La taglia è perfetta - Bokuto va a comprarmi i vestiti con delle misurazioni assurde, dicendo ai commessi che sono "alto così" e "ho i fianchi così larghi e le gambe così lunghe", ma ci prende sempre - anche se aderisce al mio corpo in un modo che lievemente mi imbarazza.
Il contrasto tra la linea scura della lingerie e l'aspetto chiaro e morbido della mia pelle è lampante e sembra disegnato con l'inchiostro.
Sono fottutamente sensuale.
Tremo di freddo e impazienza quando per la seconda volta oggi salgo le scale per raggiungere la camera. Ho messo il riscaldamento l'altro giorno, ma sono troppo scoperto per potermi godere il lusso di avere caldo.
Metto piede in camera in silenzio, cercando di non fare troppo rumore, ma Kou ha staccato di nuovo le cuffie e la voce squillante di Kuroo che risuona nella stanza non è abbastanza forte da coprire i miei passi.
Non si gira, però.
- Koutarou. - lo chiamo, la voce sussurrata, timida, supplichevole.
Sa che il mio tono è diverso dal solito e che c'è qualcosa di diverso, per quello non riesce ad ignorarmi. Si volta e spalanca gli occhi.
Le mani diventano molli e il joystick si scontra con il tappeto di pelo bianco mentre vedo la sua mascella cadere verso il basso e le pupille dilatarsi quando mi guarda.
- Ma porca di una puttana, Keiji. - dice, e si lascia cadere indietro, atterrando seduto sulla sedia dov'era prima senza staccarmi gli occhi di dosso.
- Che cosa è successo? - chiede una prima volta Kuroo in vivavoce, ma entrambi lo ignoriamo.
Muovo qualche passo incerto verso il mio ragazzo in adorazione, finché la superficie delle mie cosce non si scontra contro di lui e le sue mani grandi e ruvide non si stringono attorno ai miei fianchi.
Appoggia la fronte contro la mia pancia e lascia un bacio veloce appena sotto l'ombelico, inspirando forte l'odore della mia pelle. Gli piace la crema allo zucchero filato che uso, ultimamente.
Lascio che le mie gambe scivolino e si pieghino su di lui, finendogli a cavalcioni. Sento quanto la visione gli sia piaciuta quando con un unico movimento lento premo il mio bacino contro il suo.
- Sono ancora offeso. Ma sei bellissimo. - sussurra appena.
Un sospiro mozzato gli fuoriesce dalle labbra e affondo i denti sul labbro mentre mi lascio inondare dal suo sguardo bisognoso e quasi disperato, che cerca di carpire ogni dettaglio della mia figura come volesse farmi un'istantanea.
La voce pacifica di Kenma è l'unica cosa che spezza la tensione fra noi.
- Sono tornato. Ricominciamo. - dice.
Mi tiro indietro, le mie ginocchia che lasciano la sedia per raggiungere il tappeto, e allungo la mano passando il joystick a Kou, che lo afferra con distrazione.
Il gioco ricomincia che io sono ancora in ginocchio davanti alla sedia, e passano un paio di minuti prima che io decida di fare qualcosa. Kou è ferito, è offeso e devo farmi perdonare. E quale modo migliore?
La mia mano sottile raggiunge il suo basso ventre con calma. Le dita che sfiorano la traccia impercettibile di peli chiari che collega l'ombelico all'attaccatura dei pantaloni, e scendono con lentezza agonizzante verso quel punto che so vuole essere toccato.
Lo afferro piano, con delicatezza. So come a Kou piace che lo tocchi. Con attenzione, strofinando il palmo serico della mia mano su di lui, lasciando che veda il contrasto fra se stesso e le mie mani che si prendono cura di lui.
Infilo le mani nei pantaloni, ma non sotto i boxer. Lo stuzzico ancora un po' attraverso il tessuto sottile, prima di avvicinarmi e lasciare una timida leccata sulla punta coperta dalle mutande.
Geme troppo forte.
Lo sentono.
- Oh, e quello cos'era amico? Tutto bene? - chiede Kuroo, mentre continuo a lasciare strisce di saliva sulla superficie dura.
- Se tu e Akaashi state facendo sesso ti consiglierei di chiudere la partita. Non voglio essere messo in mezzo a qualsiasi cosa stiate facendo. - segue immediatamente Kenma, e diamine il mio amico è davvero troppo sveglio per non capire.
Kou lascia il joystick con una mano e accarezza piano la mia testa.
- No, Keiji mi ha portato il tè ma era bollente. Niente di che. -
Scusa patetica. Kuroo non capirà, non lo fa mai, ma Kenma, Kenma ha già compreso la situazione.
Finalmente l'elastico delle mutande si abbassa, e io butto un'occhiata lasciva verso Kou, i miei occhi chiari che incontrano i suoi dorati. E poi lascio che la mia bocca entri in contatto con la sua pelle nuda.
Fa appena in tempo a schiacciare il tasto del muto che un gemito di soddisfazione gutturale scende a cascata dalla sua gola e risuona attorno a me.
- Keiji, diavolo, non mi sembra il momento di... - farfuglia, il petto che si alza e si abbassa nel suo tentativo di respirare più lentamente.
Lascio passare le mie labbra morbide e semiaperte contro tutta la lunghezza.
- Ma io non voglio smettere. -
Lascio che la mia mano lo raggiunga di nuovo, e mescolo i due movimenti con una pressione delicata e straziante.
Lo bacio delicatamente.
- Togli il muto, Kou, o penseranno che stiamo veramente facendo sesso. - mugolo ancora, e dopo aver visto il suo dito premere sulla tastiera lo lecco ancora con una luce maliziosa negli occhi.
Riesce stranamente bene a parlare, ma riesco a percepire perfettamente quei minuscoli tremori nella voce, il fiato corto, la gola che gratta qua e là.
I denti gli affondano nel labbro, e sporadicamente molla il controller per spingere la mia testa verso di sé, per rimanere immobile e catalizzato nelle ondate di piacere puro che gli sto dando.
Poi perde la pazienza, preme il muto di nuovo, e mi rivolge gli occhi che sembrano bruciare.
- Non è da te fare le cose a metà, Keiji. Se non me lo succhi come Dio comanda entro trenta secondi per me puoi dimenticarti di avere il lusso di camminare per almeno una settimana. - dice, la voce bassa, sensuale ed eccitata, ornata dal fiatone e lo sguardo infuocato.
- Non parlare di Dio e del tuo cazzo nella stessa frase, Kou - sussurro piano, poco prima di obbedirgli - perché in grandezza uno dei due non può nulla contro l'altro. -
Le iridi dorate scintillano alla mia battuta, prima di tornare fisse sul videogioco, le mani stranamente strette sul controller e il fiato mozzato.
Ricomincio a toccarlo, ma dalla base, senza arrivare alla punta, e mi godo il rumore della sua glottide che deglutisce rumorosamente mentre tenta di sostenere una conversazione civile con i nostri amici.
Mi allontano per un secondo e lo tiro verso di me dal colletto della maglia, avvicinando le labbra al suo orecchio.
Premo il muto e sorrido contro la pelle liscia della sua guancia.
- Koutarou... - sussurro piano, e di nuovo gli mordo l'orecchio.
- Non sai quanto voglio prendertelo in bocca. Scommetto che hai un così buon sapore... - continuo, la sua mano che corre rapida sul mio petto infilandosi sotto il tessuto delicato che porto addosso.
- Dio, mi sembra già di stare per venire. - risponde, mentre mi abbasso da lui e torno alla posizione di prima, in ginocchio, la testa appoggiata sulla sua coscia, i riccioli scuri contro il colore chiaro dei suoi pantaloncini.
- Non ho ancora fatto nulla, però. - rispondo, mentre indico con lo sguardo la tastiera del pc e lo invito a rimettere l'audio.
Obbedisce, raccogliendo la mia provocazione e riprendendo a giocare.
Lo infilo in bocca senza tante cerimonie.
È parecchio grosso e il diametro non è indifferente, e gemo appena di soddisfazione quando sento un minuscolo dolore da sforzo alla mascella. Dio, quanto amo il mio ragazzo e il suo corpo. Lo prendo fino a metà, la punta che sfiora appena il retro della mia gola, stringendoci le labbra attorno e succhiando piano. Il fiato di Kou si fa mozzato e veloce, e aspetto che rivolga gli occhi ai miei prima di lanciargli uno sguardo di preghiera e spingerlo fino in fondo.
Immagino che sullo schermo di Kou sia appena apparso un nemico perché Kenma e Kuroo lo avvertono di stare attento, ma ormai non c'è il minimo interesse da parte sua nei confronti del videogioco.
Fissa me che mi muovo in uno straziante su e giù su di lui, avvolgo la lingua attorno alla superficie dura e striscio le unghie in maniera passionale ma delicata sul retro delle cosce.
- Amico ma che cazzo fai? -
- Quella era una kill facile, Bokuto. -
Sento dire dai compagni di squadra mentre vedo Kou premere il muto con quasi disperazione e affondare le dita tra i miei capelli.
Lo tiro fuori un secondo dalla mia bocca e lascio che la mia mano lo raggiunga, mentre passo la lingua sul punto che lo fa impazzire.
- Vieni Kou, vienimi in bocca. Ingoierò tutto. - prometto, e il secondo successivo, quando lo spingo ancora tra le mie labbra, non mi delude.
Strattona i miei capelli verso di sé, chiama il mio nome ansimando, geme forte.
E ascolta il mio consiglio mentre sento il suo orgasmo spandersi nella mia bocca e i suoi muscoli che si irrigidiscono.
Dio, quanto amo fare questo.
Lo lascio uscire con calma, gli risistemo pantaloni e mutande e faccio per asciugarmi un labbo con il lato della mano, sorridendo sornione.
- Avevo ragione, ha davvero un buon sapore, Koutarou. - confermo, e fisso appagato il suo sguardo annebbiato, il fiato corto e la bocca impastata classiche di un post-orgasmo così intenso.
Appoggio la testa sul suo grembo, l'orecchio contro la coscia, e lascio che le sue dita corrano sulla mia testa, mentre ristabilisce un respiro normale e toglie il muto.
- Bo, porca puttana! Continui a sparire! Come facciamo a giocare così? Ci mancano tre livelli per finire la campagna, non fare l'inattendibile proprio ora! -
Grida Kuroo dall'altro lato delle cuffie, quando vede che l'amico ha rimesso il microfono.
Koutarou sorride al mio viso rilassato su di lui.
- Non so manco che cazzo significhi inattendibile. Comunque vado un attimo al bagno e torno, aspettatemi un secondo. - risponde, e ridacchio guardandolo.
Rimette il muto, abbassa la tendina del server discord sul quale sta parlando, e mi fissa con impazienza.
Io mi mordo il labbro.
- Che c'è? - chiedo.
Spalanca gli occhi.
- Allora? Tutto qui? - ribatte, e io tiro su la testa e gliela faccio oscillare davanti.
- Ah, sì, scusami. Vado a dormire, così puoi finire la tua campagna. Notte notte, amore. -
Faccio per alzarmi ma appena mi sposto di pochi centimetri una mano mi spinge contro il letto, per la seconda volta stasera. Anche se questa è decisamente un'occasione migliore.
- Non prendermi per il culo, Keiji. - intima, e io sorrido davanti a quella sua facciata minacciosa.
Mi tiro su sui gomiti, e apro con calma le ginocchia premute l'una contro l'altra, offrendo al mio ragazzo di fonte a me un'immagine completa di me eccitato e impaziente in questo microscopico completo di seta.
Gli brillano gli occhi.
- Vieni qui, allora. - lo invito, e non se lo fa ripetere due volte.
Preme le labbra sulle mie, il suo corpo sopra il mio senza schiacciarmi, le mani che spalancano le gambe attorno a lui più di quanto già non fossero.
Sa di coca cola alla ciliegia quando la sua lingua incontra la mia, quando divora le mie labbra semi aperte con voracità e geme direttamente nella mia bocca. Stringo le gambe attorno alla sua vita e strofino involontariamente il mio bacino contro il suo, cercando un po' di frizione e sollievo dall'erezione che ho da quando mi sono inginocchiato qualche decina di minuti fa.
- Dio, sei più impaziente di me, Keiji. - commenta, sorridendo e staccandosi per afferrare il lubrificante nel cassetto a fianco del letto che condividiamo.
Ne spreme un po' sulle dita lunghe prima di sfiorare piano la mia entrata e circondarla con calma, facendomi patire l'attesa delle sue azioni.
Si china a mordermi il collo.
- Ti...ti prego...Koutarou... - mormoro, implorandolo di darmi quel piacere di cui ho bisogno.
- Sei proprio un tentatore, Keiji. - commenta, e sento la punta del suo indice che inizia ad entrare dentro di me.
Quando la voce di Kuroo ci interrompe per quella che ci sembra la settantesima volta, stasera.
- BOKUTO MA CHE CAZZO STAI FACENDO? SEI AL BAGNO DA ALMENO DIECI MINUTI! Come faccio a regalare la skin di Halloween a Kenma se tu non giochi con noi? Non ho abbastanza ingame coin per comprarla da solo! Avanti, amico! -
Alzo gli occhi al cielo mentre le sue parole ci investono come fossero dette direttamente dentro un megafono, e Kou scoppia a ridere.
Si sporge e toglie il muto.
- Kuroo, stasera non si può fare. Ho avuto un imprevisto. - risponde, facendomi l'occhiolino.
Mi fa ridere come cerchi di chiudere la finestra del computer e spegnerlo con una mano sola. Effettivamente però sarebbe un problema se riempisse di lubrificante la tastiera.
Prima di uscire sentiamo Kenma rispondere, pacato.
- Tetsu, io ti amo, ma sei un po' lento per essere un mega scienziato, non credi? Metti insieme le cose. Nell'ordine abbiamo sentito "porca puttana Akaashi", un gemito, e prima parlava come se fosse Batman tanto era gutturale la sua voce. Cosa pensi che stiano facendo? -
Mi colpisco la faccia con il palmo della mano, arrossendo.
Kou non smette di ridere.
- Dici che stanno facendo sesso? -
- Buongiorno, Tetsu. -
- Ora che ci penso, può essere. A proposito, visto che a quanto pare non posso regalarti la skin di Halloween, che ne dici se al suo posto ti dessi un po' del mio enorme c... -
La finestra si chiude all'improvviso e sia io che Koutarou ci diamo un'occhiata scioccata prima di scoppiare a ridere così forte da farci venire il male alla pancia.
Quei due. Sono assortiti come lo sarebbero la regina Elisabetta e Goku se si fossero messi assieme. Ridicoli ma stranamente calzanti.
Quando però le sue dita si nuovo di nuovo su di me, la mia risata si spegne, e sfuma in un gemito soffocato.
- Torniamo a noi, polpettina. - si riprende anche lui, sfiorando con le labbra il mio zigomo.
Avendo fatto sesso solo ventiquattro ore fa, non c'è bisogno che mi prepari con particolare attenzione, ma questo a Kou non importa. Lui preferisce sempre essere troppo cauto che troppo impaziente.
Beh, se avessi un cazzo come il suo forse la penserei così anch'io.
Sento le dita dentro di me che si muovono prima lentamente e poi con un ritmo più sostenuto, e quando si inarcano dentro di me e arrivano a toccare il mio punto debole gemo un "ancora" disperato.
- Ba...basta. Smettila e scopami. - mi lagno, mentre mi contorco sulle sue mani davanti ai suoi occhi dorati e carichi di malizia.
Sorride e scuote la testa.
- L'impazienza è un difetto, Keiji. -
Toglie le dita da me e si china per baciarmi. Mi sembra di essere davvero sull'orlo di una crisi isterica, quando stringo le braccia attorno al suo collo, affondando le mani fra i suoi capelli e premo la mia bocca con la sua.
- Non ignorarmi mai più, Koutarou. Mi sembrava di essere invisibile. - riesco a dire, e nemmeno io so da dove mi sia uscita questa frase.
Anche se è tremendamente vera. Ho odiato terribilmente essere trattato da lui come se non esistessi, come se non fossi importante. E immagino che fosse quello il suo intento, farmi sentire come io ho fatto sentire lui a causa del mio comportamento ottuso e da ragazzino.
Si stacca e mi fissa con dolcezza.
- Io non potrei mai ignorarti, Keiji. E dovresti smettere di farlo anche tu. -
Mi mordo il labbro mentre si allinea con la mia entrata, e afferro il suo viso con le mani, cercando di piantare i miei occhi azzurri sui suoi nel modo più serio che posso in una situazione del genere.
- Sono stato un cretino. Nemmeno io potrei mai ignorarti, non lo farò più. - dico, e mentre lo abbasso per poter fondere ancora le nostre labbra Koutarou entra dentro di me con un unico, fluido e dolce movimento del bacino.
Inarco la schiena.
Troppo grosso. Troppo in fondo.
Quando le spinte iniziano a farsi frequenti e profonde, sento la mia bocca impastarsi e le mani che vagano per la schiena muscolosa del mio ragazzo ancorarsi con le unghie ai muscoli lunghi e affusolati.
- Scusa. Scusa, scusa, scusa, scusa, scusa, scusa, scusa, scusa. - continuo a ripetere, prima in un ansimo, poi un gemito e in un singhiozzo.
Premo le labbra sulla sua fronte.
Sento la mia faccia rigata di lacrime, che non so bene se siano di pentimento o di piacere, a questo punto.
Poi Kou si ferma, prima di affondare ancora dentro di me e sorride.
- Scuse accettate. Ti amo. -
Bastano tre spinte.
Alla prima gli rispondo "anche io". Alla seconda gemo un "così, ancora", alla terza stringo le gambe sulla sua vita, le braccia attorno al collo, lo bacio profondamente e vengo.
E Kou viene con me. La voce che si spezza in un gemito basso, il suo corpo che trema dentro il mio, le sue mani che tengono ferme le mie anche come se potessero allontanarsi da lui e rovinare quel momento di puro piacere trascendentale che stiamo avendo.
Rimango senza fiato. Respiro a fondo, Kou che si accascia al mio fianco uscendo da me con calma, e lo guardo per l'ennesima volta, oggi.
È tanto bello.
Pettino distrattamente le ciocche bianche e nere con le dita, ancorandolo a me con una gamba che si adagia sulla curva della vita.
- Dio, ti amo. -
Arruffa le sopracciglia. - Ami me, o ami Dio? -
Buffetto sul naso.
- Amo te, stupido. -
- Sarà meglio. Non posso proprio essere geloso dell'Altissimo, capiscimi. -
Ridacchio.
Osservo la sua pelle sudata, la bacio e sorrido al sapore salato.
- Doccia? -
- Doccia. -
Sospiro di soddisfazione quando mi tuffo, pulito e profumato, nel mezzo del nostro enorme lettone. Mi rotolo fra le coperte e sto per affondare le mani sul piumone per tirarlo su che un paio di braccia di marmo mi catturano dalla vita e mi trascinando verso l'angolo del materasso morbido.
Kou, con un phon in mano e un'espressione di rimprovero.
- Se non ti asciughi i capelli ti viene mal di testa, lo sai. - dice, e sorrido. Quando eravamo il liceo ero io la "mamma" della squadra, queste erano le mie battute. Ma anche Kou crescendo ha imparato ad essere meno irresponsabile e non è raro che si prenda cura di me.
Metto su un broncio fittizio, ma quando l'aria calda raggiunge le mie ciocche bagnate e le mani di Koutarou le smuovono delicatamente mi lascio completamente andare alla dolcezza del momento.
- Mi dispiace, per oggi, comunque. - mormoro poi. So che gli ho già chiesto scusa, ma l'ho fatto in un momento in cui avrei confermato di avere tre braccia, tanto ero catturato dal piacere e dall'impazienza. Voglio che mi perdoni e voglio che lo faccia mentre entrambi siamo coscienti di quello che stiamo facendo.
Mi lascia un bacio fra i capelli.
- Lo so. Non importa, ormai è passata. -
Scuoto al testa.
- No, Koutarou. Ti ho ferito, e voglio davvero che tu sappia che mi dispiace. Non lo farò mai più. -
- So anche questo. -
- Mi perdoni? -
- Solo per questa volta. -
Getto indietro la testa e sorrido.
- Ti amo. -
Annuisce sorridendo, poi mi spara l'aria calda del phon in faccia, facendomi accartocciare il viso dall'attacco così inaspettato.
- Anche io, polpettina. -
Aspetto che finisca di asciugarmi i capelli mentre mi racconta della sua giornata, e ridacchio alla storia ridicola con cui mi spiega come la commessa troppo elegante del negozio di intimo nel quale ha comprato la lingerie che ho messo prima sia diventata paonazza alle sue richieste.
- Ti giuro, Keiji, quando le ho detto che volevo quel completo per il mio ragazzo è diventata viola. E dovevi vedere la sua faccia quando mi sono messo a spiegarle la tua taglia. E' scioccante come la gente non capisca le mie misurazioni impeccabili. "E' alto più o meno fino alla mia spalla" è talmente facile da comprendere! - commenta, l'enfasi della frase che smuove dalle risa la mia pancia piatta.
- Non potevi dirle che sono alto un metro e ottanta? -
- Ma ti pare? "Alto fino alla mia spalla" va più che bene. -
Quando i miei capelli sono finalmente e completamente asciutti, mette via il phon e mi raggiunge sul letto, trascinandomi con sé sotto le coperte.
Appoggio la testa sul suo petto ampio nella nostra solita posizione per dormire, e osservo la superficie liscia che si alza e si abbassa ritmicamente.
Una domanda fa capolino nella mia testa.
Decido che è sufficientemente calmo per fargliela, e apro bocca per parlare.
- Mi spieghi però perché odi quel mio compagno di corso? - mormoro, e lo sento irrigidirsi mentre schiocca la lingua sul palato.
- Non capiresti, Keiji. -
Mi scosto per guardarlo negli occhi.
- Dai, su, dimmelo. -
Annuisce.
- Ti ricordi quando la tua università ha organizzato quella partita di pallavolo e sono venuto a vederti? - inizia, le dita che si intrecciano nervose fra i miei capelli corvini.
Mugugno un "sì".
- Tifava per la squadra avversaria. Diceva che voi facevate schifo. E quando gli ho spiegato che tu giocavi con me che sono nella Nazionale mi ha detto che stavo dicendo stronzate. -
Scoppio a ridere.
- Solo per questo? -
Scuote la testa, offeso dalla mia risata.
- No, ovviamente no. C'è molto di più. -
Aspetto che parli con trepidazione.
- Quando sono andato a prendermi il quarto hot dog nell'intervallo ne era rimasto solo uno. E quel figlio di puttana me l'ha rubato. Mi ha persino guardato negli occhi mentre affondava le zanne nel mio delizioso wurstel pieno di senape. Capisci, Keiji? -
Dio, se non lo amassi direi di certo che quest'uomo è un idiota.
Sorrido appena, e mi sporgo per baciarlo prima di rimettermi nella posizione iniziale e ascoltare il battito pacifico del suo cuore contro il mio orecchio.
- Effettivamente è stato davvero un bastardo. - commento, prima di sistemarmi contro di lui e trovare finalmente un incastro perfetto con il suo corpo tutto muscoli e idee strane.
- Tu sì che mi capisci, Keiji. - sospira infine, e si accoda a me, abbracciandomi stretto e baciandomi la punta del naso prima di cadere in completo silenzio.
E poi ci addormentiamo così, io stretto alla mia dolce e ridicola metà e lui con un'espressione puramente soddisfatta perché gli ho dato ragione sul fatto che sì, in effetti, quello era stato decisamente un affronto di notevole portata e quella persona non poteva assolutamente far più parte della nostra vita.
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