Allo specchio - Masumi
Mentre Maya osservava le stelle, Masumi Hayami osservava lo skyline di Tokyo dalla vetrata del suo ufficio in cima al palazzo Daito. Solo chi lo conosceva profondamente avrebbe individuato il lieve e quasi invisibile tremore alle dita che tenevano la sigaretta e l'eccessiva rigidità della schiena, a tutti gli altri sarebbe sembrato assorto e riflessivo, concentrato sul suo lavoro. La mancanza di lei da quando l'aveva lasciata al porto si era fatta ogni giorno più intensa, come se quella patita in quei sette anni non fosse stata rilevante. Nonostante le parole crudeli che le aveva rivolto qualche giorno prima sperando che l'allontanassero per sempre da lui, non c'era stato attimo in cui non l'avesse pensata. Senza contare i sogni. I maledetti sogni.
Si ritrovò ad arrossire lievemente di fronte al vetro: quando si trattava di lei, improvvisamente tutta la sua esperienza svaniva magicamente e si sentiva imbarazzato come un ragazzino. Ne aveva sempre fatti, giustificandoli come un'espressione naturale di ciò che provava per lei e che non poteva esprimere, ma dopo la sera dell'aggressione si erano moltiplicati... Tossicchiò nervosamente e abbassò lo sguardo.
Ciò che era accaduto sull'Astoria, la discussione con Hijiri a Izu, in cui aveva dovuto capitolare davanti al suo amico ammettendo che il sentimento che lo lega a lei è molto più forte e radicato di quanto probabilmente credesse lui stesso, e la decisione di lasciare il cognome degli Hayami avevano aperto una speranza. Improvvisamente, l'idea di potersi liberare in un colpo solo della sua vecchia vita, arida e costrittiva, stava diventando una certezza: rinunciando al suo cognome la famiglia Takamiya non avrebbe più insistito per un matrimonio e finalmente lui si sarebbe liberato di suo padre. La cosa che lo aveva meravigliato era stato rendersi conto di quanto gli dispiacesse perdere anche la Daito Art Production. Aveva lavorato molto per portarla ai vertici fra le aziende che si occupavano di spettacolo, i conti erano solidi, gli investitori soddisfatti e i guadagni molto elevati.
Ma sapeva che la sua scelta avrebbe avuto un prezzo ed era disposto a pagarlo ora che sapeva che Maya... che Maya lo ricambiava. Non riusciva ancora a dirlo, neanche pensandolo. Le frasi che si erano scambiati erano state semplici, ma chiarissime, non c'era ombra di dubbio su ciò che lei provasse, anzi in realtà era stata molto più diretta di lui. Come poteva aver frainteso il cambiamento nelle sue reazioni da qualche tempo a questa parte? Sorrise e vide il riflesso sul vetro.
Sono davvero io questo? Ho così voglia di vederla da aver organizzato questo incontro andando contro tutte le mie abitudini e il mio carattere, solitamente cauto e riflessivo. Ma non potevo aspettare lo spettacolo dimostrativo né Izu, voglio vederla ora, anche solo per guardarla... non importa chi ci sarà né come sarà lei, ma devo placare questa sete o rischio di impazzire davvero. Non posso andare sempre al Kid Studio dove prova, Kuronuma è un uomo attento e sono convinto che inizi a sospettare qualcosa... L'ultima volta che l'ho vista... io... come ho potuto dirle quelle cose?
Si toccò il naso con due dita dove sentiva la tensione accumularsi. Un lieve bussare alla porta lo distrasse e riacquisì il consueto autocontrollo.
- I suoi ospiti sono arrivati - lo informò discretamente Mizuki. Lui si voltò lentamente.
- Li faccia accomodare nella sala blu e faccia portare il tè - le rispose pacatamente, come se stesse riflettendo.
Mizuki lo fissò per un attimo, si diresse al mobile in stile occidentale che ospitava i liquori, versò dello scotch e glielo porse mentre Masumi la seguiva con lo sguardo incuriosito.
- Signor Masumi, si sente bene? - gli chiese la segretaria porgendogli il bicchiere e fissandolo.
- Sì... - rispose spostando gli occhi sul liquido ambrato, il profumo lo raggiunse immediatamente. Prese il bicchiere e la guardò.
- Grazie, Mizuki - e tornò a voltarsi verso la finestra. La segretaria fece un lieve inchino e uscì.
Mizuki è sempre stata perspicace e se n'è accorta... significa che sono proprio trasparente... è inutile che stia qui a rimuginare...
Bevve lo scotch tutto d'un fiato e si posò una mano sul petto meravigliato per come gli batteva il cuore.
Sono proprio impazzito...
Indossò la giacca e si diresse alla sala blu al primo meeting della sua vita che non aveva niente a che fare con il lavoro.
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