8. Fate in bottiglia
Unicorno
Classificazione M.d.M XXXX ^15
L'unicorno è un bell'animale che vive nelle Foreste del Nord Europa. E' un cavallo dotato di un corno, col manto di un bianco immacolato quando è adulto, dorato da puledro e argentato prima di raggiungere la maturità. Il corno, il sangue e il pelo di questo animale possiedono proprietà altamente magiche, ma coloro che bevono il suo sangue purissimo sono condannati ad una vita maledetta per l'eternità. L'Unicorno è molto veloce nella corsa ed è perciò difficile da catturare. E' più probabile che permetta ad una strega, piuttosto che a un mago, di avvicinarglisi.
Hogwarts con il sole è ancora più meravigliosa di quanto non sia solitamente. Certo, con il cielo plumbeo e i fulmini che squarciano l'aria assume un certo fascinoso mistero, ma è sotto i raggi che raggiunge il suo massimo splendore. Lo so bene io, che Hogwarts l'ho osservata da ogni lato, nella mia vita. E da ogni età. Ho potuto ammirarla con gli occhi ingenui di un bambino per poi tornare, anni dopo, con gli occhi di adulto, insegnante. Ma ancora adesso, se vi tornassi, sarebbe capace di stupirmi.
C'era il sole, quel giorno, quando insieme agli altri studenti della casa di Tassorosso raggiunsi il giardino dove già erano stati posizionati, ordinatamente in fila, dei manici di scopa spelacchiati. Il prato era stato tagliato da poco e desideravo togliermi le scarpe e lasciarmi pungere le piante dei piedi dai quei ciuffi d'erba ispidi come gli aculei di un riccio nato da poco. Come quando correvo scalzo per il giardino di casa, o dentro il bosco di betulle, e immancabilmente ero in grado di calpestare ogni spina e ogni rovo con gli asticelli che mi additavano dai rami e soffocavano le risatine tra le loro dita lunghe e verdi.
Pikett. Dove poteva essere?
- In riga! - Dal portone d'ingresso della scuola era nel frattempo uscita la professoressa di Volo.
- Ognuno si posizioni accanto ad un manico di scopa. -
- Il mio nome è Romilda Talbon e sarò la vostra insegnante di Volo su manico di scopa per questo anno scolastico. Voglio subito mettere in chiaro alcune regole: dovrete seguire alla lettera tutto ciò che vi dirò. E' assolutamente vietato montare sulla vostra scopa e decollare quando non vi sarà richiesto, pena l'espulsione immediata. E' assolutamente vietato tentare di fare acrobazie sconsiderate quando sarete in sella alla vostra scopa. Pena l'espulsione. E' assolutamente vietato spintonare un vostro compagno, in volo così come a terra. Pena l'espulsione...-
E dopo qualche altra decina di minacce di espulsione la professoressa esclamò:
- Cominciamo! -
Solo in quel momento mi accorsi della mancanza di Melissa.
Alzai le spalle e non ci diedi molto peso.
Osservai la signora Talbon. Doveva essere piuttosto anziana visti i capelli bianchi che teneva raccolti sulla nuca e le rughe attorno agli occhi, ma dimostrava una grande forza grazie al suo modo di porsi e alla sua voce ancora piena di vita. Strinse i pugni guantati e si posizionò accanto ad una scopa stendendovi sopra il braccio destro.
- Su! - ordinò.
E la scopa, come mossa da una forza improvvisa, si staccò dal prato e si posizionò nell'incavo del suo palmo.
- Fate come me. -
Tutti i ragazzi, estasiati, cominciarono a provare e il cortile si riempì di voci, più o meno incerte, che cercavano di comunicare con la loro scopa.
- Su! Su! Su! - dopo vari tentativi il ragazzo accanto a me riuscì a farsi ascoltare e la scopa raggiunse la sua mano.
Quella di una ragazza nell'altra fila si alzò sì da terra, ma non si fermò più. Continuò a salire sempre più in alto senza trovare alcuna resistenza fino a che Romilda non se ne accorse e la richiamò con la bacchetta, fulminando con gli occhi la ragazza.
Guardai il manico di scopa inerme accanto a me.
Non sembrava difficile. Non doveva essere difficile.
Bastava dire "su!".
Ma per dirlo bisognava far uscire la voce e, preso com'ero dall'osservare tutto quello che accadeva attorno a me, mi ero scordato dove fosse, la mia voce.
Così mi limitavo a fissare la scopa senza sapere bene cosa fare.
Prima o poi qualcuno se ne sarebbe accorto, pensavo.
E non sapevo se esserne sollevato o imbarazzato.
Però pensavo intensamente "Su...su."
E fissavo la scopa.
Quella si mosse. Impercettibilmente. Forse l'avevo solo immaginato.
Pensai ancora una volta "Su!" e quella volta la scopa si sollevò davvero.
***
Il camino scoppiettava allegramente scaldando l'aria della sala comune della nostra tana del tasso. Dovevano essere andati tutti a dormire e la stanza era completamente vuota. Unico movimento quello dei cactus ballerini e della mia matita sul foglio. Non avevo sonno nonostante non avessi dormito la notte precedente. Rannicchiato su una poltrona gialla, con una matita dietro l'orecchio e una rosicchiata tra le mani, tracciavo delle linee sulla carta. Cercavo di disegnare un unicorno, animale maestoso che fino a quel momento avevo visto solo nelle illustrazioni sui libri.
Avevo dei problemi a disegnare le zampe anteriori, mi venivano o troppo tozze o troppo sottili e, alzando gli occhi esasperato, ne incontrai due profondissimi.
Quasi gridai per lo spavento. Ero convinto di essere solo. Fino ad un secondo prima ero sicuro di esserlo. E invece ecco due iridi blu seguire ogni mio movimento. Alla mia reazione spaventata anche Melissa sembrò spaventarsi e fece un passo indietro.
Riconoscendola, però, mi tranquillizzai e notai che teneva la mano chiusa a pugno verso di me.
Lei mi scrutò ancora per un attimo, come a controllare che fossi tornato a mio agio, poi aprì lentamente le dita.
Non potei credere a quello che vidi.
Un asticello un po' stordito, con le foglie sulla testolina pallida un po' spiegazzate, emerse sul palmo chiaro della ragazza. Strizzò i suoi occhietti neri e si guardò intorno.
Sembrò riconoscermi e mi saltò addosso appendendosi alla mia divisa. Lì mi batté il pugno sul petto, strillando arrabbiato versetti incomprensibili.
Melissa inarcò le sopracciglia e lo fissò interdetta.
- E' arrabbiato con me perchè crede che io lo abbia abbandonato. Anche se in effetti un po' ragione ce l'ha. -
Mi stupii di sentire la mia voce nella stanza. Deglutii e abbassai lo sguardo, fingendomi molto preso dalla scenata dell'animaletto.
Però c'era ancora qualcosa che volevo dire.
Temevo che alzando gli occhi avrei scoperto che lei era scomparsa così come era arrivata. Così parlai e basta, sottovoce:
- Dove lo hai trovato? -
Sentii la porta che si apriva e mi voltai di scatto, Melissa era già sulla soglia e mi guardava. Mi fece cenno di seguirla con la mano e si infilò nel tunnel buio.
Incurante del coprifuoco che vigeva per proibire agli studenti di girare per il castello di notte lasciai la sala e raggiunsi la ragazzina nel corridoio.
La seguivo a distanza di pochi passi e non sapevo dove guardare. Al solo il posare gli occhi sulla sua schiena scoprivo di arrossire a allora spostavo lo sguardo. Cercavo di far star calmo Pikett, osservavo i quadri sulle pareti, controllavo che nessuno ci seguisse.
Ad ogni nostro passo avanti le candele nei corridoi si illuminavano, rischiarandoci la strada. Pensavo che già ci trovassimo nel piano più inferiore del castello, ma mi sbagliavo.
Melissa mi condusse ad una scala stretta che si apriva dietro un angolo buio e cominciò a scendere.
Le pareti erano umide e il castello sembrava completamente addormentato. Nessun suono passava tra gli spessi muri di pietra. Dove stavamo andando?
La scala sembrava lunghissima e non capii se lo fosse davvero o se fosse solo il disagio a far rallentare il tempo.
Ma ero incapace di pensare. Riuscivo solo a seguire Melissa, fidandomi di lei nonostante non avessi la minima idea di chi fosse. Si trattava di un istinto. Come quello che ci porta ad alzarci in piedi da piccoli, non sappiamo come si faccia, o perchè, ma sentiamo, ad un certo punto, di voler camminare. E lo facciamo. Senza domande o certezze. Sappiamo che potremmo cadere, scivolare e farci male, ma avanziamo comunque.
Così io seguivo quella figura sottile nascosta per metà dai folti capelli ricci. Eravamo sbucati in una stanza quadrata. Al centro, sul pavimento, un tombino raccoglieva un sottile rigagnolo d'acqua e sulle tre pareti erano ritagliate tre porte di legno scuro. Un solo candelabro illuminava il tutto di una luce tremolante.
Melissa attraversò la stanza e raggiunse la porta sul fondo. Sfilò la bacchetta da sotto la divisa e l'accostò alla serratura.
Bisbigliò qualcosa che non capii e sentii qualcosa scattare.
Spinse lentamente ed entrammo.
Il nuovo ambiente era immerso in un'oscurità totale. Unica lama di luce quella che filtrava dallo spiraglio tra la porta e il muro.
Si trattava di una stanza lunga e stretta e mi sembrò di notare una lunga scaffalatura contro entrambe le pareti.
Melissa bisbigliò un'altra parola e dalla punta della sua bacchetta si diffuse una luce bianca e pallida che andò ad illuminare i ripiani.
Che cos'era quel posto?
Allineate ordinatamente sugli scaffali c'erano numerose bottiglie trasparenti di varie dimensioni. Alcune alte e strette, altre basse e arrotondate. Sembravano essere lì da molto tempo, ricoperte da una patina di polvere accumulatasi negli anni. Altre invece erano più nuove, ancora lucide e pulite.
Ma ad accomunare tutto c'era un unico, inquietante, dettaglio.
Dentro ogni bottiglia era rinchiusa una fata.
Sembravano addormentate.
Mi avvicinai allo scaffale e osservai la bottiglia davanti a me. Era chiusa con un tappo di sughero e un'etichetta illeggibile era appiccicata sul vetro.
Infastidita dalla luce la fatina si girò su un fianco e si svegliò.
Era alta come il mio dito indice, dalla pelle diafana e quasi bianca. Esile come un filo d'erba e con due ali luminose che le si aprivano sulla schiena. Si avvicinò al vetro e vi appoggio la minuscola mano. Sembrò tentare di parlare, ma la sua voce non mi raggiungeva. Sul vetro comparve una piccola macchia di condensa.
Fece vibrare le ali che brillarono ancor di più. Si sollevò nell'aria ma nello spazio ristretto in cui si trovava non riusciva a volare, sbatté contro il collo della bottiglia e ricadde al suolo.
***
Angolo autrice: incredibile, dopo secoli di inattività ecco l'ottavo capitolo. E come potevo non scrivere oggi, dopo una giornata alla Fiera del Fumetto di Novegro dove sono andata vestita da Newt Scamander (cosplay venuto anche discretamente bene) con un asticello di cartapesta sulla spalla?
E così ecco qua uno strano capitolo che finisce con una stanza piena di fate in bottiglia...cosa succederà? Non ne ho la minima idea!
Spero vi sia piaciuto :)
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