6. Nella Tana del Tasso
Erkling
Classificazione M.D.M: XXXX
L'Erkling è una creatura elfica originaria della Foresta Nera tedesca. E' più grosso di uno gnomo (altezza media novanta centimetri), col viso a punta e una risatina acuta che manda in estasi in particolare i bambini, che egli tenterà di sottrarre ai loro custodi e di mangiare. Severi controlli da parte del Ministero della Magia tedesco, tuttavia, hanno ridotto bruscamente le uccisioni a opera di Erkling negli ultimi secoli e l'ultima aggressione di un Erkiling nota, a danno del mago di sei anni , si concluse con la morte dell'Erkling quando Mastro Schmidt lo colpì molto forte sulla testa con il calderone pieghevole del padre.
Seduto al tavolo gettavo sguardi di sottecchi agli altri ragazzi. Non appena mi ero unito a loro ero stato accolto da saluti di benvenuto e pacche sulle spalle, ma io restavo chiuso nel mio mondo, andavo alla ricerca degli odori della foresta. Ma lì, le betulle dietro casa, non erano che un ricordo lontano. La cerimonia dello smistamento proseguì fino a che anche l'ultimo ragazzino trovò il suo posto.
Il cappello parlante venne spostato e al suo posto si fermò il preside Dippet.
- E' con immenso piacere che vi do il benvenuto nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, prima di dare inizio al banchetto lasciatemi dire qualche parola. -
Banchetto? Mi domandai. I tavoli attorno a noi erano vuoti, desolati, mancavano persino le posate, ma tutti si atteggiavano come se il cibo abbondasse.
- Come ogni anno vi ricordiamo che è severamente proibito introdursi nella Foresta Proibita, chiunque fosse sorpreso a violare questa regola sarà sospeso per una settimana. Molti si ricorderanno di Arman, il ragazzo che l'anno scorso, dopo esservi penetrato, non è più tornato. Mi auguro che abbiate un minimo di buonsenso da non seguire la sua stessa sorte...-
A sentire menzionare il ragazzo scomparso tutti si zittirono e una ragazza scoppiò a piangere. Mi stupì il cinismo del preside di fronte ad un fatto così serio, ma lui non sembrò esserne turbato e continuò con tranquillità il suo discorso.
A quel tempo il preside Dippet era ancora piuttosto giovane e attribuivo la sua superficialità all'inesperienza, ma quando anni dopo Tom Riddle riuscì ad operare indisturbato sotto il suo naso senza che lui se ne rendesse conto capii che Armando Dippet era un incompetente.
Ma non divaghiamo, la storia è ancora lunga e, forse, i miei giorni non lo sono altrettanto.
- Inoltre, quest'anno, una colonia di Erkling ha deciso di nidificare tra le radici dei platani e ciò rende la foresta ancora più pericolosa. Ma non temete, l'infestazione è sotto controllo e non c'è pericolo che quelle ignobili creature si avvicinino alla scuola.-
Non potevo credere che avesse definito, davanti a tutti, creature ignobili gli Erkling. Certo, il Ministero della magia aveva classificato quegli elfi dal naso puntuto e gli occhietti piccoli e furbi come "Pericolosi", ma non era una buona ragione per discriminarli.
Inoltre, quel giorno come ora, ero fermamente convinto che, qualsiasi creatura, con il giusto approccio, potesse essere addomesticata.
Focalizzarmi su un animale magico, ovvero qualcosa che conoscevo particolarmente bene e che amavo, mi aveva sottratto, senza che me ne rendessi conto, al mio stato di ansia che da quando ero sceso dal treno mi aleggiava sulla testa come un poltergeist fastidioso e insistente. Intanto, il preside, aveva terminato il discorso e batté le mani.
In un istante la tavolata si colmò di piatti dall'odore particolarmente invitante che mi stuzzicarono l'appetito, coi loro colori e le loro fragranze.
Il mio stomaco brontolò, reclamando cibo e, ancora piccato per la discriminazione nel confronti degli Erkling, mi allungai nel piatto una sostanziosa porzione di zucca ripiena.
L'aria era piena del vociare degli studenti. Sentivo risate e battute passare sopra la mia testa, ma non me ne curavo molto. Osservavo. Mi piaceva far saltare lo sguardo da un punto all'altro della stanza. Venivo rapito dai boccali di succo di mirtillo che si alzavano da soli per riempire i bicchieri vuoti, i piatti da portata che comparivano magicamente sul tavolo e che scomparivano non appena venivano vuotati. Alzavo lo sguardo per perdermi nell'universo che ci sovrastava e mi fermavo a contemplare le candele che fluttuavano diffondendo una luce calda e confortante.
Mentre ero così, perso nella mia fantasia rincorrendo ogni particolare degno di interesse mi accorsi che in tutto il frastuono c'erano un altro paio di occhi che fuggivano gli sguardi.
E quegli occhi appartenevano a Melissa. Ancora non l'avevo vista parlare con nessuno. Ma d'altronde io stesso non avevo proferito parola da quando mi ero seduto al tavolo. Con la testa leggermente inclinata di lato e la forchetta ferma a metà del suo percorso mi bloccai a guardarla. Già prima avevo notato quei suoi occhi profondi, sembravano liquidi, dal verde intenso variavano verso un blu tenue, per poi tornare verde smeraldo.
Quando si accorse che la stavo osservando il suo viso si imporporò e rivolse la sua attenzione al piatto, ancora vuoto.
Anch'io mi scoprii a essere arrossito e feci lo stesso.
E per tutta la cena non mi azzardai a sollevare gli occhi dal pasto.
Rannicchiato nel mio letto, con le ginocchia contro il petto, la schiena poggiata al muro e i piedi al caldo sotto la coperta, stringevo tra le mani i miei fogli di appunti e li consultavo attentamente. Del letto a castello mi era stato concesso la parte superiore e sotto di me dormiva il mio coinquilino. Richard Tods.
I miei rapporti con lui non erano cominciati nel modo migliore. Dopo la cena eravamo stati guidati dal prefetto dei Tassorosso verso la nostra sala comune. Si era trattato di un percorso incredibile dentro la pancia della fantastica creatura che è Hogwarts. Dalla mensa eravamo scesi alle cucine, passando su scale imperiali che, talvolta, prese dalla noia, si divertivano a spostarsi per cambiare un po' aria e vicini. In quel punto numerosi gridolini di stupore erano stati lanciati dal gruppo e avevamo dovuto pazientemente attendere che la scala per scendere si rimettesse in posizione.
Le pareti erano completamente tappezzate di quadri. Non vi era un centimetro libero, e le figure ritratte conversavano amabilmente tra loro o si fermavano per rivolgere un inchino al prefetto. Notai una leggiadra ballerina di danza classica passare da un quadro all'altro, avvolta in un tutù realizzato dalle pennellate più leggere.
Raggiunto il corridoio delle cucine lo avevamo percorso quasi fino alle fine dove, mimetizzate in una grossa nicchia di pietra buia, trovammo una catasta di botti.
Incuriosito osservai Charles, il nostro prefetto, bussare sulla seconda botte dal basso seguendo un ritmo particolare che al momento non capii e, pochi secondi dopo, nella botte si ritagliò una porta che si spalancò su un cunicolo terroso dal quale proveniva una calda luce accogliente.
Accanto a me un ragazzo stava spiegando ad un amico che se si fosse bussato sulla botte sbagliata, quella si sarebbe rotta riversando sul povero malcapitato un'onda di aceto.
- E' la misura di sicurezza per tenere lontani i ficcanaso - rise infilandosi per primo nel corridoio.
La strada procedette in salita per pochi metri e sbucammo in una sala circolare dove prevalevano i colori giallo e nero che si alternavano nella stoffa dei divanetti e dei cuscini. La sala comune, che richiamava la tana di un tasso, era circolare e col tetto basso e il caminetto acceso diffondeva una luce che faceva rilucere i mobili come se fossero di miele. Sopra il camino di mattoni era appeso il ritratto di Tosca Tassorosso, la fondatrice della casa, che rivolse un sorriso gentile a noi studenti nuovi.
Mi sentii subito a mio agio in quel luogo così particolare. Molte erano le piante che trovavano dimora nella stanza, vasi di cactus verde brillante erano disposti vicino ai divanetti e direttamente dalle pareti terrose piovevano cascate di edera che si muoveva accarezzando con i suoi rami morbidi i capelli delle ragazze che soffocavano le risatine tra le mani.
Come altri cunicoli che si diramano dalla tana principale, sulle pareti erano aperti dei fori che, come scoprii, conducevano ai dormitori.
Ero giust'appunto spuntato della mia stanza quando alle mie spalle era comparso Richard Tods che, con uno spintone, mi aveva tolto dalla sua strada mandandomi a sbattere contro la scrivania.
- Spostati pulce. -
Nonostante fosse anche lui uno studente del primo anno come me, era alto almeno uno spanna di più e il viso squadrato e i capelli corti gli conferivano un aspetto da duro che non si stancava di rimarcare con i suoi atteggiamenti rudi e scontrosi.
- Mettiamo subito le cose in chiaro. - sibilò tra i denti che spuntavano da una larga bocca che, tra me pensai, lo facevano somigliare ad una rana.
- Non so cosa sia passato per la testa di quello stupido cappello, ma io dovrei essere un Grifondoro, chiaro? Sono coraggioso e sprezzante del pericolo e poi i Grifondoro e i Serpeverde sono le case che contano davvero, non come questo...schifo. -
Sputò l'ultima parola guardandosi attorno.
Altro che Grifondoro, lui sarebbe stato bene nei Serpeverde.
- Sembra di essere nella tana di un topo. Esigo da te il massimo rispetto, sei solo un pidocchio sulla schiena di questo stupido tasso. Meno ti farai vedere meglio sarà. -
Ammetto che il discorso di Richard non mi toccò molto. Ero timido, sì, ma la mia solitudine e la mia vita tra gli animali mi avevano insegnato quali fossero le vere cose che contano. E Tods non faceva parte di quelle.
Non avrei vissuto nella paura di un bullo, mi dissi.
Lui intanto aveva lanciato la sua valigia sul letto di sotto e questo mise in chiaro che io mi sarei beccato il letto superiore, che mi piacesse o no.
E a me piacque molto.
Da lassù potevo guardare direttamente fuori dal lucernario sul soffitto. La sala comune giocava molto sull'illusione. Anche se in un primo momento mi era sembrato di essere completamente sotto terra, non lo eravamo per nulla. Il cunicolo che dalle botti ci aveva portato nella sala principale era più lungo di quanto sembrasse e, invece che pochi metri, era abbastanza lungo da averci fatto riemergere in superficie. Un'abile magia faceva percepire la strada come se fosse molto più corta.
Così, la mia prima sera, con il cielo sopra la testa e la luce delle stelle che filtrava dalla finestra, rilessi tutto quello che avevo scritto sugli Erkling e cominciai a pensare a quello che sarebbe stato il secondo passo che mi avrebbe portato più vicino al ruolo che ebbi, in seguiti, durante la rivoluzione magica.
Il primo passo era stato il litigio con l'Horklump, il secondo sarebbe stato la mia fuga notturna nella Foresta Proibita.
***
Angolo autrice.
Rieccomi qui! Mentre scrivevo questo capitolo, settimana scorsa, mi ero completamente bloccata...fortunatamente è tornata l'ispirazione!
Come avrete capito questa storia si discosterà dal film "Animali Fantastici" perchè, dopo aver raccontato l'infanzia di Newt a Hogwarts, anziché sfociare nella storia originale aprirà una nuova "linea temporale" dove Newt sarà impegnato nella cosiddetta Rivoluzione Magica.
Sempre che io riesca ad arrivarci perchè, prima di ciò, oltre alla vita di Newt a Hogwarts, ci sarà il suo viaggio che lo porterà a salvare le creature che tiene nella valigia (si, quelle che ha nel film) mentre sarà impegnato con la scrittura del libro.
Ci tenevo solo a comunicarvelo :) così da non crearvi false aspettative che già (su efp) mi sono state mosse delle critiche perchè non mi sto attenendo alla storia originale...prendetela un po' come un What If.
A presto! (Spero)
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro