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2. Zio



Asticello

Classificazione M.D.M: XX

L'asticello è una creatura custode degli alberi che si trova soprattutto nell'Ovest dell'Inghilterra, nella Germania del Sud e in alcune foreste della Scandinavia. È immensamente difficile da riconoscere, essendo piccolo (l'altezza massima è di 20 cm) e apparentemente fatto di corteccia. L'asticello, che si nutre di insetti, è una creatura pacifica e profondamente timida, ma se l'albero nel quale vive è minacciato è noto che salta sul taglialegna o sul fitochirurgo che cerca di danneggiare la sua casa e tenta di cavargli gli occhi con le lunghe dita puntute. Un'offerta di porcellini di terra placherà l'asticello abbastanza a lungo da consentire al mago o alla strega di rimuovere un po' di legno da bacchetta dal suo albero.

Quel giorno, il giorno in cui cercai di sezionare un Horklump, segnò una svolta nella mia vita. Con l'appoggio incondizionato di mia madre decisi che sarei diventato un Magizoologo, ovvero un esperto di tutte le creature del mondo magico e, se ci fosse stato tempo, anche del mondo non magico.

Forse è stato quel giorno che si è innescata la miccia che ha portato all'esplosione della gran confusione avvenuta qualche anno dopo tra maghi e Babbani, ovvero coloro che non hanno alcun potere. Io, allora, però, ero solo uno scalmanato bambino di sette anni che, vivendo lontano dalla città, passava le sue giornate andando alla ricerca di Asticelli nella foresta di betulle.

Cos'è un Asticello, mi chiedete?

È come un piccolo ramoscello che si mimetizza perfettamente tra gli alberi ed è difficilissimo da notare. È un innocente essere di classe M.D.M: XX che, nella classificazione stilata dal Ministero della Magia (ecco per che cosa sta M.D.M) significherebbe "innocuo".

A pensarci adesso devo dire che quegli anni mi risultano come i più spensierati della mia vita, è sensazionale come l'innocenza dei bambini sia una vera e propria bolla di protezione che li tiene distanti da ciò che è la vita vera, fatta di misteri e avvenimenti oscuri, ma anche di piccole realtà che ignoriamo fino a che qualcuno non ci picchietta sulla spalla e ci dice che c'è qualcosa in più.

Ho vissuto con mia madre per undici fantastici anni: era lei ad occuparsi di me per tutto e la sera ricordo ancora perfettamente le storie che mi narrava seduti sul divano avvolti dalle coperte mentre nel camino le spire infuocate andavano a formare i cacciatori di draghi che la sua voce melodiosa mi descriveva. Sono cresciuto così, tra betulle, pozioni e storie. E tra ippogrifi.

Mia madre era una fiera allevatrice di ippogrifi.

Delle creature magnifiche, a mio parere. Intelligenti, sì, intelligentissime. Sono perfettamente in grado di comprendere la lingua umana e sanno essere dei veri giocherelloni, ma, allo stesso tempo, potrebbero staccarti un braccio con un colpo di becco, nel caso in cui tu non gli dovessi stare particolarmente simpatico.

Il giorno del mio undicesimo compleanno ero perfettamente preparato per ciò che sarebbe successo e che effettivamente accadde...

Un gufo dalle spesse sopracciglia scure e gli occhi gialli e luminosi volteggiò sulla casa mentre ero intento, seduto sui gradini del portico, a stilare un dettagliato resoconto sulle abitudini dei miei cari asticelli.

L'animale piumato ha compiuto una planata in delicati cerchi concentrici fino a che, dalle zampe, ha lasciato cadere una busta dalla carta spessa e porosa con un sigillo che ben conoscevo. Sul retro, in inchiostro verde, era vergato a mano:

" Mr. Newton Artemis Fido Scamander

La foresta di betulle

Londra"

Il gufo se ne andò così com'era arrivato, lasciando sospeso nell'aria il suo bubolare.

Ero preparato a quel momento, lo aspettavo da tutta una vita, ma immaginarlo non era servito ad impedire che l'emozione mi sorprendesse, intensa e non intenzionata ad abbandonarmi.

Quella lettera segnava incontestabilmente il mio ingresso ufficiale nel mondo della magia.

Mi sono sempre chiesto come sia per un figlio di Babbano ricevere una lettera del genere che, con quel suo tono solenne, ti comunica che sono fieri di accoglierti nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, il tutto seguito da una lista di oggetti che un Babbano non saprebbe nemmeno come procurarsi.

Non era il mio caso, però, che fin da piccolo ero cresciuto tra le mani esperte di una strega.

Quella sera, stranamente, cominciò a farsi strada in me un pensiero fastidioso, che non mi riusciva di scacciare.

Andare ad Hogwarts avrebbe significato abbandonare la mia casa nella foresta, abbandonare mia madre. Non ero mai stato nemmeno un giorno senza di lei, come sarebbe stata la mia esistenza da quel momento in poi?

Ero davvero spaventato e ripensandoci adesso non posso che sorprendermi a sorridere. Sono cambiato molto da allora, di quel ragazzino sparuto e dubbioso non sono rimasti che i suoi occhi verdi e le sue lentiggini.

La mia abituale e ignorata esistenza stava subendo una svolta. Svolta che si fece ancora più pressante quando, una mattina, esattamente dieci giorni dopo aver ricevuto la lettera, un uomo dai capelli molto simili a quelli della mamma, ma tagliati più corti, e con due grossi baffi che gli solleticavano il naso, bussò alla porta.

Parenti? Non avevo mai sentito nominare quella parola, quindi anche "zio" per me non aveva un gran significato.

E così...

Quando sentii bussare alla porta stavo riordinando la mia scrivania, pulendo con attenzione la penna d'oca dall'inchiostro e riempiendo fino all'orlo il calamaio. Il rumore proveniente dal piano inferiore attirò la mia attenzione.

Le uniche visite che ricevevamo erano quelle dei compratori interessati agli ippogrifi, ma quel giorno, che io sapessi, non era prevista nessuna vendita. Il piccolo Malcom, l'ippogrifo che ancora non aveva imparato a volare con le sue sempre più imponenti ali da aquila, non era ancora abbastanza grande per lasciare l'allevamento.

Con delicatezza appoggiai la boccetta dell'inchiostro e, scivolando sui miei piedi nudi, scesi solo il primo scalino di pietra, così da poter passare inosservato mentre potevo scrutare ciò che avveniva a pochi metri da me.

La prima cosa che vidi fu un uomo che abbracciava mia madre e provai una fitta di gelosia. Come si permetteva quell'individuo di rubare un abbraccio alla donna che fino a quel momento li aveva riservati solo a suo figlio?

Quando cominciarono a parlare il loro tono di voce era molto basso e fui costretto a scendere altri due gradini per riuscire a distinguere le loro parole.

-Credi che sia pronto? – domandò l'uomo. Aveva dei lineamenti familiari e gli occhi dello stesso colore della mamma, come i capelli.

Provai la netta sensazione che stessero parlando di me e non certo di Malcom.

-Non lo so, comincio a chiedermi se le scelte che ho fatto siano state giuste...nei suoi confronti. –

-Da quello che mi hai detto nell'ultima lettera mi pare di aver capito che è un ragazzino sveglio, vedrai, riuscirà ad adattarsi. –

Mia madre stava annuendo mordicchiandosi il labbro inferiore.

-E quando comincerà a fare domande su suo padre? –

Lì per lì non capii nulla, così come non conoscevo la parola "parenti" e la parola "zio", che tra l'altro non mi era stata ancora insegnata, non conoscevo la parola "padre", quindi non feci una piega e non fui preso da pensieri tormentati sulle mie origini.

-Forse questo è stato il tuo unico errore, Roxane. Avresti dovuto parlargliene...-

-Ma, come? – ribatté la mamma con gli occhi velati da uno strato umido.

-Raccontandogli di che fantastico mago fosse...-

-e quale ladro infingardo sia diventato. – le sue parole risuonarono amare nella casa e l'uomo le consigliò di fare più piano.

Chiunque fosse "padre" non stava più tanto simpatico alla mamma.

-Orai è comunque troppo tardi, vedrai, questa occasione gli servirà per crescere, per capire quanto è grande il mondo attorno a lui. Hogwarts gli aprirà gli occhi. –

Una volta che l'uomo ebbe finito di parlare, mia mamma si scostò per avvicinarsi alle scale e io mi affrettai a chiudermi in camera, fingendo di essere stato sempre molto occupato.

Quando bussò mi stupii, non aveva mai bussato prima entrare in camera mia.

O forse la porta non era mai stata chiusa. È un dettaglio che non riesco a mettere a fuoco.

-Newt? – la sua voce era tranquilla e non c'era più quel velo di lacrime ad adombrarle il volto.

-Scenderesti un attimo? Ti devo presentare una persona. – Il suo sorriso mi convinse che andava tutto bene. Non che mi fossi preoccupato, era tutto troppo...troppo strano per capire quale emozione attribuirgli.

Non appena l'uomo coi baffi eccessivamente abbondanti mi vide, il suo sguardo si illuminò:

-Come ti sei fatto grande! L'ultima volta che ti ho visto ero un frugoletto grosso così...-

E, avvicinando le mani a una distanza di una quarantina di centimetri, mimò le mie dimensioni.

Non mi riuscì di dire niente. Non avevo mai incontrato così da vicino un'altra persona.

-Newt- esordì mia madre – lui è tuo zio Alfred, è mio fratello, vive lontano, in città e non puoi ricordartelo perché vi siete incontrati solo il giorno della tua nascita. –

Mio zio.

Il fratello di mia mamma.

Era tutto così confuso.

Ma decisi di far finta che fosse tutto normale e cancellai lo sguardo diffidente che mi ero preparato, per lasciare sul viso una più sincera confusione che proprio non riuscivo a mascherare. Ma nessuno sembrò farci caso.

Quando la mamma si mise a trafficare con un pentolino, Alfred si sedette al tavolo e così feci io, attendendo che accadesse qualche altro fatto interessante.

Trovavo tutto degno di essere osservato, i miei occhi verdi si posavano sui volti delle persone vicine a me per soffermarvisi a lungo, osservavo le loro espressioni, le sottili rughe sulla fronte dello "zio", osservavo il loro modo di muoversi, di guardarsi. Pensavo che ci fosse un codice nascosto dentro i loro movimenti.

L'abbigliamento dello zio era molto raffinato, come quello degli acquirenti più ricchi: le spalle erano avvolte in una giacca a costine color pepe macinato, che si apriva su un panciotto dello stesso colore dal cui taschino spuntava una catenella dorata. Sotto al panciotto faceva capolino una camicia bianca perfettamente stirata e tirata a lucido.

Osservai il mio camicione grigio pieno di macchie e per la prima volta nella mia vita provai la sensazione chiamata "disagio".

Solo quando tutti ci trovammo con davanti una tazza di the, i grandi ripresero a parlare.

-Newt, dopo devi cominciare a fare le valigie, domani parti con lo zio Alfred. –

In quel momento, sì, in quel preciso istante comincia a preoccuparmi.

Era questo che facevano gli zii? Portavano via i bambini dalle loro madri?

E perché non mi aveva detto nulla fino a quel momento?

Le miei pupille cominciarono a muoversi all'impazzata dal volto di mia madre a quello dello zio, e poi di nuovo.

Non mi riusciva di spiccicare parola e credevo che da un momento all'altro sarei svenuto.

Deve essere stata una scena molto comica, per Alfred, che solo dopo ho scoperto non essere un ladro di figli.

Ma quel giorno ancora non lo sapevo.

Mia mamma, cercando di venire in mio soccorso, si affrettò a darmi qualche spiegazione in più.

-Io non posso lasciare l'allevamento senza contare che...bhe, non metto piede in città da tanto, tanto tempo...-

Si morse il labbro come a dichiarare quella parentesi del discorso chiusa e tornò sull'argomento principale:

-Tuo zio ti accompagnerà a comprare il necessario per la scuola, vedrai, Diagon Alley ti piacerà un sacco! Dopodiché potrai prendere l'espresso per Hogwarts insieme agli ragazzi e da lì cominceranno gli anni migliori della tua vita! Così è stato per me, frequentare la scuola di magia e stregoneria ti farà crescere e scoprire un sacco di cose nuove! –

Se le cose nuove sarebbero state tutte come gli zii, non ero proprio sicuro di volerle vedere, ma il tono della mamma era così sognante che mi convinsi che qualcosa di bello doveva esserci davvero.

***

Angolo autrice: secondo capitolo nero su bianco...Newt mi sembra un personaggio interessantissimo e non vedo l'ora dell'uscita del rispettivo film, nel frattempo la mia fantasia galoppa e, con accanto il suo manuale degli animali fantastici sto raccontando questa storia che, se finisse nelle mani della Rowling, probabilmente verrebbe stracciata...

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