10. Cerchiamo di non morire
Nei giorni successivi non riuscivo a togliermi dalla testa l'immagine della fata che poggiava le mani sul vetro, con gli occhi liquidi che sembravano implorare aiuto. Desideravo tornare in quella stanza per cercare di risolvere il mistero, oppure per aprire tutte quelle bottiglie e liberare le piccole prigioniere, ma ogni volta che ero in procinto di scendere sentivo la sensazione che mancasse qualcosa.
O qualcuno.
Colin era rimasto molto coinvolto dal mio racconto e mi avrebbe sicuramente seguito se glielo avessi domandato. O anche se non lo avessi fatto.
Ma era un'altra la persona con cui era cominciato tutto. Melissa. Era stata lei a portarmi laggiù ed era con lei che sarei dovuto tornare, ma nei giorni che seguirono sembrò essere scomparsa. Senza la sua compagnia, anche se particolare, non sarei sceso.
***
Era arrivata la fine della settimana. La mia prima settimana ad Hogwarts. Eppure sembravano trascorsi mesi. Stavo tornando al dormitorio per lasciare i libri quando mi accorsi di aver dimenticato il mio paiolo nella sala delle pozioni. Se lo avessi lasciato lì avrei rischiato di non trovarlo più. Gli studenti in cerca di materiali sono peggio di qualsiasi magia di sparizione [1].
Il porticato era gremito di studenti. Ragazzi appoggiati alle colonne ridevano scambiandosi pugni sulle spalle, altri discutevano animatamente su quale fosse la squadra che meritasse di vincere il campionato di Quidditch. Due ragazze stavano parlando a voce impercettibile lanciando occhiate veloci ad un ragazzo del quarto anno seduto su un muretto e attorniato dai suoi amici. Necron Malfoy.
Non feci in tempo a distogliere lo sguardo abbastanza in fretta da non farmi i notare e i suoi occhi glaciali incontrarono i miei.
Un brivido mi percorse la schiena. Quello sguardo mi trasmetteva un gelo indescrivibile.
- Che hai da guardare pidocchio? -
I ragazzi attorno a noi vennero attirati dalla domanda lanciata nel portico e cominciarono a perdere interesse per le loro precedenti occupazioni interessati ora al nuovo dibattito.
Io cercai di procedere, ma uno della sua banda mi si affiancò:
- Dove credi di andare? -
- Non c'è quel mostriciattolo a proteggerti questa volta. - rise Necron alludendo all'asticello.
Pickett. In quel momento sperai che non si fosse mosso dalla stanza dove lo avevo lasciato, la sua comparsa avrebbe creato solo altri problemi.
- A proposito. Dovrai farti perdonare per quello scherzetto del treno. Lascialo andare Thomas, troveremo il modo giusto per saldare i conti...in seguito. -
Qualcuno rise, altri distolsero lo sguardo colpevoli di non essere intervenuti. Io non capivo davvero cosa significasse ciò che era appena accaduto.
La mia mente razionale era convinta che non dovessero farmi paura, erano solo dei ragazzini esattamente come me. Eppure il mio istinto tremava come una foglia nel vento che non è padrona del suo destino, può solo aspettare che un'altra folata la porti al sicuro.
Mi feci largo tra gli altri studenti cercando di non inciampare nei bordi della divisa e tornai all'aula di pozioni. Ormai tutta la classe aveva lasciato la stanza, ma distinsi delle voci.
- Abbiamo bisogno di un altro campione. -
Era un bisbiglio, ma l'acustica della stanza mi riportò chiaramente le parole. Mi fermai sulla soglia e attesi.
- Gli esperimenti non stanno dando risultati. -
- Abbiamo bisogno di sperimentare su una razza differente. - La voce che rispose mi sembrava di conoscerla. Dove l'avevo già sentita?
- Potremmo provare a prelevare un Erkling e ripetere la procedura. - Continuò la seconda voce e mi sforzai di attribuirle un volto.
- Dobbiamo agire subito, prima che qualcuno se ne accorga e rovini tutto. Questa sera, al Lago Nero. [2] -
La prima voce si congedò e capii che le due persone sarebbero uscite a breve. Sarebbe stato molto meglio che non mi trovassero lì. C'era qualcosa di molto sospetto e poco lecito in corso.
Mi nascosi dentro un'altra aula vuota e attesi, cercando di spiare dal buco della serratura.
Quello che vidi mi lasciò interdetto.
Il professor Silente stava uscendo dall'aula di pozioni guardandosi intorno circospetto. Attesi qualche minuto dopo che fu scomparso nel corridoio e dalla porta uscì un'altra figura, ma mi fu impossibile distinguerne il volto, nascosto da un cappuccio nero. Ai piedi calzava stivali sporchi di fango.
Archiviai mentalmente tutte le informazioni.
Il professore Silente era coinvolto in qualcosa di sbagliato che centrava con le creature magiche. Avevano parlato di esperimenti. A cosa erano sottoposte le fate? E quella stessa sorte sarebbe toccata anche agli Erkling? Non c'era tempo per i dubbi, quella notte sarei intervenuto. Che Melissa fosse stata con me o meno.
Dimentico del paiolo corsi alla ricerca di Colin.
Trovai il ragazzo riccioluto nel parco, arrampicato su un albero, dopo ore di ricerche. Non era facile trovare qualcuno il venerdì pomeriggio, in una giornata di sole, nella scuola più grande e misteriosa dell'Inghilterra.
Non appena lo chiamai lui mi guardò solo un istante e mi liquidò intimandomi silenzio.
Quel suo atteggiamento mi colpì. Mi spostai nel prato per avere una visuale migliore del suo corpo minuto aggrappato ad un ramo e coperto dalle fronde.
Stava scivolando sulla pancia lungo il braccio dell'albero e teneva gli occhi fissi su qualcosa che si muoveva poco più avanti, impossibile distinguere cosa fosse dalla mia posizione.
Decisi di attendere pazientemente, anche se le parole mi pizzicavano la lingua.
Colin stringeva la punta della lingua tra le labbra, concentrato e ad un tratto fece uno scatto allungando le braccia e urlò:
- Preso! -
Con un balzo fu giù dall'albero e mi tese la mano sporca di terra.
Non potevo crederci, la stessa scena vissuta nel giro di una settimana: nel palmo del mio amico stava stretto Pickett, con le foglie sul capo tutte storte e gli occhietti imbronciati.
- Come hai fatto a uscire dalla stanza?-
Gli urlai afferrandolo per una foglia e lasciandolo penzolare davanti al mio viso e quello incredulo di Colin.
La mia era una domanda inutile. Gli asticelli sono conosciuti sopratutto per le loro grandi doti di scassinatori.
- Ero venuto a cerarti e l'ho visto arrampicarsi per risalire le scale che portano di sotto, ha raggiunto il portone principale evitando di essere calpestato e l'ho seguito nel parco. Ho riconosciuto dai disegni che mi hai mostrato che si tratta dell'asticello che ti aveva requisito Silente. -
- Tu vuoi proprio farmi sospendere! - sgridai ancora l'esserino scuotendolo leggermente. Lui incrociò le braccia verdi sul suo piccolo petto e mi fece una pernacchia. Poi mi rivolsi a Colin e lo ringraziai.
Cacciai Pickett nel taschino e aggiornai il mio amico sugli ultimi avvenimenti.
***
- Eccolo! -
Dalla sala adiacente sentimmo la bibliotecaria intimarci al silenzio e Colin abbassò la voce mortificato:
- Ero sicuro che ci sarebbe stato. -
Tirò giù dallo scaffale un librone che doveva essere vecchio quanto la scuola stessa e lesse il titolo:
- Storia e luoghi di Hogwarts. Enciclopedia. -
Lo aprì e con un dito indicò la seconda pagina: - Questa è ciò che stavo cercando. -
Sotto il suo polpastrello stava l'intera mappa della scuola e dei dintorni, tracciata in maniera abbastanza approssimativa ma piuttosto chiara. Guardai Colin scettico.
- Che c'è? Se dovremo muoverci in una foresta in piena notte voglio almeno essere sicuro di potermi orientare. -
- E intendi portarti dietro un libro che peserà otto tonnellate? - gli domandai ridendo.
Agì talmente in fretta che non potei nemmeno pensare di fermarlo. Afferrò l'angolo della pagina con due dita e tirò. La pagina, vecchia e ingiallita, si strappò senza fare resistenza restando nella mano di Colin che non fece una piega.
Restai pietrificato. E allora fu Colin che rise.
- Tranquillo, quando abbiamo finito la riattacchiamo. Per ora cerchiamo di non morire. -
***
Angolo autrice: Non vedo l'ora di scrivere il seguito!
NOTE
[1] Questo credo non capiti solo ad Hogwarts :') da noi all'artistico fogli e matite scompaiono appena ti volti! Magia...
[2] Mi sarebbe piaciuto collocare la scena dell'incontro notturno presso il Platano Picchiatore ma ho appena scoperto che sarà piantato solo nel 1971...
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