Capitolo Trenta
Lei
«Ma ne sei sicura Fulvia? Magari si è solo allontanato di sua volontà oppure è stato coinvolto in qualche regolamento di conti » domandai.
«Che cosa! ho capito, è stato visto uno dei buchi neri vicino alle baracche dove abitava. Adesso torno a casa» chiusi la chiamata, nel mentre Leam mi stava guardando confuso.
Questo non era possibile, perché prendere solo persone mirate? Avevo un motivo in più per andare all'inferno.
«Anche Claudio è scomparso» informai il demone.
«Ohhh che peccato, beh adesso sarà stato sbranato da qualcuno o qualcosa. Pace all'anima sua, andrò a creargli già la sua punizione eterna» mi disse con un sorrisetto sulle labbra, lo guardai male.
«Eh va bene, intanto chiederò a Veria di attuare le ricerche» roteò gli occhi e sbuffò.
Lo abbracciai «Grazie.»
Ma che cavolo stavo facendo? Mi allontanai immediatamente ma lui con una velocità fulminea mi diede un bacio a stampo.
«Me lo merito un bacetto, visto il grande favore che ti sto facendo. Inoltre ci hanno interrotti già due volte, mi merito un altro bacetto per non aver incendiato niente per la frustrazione» mi diede due baci rapidi, non mi opposi rimasi come una stupida a fissarlo.
In fondo devo ammettere che per quanto lo odiassi per quello che avesse fatto, la sua presenza mi mancava.
«Beh ora devo andare» farfugliai imbarazzata uscendo il più velocemente possibile.
Perché mi stavo agitando? Perché ero nervosa stare da sola con lui? In fondo non era la prima volta in cui rimanevamo da soli da quando l'avevo rincontrato.
Premetti il pulsante dell'ascensore e mi fiondai dentro, le porte si stavano per chiudere ma una mano le bloccò.
Entrò pure Leam in ascensore, eravamo vicini, troppo vicini.
«Perché sei entrato? Me ne stavo andando» parlai.
«Per prima cosa sono il padrone di casa e ti accompagno fino alla macchina, secondo te ne sei andata come una pazza dicendo cose senza senso. Forse ho capito il motivo di quel gesto...» sul suo volto si dipinse un sorriso limpido che non gli vedevo da tempo.
«Allora illuminami » risposi, chissà che cosa gli saltava in mente.
«Ti stai rendendo conto che sei ancora innamorata di me» affermò soddisfatto.
Mi sembrò che mi avesse sganciato una bomba addosso. Lo guardai in faccia, era serissimo, scoppiai in una risata isterica.
«Non dire fesserie Leam» ma che cavolo stava dicendo? Solo perché si era permesso di baciarmi si stava già costruendo castelli campati per aria.
Le porte dell'ascensore si aprirono, attraversai il corridoio e uscii dal palazzo, lui mi stava seguendo senza proferire una parola.
Quando arrivai al parcheggio mi bloccai, Diocle era appoggiato sulla mia auto e mi guardava inviperito.
«Oh no» sospirai frustrata.
«Non ci sono solo io a fare il poliziotto cattivo, dalla tua reazione mi da l'idea che anche lui ti darà una lavata di capo per quello che hai fatto ieri» disse il moro.
Lo fulminai con lo sguardo.
Mi accarezzò cautamente la testa «Vedo che sei impegnata per cui ti lascio. Per quello che ho detto in ascensore lo penso veramente, mi basta solo che tu mi permetta di sfiorarti e io sarò già felice per questo» disse queste parole sottovoce e se ne andò.
Presi un respiro profondo e andai verso Diocle.
«Andiamo a casa» dissi, aprii la portiera e accesi la macchina, lui mi seguì senza spiccicare parola. Tra tutte le persone che c'erano, Mìtrio doveva mandarmi proprio Diocle.
Uscii dal parcheggio e mi immisi in strada.
«Perché hai fatto di testa tua e sei andata a casa di Lucifero senza avvertirci» parlò il biondino.
«Perché mio fratello e Claudio sono in pericolo e ho cercato di muovermi il prima possibile» mi giustificai.
«Ah certo decidiamo di stare scoperti, come hai fatto ieri notte» disse pungente.
«Ero con Leam non sono mai stata scoperta. Non arrampicarti sugli specchi, se sei arrabbiato per ieri è un conto ma non cercare un futile motivo per accedere una discussione inutile» alzai il tono della voce nei confronti di Diocle.
«Discussione inutile un cazzo! Tu dai troppo per scontato troppe cose, è vero oggi eri con Lucifero ma voglio ricordarti che non tutti i demoni sono dalla tua parte. Qualcuno deve sempre proteggerti, gli esseri potrebbero aggredirti nel momento in cui sei scoperta. Se muori tutti noi spariamo da questa terra, lo sai questo? Tu ti potrai reincarnare ma a noi toccherà ritornare all'inferno e lo sai cosa mi hai promesso dopo la fine tutto questo? Ci tengo a te ragazzina, non voglio che tu faccia la fine di mia moglie. Ho agito di impulso e oltre a perdere la mia vita ho perso pure lei perché non l'ho protetta abbastanza. Voglio ricordarti cos'è successo anni fa? Io, Diana e Sario non riusciremo mai a darci pace per quello che è avvenuto. La nostra impotenza per le ferite fisiche e psicologiche che ti hanno causato ancora oggi sono visibili e anche in quell'occasione hai voluto fare di testa tua e sappiamo com'è andata a finire» il tono di voce del mio alleato si spezzò e si mise a toccarsi i capelli in modo nervoso e compulsivo.
Diocle in fondo si stava preoccupando per me, non aveva tutti torti per il discorso che aveva appena fatto. Li avevo fatti soffrire in passato, solo loro sanno che cosa ho passato appena scappata dal laboratorio.
«Scusa Diocle cercavi solo di proteggermi, invece io continuo a fare gli stessi errori» risposi al biondino.
«L'importante che il messaggio sia stato recepito» il suo viso si rilassò.
Parcheggiai la macchina e salimmo nel mio appartamento. In salotto c'erano Diana e Sario che coccolavano la piccola neonata di nome Margherita.
Mi sedetti sul divano e feci cenno a Diocle di fare altrettanto (non che fosse così difficile visto quanto fosse pigro)
«Stasera ci sarà una riunione» presi una pausa e fissai intensamente Diocle «Domani all'alba devo andare nel mondo degli inferi.»
I presenti mi guardarono male.
«Certo che ti è entrato nell'orecchio e te ne è uscito dall'altro il discorso che ti ho fatto in macchina» parlò Diocle seccato.
«Vi spiegherò tutto più tardi.»
Detto ciò mi alzai e andai in cucina a bere un bicchier d'acqua, lì trovai i miei figli e una bambina con i capelli ricci e castani.
«Ciao mamma!!!» mi salutò in maniera euforica la piccola Enìmia con la manina.
«Bentornata mamma, Enìmia abbassa la voce che qui nessuno è sordo» disse Iglis.
«Buonasera signora Fiore» parlò timidamente la piccola bambina.
«Mamma, ti presento la mia compagna di scuola, il suo nome è Mora. Quella di cui ti parlavo, è una brava bambina ed è l'unica che non mi considera pazza in classe.»
«Piacere di conoscerla» disse la bambina imbarazzata.
«Alza la voce che non ti sente nessuno, per forza che in classe tutti ti ignorano, parli così piano che non si capisce quello che dici » rispose il piccolo Iglis con tono serio. La bambina diventò rossa dalla vergogna e aveva gli occhi lucidi.
«Iglis ti sembra il modo di rispondere?» lo rimproverai, lui alzò le spalle.
Da quando Iglis provava così tanto interesse per una persona al di fuori di questa casa. Qua dentro erano tutti particolari, chissà che cosa aveva attirato l'attenzione per questa bambina da parte dei gemellini.
Iglis è sempre stato un bambino composto e disinteressato a tutto, anche se sbagliava l'approccio nei confronti di Mora, avevo capito che non era indifferente nei suoi confronti.
Le mie preoccupazioni si allegerirono, pensavo che avendo cambiato scuola i piccoli non facessero amicizia, invece mi sbagliavo.
«Non ascoltare quel musone di mio fratello» la confortò Enìmia.
«Infatti Mora mio figlio è solo uno scorbutico» cercai di risollevare la piccola.
Dopo aver mangiato la mamma di Mora venne a prendere la figlia, era una donna molto educata e riservata.
Riunii tutti in salotto per parlare di quello che era successo oggi.
«Vi ho riuniti perché domani mattina all'alba ho in mente di andare nel mondo degli inferi» iniziai a parlare ma fui interrotta.
«Sei completamente impazzita Angelica» disse Matteo.
«Questo è il tuo grande piano, si vede che non ci sei mai finita in quel postaccio» continuò Ibisco, il grande omone.
«Se mi fate parlare. Oggi sono venuta a conoscenza da parte di Fulvia che sia Zacinto sia Claudio sono stati risucchiati da quei buchi neri.»
«Non puoi chiedere a Yag e combriccola dei demoni di cercarli?» chiese Mauro.
«Ho già chiesto a Yag e mi ha risposto che a lui non risulta. Leam ha ordinato di andare avanti con le ricerche. Se sono finiti in questo guaio è solo colpa mia, io devo cercarli e salvarli prima che sia troppo tardi. Sono degli umani ancora in vita, il loro corpo all'inferno non ci mette molto a corrodersi e a farli soccombere» dissi.
Diocle si toccò la barba bionda, con aria pensante « E se fosse una trappola Angelica? E se qualcuno o qualcosa ti sta prendendo di mira?»
Riflettei su quelle parole per qualche secondo.
«Correrò il rischio» parlai con fermezza.
Diana e Sario, scuotevano la testa con dissenso.
«È troppo pericoloso. Potresti morire e tutti noi ci rimetteremo. L'abbiamo già vissuto io, Diana e Diocle questa situazione, non metterci ancora in un contesto molto simile » rispose Sario.
«Ha ragione mio fratello, noi siamo contrari. La cosa più strana che Lucifero abbia approvato che tu ti mettessi in una
condizione così pericolosa» parlò Diana.
«Infatti l'ho dovuto pregare per il suo consenso, è essenziale per lui che gli stia sempre vicino e che mi porti uno di voi all'inferno.»
L'aria nella stanza si fece pesante.
«Io vengo con te, non voglio che ti accada niente, ragazzina. Se tu schiatti come faccio a rivedere mia moglie» affermò Diocle.
«Facciamo così una parte del gruppo rimarrà qua a fare la ronda, oppure a proteggere i gemellini e tua sorella. Non è sicuro per loro, potrebbero essere risucchiati in qualsiasi momento. Invece un secondo gruppo andrà con te nel mondo degli inferi» dichiarò Matteo.
«Allora chi è che rimane e chi è che parte?» domandò Fulvia.
«Io ho chiesto anche l'aiuto a Robinia e a Arasio per sostenermi. È giusto che anche gli angeli siano informati» dichiarai.
Tutti annuirono all'informazione.
«Diocle c'è, io ci sono e credo che anche Matteo sia dei nostri, più i due angeli. Penso che tu sia più che a posto» disse Mauro.
«Non che ci tenga molto ad andare in quel postaccio, visto che non sentiremo la mancanza di chi è sparito lì dentro» Fulvia e Ibisco guardarono male Matteo dopo l'affermazione fatta.
«Mi raccomando state attenti» parlò Diana con fare materno.
«Cercheremo di non farti preoccupare» la rassicurai.
«Beh dopo il colpo di testa di ieri non ha tutti i torti di essere preoccupata» il biondo diede un'altra frecciatina.
«Diocle ne abbiamo già parlato» cercai di chiudere il discorso con l'uomo dai capelli chiari.
«A proposito, se li troverai, cancellerai anche a loro la memoria, com'è successo agli umani che sono stati risucchiati?» chiese Teodoro.
«Non saprei, dipende come reagiranno. Soprattutto Zacinto non so come prenderà quando saprà tutta la storia» dovrò pensarci su sulla decisione da prendere. Raccontare solo un pezzo della storia a mia fratello o omettere la parte degli esseri immortali, dipende tutto da come reagirà.
«Teodoro come va con Termine? Sei riuscito a scoprire qualcosa?» domandai, cambiando discorso.
Lui sospirò« Non molto, adesso mi ascolta e ogni tanto mi risponde. L'unica cosa che ha farfugliato che il peggio deve ancora venire.»
Beh non era confortante la cosa. Teodoro iniziava a stare meglio, adesso camminava con le stampelle e le ferite si stavano rimarginando. Tutto grazie alle abilità curative di Diana. Finito di parlare, mi andai a lavare e mi misi a letto, domani sarà una giornata lunga.
Io, Diocle, Matteo e Mauro partimmo da casa intorno alle cinque del mattino.
Diana, si alzò presto per salutarci.
Parcheggiai la macchina e ci inoltrammo nel boschetto.
Arrivammo nel punto del nostro primo incontro, c'erano già tutti.
Robinia e Veria parlavano per gli affari loro, Yag gironzolava intorno ad Arasio, il quale lo ignorava. Il demone aveva una mano stampata in faccia, si vede che entrare di nascosto nel suo appartamento non era stata una grande idea.
Leam era appoggiato su un albero, con espressione seria.
«Era ora che arrivaste, siete in ritardo» pronunciò quelle parole in modo seccato.
Preferii non ribattere era già alterato, non volevo che ci ripensasse nel portarci all'inferno. Si mise di fianco a me e mi diede una boccetta trasparente con dentro un liquido.
«Tieni dell'acqua santa, spero proprio che tu non debba usarla.»
Leam fece un cenno con capo e immediatamente gli immortali ci raggiunsero.
«Io durante l'apertura terrò Angelica, suddividetevi gli altri non immortali che ci sono qui» spiegò Leam, tutti annuirono.
«Intanto voi mettetevi queste» Leam mi passò a me e agli altri delle parrucche nere e anche delle lenti a contatto.
«Che cosa ce ne dovremmo fare?» chiese Matteo.
«Mettetevele, diciamo che è una sorta di "travestimento" così non verrete aggrediti immediatamente da demoni di rango inferiore che non sono molto intelligenti e vi scambieranno per i loro simili. Saranno quelli più potenti di cui stare attenti, alcuni non sopportano gli umani e soprattutto gli angeli» spiegò Yag.
Leam e gli altri dispiegarono le loro ali, gli angeli cercarono di rendere le loro piume più scure possibili per mimetizzarsi meglio. Leam si chinò e diede un pugno alla terra, la quale si stava formando una crepa. La fessura si allargò in un attimo, il demone mi prese in braccio e si lanciò nella lacerazione creata.
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