Capitolo Quarantotto
Lui
Serse si chinò in direzione di Angelica e le parlò all'orecchio. Quanto lo odio quel pezzo di merda, mi faceva andar in bestia.
«Visto mamma è arrivato lo spettacolo può cominciare» affermò felice allargando le braccia come se fosse in mezzo a un palcoscenico.
«Angelica!» urlai tentando di attirare la sua attenzione ma era lontana da me. Non sembra che reagisse agli stimoli, come una bambola senz'anima. Che cosa gli aveva fatto al mio angelo?
«Lei non ti vuole» disse l'ibrido cambiando espressione e guardandomi con sdegno.
«Ma tu che ne vuoi sapere» gli ringhiai, non sopportavo tutta questa gente che metteva bocca sulla nostra relazione.
«Io sono perfetto per lei, io la posso amare senza che lei soffra»
Scoppiai a ridere, stava scherzando vero?«Sai cosa vuol dire la parola incesto?»
«Tu non l'ami abbastanza. Vuoi solo possederla, io sono perfetto per lei.»
Serse accarezzò la sua gamba in un modo che non mi piaceva per niente.
«Non la lascerò mai più a nessuno» affermai in maniera assoluta.
Dovevo stare calmo era questo il suo intento farmi incazzare. Anche se eravamo in pieno inverno la temperatura si stava alzando, mi stavo talmente tanto trattenendo per non impazzire che dalle mattonelle stava fuoriuscendo del vapore.
«Scommettiamo che perderai» disse Serse sfidandomi con un sorriso sghembo. Successivamente si avvicinò ad Angelica mettendole due dita sotto il mento per poi baciarla con passione in mia presenza.
Il cervello si disconnesse, vidi solo rosso davanti ai miei occhi
«Lurido bastardo!» ululai avventandomi nella sua direzione.
Lui mi si parò davanti con una velocità fulminea, il suo sorrisetto mi faceva imbestialire. In pochi secondi, venni preso alla sprovvista mi diede un colpo sul fianco, non feci neanche in tempo per parare questo colpo che mi arrivò improvvisamente una gomitata dietro al collo la quale mi fece sbattere la testa contro la mattonella. Un male cane, stavo per rialzarmi quando mi arrivò un calcio sulla guancia destra e andai a sbattere contro il parapetto. Mi allontanai posizionadomi sulla difensiva. Le cose non si stavano mettendo bene, da quando era così forte?
Il sapore metallico innondava la mia bocca sputai sange sulla mattonella. Inoltre avevo una ferita sulla tempia che mi colava sull'occhio. Non potevo essere sconfitto così facilmente adesso si doveva far sul serio. Feci spuntare le ali e materializzai la mia spada.
Lui spalancò i suoi occhi azzurri e il suo sorriso si distese in maniera ancora più ampia.
«Tiriamo fuori le armi pesanti... Beh allora giochiamo in due.»
I suoi occhi diventarono rossi, le sue pupille si restrinsero, i suoi canini si pronunciatono, comparvero delle linee nere sugli occhi. Spuntarono anche due ali color argento, stava usando la sua forma ibrida. Tentai di non perdere tempo intanto che era distratto nel ritornare al suo aspetto originale. Mi avventai su di lui ma l'immortale parò il colpo della spada. Il solo sfiorarla non gli aveva recato nessun danno. Mosse il dito con dissenso.
«No, no, no, non ho ancora finito padre»
Mi spinse via allargai ulteriormente le mie ali riuscendo per fortuna a non sbattere contro niente e a rimanere in volo a un metro e mezzo da terra.
Aprì la bocca ed estrasse una spada (che cosa disgustosa).
Era simile alla mia era nera e non ben definita, formata da una sostanza gassosa color pece. Era sproporzionata, la lama era molto ampia dalla forma zizagata e il manico lungo e stretto. Mi accorsi che in quella spada c'era qualcosa di inquietante. Nella lama si vedevano dei crani di scheletro gassosi che giravano nell'arma e si dissolvevano per poi riformarsi di nuovo.
«Ti piace la mia spada? Ho incorporato le anime che sono scappate dall'inferno, quelle che erano in quel maledetto laboratorio. La rendono sensazionale» la toccò con ammirazione.
Ecco che fine avessero fatto alcune anime che stavamo ancora cercando.
Pure Serse si alzò in volo intanto mi avventai ancora una volta contro di lui ma come prima parò il mio colpo. Nel mentre riuscii a prendergli la gamba destra e con il mio calore la bruciai. Quel maledetto riuscii a staccarsi dalla mia presa. L'odore di carne bruciata innondava l'aria diventando pesante e nausebonda.
«Bastardo me la pagherai» ringhiò il mio primogenito.
Colpi di spada rinttoccavano in tutta la barriera, nessuno dei due voleva arrendersi. Cercavo di attaccare e contemporaneamente difendermi, la stanchezza prese possesso, non mi era mai capitata una cosa del genere.
«Cosa c'è padre per caso ti senti stanco? L'età per caso si fa sentire?» affermò Serse prendendomi in giro.
Intanto il mio primogenito parò il colpo della mia spada e riuscì a darmi un pugno in volto, quel desto mi fece precipitare sulla terrazza. Caddi a pancia in giù con la faccia rivolta sul pavimento, la mia spada era scivolata un po' più in là. Cercai di rialzarmi ma non ce la feci, mi trascinai tentando di raggiungerla.
Serse scese arrestandosi vicino alla mia figura. L'ibrido si chinò vicino alla mia faccia e mi guardò con un sorrisetto snervante.
«Mi sono dimenticato di dirti che la mia spada assorbe l'energie di tutti gli esseri estistenti, anche degli immortali.»
«Lurido stronzo» allungai la mano davanti alla sua faccia, feci uscire dalle mani le mie fiamme infernali.
Ma con un gesto repentino si parò con la spada, l'arma assorbì ingurgitando in pochissimi minuti le mie ultime briciole di energia.
Serse si tolse la spada dal viso inclinò la testa e vidi un luccichio inquietante nei suoi occhi.
«Da quanto tempo aspettavo questo momento padre» commentò sprezzante.
Si alzò e mi conficcò con talmente tanta violenza la lama nella mia ala destra da rompere il pavimento intorno a me. Urlai dal male inclinando la testa all'indietro.
Serse si girò dietro alla mia schiena e mi strappò a mani nude le penne delle ali.
«Ahhhhh!» gridai per il dolore lancinante.
Sentivo staccarsi violentemente il calamo dalla mia carne era un tormento e un bruciore inimmaginabile.
Guardai davanti a me, la vidi era là, seduta che mi osservava con sguardo assente, ero più che convinto che capiva cosa stesse vedendo. Aveva le mani contratte e sul suo viso amorfo scendevano lacrime amare. Sorrisi e la fissai, cercando di rasserenarla e di farle provare meno dolore possibile, solo così potevo avere una fine più dolce.
Serse se ne accorse e si piazzò di nuovo davanti a me intromettendosi tra il nostro contatto di sguardi e subito dopo mi diede un pugno.
Le mie forze erano sempre di meno e le piume sulle mie ali erano spoglie come gli alberi in autunno.
«Non guardarla!» affermò arrabbiato.
«Sai che ti dico, mi sono rotto le palle di vederti, è ora di finirla. Prima però osserva» continuò Serse con la sua tortura tirandomi i capelli e facendomi vedere dove ero arrivato.
Mìtrio e Ardea stavano fissando lo spettacolo senza far nulla come due statue di pietra.
«Potevamo aiutarti, sareste stati in maggioranza. Sono stato io stesso a farli entrare. Lo sapevo che non avrebbero mosso un muscolo se ti avessi ferito. Stanno godendo anche loro lo spettacolo. In cuor loro sanno che è questa la fine che meriti.»
Scoppiai a ridere« Il destino è proprio beffardo, ho fatto di tutto per farvi fuori e adesso sei proprio tu ad eliminarmi. Caro Serse ma sai che ti dico che me lo merito. Non è poi una morte così brutta»
«Ho imparato dal maestro» disse tutto contento continuando il suo pensiero «Ma pensi che io ti ammazzi magari con il rischio che potresti reincarnarti se dovessi sbagliare? Certo che no! Ti sigillerò così non potrai più vederla per il resto della tua esistenza» commentò ridendo di me.
Sbattei gli occhi e la fissai, il nulla mi avvolse era peggio della morte. Non vederla mai più era la mia tortura. A prescindere se io morissi e mi reincarnassi oppure mi sigillassero, per questo mondo sarebbe la fine. Lei non può portare questo peso, è ancora troppo debole. Non riuscirà mai a mantenere un equilibrio tra il bene e il male senza di me, questo mondo è spacciato. Ma poco m'importa di questo, lei rischia tantissimo al solo sforzarsi di mantenere non solo la terra ma gli universi interi, poteva logorarla talmente tanto al suo interno da portarla alla morte.
Serse prese i miei capelli, mi fece alzare trascinandomi con poco garbo per poi portarmi alla fine del palazzo, dalla parte in cui era crollata. Non le tolsi lo sguardo per tutto il tempo. Lo stronzo mi teneva ben saldo per i capelli per non farmi cadere per poi scoppiare a ridermi in faccia.
«Per il gran finale, voglio che sia a decidere cosa sarà a farti sparire nell'oblio» mi informò mio figlio.
Schioccò le dita e dal cielo comparve un buco nero, degli artigli sbucarono dal nulla, per poi passare alla testa, lentamente uscii metà del suo corpo. Era l'essere più grande e schifoso che abbia mai visto. Emise un ruggito gruttale. Nel mentre comparve dal terreno parallelo al mostro un altro foro enorme diverso dall'altro dove uscivano delle nubi rossastre e dalla sabbia di un simile colore.
«Decidi pure chissà se riuscirà prima a ingoiarti l'essere presente dinnanzi a noi per poi essere sigillato all'interno della sua bocca oppure cadere in quell'altra fessura posta sul terreno dove al suo interno è presente il nulla cosmico nel quale neanche tu saresti in grado di uscire. Spero padre che tu possa apprezzare il mio regalo che ho pensato con grande fatica da quando hai deciso di rinchiudermi in quel maledetto girone infernale» Serse disse le ultime parole cambiando espressione diventando molto più cupo e stringendomi ulteriormente con la sua presa facendomi male.
Per poi distendere nuovamente i suoi lineamenti e guardandomi nuovamente con sguardo beffardo «E ora le tue ultime parole» commentò mettendosi la mano sinistra di fianco all'orecchio facendo finta che fosse tutto intento ad ascoltarmi.
Ma non diedi peso a questa ulteriore presa in giro alla mia autorità. Mi girai verso di lei completamente assorbito da Angelica, la sua testa si era mossa leggermente, troppo poco era il tempo in cui sono stato insieme a lei dopo la caduta della barriera. Proprio adesso che iniziavamo ad andare d'accordo.
Mi uscirono spontaneamente quelle parole proprio come un grido sperando che lei le potesse sentire «Ti amo Angelica.»
Serse mutò ulteriormente lo sguardo diventando una maschera di rabbia.
Lasciò andare i miei capelli e io caddi nel vuoto. Chiusi gli occhi, una fine più che giusta per l'immortale che ero.
Lei
No! No! Serse non farlo ti prego, basta!
Era questo quello che volevo gridare. Ma nulla uscii dalla mia gola neanche un sibilo.
Non bastava che l'avesse torturato in mia presenza, dovevo pure essere testimone della sua fine.
Dovevo fare qualcosa, cercai di muovermi ma tutto fu vano.
Poi le sue ultime parole «Ti amo Angelica.»
Vidi il mio prezioso figlio buttare tra le braccia della morte suo padre.
No, non poteva finire così... noi non potevamo finire così.
Dentro di me esplose qualcosa un potere assopito da tempo, una luce dorata mi pervase e mi inghiottì completamente.
Riuscii ad alzarmi mi avvicinai alla fine del palazzo, Serse cercò di prendermi ma con uno scatto mi buttai nel nulla, lo vidi stava cadendo nel vuoto. Intanto l'essere cercava di prenderci con le sue lunghe zampe. Aprii le mie ali dorate e le sbattei, lo stavo per raggiungere ero vicinissima.
Allungai le braccia e inclinai il busto per avere un contatto con lui.
«Leam!» gridai.
Lui aprì gli occhi di scatto, sorpreso di vedermi.
«È un'illusione vero? Una nuova tortura da parte di Serse?» disse incredulo.
Lo raggiunsi lo abbracciai, cercai di sbattere il più forte possibile le ali per non cadere ma la fatica e lo sforzo s'impossesarono di me.
«Non ti lascerò mai più andare. Solo tu mi completi» gli dissi sussurrando all'orecchio.
«Sì è decisamente una nuova tortura di Serse» commentò
Stramazzammo al suolo rompendo la barriera e evitando per un soffio la crepa rossastra presente nel terreno. Avevo cercato di cadere il più delicatamente possibile ma i miei poteri si erano appena risvegliati e non riuscivo ancora a controllarli. Soprattutto le mie ali.
Io mi sbucciai le braccia e le gambe invece Leam cadde di schiena.
Si sentì un urlo, Serse stava guardando la scena inviperito. Si chinò e si morse il pollice dal quale colò qualche goccia di sangue. Scrisse sul pavimento la maledizione per sigillarlo. Morsi anch'io il pollice e feci un cerchio intorno a noi.
Le parole in rosso camminarono sulla parete del palazzo e con una velocità incredibile cercarono di attaccare Leam.
La maledizione di Serse venne distrutta a contatto con la mia barriera.
Serse si mise le mani nei capelli imbestialito. Come se non bastasse, gli immortali e i miei compagni cercarono con i loro poteri di tenere a bada l'essere presente in cielo e a richiudere la fessura posizionata sul terreno.
Ero distrutta, cercai di muovermi per cercare di aiutarli ma non riuscii a spostarmi di un millimetro avevo le gambe addormentate.
L'essere aprii la sua bocca piena di canini, cercò di aspirare qualunque immortale che si trovasse nelle vicinanze e lo stesso tentava di fare la voragine posizionata al suo opposto. Tutti si opposero con le loro forze per non essere risucchiati da entrambe le parti ma era solo questione di tempo, se solo Leam fosse sveglio potremmo contrastarlo.
Intanto i due gemellini (Enìmia e Iglis) si misero in mira all'essere e non molto lontani dalla crepa posizionata a terra.
«Che cosa state facendo? Spostatevi!» urlai ai miei figli, non si rendevano conto di cosa stessero rischiando. Non era un gioco.
Enìmia prese la mano di Iglis, tutti e due chiusero gli occhi.
Delle ali argentate spuntarono dalle loro schiene, le tipiche che avevano gli ibridi ma com'era possibile? Loro avevano un padre che era un umano quando rimasi incinta non un demone.
Non riuscii a pensare molto a questo dettaglio troppo assorbita ai due fasci di luce fuoriusciti dai due bimbi uno bianco e uno nero che colpirono contemporaneamente l'essere e la crepa, la voragine si chiuse immediatamente e il mostro si polverizzò in un attimo cadendo solo cenere dall'alto. I bimbi aprirono gli occhi e indirizzarono il loro potere sul buco presente nel terreno richiudendolo all'istante.
Rimasi sbigottita per cosa avevo appena visto, non ero a conoscenza della loro grande abilità. Un essere del genere solo io e Leam eravamo in grado di farlo fuori per non parlare dei due crateri che portavano in altre dimensioni, le avevano chiuse con grande facilità. I due piccoli erano figure molto simili ma con essenze completamente diverse proprio come Io e Leam.
Intanto Serse scese dal palazzo cadendo molto vicino a me. Le sue pupille erano solo una linea sottile e digrignava i denti dal nervoso.
«È ora di finire questa storia» disse con tono solenne.
Aumentai la barriera e abbracciai Leam, in modo di proteggerlo.
Questo lo fece incazzare ulteriormente.
All'improvviso comparve della nube nera.
Serse era disorientato.
«Non azzardarti ad intrometterti!» affermò fendendo a caso con la spada.
Teli un demone potente comparve davanti a lui, gli bloccò la mano e gliela staccò (era un rumore sordo e raccapricciante). La spada cadde e venne allontanata con un calcio dall'immortale.
Yag lo raggiunse e gli diede un pugno in faccia e poi nello stomaco.
«È finita principino» affermò Yag.
Altri demoni lo accerchiarono, tutti loro unirono le forze, ero disorientata per ciò che stessero facendo.
Delle catene nere uscirono dal terreno inoltre un pesante collare avvolse il suo candido collo. Le catene si staccarono dal suolo e andarono tutte a finire nella mano di Teli.
«È ora di fare la cuccia» parlò il demone.
Espirai faticosamente, tutto era finito, gli esseri sterminati e Serse era imprigionato ma all'improvviso tutto diventò tutto nero mi accasciai a terra esausta.
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