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Capitolo Cinquantadue

Lei

Affittai una stanza in un Hotel nella periferia di Monacre. Rimboccai le coperte dopo aver messo i miei figli a dormire. I piccoli avevano fatto tante domande sul perché ce l'avessi tanto con Diana ma li liquidai con delle innocue bugie.

Avevo chiesto ai gemellini chi avessero visto, entrambi mi risposero che avevano incontrato in una villa un uomo rasato con gli occhiali e dall'aria seriosa. Confermarono i miei timori, era proprio la descrizione del maggiordomo Licerio.

Vagabondavo per la stanza come una forsennata scannandomi con i denti sulle cuticole del dito medio. Come potevano tradirmi in quel modo? Sapevano benissimo la faccenda tra me e Licerio. Dovevo andarmene da Monacre, se i miei coinquilini avessero il coraggio di avvicinarsi ancora una volta a Enìmia e Iglis li avrei rimandati nell'oltretomba.

Già avevano rovinato la mia esistenza, anche se in fondo era tutta colpa del mio subconscio che li aveva riportati in vita. Se la barriera non si fosse sciolta, se gli esseri non esistessero, se non avessi più reincontrato Leam, se non mi fossi reincarnata forse il problema di incontrarli non esisterebbe.

In passato avevo innalzato la barriera anche contro di loro pur di non vederli, oggi ci riprovai nuovamente  ma il mio subconscio non voleva eseguire i miei ordini. Mi chinai e misi le mani nei capelli dalla disperazione.

Avevo deciso domani sarei partita con i gemelli e me ne sarei andata, fanculo gli immortali e tutto il casino di questa città che si arrangiassero. Come un fiume in piena venni colta dall'agitazione, completamente colpita da milioni di stati d'animo ricordando diverse vicissitudini passate, ingarbugliando la mia mente in una fitta rete di vaneggiamenti.

Mi veniva da vomitare e per poco non rischiavo di rimettere sulla moquette, miracolosamente ero riuscita a tentoni a fiondarmi nei servizi. Uscii dal bagno con la testa che mi girava e per poco non mi venne un mancamento, mi buttai come un sacco di patate sul letto.

Il cellulare catturò la mia attenzione, era un continuo vibrare e un incessante accendersi dello schermo. Seccata dal piccolo oggetto elettrico, decisi di spegnerlo e buttarlo con poco garbo sul comodino.

Subito dopo sentii battere alla porta.

«Angelica apri» disse con tono preoccupato.
«Non avevi da fare, adesso vattene!» risposi convinta.

Come faceva sapere dove mi trovassi, ah già mi avrà pedinato Curvus oppure quel gattaccio di Feles.
Leam continuò battere più e più volte sull'uscio della stanza, rischiando di svegliare in diverse occasioni i gemellini che dormivano beatamente.
Aprii la porta e la richiusi immediatamente, per poi appoggiarmi con la schiena sopra la superficie di legno in maniera tale che lui non potesse entrare.
Fissai il demone in cagnesco.

«Perché mi hai cercato?» gli chiesi.
Lui mi guardò serio in volto «Ti devo parlare».
Lo seguii senza fiatare.
Uscimmo fuori dall'albergo e l'aria gelida mi accarezzò il viso, istintivamente sfregai le mani contro le  braccia  per riscaldarmi.
Mi incamminai dietro di lui per diversi metri nel parcheggio della struttura alberghiera, in un luogo appartato.

Mi fermai quando notai che nessun essere umano nei dintorni poteva né vederci né sentirci.
«Cosa vuoi?» dissi sulla difensiva senza giri di parole
Leam si voltò per poi fissarmi con sguardo penetrante « Siamo acidine stasera.»

Gli lanciai un'occhiataccia «Dimmi quello che vuoi dirmi, altrimenti me ne vado.»
«So cos'è successo quando me ne sono andat...»
Lo interruppi mettendomi le mani sulle tempie.

«Ah sì certo, dopo che sei scappato come un vile quando ho scoperto quello che hai fatto a Termine. Stavo cercando di recuperare i rapporti, così non mi hai proprio aiutato» risposi in maniera sarcastica ma con un certo sdegno dipinto sul viso.
«Perché secondo te rinchiudere delle persone in cella è un modo per recuperare i rapporti» ribatté sardonico.

«Termine si sta aprendo a Teodoro, invece Elisa si fida completamente di Mauro. I rapporti stanno migliorando. Parli proprio tu, chissà dove hai confinato Serse» dibattei furiosa, battendo la mano ripetutamente sul mio petto.
«Non tirare fuori quello per l'amor degli inferi» rispose alzando di diversi toni la voce, la sua maschera si stava sgretolando e per poco riusciva ancora a trattenersisi. Le iridi  scure del demone stavano prendendo una pigmentazione dorata.

«Ah allora facciamo finta di niente. La grande catastrofe non è mai esistita, Serse non è mai nato e come ciliegina sulla torta, per passione ci mettiamo a torturare la gente a caso» alzai le braccia in modo teatrale.
«Quel morto sapeva qualcosa, io ero in preda al panico perché non ti trovavo e lui mi ha sbeffeggiato. Ti ha augurato di morire» urlò additandomi contro.

«Non è un buon motivo per torturarlo, non sei proprio cambiato, immagino la tua espressione sadica che avevi mentre gli stavi staccando le unghie» continuai a sbraitare.
«Però quando lo facevano i tuoi alleati oppure Yag andava bene. Sei solo contraddittoria e basta.»
Leam si stava trattenendo talmente tanto che dal naso e dagli occhi uscirono gocce di sangue.

Un cerchio di fuoco ci avvolse isolandoci da tutto ciò che era intorno a noi, alzai l'indice e lo feci roteare in modo circolatorio, come quando si gira la manopola del forno, le fiamme sparirono in un secondo.

Dovevo calmarlo prima che entrabi potessimo perdere il controllo. Tentai di toccargli il braccio ma lui si scostò malamente. Perché c'era qualcosa nella nostra relazione doveva andare storto. Per colpa di terzi io e il mio compagno dovevamo sempre litigare, io non voglio questo, sono stanca che tutto vada a rotoli tra noi due.

Lo guardai negli occhi mortificata «Scusa Leam non volevo arrivare a questo. Non volevo rinfacciarti il passato.»
Abbasai la testa senza guardarlo fissando il terreno ghiacciato. Il demone si avvicinò, vedevo le sue scarpe nere davanti alle mie. Appoggiò la sua fronte contro la mia, alzai gli occhi speranzosa, fissandoci  entrambi intensamente.

«Continuerò sempre a sbagliare, tu mi rinfaccerai sempre per i miei errori e io mi infurierò peggiorando la situazione. È un circolo vizioso» disse ma non diedi gran peso alle parole, completamente rapita dai movimenti delle sue rosee labbra.

«Però si può sempre migliorare questa situazione» replicai.
Intrecciai le dita gelide delle mie mani alle affusolate e calde dita del mio compagno .
«Non lo nego. Però non puoi pretendere che io cambi sono pur sempre Lucifero.»
«Non dire così, ti sei autoconvito della reputazione che ti hanno affibbiato gli immortali e gli esseri umani.»
Uscii una risata soffocata dalla sua bocca «Sei sempre stato un angelo ingenuo, ed è per questo che ti ho sempre amato. Ho cercato di mostrarti il meglio di me, ma ahimè sei riuscita a scorgere il mio male di cui ti ho sempre tentato invano di nasconderti.»

Un altro flash si materializzò nella mia mente, la scena in cui lui godeva tantissimo in tanto che ammazzava Aletta.
Scacciai immediatamente quell'immagine.

«Di che cosa volevi parlarmi» cambiai discorso prima che potesse scorgere il mio turbamento.
Lui emise un sospiro «So che hai litigato con gli zombie che hai in casa.»
Cercai di allontanarmi da lui ma la sue mani m'intrappolavano come gli artigli di un rapace.

Lucifero continuò a fissarmi con sguardo penetrante «Allora che cos'è successo?»
«Feles non ti ha raccontato tutto» riuscii a non cedere al suo sguardo indagatore.
«No, l'ho fermato prima che potesse spiegarmi nel dettaglio. Voglio che sia tu che mi racconti che cosa sia successo.»
Pensavo che la sua curiosità da stalker dominasse, invece fui contenta che lui mi chiese cos'era successo.
«Beh vedi, ho scoperto che Matteo e gli altri erano ancora in contatto con Licerio, tu sai che cos'è successo tra me e il maggiordomo?» lo guardai e lui fece un cenno di assenso con il capo.

«Inoltre come se non bastasse quando ieri sera non ero presente a casa. Hanno portato i gemellini da lui, senza il mio consenso. Ne eri al corrente?» domandai.
Strizzai violentemente la sue mani per la tensione.
«No, mi dispiace non ne sapevo niente di questa cosa. Mi ero messo d'accordo solo per allontanarti dal tuo appartamento, in modo tale che il gruppo potesse organizzare completamente indisturbato la loro festa. Ne sono completamente all'oscuro di quello che stavano tramando. Sai che non ti mentirei mai» mi spiegò.

«Per finire mi hanno detto che i Lùf stanno preparando un ricevimento e mi hanno detto di andarci. Non voglio vedere assolutamente Licerio, figurati i miei genitori se ci dovessero essere» digrignai i denti per la frustrazione.
Leam sciolse l'inteccio delle nostre mani e appoggiò il suo pallido pollice sul mio mento e cominciò ad accarezzarlo lentamente.

«Ne sei sicura di non voler andare? Potresti chiudere per sempre questo capitolo e finalmente chiedere il perché abbiano fatto tutto questo» mi domandò.
Ci misi un po' a rispondere «Per sentire cosa? Le mille scuse dei loro errori passati?»
«Lo so che da quando l'hai scoperto, non vivi serenamente. Altrimenti non li avresti resuscitati inconciamente. Inoltre scorgo nella tua anima da sempre i dubbi che ti attanagliano da quando ne sei venuta a conoscenza.»

«Non so se sono in grado di reggere, sto male al solo pensiero di rimanere nella stanza da sola con loro due» mi toccai i capelli in modo nervoso.
Leam staccò in modo delicato le mie dita dal groviglio di capelli che si stava creando. Il demone mise i sue mani attorno a mio viso e si avvicinò sempre di più al mio volto.

«Ci sono io, qualsiasi cosa succeda io sarò al tuo fianco, sempre. Andiamo e senti cos'hanno da dirti, se ti faranno soffrire li confinerò in uno dei gironi infernali peggiori.»
Annuii lentamente le lacrime rigarono il mio volto, con i pollici il Dio degli inferi mi asciugò immediatamente il viso. Appena il volto fu asciutto, l'immortale mi diede un leggero bacio sulla bocca.

«Andrà tutto bene» disse in un soffio.
Dopo tutto ciò mi ricomposi e mi calmai.

Leam mi guardò con sguardo di rimprovero «Mi prometti che non darai in escandescenza e farai nuovamente ricomparire il cerchio infernale come hai fatto nel tuo appartamento. Lo sai che un angelo e in particolar modo Dio non può fare un gesto del genere. Tu non potresti resuscitare i morti in quel modo, ti ho già abbonato troppe anime derivate dall'inferno che sono state riportate in vita da te. È un potere demoniaco e tale è l'unico che lo può usare.»

Mi allotanai e lo guardai male «Ma non mi avevi detto che non mi avresti mai mentito? E soprattutto che non sapevi cos'era successo nell'appartamento? Solo chi era presente sapeva cosa fosse successo»

Lui si mise le mani alla bocca in modo poco convincente «Ops mi è scappato.»
Incrociai le braccia al petto «Demone bugiardo» dissi.
«Angelo ingenuo» mi accarezzò la tempia.

Estrassi le mie ali dorate e le aprii, Leam fece altrettanto con le sue. Pian piano le sue piume stavano ricrescendo, le mie ali cercarono le sue in maniera bisognosa. Ogni mia piuma s'incastrava una per una nelle sue più  scure.. Incrociai ancora la nostre dita e appoggiai la mia fronte alla sua.
Eravamo una cosa sola. 

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