Capitolo Cinquanta
Lui
In questo momento viaggiavamo nella mia macchina, Angelica aveva fatto di tutto pur di entrare nel veicolo. L'immortale si era chiusa in un mutismo preoccupante, guardava fuori dal finestrino ignorandomi.
«Per quanto tempo non mi rivolgerai la parola?»
Niente ancora un silenzio tombale.
Mi ero messo d'accordo con quei zombie dei suoi amici per allontanarla da casa in mia compagnia. Matteo era quello più diffidente, ma appena accennai che potevano fare una festa di nascosto fu il primo ad accettare. Essere un demone aveva i suoi vantaggi, conoscere le debolezze umane e rigirarli completamente a nostro piacimento.
Arrivammo nello spiazzo di terra, era vicino al Dandy e non si vedeva anima viva. Parcheggiai all'ombra di un albero e spensi la macchina.
«Possiamo scendere» affrermai.
Niente... non mi guardava neanche.
Sbuffai sonoramente scesi dalla mia parte, feci il giro e aprii dalla portiera opposta. Lei aveva rivolto altrove la testa pur di non incrociare il mio viso. A mali estremi estremi rimedi.
La sollevai dal sedile e immediatamente Angelica mi fissò fulminandomi con lo sguardo.
«Non ci provare» mi minacciò scandendo lentamente le parole.
Feci finta di nulla e la caricai sulle spalle, chiusi lo sportello del veicolo e m'incamminai.
«Mettimi giù!» continuò a protestare.
«Allora sai parlare, nessuno ti ha mangiato la lingua?» dissi.
«Mi fai incazzare, hai architettato tutto questo alle mie spalle. Sai come mi ridurranno l'appartamento?»
«L'ho fatto per non avere nessuno intorno. Non ti preoccupare ti aiuterò a pulire il casino che faranno.»
«Dove stiamo andando?» mi chiese cambiando discorso anche se ben presto avrebbe nuovamente rivangato ciò che avevo attuato.
«Nel nostro boschetto» dissi addentrandomi nella folta boschiglia.
«Puoi anche mettermi giù, non scappo lo giuro.»
«Per il tuo bene ti conviene, altrimenti...» gli diedi una sculacciata.
«Ehi!» protestò agrottando le chiare sopracciglia.
«Se ti prendo, te ne arriverà più di una» la misi giù.
Lei mi guardò con sospetto «Sono sicura che tu speri che io scappi, per potermi sculacciate.»
«Ah, non ti posso nascondere niente angelo» intrecciai le mani alle sue scegliendo uno dei sentieri dove proseguire.
Arrivammo nel praticcello il luogo del nostro primo incontro.
Feci comparire le mie ali e le spiegai. Stavano già meglio rispetto a prima.
«Che cosa hai in mente di fare Leam?» mi guardò dubbiosa inclinando la testolina bionda verso sinistra.
«Dispiega anche tu le ali andiamo a fare un giro»
«Ma qualcuno potrebbe vederci, inoltre non sono in grado di volare. L'ultima volta siamo caduti a causa della mia incompetenza.»
«Sì mi ha raccontato tutto nei dettagli Feles, ed è per questo che ci alleniamo in cielo. Una volta eri molto brava e da quello che mi ha detto il gattaccio hai fatto veramente schifo. Inoltre è l'ultimo dell'anno se ci vedranno gli umani penseranno di aver bevuto fin troppo.»
Sbuffò ed estrasse le ali dorate le sfiorai con l'indice, erano bellissime proprio come me le ricordavo. La cinsi con le mie braccia per un fianco e cominciai ad innalzarmi da terra.
Arrivammo all'altezza a me desiderata, la sentii battere i denti dal freddo così decisi immediatamente di aumentare la mia temperatura corporea.
«Senti ancora freddo?» le chiesi con preoccupazione.
«Grazie sto decisamente meglio.»
«Adesso ti lascio andare, sbatti in continuazione le ali. Se dovesse succedere qualcosa ci sono io vicino» la rassicurai, quasi mi dispiaceva staccarmi dalla mia compagna. Angelica si allontanò leggermente le sue mani erano intrecciate alle mie.
L'angelo iniziò a sbatteremle sue escrescenze immortali, la vedevo nervosa e impacciata.
«Brava così, cerca di mantenere il battito costante in modo tale di non stancarti. Inoltre mantieni l'equilibrio» le diedi le direttive.
Lei trovò una stabilità e il suo ritmo diventò regolare.
«Guarda che ti lascio andare» l'avvisai, le nostre mani si separano e mi allontanai da lei.
Angelica iniziò ad esplorare quello ciò che le era intorno: le nuvole gassose, la luna, le luci della città. Stava prendendo confidenza con il suo corpo immortale.
«Prova a metterti orizzontalmente sempre mantenendoti in equilibrio.»
Pian piano ascoltò come le avevo detto di fare. Mi posizionai allo stesso modo tenendola per mano.
«Adesso facciamo un pezzo insieme.»
Cominciammo a muoverci. Angelica manteneva bene il ritmo, vedendo che riusciva a padroneggiare il suo corpo sul viso dell'angelo si dipinse un sorriso. L'umidità lassù le appiccicava quei capelli ribelli sulla fronte.
Mi staccai lentamente da lei, se la stava cavando bene. Angelica stava ridendo dalla felicità, andò leggermente più avanti cercò di aumentare la velocità. Si mise a fare una capriola nell'aria.
«Stai attenta non hai ancora dimestichezza» la rimproverai con preoccupazione.
«Dai non essere così paranoico» fece un'altra acrobazia e un'altra capriola, subito dopo quel gesto spavaldo perse il controllo di sé stessa andando giù in piacchiata.
Mi fiondai immediatamente nella sua direzione e riuscii a bloccare quella tremenda discesa. Con il cuore che scalpitava a mille la cinsi tra le mie braccia, lei era il mio tesoro più prezioso. Avevo avuto il terrore per un attimo che potesse schiantarsi.
L'angelo tremò nascondendo la testa sul mio petto.
«Te l'avevo detto di stare più attenta» l'ammonii tentando di non utilizzare un tono troppo duro.
Le diedi un bacio sul capo, per poi cercare di baciarle il viso ma lei si rifiutava di mostrarmelo.
«Sei al sicuro» dissi con tono consolatorio.
Angelica alzò la testolina bionda, il suo sguardo era afflitto e aveva gli occhi lucidi.
Le diedi un bacio leggero sulla guancia vicino all'occhio sinistro.
Scese dalla mia presa, mi cinse le braccia intorno al mio collo e appoggiò il suo viso sulla mia spalla.
«Leam» disse con voce tremante.
«Sono qui» affondai le mie dita nei suoi capelli.
Scostò il viso dalla mia spalla, mi fissò e mi diede un bacio. Divenne subito appassionato, le nostre lingue si cercavano avide.
Affondai ancora di più la mano nei suoi capelli e con l'altra le toccavo il fianco.
I festeggiamenti iniziarono, si sententirono i rumori dei razzi lanciati e le nuvole assunsero diverse colorazioni dei fuochi esplosi.
La guidai e andammo un po' più in basso. Erano molto belli con delle sfumature particolari, gli umani uscirono di casa per festeggiare e urlare come scimmie impazzite.
L'angelo aveva appoggiato la testa sulla mia spalla e io le cingevo il fianco. I fuochi come erano iniziati finirono velocemente. Dopo qualche minuto di silenzio Angelica avvicinò le sue labbra al mio orecchio.
«Potremmo andare nel tuo appartamento» disse arrossendo.
Rimasi un'attimo stordito.
«Ottima scelta» risposi.
Mi trattenni per non toccarla fin tutto il tragitto del ritorno, eravamo nell'ascensore del palazzo e c'era anche la vicina del piano di sotto. Perché cavolo non potevamo stare da soli?
Ci raccontò di come avesse stracciato la sua amica a briscola dopo aver bevuto diversi bicchieri di spumante, come se me ne fregasse qualcosa. Non staccavo gli occhi dal display nel vedere al piano in cui eravamo.
Continuavo ad agitare la gamba, perché non si muoveva? Dopo essere arrivata alla sua destinazione la vicina se ne andò augurandoci buon anno e io grazie agli inferi tirai un sospiro di sollievo.
«Finalmente la vecchia ci ha lasciati »
«Dai non dire così, è simpatica» mi rispose, Angelica certe volte era troppo gentile per i miei gusti.
«Allora dimmi la stavi ascoltando di cosa stesse parlando?» le chiesi.
«Beh veramente non molto.»
Mi avvicinai di più a lei e le diedi una spallata.
«Perché stavi osservando, quel bel figo che avevi di fianco»
«Modestino sua infernalità. Inoltre cosa sono queste frasi così giovanili»
Mi avvicinai ancora di più a lei, intrappolandola in un angolo.
Le slacciai qualche bottone del giubbotto e le diedi una scia di baci sul collo, il suo respiro diventò più profondo.
«Perché non ti piace osservare il tuo compagno?» le dissi a bassa voce in modo suadente.
Lei cercò di mantenere il controllo «Leam siamo in pubblico.»
«Non ti preoccupare che quando saremo in appartamento, non avrò bisogno di contenermi» le mordicchiai il lobo dell'orecchio e mi staccai.
Le porte dell'ascensore si aprirono la presi con garbo per mano ed uscimmo.
«Finalmente siamo arrivati» dissi pieno di gioia.
Aprii al primo colpo la porta di solito ci mettevo tre ore perché non mi ricordavo mai la chiave.
La baciai di nuovo con passione, lei mi mise le mani al collo e continuammo i nostri gesti d'affetto sul divano. Mi era mancata troppo, le tolsi il cappotto per poi passare dirrettamente alla giacca e in seguito alla camicia, era ancora vestista con gli abiti lavorativi. Era dalla prima volta che l'avevo vista in tailleur che non vedevo l'ora di levarglielo di dosso. La mia compagna mi diede dei baci sul collo per poi togliermi il panciotto e la camicia. La lasciai (per poco tempo) in intimo bianco, il candido tessuto abbracciava le sue morbide curve. L'unica invenzione intelligente che avevano fatto gli umani.
Le tolsi l'intimo, le baciai il seni tondi e sodi, le leccai e succhiai i capezzoli, il suo respiro diventò irregolare e sul suo viso si dipinse un'espressione di piacere. Le infilai un dito della sua umida intimità per poi inserirne un altro, oggi entrambi eravamo più scatenati più del solito.
Non ce la facevo più ad aspettarla, volevo sentirla ed ero parecchio eccitato nel vedere questo spettacolo, quando fu pronta tolsi le dita dalla sua intimità. Mi calai i boxer e presi un preservativo, strappai la carta con i denti e lo infilai. La baciai delicatamente sulle labbra ed entrai in lei. Le spinte erano lente e regolari per poi aumentare ogni volta. Angelica mi graffiò la schiena e nel contempo emetteva dei versi squisiti. Arrivai al culmine cercando di trattenermi il più possibile, la mia compagna mi seguì subito dopo stimolando la sua parte più sensibile.
Appoggiai la fronte alla sua e cercai di riprendere il controllo, ogni volta farlo con lei era qualcosa di paradisiaco. Dopo qualche ora in cui i nostri corpi si fusero insieme rimanemmo avvinghiati l'uno all'altra con addosso solo una coperta di pile che avevo sul divano.
Angelica girò il capo fissandomi negli occhi intanto che sfiorava con le dita il profilo del mio braccio scoperto «Beh è meglio che io vada a farmi un bagno» si alzò ed andò in camera mia.
Saltai in piedi immediatamente l'assuefazione del suo tocco stava già scomparendo «Vengo anch'io, adoro fare la doccia in compagnia.»
L'angelo si bloccò con aria pensierosa.
«Da quando hai una doccia?» mi scrutò confusa.
«Beh, in questo preciso momento» aprii la porta del bagno.
«I grandi lati positivi di essere immortali. Oltre naturalmente essere un grande amante» le feci l'occhiolino.
Lei roteò i suoi occhi celesti «Demone modestino sei proprio un megalomane.»
«Su non fare la difficile lo so che sei pazza di me» le strizzai con le dita la pallida guancia.
Lei scosse la testa spostandomi il braccio per poi entrare in doccia, la seguii immediatamente anch'io, l'angelo girò la manopola e l'acqua divenne calda se non quasi bollente diversi minuti dopo. Non ho mai capito perchè il genere femminile si lavasse con una temperatura del genere, sembrava di fare un bagno nell'unico fiume presente all'inferno.
«Certo che è veramente stretta questa doccia» affermò Angelica facendomi ritornare alla realtà.
In effetti le nostre spalle erano praticamente attaccate, l'avevo realizzata in maniera tale che ci fosse pochissimo spazio tra di noi.
«Mah chissà come mai» le risposi sviando a ciò che non andava in questa doccia.
Angelica mandò la testa all'indietro e si bagnò i capelli.
Aprii l'anta della doccia e presi il bagnoschiuma e lo shampoo.
Versai lo shampoo sulle mie mani e massaggiai la testa della mia compagna.
Fece altrettanto anche lei, ne versò sulle mani una certa quantità e me l'applicò sui capelli.
«Aspetta che mi abbasso sei una tappa»
Lei iniziò a massaggiarmi il cuoio capelluto.
La mia traiettoria visiva era in mira al suo seno, non mi dispiaceva affatto di essermi piegato mettendomi al suo stesso livello.
«Non sono bassa, sono diversamente alta» si giustificò
«Da quando gli angeli dicono le bugie» la presi in giro.
Lei mi mise per dispetto la schiuma negli occhi.
Indietreggiai infastidito e mi misi sotto il getto per lenire il bruciore.
Aprii gli occhi e la guardai male.
«Ma sei normale farmi una cosa del genere» dissi con tono irritato.
Ma lei era imbambolata a guardarmi.
«Che hai?» mi scrutai nel riflesso del vetro, i miei occhi erano ritornati nel suo colore originale.
Stavo per camuffarli e farli ridiventare neri.
«Non ci provare, lasciali al tuo colore originale» mi ammonì e nel mentre mi toccò la palpebra sotto l'occhio. Angelica era completamente incantata.
«Tu sei strano angelo, come fanno a piacerti questi occhi?»
«Mi piacciono e basta, perché dovrei avere un motivo di provare un sentimento contrario» inclinò la testa in maniera pensierosa.
«Uno delle cose che mi hanno più colpito sono proprio i tuoi occhi oltre al tuo essere. Perché sminuire una cosa così bella che io considero più unica che rara» aggiunse.
Andò in punta di piedi per poi baciarmi sia sotto l'occhio sinistro che quello destro.
Prese il bagnoschiuma e ne mise un po' sulle sue mani. Iniziò a muoversi sul mio petto per poi andare sempre più giù. Prese il mio pene in mano ed iniziò lentamente a scivolare sulla mia virilità. I movimenti aumentarono gradualmente, il mio piacere accresceva constantemente sempre di più finché non venni.
«Dovresti sempre mandarmi la schiuma negli occhi se poi ti fai perdonare così.»
Lei inclinò la testa e le sue gote diventarono rosse. Mi guardava con aria innocente ed imbarazzata, oggi voleva proprio farmi impazzire?
La baciai con ardore, la inchiodai al muro e intrecciai le sue pallide mani alle mie. Mi staccai a malincuore da lei, avevamo tutti è due con il fiato corto.
Uscii dalla doccia e andai a prendere un profilattico dal comodino, non volevo rischiare di avere ancora qualche moccioso in giro o peggio ancora un altro Serse in mezzo ai piedi.
Rientrai il più velocemente possibile. Angelica mi mise la braccia al collo e le sue gambe avvolsero i miei fianchi, la penetrai movimenti veloci e irregolari, il getto d'acqua ci bagnava i visi e il vapore aveva inondato tutta la stanza.
Dovevo convicere ancora i suoi amici nel dare altri festini per non averli in mezzo alle balle, anche se mi era rimasto impresso la bolletta dell'acqua che avevo dovuto pagare.
Spazio Autrice
Ciao a tutti volevo solo informarvi che questo capitolo e il prossimo saranno presenti molte scene intime tra i due protagonisti (forse anche fin troppe per i miei gusti) successivamente la trama ritornerà più lineare abbracciando diversi problemi che Angelica aveva lasciato alle spalle.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro