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Capitolo 10 - Nascondendomi

Mi iniziai a girare varie volte nel letto, arrotolandomi fra le lenzuola appiccicate alla mia pelle accaldata.

Avevo il corpo dolorante e la testa pesante.

Il mio respiro era affannato.

Senza rendermi conto la sera prima mi ero addormentata vagando fra i ricordi sotto l'effetto del vino.

Aprì gli occhi e non riuscì a ricordare molto, mi ritrovai abbagliata dalla luce di una stanza a me quasi sconosciuta. Qualche squarcio d'immagine mi tornò in mente immediatamente.

La mia litigata con Viktor, la sua confessione scioccante su Adam e lui che andava via. I numerosi messaggi che gli lasciai in segreteria e il suo ignorarmi.

Infine l'aver cercato di colmare quell'immenso vuoto che sentivo con del vino, finendo per ubriacarmi.

Continuando a rigirarmi nel letto, mi guardai intorno.

Strizzai gli occhi più volte per poi rendermi conto di aver passato la notte in barca.

La luce penetrava dai piccoli oblò e la stanza si illuminava sembrando grande ma allo stesso tempo fredda.

In un angolo giacevano ancora i cocci di vetro sparsi sulla moquette.

"Merda...Dovrei andare in Università e chiamare mio padre, sarà preoccupato..." Esclamai cercando di alzarmi.

Mi alzai a fatica continuando a sbadigliare mentre il mondo intorno a me girava freneticamente.

Su uno dei comodini un piccolo foglietto di carta chiara squadrato giaceva sotto un bicchiere d'acqua, con accanto delle aspirine.

Sul bigliettino c'era qualcosa scritta a penna a caratteri piccoli.
*Smettila di cercarmi, chiamarmi o lasciarmi messaggi. Prenditi un aspirina per il mal di testa, smettila di bere e soprattutto DIMENTICAMI...
VIKTOR*

Quelle poche parole mi arrivarono al cuore come una fucilata.
Viktor era venuto da me e mi aveva trovato ubriaca e addormentata presumo.

Sotto il primo bigliettino un altro pezzettino di carta stavolta stropicciato e strappato qua e là, scritto a penna.
*Mi ha chiamato preoccupato tuo padre perché non tornavi a casa e pensava fossi con me. Mi sono preoccupato e sono venuto a cercarti...Smettila di fare la stupida...Mi hai sempre voluto fuori dalla tua vita. Finalmente ti sei liberata di me. Lasciami in pace! Per favore...*

Mandai giù due aspirine e il bicchiere d'acqua fresco in un colpo.

Mi guardai più volte attorto ancora stordita quando notai sopra uno dei comodini di legno chiaro dei vestiti piegati all'intero di una busta in carta rossa.
Sulla moquette uno scatolo azzurro simile a uno scatolo per scarpe.

Mi alzai di colpo con la testa che girava e il cuore a pezzi.

"In poche settimane ho fatto un casino...Che STUPIDA" Urlai straziata.

I miei piedi freddi cominciarono a vagare per la stanza e sulla moquette calda.

Con passi lenti andai verso il bagno.
I miei capelli erano arruffati e sul mio viso predominavano due grosse borse sotto gli occhi di un colore scuro quasi verdastro.

Di fretta mi gettai sotto l'acqua fresca che ricadeva sul mio corpo nudo.

Con le dita massaggiai i capelli e la mia pelle morbida.

Uscita dalla doccia mi affrettai a vestirmi.
Sopra la biancheria piegata un altro bigliettino di carta chiaro squadrato.
*Ti ho comprato qualcosa di carino, vedilo come un regalo di addio.
Viktor*

Strappai con ferocia il bigliettino lasciandolo cadere al pavimento.

"Non ho bisogno di stupidi regali di addio..."

Viktor aveva comprato dei costosissimi jeans scuri a zampa di elefante Levis, una blusa azzurra molto corta con lo scollo a V, dell'intimo di pizzo nero, molto elegante e sensuale e un paio di tacchi a spillo neri con la punta argentata firmate Guess.

Iniziai ad arrossire pensando a Viktor che sceglieva il mio intimo con accuratezza, sotto gli occhi sognanti e vigili di una commessa carina che senza conoscermi mi invidiava perché avrebbe sognato quello stesso uomo, che sceglieva il suo d'intimo.

Li indossai, velocemente notando che i vestiti mi calzavano a pennello e addirittura mi esaltavano i fianchi larghi e il sedere.

Forse Viktor mi aveva guardato e osservata meglio di quanto pensassi.

Mi raccolsi velocemente i capelli in una lunga treccia che lasciai cadere sulla mia spalla destra.

Mi fissai fiera di me allo specchio, per una volta mi sentivo davvero carina.

Presi finalmente il telefono che era inondato di chiamate e messaggi da parte di mio padre preoccupato. Alcuni messaggi erano anche di Viktor che preoccupato aveva cercato di contattarmi.

Nonostante lui non volesse essere più contattato da me gli lasciai un messaggio.

Lo volevo solo ringraziare per essersi preoccupato o avermi comprato dei vestiti, in fin dei conti era un bravo ragazzo.

Mi affrettai ad uscire dalla barca per dirigermi alla fermata autobus più vicina.

Scesa dalla barca notai che il sole era oscurato da alcune nuvole qua e là, l'aria era fresca provocando un leggero brivido sulla mia pelle ancora accaldata.

Mi incamminai con passi veloci e decisi sul piccolo molo di legno per poi immettermi sulla stradina che costeggiava la spiaggia.

Le macchina accalcate nel traffico aspettavano impazientemente il verde sui semafori.

Il rumore delle onde che si infrangevano sulla sabbia e i gabbiani che stridevano mi rendevano nervosa, poiché il mio mal di testa persisteva.

Sentivo di essere pesante e stordita nonostante le due aspirine prese.

Mi fermai sotto la piccola fermata blu della stazione autobus e mi accasciai su una delle panchine di ferro fredde.

Iniziai a frugare in borsa invano rendendomi conto di aver finito le sigarette la sera prima.

Ormai sconfitta respirai profondamente e aspettai che l'autobus A1 Scituate-Boston diretto, arrivasse.

Dopo interminabili minuti e sospiri l'autobus arrivò.

Mi alzai di fretta ed entrai andandomi a sedere in un posto alla fine dell'autobus isolato.

Mi rannicchiai nel piccolo sedile spoglio e appoggiai la testa sul grosso finestrino.

Indossai le cuffiette e mi lasciai andare al ritmo di qualche canzone triste, seguendo la strada con occhi tristi, spenti, come se mancasse qualcosa.

"How I wish, how I wish you were here
We're just two lost souls
Swimming in a fish bowl
Year after year
Running over the same old ground"

Cantavano i Pink Floyd in "Wish you were here"

Seguendo la strada notai nel traffico una macchina nera sfrecciare, arrivando ad accostarsi al mio autobus.

Il guidatore della macchina non era riconoscibile, ma notai immediatamente che le sue mani picchiettavano sul volante nervosamente.

Il mio cuore iniziò a battere freneticamente, iniziai a sudare freddo e i brividi mi percossero la schiena

Avrei riconosciuto quelle mani e quello strano tic di picchiettare le dita quando era agitato.

Era Viktor.

Sperai che si voltasse per poter incrociare i suoi occhi verdi sotto i Ray-Ban scuri, ma non fu così.

Viktor continuò ad accelerare e sorpassare le macchine davanti a lui per poi sparire dalla mia visuale.

D'istinto afferrai il telefono e iniziai a scrivere un messaggio confuso di scuse dove lo pregavo di non andarsi ad ammazzare, di guidare con prudenza perché lo avrei voluto rivedere arrabbiato, con le braccia al petto, un espressione burbera, poggiato sul piano cottura della mia cucina a blaterare come un anziano signore.

Non riuscí a mandare il messaggio sia per paura ma anche per orgoglio.

Finalmente arrivai a Boston poco più in là della caffetteria Moulin Rouge.

Scesa dall'autobus e mi affrettai con passi veloci, scansando la gente fino all'università.

Varcato il portone di ferro dell'università gli sguardi si puntarono su di me, come se fossi uno scandalo ambulante.

-Guardatemi tutti cazzoni..- Pensai ridendo.

Mi incamminai all'entrata del campus con passo veloce cercando di non sentire le inutili voci uscite da persone frustrate e insulse.

Poco vicina alla grande porta di legno qualcuno mi afferrò dalla treccia e iniziò a giocarci.

Mi voltai di scatto con rabbia preparando i riflessi per un eventuale e sonoro schiaffo.

Voltata, mi bloccai con il braccio a mezz'aria quando vidi Every fissarmi contenta.

"Ciao Amica. Nervosetta? " Esclamò sarcastica.

Abbassai il braccio in fretta ricomponendomi.
"Buongiorno. Altra giornata no purtoppo." Esclamai con un filo di voce.

"Ho un pò di tempo prima delle lezioni, ti và di parlare?" Chiese Every visibilmente preoccupata.

Ci sedemmo nell'erba fresca che costeggiava l'ingresso del campus e iniziai a raccontare quello che era accaduto a Every senza tralasciare alcun dettaglio.

"Ragazza al cuore non si comanda! Quello che ha fatto Adam fu meschino ma fa parte del passato. Non puoi dividere il cuore in due parti regalandolo ai due uomini e sperando che una delle due parti ricresca come una piantina. Devi scegliere tra Adam e Viktor! La scelta è ardua ma tu hai già scelto e non lo vuoi ammettere" Esclamò Every preoccupata.

Espresse parole sagge che mi rincuorarono.
Every aveva ragione, io avevo già scelto ma non volevo ammetterlo a me stessa.

"Ti prego riprenditi! Sabato alcuni amici danno una festa quí in città e tu verrai!" Esclamo Every contentissima. Senza lasciarmi scelta di replicare si alzò salutandomi e sparì tra i numerosi studenti.

Andai di fretta all'interno del campus con ovviamente gli sguardi puntanti fino al mio armadietto, dove incontrai Jaamal.

"Ciao bellezza" Esclamò contento poggiato con la schiena sul mio armadietto.

Indossava il suo solito paio di occhiali specchiati.

"Ciao tesoro" Risposi sorridendo.

"Pronta per la sexy lezione di Letteratura Inglese?" Esclamò Jaamal ridendo.

Sentita la sua frase sbiancai di colpo e il mio cuore iniziò a battere velocemente e nervosamente. 

Non ero riuscita ad assimilare ed elaborare quello che Viktor mi aveva rivelato. Non riuscivo a pensare ad Adam come un istigatore di suicidio, ma le apparenze possono ingannare.

Con quale coraggio lo avrei guardato in viso come se niente fosse mentre spiegava, mentre mi sorrideva e mentre si comportava come un normale uomo.

Aveva invece istigato Emily al suicidio con suo figlio in grembo.

- Come dorme la notte senza pensare a Emily? - Pensai.

Sopportare questo era troppo forte per me e sicuramente era cento volte più forte e doloroso per Viktor.

"Io ho da fare!" Esclamai iniziando a sgattaiolare lontano da Jaamal affinché non potesse ficcare il naso.

Iniziai a correre verso il bagno, dove entrai di fretta sbattendo la porta alle mie spalle.

Alcune ragazze presenti dentro il bagno che chiaccheravano e ridacchiavano mi fissarono per qualche secondo per poi uscire di fretta, lasciandomi sola.

Mi appoggiai al lavandino, fissandomi allo specchio, con il fiato corto.

Ancora una volta avevo deciso di scappare invece di affrontare le mie paure.

Come avrei potuto affrontare Adam, riuscire a guardarlo in faccia, affrontare degli esami e delle prove nella sua materia pensando a quello che aveva fatto e soprattutto pensando che mi stavo lasciando andare con lui, che mi stava per baciare.

Passai la prima ora interamente seduta in bagno, a frignare come una bambina e a tremare per paura di un confronto con Adam e con Viktor, che avevo giudicato e pugnalato in poco tempo senza esserne consapevole.

Dopo che la lezione di Letteratura Inglese finí mi incamminai verso l'aula di arte e fotografia, che si trovava al piano inferiore del campus.

In corridoio mi guardai freneticamente attorno per paura di incontrare i miei due seducenti diavoli, dall'occhio nero.

Entrata in aula, in una delle ultime file Jaamal iniziò a farmi segno con le braccia ondeggiandole e urlando.

Di fretta andai da lui sperando che si zittisse.

Jaamal mi fissò per alcuni secondi per poi iniziare a parlare con velocità assurda e tono di sorpresa.

"Tesoro ho una notizia bomba! Anzi aspetta tu forse ne sei la causa! Perché il tuo modo sospetto di non partecipare alle lezione e il suo occhio nero hanno qualcosa in comune. Allora che mi dici? " 

Alle sue parole mi bloccai ripensando alla lite fra Adam e Viktor, che avevo temporaneamente eliminato dalla mia testa troppo trafficata di pensieri che si incidentavano fra loro.

Iniziai a deglutire e a fissare un qualsiasi punto per evitare lo sguardo di Jaamal  investigativo.

"Quale occhio nero scusa? Io ho passato il weekend in tranquillità a casa a mangiare schifezze, vedere film e prendere il sole!"

Cercai di fare la finta tonta. Quella che non sapeva realmente cosa fosse successo, per non destare sospetti.

Jaamal mi fissò perplesso per poi alzare un sopracciglio scettico.

"Non ci credo assolutamente! Anche il tuo bel ragazzo ha un occhio nero e facendo due conti, uno più uno fa due, tesoro! Che è successo? "

Cercai una scusa plausibile, qualcosa che mi facesse sembrare credibile! Cercai un alibi di ferro da costurmi!

Iniziai a spremere il cervello.

-Pensa Zara pensa! Usa una scusa decente e credibile! - Pensai.

"Viktor e io non stiamo insieme! E Comunque non so cosa sia successo magari si trovavano nello stesso bar ed è scoppiata una rissa come quelle dei film! Non c'entro nulla giuro!" Esclamai alzando le braccia fingendomi innocente.

Jaamal scoppiò a ridere.

L'aula nel frattempo si era riempita, mancava solo il Signor. Rochat, insegnante svizzero di arte e fotografia.

"Magari hanno litigato proprio per te quei due!" Rispose Jaamal ridendo e fissandomi con sguardo perverso.

Gli feci il gesto di zittirsi e mi voltai dall'altro lato aprendo uno dei miei taccuini di appunti, rilegato in pelle rossa.

Pochi minuti dopo arrivò il Signor Rochat. Un uomo sui cinquacinque scarsi, bassino e tarchiato. Era un bravo insegnante, ascoltatore e soprattutto un artista, dalla mente eccelsa e brillante.

I suoi capelli erano ormai grigi come la sua folta barba.

Dalle foto del passato si scorgeva quanto fosse un bell'uomo, dai capelli scuri e gli occhi grigi.

"Buongiorno ragazzi miei!" Esclamò contento il professore riponendo la sua valigetta di pelle scura sulla cattedra.

"Prima di iniziare voglio darvi una splendita notizia! Fra 2 settimane avrete un test in cui si valuterá non solo l'intelligenza, ma anche la capacità di mettersi in gioco e affrontare dei problemi! Questo test servirá per valutare e scovare gli studenti più brillanti che potranno essere scelti per effettuare degli studi della durata di un anno all'estero. Vi prego di prendere il test seriamente poiché potrebbe valerne il vostro futuro. Detto ciò, auguro ai migliori di spiccare il volo e rendere se stessi, prima di tutto, fieri!" Esclamò il Signor Rochat con serietá.

Il suo volto dai lineamenti delicati e nordici si illuminò, mostrando un sorriso raggiante.

Quella fu una grande notizia.
L'occasione di poter andare a studiare un intero anno altrove mi eccitava.

Avrei avuto il tempo di staccare la spina dalla "normalitá" e dalle problematiche amorose per un po'.

- Inizierò a studiare vari argomenti per dare il meglio di me! Voglio a tutti i costi essere scelta - Pensai immediatamente.

Avrei potuto affrontare un anno all'estero il che significava che mi avrebbe potuto aprire le porte al mondo del lavoro! Sarei potuta diventare una grande artista o fotografa!

"Il corso di studi nell'anno all'estero sarà basato soprattutto sulla fotografia e l'arte!" Riprese il professore a parlare.

La lezione passò in fretta dettata soprattutto dall'eccitazione per il possibile anno all'estero mettendo in secondo piano i vari problemi giornalieri.

Dopo altre due lezioni, cambi di aula e sguardi di odio nei miei confronti il lunedì mattina finí.

- Grazie al cielo un altro lunedì all'Inferno è finito - Pensai subito ridendo.

Suonata la campanella dell'ultima ora mi affrettai ad andare fuori dal campus, con passi veloci.

Mi incamminai nel vialetto affollato, arrivando davanti al parcheggio.

Gli studenti si erano raccolti davanti alle macchine chiaccherando e scherzando fra di loro.

Poco più in là vidi Viktor, appoggiato sul cofano della sua lucente macchina mentre parlava al telefono animatamente.

Aveva un tono fortemente minaccioso, i suoi muscoli erano fermamente contratti.

Indossava una camicia grigia molto attillata e quasi trasparente che faceva intravedere i suoi lineamenti rigidi e possenti, provocando le risatine e gli occhioni innamorati delle ragazze.

Mi presi di coraggio e andai da lui.

"COSA VUOL DIRE CHE SIAMO SOTTO DI 700 MILA DOLLARI? CHI LAVORA NEL MIO UFFICIO DEGLI ARCHITETTI O UN BRANCO DI SCIMPANZÉ? NON MI INTERESSA COME! RECUPERATE I SOLDI! IL PROGETTO DEVE CONCLUDERSI ENTRO QUESTO MESE O I SOLDI PERSI PER PAGARE LA PENALE SARANNO IL QUADRUPLO!" Urlò spazientito rigirandosi l'anello fra le dita.

Mi avvicinai con cautela per paura di disturbarlo.

Pensai di tornare indietro pentendomi subito di esseremi avvicinata, ma fu troppo tardi.

Viktor in quel momento alzò lo sguardo perplesso per poi abbassarsi leggermente i Ray-Ban scuri e fissarmi.

"NO! NO! DEVO ANDARE ORA! VI SOSTITUISCO CON DELLE SCIMMIE GIURO!" urlò nuovamente per poi chiudere il telefono nervosamente.

Si levò gli occhiali da sole con agilità e mi fissò negli occhi contraendo la mascella duramente e irrigidendosi ancor di più.

Immediatamente notai ancora il livido presente sul suo viso.

"Ciao" Esclamai con un filo di voce, impaurita quasi dal confronto con lui.

Viktor non aprì bocca, mi fece un leggero cenno col capo e aspettò che io continuassi a parlare.

"Grazie per i vestiti mi stanno davvero bene...Ti volevo chiedere scusa. Sei stato uno stronzo ma avevi i tuoi motivi. Non mi aspetto che tu mi perdoni o cose così ma ci tenevo a dirtelo. Io ho fatto il mio esame di coscienza ora tocca a te! Ciao..." Dissi sicura delle mie parole.

"Che brava ragazza che sei!" Esclamò Viktor sorridendo.

Rimasi piantata davanti a lui sperando che dicesse qualcosa in più. Senza dire altro lui aprì lo sportello e salí in macchina.

"Va bene! Vado via. Ciao" Esclamai voltandomi irritata.

Con passi veloci mi diressi verso l'uscita dell'università.

Viktor mi passò accanto con la sua auto sfrecciando lungo la via principale di Boston, per poi dileguarsi nel traffico tipico dell'ora di punta.

Lo guardai sparire una volta per tutte, consapevole che forse non gli avrei più rivolto la parola, in questa vita.

Forse fra quindici o vent'anni lo avrei reincontrato per strada, un po' invecchiato, con una bella moglie e dei figli che gli assomigliavano, che avevano gli stessi occhioni verdi e avrei ricordato tutto quello che avevo vissuto con lui, sino ad oggi.

Sospirai e continuai a camminare velocomente per dirigermi fuori da quella università, che stava diventando per me un piccolo inferno.

"ZARA ASPETTA!" Esclamò Every dietro di me con il fiatone.

Mi voltai vedendola proprio dietro di me piegata un po' in avanti mentre cercava di riprendere fiato, ansimando e prendendo lunghe boccate di aria.

"Mi corri dietro?" Esclamai ridendo.

"Ti ho vista parlare, anzi essere mollata da Viktor per poi assumere un aria da funerale!" Esclamò Every.

"Non ne parliamo più...Ci vediamo domani devo prendere l'autobus. Poi mandami i dettagli della festa di sabato" Risposi forzando un sorriso.

Sospirai e continuai a camminare per Boston fino alla fermata dell'autobus che mi avrebbe riportata a casa.

La giornata metteva tristezza. Il sole e il cielo erano coperti dalle nuvole fitte e grige che sembravano annunciare pioggia. Il vento nelle ultime ore si era alzato diventando quasi gelido.

Il clima stava cambiando poiché stava per arrivare l'autunno, stagione artistica e allo stesso carica di tristezza.

Ogni tanto qualche ondata di vento mi percorreva il corpo lasciandomi infreddolita e piena di brividi.

La stessa ondata di vento accarezzava le foglie, ancora per poco verdi, e i rami degli alberi facendoli scuotere per poi farli tornare al loro posto.

Passai davanti la caffetteria Moulin Rouge, che veniva proprio di strada.

Mi fermai davanti la grande vetrata ad osservare come numerose persone erano felici, chiaccheravano in compagnia, allegre.

Le guardai con tristezza ricordando le giornate passate al "Baretto" a Roma, insieme a quegli amici fraterni con cui ero cresciuta.

Ripresi a camminare fino alla fermata autobus.

All'improvviso iniziò a squillare il telefono.

Mi pietrificai e immediatamente presa dal panico spensi il telefono, senza una vera ragione.

Arrivato l'autobus saltai sù immediatamente sperando di poter tornare a casa immediatamente.

Tornata a casa la giornata passò tranquilla tra passeggiate in spiaggia con Sottiletta, studio e ansia per il messaggio di Adam.

Durante il pomeriggio mi arrivò un altro messaggio da Adam.

Entrai nel panico totale...

******
CHE COSA AVRÀ SCRITTO ADAM DA FAR ENTRARE NEL PANICO LA NOSTRA ZARA??
E INVECE ZARA E VIKTOR SI RIVEDRANNO O NO?

EII SCUSATE TANTO PER L'ASSENZA E IL RITARDO😅 AMMETTO CHE LA PUNTUALITÁ NON È IL MIO FORTE HAHAH E PENSO AVETE GIÀ CAPITO...
VI RINGRAZIO IMMENSAMENTE NEL VOSTRO SUPPORTO!! SIAMO QUASI A 900 VISUAL e 220 STELLINE!! VI RINGRAZIO TANTISSIMO POICHÉ RICEVO CONTINUAMENTE MESSAGGI DI COMPLIMENTI PER LA MIA STORIA! COSÌ MI FATE COMMUOVERE GIURO HAHAHA. GRAZIE DAVVERO...
ARIZONA LEWIS ‼️💕

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